Claudio Tinivella

Acquario con ascendente acquario, laureato in lingue e letterature straniere nel remoto 1980 all'Università di Pavia, ho passato buona parte della mia vita a scrivere e a suonare e a fare un mucchio di altre cose inutili. Nei ritagli di tempo mi sono occupato un po' di politica (ma poi ho smesso), di informatica (lavoro come programmatore), di fantascienza, e di altro ancora che poi ho dimenticato. Miei racconti sono usciti un po' dappertutto, tranne che nelle riviste davvero importanti. Sarà una colpa?

SENTIMENTI SFASATI

AMORE

Io prima ero diverso. Collezionavo fallimenti. Adesso un amore mi dura di piú, anche due o tre settimane.

Prima no, prima mi innamoravo dieci volte al giorno, e sempre della ragazza sbagliata. Costruivo i miei amori con superficialità, non ci mettevo abbastanza passione. Le ragazze gli davano un’occhiata distratta e poi mi ridevano in faccia.

Ho sofferto, non dico di no. A lungo sono rimasto convinto di non esserci tagliato. Sembra una cosa facile, alla portata di tutti, invece è una faccenda dannatamente complicata.

Ho impiegato degli anni prima di riuscire a baciare una ragazza. E anche quella volta lí, non è stato nulla di speciale. Al contrario, penso proprio di averla delusa. Si è rigirata fra le mani il mio piccolo amore, poi mi ha accarezzato sulla nuca ed è andata via. Non l’ho piú rivista, e credo che tutto sommato sia meglio cosí.

Adesso comunque sono cambiato. Ho imparato. Non proprio come certi miei amici, che un amore sono capaci di farlo durare anche degli anni, ma sto migliorando.

Non tutti vengono fuori bene, è ovvio. Delle volte capita di farne uno difettoso, e allora bisogna affrettarsi a nasconderlo, per evitare delle figuracce. Per esempio, proprio il mese scorso ne avevo fatto uno per una biondina di nome Marta; devo averle telefonato una decina di volte per ottenere un appuntamento; e proprio sul piú bello, quando lei stava per dirmi di sí, mi sono accorto che era tutto sbagliato. Per fortuna sono riuscito a sganciarmi in tempo, prima che lei se ne accorgesse, ma ormai l’avevo rovinato. Ho dovuto buttarlo via.

Ma di solito riesco a mantenermi su uno standard qualitativo discreto. Certo, niente a che vedere con gli amori che vanno sui rotocalchi o che si vedono in TV. Mi accontento di amori piú modesti, alla mano.

Del resto, amori di lusso non potrei permettermeli. Costano troppo per le mie tasche.

 

SPERANZE

Le speranze le abbiamo finite. Ripassi domani, ma sul presto. Dovrebbe arrivarne un carico.

No, non accettiamo prenotazioni. Chi arriva prima se le prende.

Capisco, lo so anch’io che non è agevole per chi viene da fuori, ma non posso farci niente. Il regolamento è questo, e io non posso fare distinzioni.

Ah certo, ha ragione. Un tempo ce n’erano di piú. Io sono giovane e non mi ricordo, ma mia mamma mi racconta spesso di quando era piccola, di tutte le speranze che c’erano allora, e cosí via. "Erano cosí tante" mi ripete "che sembrava non dovessero finire mai. Invece…"

Già, chissà che fine hanno fatto. Qualcuno se le è prese, su questo non ci piove. Ma chi? E per farne cosa?

Io per me non mi lamento. Un lavoro ce l’ho. Certo, la paga non è alta, e c’è da sgobbare dieci ore al giorno, ma è già una fortuna averlo. E quanto alle speranze, posso anche farne a meno. Sí, di tanto in tanto capita che se ne avanzi qualcuna, magari di quelle avariate o difettose, e allora ce le giochiamo a carte tra di noi, e un paio le ho pure vinte. Non è che ti cambino la vita, però. Un po’ te la migliorano, ma neanche tanto.

Cosa ci è rimasto? Ah, guardi: abbiamo lamentele e recriminazioni in abbondanza, e un sacco di scuse nuove di zecca. Tra l’altro costano poco. Con due lire se ne porta a casa una borsa piena.

Non le interessano? Pazienza. Per le speranze passi domani. Sul presto, mi raccomando, altrimenti non ne trova piú.

Adesso lasci spazio agli altri clienti.

Mi dica, signora: cosa desidera?

 

ILLUSIONI

Io manco sapevo cosa fosse, quella pianta. Era cresciuta spontaneamente nel cortile dietro casa. Nessuno l’aveva mai curata. Si era sviluppata da sola, le dico, soffocando tutte le altre piantine.

Quando quel signore di passaggio me l’ha detto, quasi mi viene un colpo. Sulle prime ho pensato che volesse prendermi in giro. Ce n’è di gente cosí, che approfitta della buona fede e dell’ignoranza degli altri per convincerli delle cose piú assurde. Questo qui poi aveva anche la faccia giusta, un muso da topo e due occhi porcini che l’avresti preso a schiaffi.

Ma poi lui mi ha fatto vedere, ha staccato uno di quei fiori e l’ha aperto. Dentro c’era un’illusione piccola piccola, ma già chiaramente riconoscibile. Figurati che per guardarla bene a momenti la respiro.

"Stia piú attento" mi ha fatto lui "Se le entra in testa poi non se ne libera piú."

Guarda, da quel momento è iniziata la mia via crucis. Ho dovuto proibire ai bambini di andare a giocare nel cortile, e quando viene la stagione della fioritura devo tappare tutte le imposte e rimanermene in casa per dei giorni. Ma anche cosí, ogni tanto qualche illusione riesce a filtrare, e a quel punto c’è solo da sperare che non sia troppo pericolosa.

Ho anche pensato di farla abbattere, ma mi hanno detto che non si può. È una pianta di tipo protetto, e qui per di piú siamo nel Parco. Certo, se venisse colpita da un fulmine, oppure se bruciasse per un incendio spontaneo…

Sarebbe una liberazione. Non solo per me, ma soprattutto per i bambini.