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Armando Adolgiso Armando Adolgiso


Questo che state per leggere, ammesso che lo facciate, è il primo capitolo di "Film senza Film". Il mio più recente - non ultimo spero - libro.
Qui, 6 personaggi celebri attraversano il set della Storia inseguendo l'Autore tra abitudini rovinose e stupefacenti. Inoltre, ci sono maliziosi giochi di società che potrete fare con le vostre amiche ed amici, indovinelli crudeli, parole crociate a luci rosse, consigli sugli alcolici e per giocare al Lotto. Però non v'accontentate del primo capitolo, comprate tutto il libro. Come fare? Semplice.
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A tutto c'è una soluzione.

 

 

Dopo aver a lungo riluttato, decisi di scrivere un romanzo.

Era di Venerdì 17.

Finire di riluttare proprio di Venerdì 17!

Mi chiedevo se il verbo riluttare significasse provare nuovi lutti, quindi portasse jella, oppure resistere allo svolgimento d’un compito, ed esprimesse saggezza, giacché riluttare a comporre romanzi è cosa di buon senso.

Alla fine, però, ruppi gli indugi...chee?...no, ruppi solo gli indugi. Almeno credo.

Accadde una notte. Dopo aver a lungo rilutt... eh no, portasse male?...dopo aver a lungo esitato...eh sì, diciamo esitato, è meglio.

Emma S. ed io c’eravamo strafatti di coca (mi piace la svelta, la lenta 1 no, maladdobba) e di birra Moret...a proposito! si spicceranno mai a sponsorizzarmi? nei miei libri ho reclamizzato molte ditte alcoliche e n’avessi intercettato due scudi!...dicevo?...ah sì!...c’eravamo eccetera, e quando Emma verso le tre se ne tornò a casa sua, venni folgorato dall’idea di fare ‘sto romanzo adoperando personaggi letterari nati prima di me; insomma, scrivere leggendo: compri 1 acquisti 2.

Sul giradischi i Talking Heads cantavano I’m writing about the book I read (per chi non sapesse l’inglese, Sto scrivendo del libro che leggo), bevvi ancora ‘na birretta...no, stavolta il nome no, tanto è inutile!...e ragionai...sì ragionai...mbè che c’è di strano?...ragionai come segue.

Perché fare ‘na fatica bestia con descrizioni fisiche e psicologiche, ricerca d’appellativi, caratterizzazioni, se ciò esiste precotto, in confezioni di carta, nel supermercato dei secoli letterari?

Basta saper scegliere, evitare le scartine.

Fortunatamente, sono disponibili sugli scaffali svariati prodotti inscatolati da grandi aziende, Rabelais Swift Gogol Proust e altre. C’è solo da scegliere per il consumatore di oggi.

Mo’ l’immagino la domanda: Adolgiso, con quale tecnica assembli figure provenienti da epoche lontane fra loro, disparati paesi d’origine e stili di scrittura diversi?

Rispondo subito: occorre occhio.

Prediligere caratteri dai tratti universali, superando così barriere di tempi, regni e parlate.

Serve un tipo che soffre d’incubi, ha difficoltà di rapporti col padre, ama la musica e teme la frutta?

Difficile trovarlo?...invece no.

Già c’è: è Gregorio Samsa. Ci ha già pensato Kafka.

E’ richiesto uno scienziato tossicomane, con forti turbe della personalità, assassino e suicida?

Credete non sia su piazza?

Già c’è: è il dottor Jekill. Ci ha già pensato Stevenson.

Convincetevi.

Cercasi tizia provinciale, sposata, irrequieta, ch’affligge tutti, s’incasina con gli usurai e schiatta di brutto facendo morire di crepacuore il marito becco?

Già c’è: è Emma Rouault, in arte Madame Bovary. Ci ha già pensato Flaubert.

Gente della stessa famiglia?...nessun problema.

Ecco Dostoiewskij con i suoi vispi fratelli Karamazov, o, se necessitano sorelle, potete scegliere fra le due accorate Materassi di Palazzeschi o le tre inquiete di Cecov (quest’ultimo torna buono anche nel caso vorreste uno zio, ché lui il buon Vanja lo ha pittato dimesso e rassegnato a tinta unita).

Madri padri e figli?...a bizzeffe!

Dalla timida figlia del Capitano a quella, un po' puttana, di Jorio - dalla madre gorkiana, burina ma brava socialista, alla mamma brechtiana, vivandiera e globetrotter - dai padri e figli di Turgenev, veri acrobati della sventura, al padre strindberghiano sospetto cocu - dall’apoplettico Goriot balzachiano ai torbidi figli di Lawrence...vado avanti?

