OPERAZIONE
NOIR
Raccontaci a che cosa ti sei
dedicato.
Mi sono dedicato al
dopo-Bond. Come saprai, il mio sesto romanzo originale dedicato a 007, L'uomo
dal tatuaggio rosso, è uscito nel Regno Unito e negli USA nell'estate
del 2002 e in Italia da Mondadori nel 2003. La mia novelization di 007-La
morte può attendere è stata pubblicata in tutto il mondo in
corrispondenza dell'uscita del film omonimo. E nel frattempo sono riuscito a
far uscire di straforo un volumetto di non-fiction dedicato alla rock band
Jethro Tull, intitolato The Pocket Essential Guide to Jethro Tull,
edito in Gran Bretagna nel settembre 2002.
Allora hai avuto davvero
molto da fare!
Già. In ogni caso, per
quanto riguarda Bond, le cose sono cambiate. La Ian Fleming Publications
Ltd., la compagnia precedentemente nota come "Glidrose", che
gestisce James Bond sul piano letterario, ha un nuovo staff direttivo,
deciso a focalizzare le proprie attività sulle opere di Ian Fleming: il
2003 è stato il cinquantesimo anniversario del suo primo romanzo. I suoi
libri sono stati ripubblicati da Penguin nel Regno Unito e sono riproposti
in America nel corso del 2004. La nuova direzione sta considerando se abbia
senso o meno proseguire con i romanzi-seguito di altri autori. Potrebbero
riprendere la serie fra qualche tempo con nuovi autori, oppure no. Non ne ho
idea. In ogni caso, sentivo di dovermi misurare con altre esperienze, libri
completamente miei. Questa circostanza mi ha fornito una buona ragione per
affrontare qualcosa di nuovo.
Capisco. E in particolare?
Nel corso del 2002 mi sono
dedicato alla stesura di un nuovo romanzo, che ho inviato al mio agente per
sapere che cosa ne pensa.
Ho sentito dire che il tuo
primo romanzo senza Bond, Evil Hours, è pubblicato in Italia con il
titolo Le ore del male.
Esatto: da Edizioni
Addictions, nella collana noir I misteri di Addictions.
Puoi svelare qualcosa a
proposito del libro?
Le ore del male
racconta di una donna che cerca di portare alla luce gli oscuri segreti che
circondano l'assassinio della propria madre, avvenuto una trentina d'anni
prima. Parecchie domande sono rimaste senza risposta, riguardo all'arresto
dell'omicida, del processo e delle modalità con cui la polizia si è
occupata del caso. Suppongo che si possa definire un mystery, ma non
è certo un whodunit. Non è un thriller convenzionale, ma c'è molta
suspense. Per dare un'idea, ho sempre detto che è a metà strada tra Larry
McNurtry, autore di romanzi di ambientazione texana come L'ultimo
spettacolo, Horseman, Pass By o Voglia di tenerezza,
e David Lynch, creatore di Twin Peaks e regista di Velluto blu
e Mulholland Drive. La storia si svolge in una piccola città del
West Texas e affonda le proprie radici in un terreno oscuro: ci sono
poliziotti corrotti, un sindacato del crimine chiamato "Dixie
Mafia", giri di scambisti, bordelli e altre faccende sconvenienti.
Tu sei originario proprio del
West Texas, vero?
Sì. Sono cresciuto in una
città chiamata Odessa. La città in cui è ambientato Le ore del male
è puramente immaginaria, una fusione di parecchie località del West Texas
come Odessa, Midland, Monahans, Kermit, Big Spring… È una regione
desertica, piatta, secca, dal paesaggio monotono. Tra gli Anni Sessanta e
Settanta è stata un centro importante nella produzione del petrolio, anche
se ora ha perso credito. Mio padre era un geologo, il motivo per cui
vivevamo in un posto così desolato. Da quelle parti l'aria odora di
petrolio e, fuori dalla città, si vedono ancora molti pozzi petroliferi e
pompe per l'estrazione.
Quanto altro de Le ore del
male si basa su fatti realmente accaduti?
La storia è liberamente
ispirata ad alcuni eventi che hanno avuto effettivamente luogo nel Texas
occidentale tra la fine degli Anni Sessanta e l'inizio degli Anni