Nonne, nonni, nipoti?...sto qui a servirvi.

Andiamo verso est, là li fanno più saporiti.

Ho una nonna della Nemcova, appena sfornata calda, e fumiga da capitoli di profumati, abbondanti ricordi...per dopo, consiglio ‘na bella contessa, ovviamente nonna, di Gregorio Csiki, chiamata Szeremi, propone come intenzione morale e caritatevole la riflessione che i nipoti non debbano pagare le colpe degli avi (tu guarda che cazzate tocca sentire!), infine potreste leccarvi i baffi con il dolce nonnino e i caramellosi nipotini dalla boccuccia loquace di Hrmian Hairik...ordinate dell’altro se avete ancora fame...la lista va da qui a laggiù!

Circa un’eventuale cugina linguacciuta (vuoi vedere tornasse comoda la bocca d’una cugina?), c’è la boccaccia invidiosa e vendicativa della Betta di Balzac, il quale di parentele sciagurate se ne intendeva.

Fidanzati?...‘na carovana! dagli innamorati goldoniani che si danno a dispetti cretini ai famosi promessi sposi che s’aggirano fra intelligenti disgrazie.

Famiglie intere?...beh, ve le vendo a blocchi!

Dai Forsyte ai Rougon-Macquart, dai Malavoglia ai Buddenbrook, tutte dinastie sfortunate e tristanzuole, solo a toccarne il citofono t’intristisci.

Possibile obiezione: quegli individui trascinano dietro la propria trama, puoi giovarti di quelli escludendo questa?

Risposta: sì, sono pesci, gusto la polpa e getto la lisca. Sémplicesémplice.

Le trame! Inventate dagli scrittori per dare al dorso del libro conveniente spessore o al dramma convenzionale durata, giustificando l’alto prezzo del volume, del biglietto d’ingresso a teatro. La tirano tanto sul lungo da far perdere la pazienza a Giobbe, e dio lo sa se la ebbe nell’attraversare l’omonimo libro dell’Antico Testamento dalla prolissità tipica dello stile orientale!

Persuadetevi, la trama, quanto ingegnosa sia, è sempre prevedibile.

Quando incontriamo un eroe letterario, comprendiamo a volo le sue successive avventure.

Prendiamo Amleto, grande capolavoro.

Fin dal primo apparire del pallido principe - mestamente accompagnato dal re, la regina, Polonio, Laerte, Voltimando, i signori e il séguito - mbè, s’intuisce tutto. Dopo aver scambiato 3 battute 3 di tetri convenevoli con i suoi teterrimi compagni di scena, dice: "...non soltanto il mio tenebroso mantello, o buona madre, né i consueti abiti d’un nero solenne, né il ventoso sospirare d’uno sforzato respiro, no, né il copioso fiume dell’occhio, né l’afflitto portamento del volto, con tutte le forme, i modi, le mostre dell’affanno, possono fedelmente esprimersi; queste cose, in verità, sembrano solo, poiché sono azioni che un uomo potrebbe contraffare; ma io ho tal cosa in me che passa ogni mostra; questi sono le gualdrappe e gli abiti del dolore...".

Insomma non ci vuole la zingara per indovinare: neanche mezza gliene andrà bene, manderà ai pazzi la fidanzata, attaccherà bottoni da cagadubbi, sbadato infilzerà qualche sventurato di passaggio, e finirà stecchito.

Le cose, difatti, andranno tutte così a quel povero figlio depresso e dolente.

Il genio metanarrativo...sì, ho detto metanarrativo, mbè?...il genio metanarrativo di Petrolini lo fotografa in polaroid:"...giuoco a scopone / spariglio i sette / compro le scarpe / mi vanno strette / se qualche volta in festa io ballo / la mia compagna mi pesta un callo / monto in vettura / muore il cavallo" visto? la trama è inutile; sor Ettore cita il celebre tipo jellato, giocando sul solo ricordo della famosa storia, ha gettato la lisca e s’è pappato la polpa.

Quindi allorché dopo aver a lungo rilutt...titubato, escogitai di agire pupi noti al pubblico, decisi d’usarli nettandoli ben bene dalla vischiosità delle trame nelle quali avevano nuotato.

Ugualuguale a certi pesci davanti alla pignatta.

Intendiamoci, è possibile imbottire narrazioni con santi o discoli già editi cucinandoli insieme alle loro precedenti avventure, però ore e ore sul gas a cuocere...

Immaginiamo che quella grantroia scaltra di Lady Roxana di Defoe sposi per interesse, com’è nella sua indole, il tenero inibito Antonio Magnano, Il bell’Antonio di Brancati.

Interessante situazione, ma vallo a spiegare come fa la furbona, piantata dal birraio londinese, ad arrivare in Sicilia e lì adocchiare il Magnano...uhm...vabbè, la soluzione si trova...viaggia mezza Europa sulle righe del suo autore!...ed il mercante olandese consorte della Roxana?...muore perché la Lady l’ha piantato preferendo i quattrini del bel siculo?...uhm...vabbè, d’amore si muore. Tutto risolto? seeh! mo’ bisogna giustificare la presenza (francamente ingombrante) della ereditiera Barbara - moglie di Antonio, secondo Brancati - e combinare il tutto con la morte del virilissimo padre del protagonista, crepato in un vicolo malfamato di Catania con misteriosa scarpina femminile stretta al viso. Uhm...bel problema...idea!...l’anziano feticista può consumare l’amplesso fatale proprio con la nuora Roxana (lo sappiamo, è parecchio zoccola anche secondo Defoe)...no, meglio!...con la medesima Barbara di cui sopra, belle de jour onde rinfrancarsi della prolungata astinenza dopo essersi, l’incauta, coniugata con il casto giovanotto meridionale...sì!...rimasto vedovo della britannica, la quale...aspettate...la quale pentita dei suoi tanti peccati...è morta.

Oh! Finalmente!

Doveva pur morire no? e che è eterna? ha pure 245 anni più del marito, essendo stata scritta nel 1724 e il maschietto di Brancati nel 1949...prego?...com’è morta? aaah, siete pignoli!...è morta...è morta...è morta di peste!...durante una gita a Londra. Oh, perfetto! Del resto, Defoe ha scritto sulla pest...cristo!...è impossibile! La peste di Londra è del 1722 e quindi la Roxana morirebbe prima di nascere e, peggio!, l’epidemia di cui parla Defoe risale al 1665...no no, via la peste...muore...muore...muore di vecchiaia e di rimorsi. Ecco fatto.

Tutto è possibile, ma quanta fatica!

Perciò dopo aver a lungo rilutt...tentennato, risolsi di scritturare collaudati attori di cellulosa rilegandoli dentro nuove zarzuele.

L’importante, pensai quella notte, è cominciare a scrivere.

I Talking Heads andavano a tutta birra ed io con loro.

Come scrivere? Sul come ci aggiustiamo, e poi scusate sono affari miei e so sbrigarmela da solo.

Intorno a come comporre testi, sono stati versati fiumi di parole, da fare temere, oltre la crisi della carta, la crisi dell’inchiostro, sciupato tanto a scrivere sullo scrivere da restarne manco mezza goccia per scrivere.

Saggi e saggi sui cosiddetti strumenti narrativi!

Tranne rarissimi casi, è ‘na mitraglia di pippe al cervello sparata da gente con la logorrea: s’arrovella, s’ingorga, s’intorcina, ce li fa a pezzettini piccoli piccoli, senza nemmeno l’anestesia locale.

Poche chiacchiere, gli strumenti narrativi sono i fogli, le biro, le matite, le gomme...gli strumenti narrativi li vendono in cartoleria.

Tutto semplice allora? Tutto bene?

Beh...sì...ehm...lo confesso, una preoccupazione m’acciaccò la notte di Venerdì 17.

Della mia opera cosa avrebbero detto i critici?

L’immagine di quei dottori ebbe sul sottoscritto effetti diuretici.

Quali sentenze avrebbero emesso i neo-antichi? e i paleo-moderni, i semi-classici, i sovra-mitici, gli iper-rococò, i para-tattici, gli extra-coniugali, i pre-maman, i caca-sotto?

Oddio! quasiquasi cambio mestiere!

I Talking Heads m’ammonivano: Found a Job (per chi non sapesse l’inglese, Trova un lavoro).

Uffà ‘sti critici! mica potevo ammalarmi pensando a loro!

Tra l’altro, l’oroscopo del segno natale, l’ariete, m’avvertiva dal giornale: "Pensa alla tua salute, specialmente venerdì 17, quando la Luna provocherà ansia e farà sorgere dubbi".

Rollai un deca e tirai sù l’ultima striscia rimasta.

Presto avrei messo mano agli strumenti narrativi.

Snif!

Ignoravo allora il vicino agguato della zella!

Cosa accadde? Beh, lasciamo stare...

V’incuriosisce? i prossimi capitoli li ho scritti apposta.


1 La svelta e la lenta: modi gergali per definire, rispettivamente, la cocaina e l’eroina (n. d. e.)

 


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ultimo aggiornamento
ottobre 2002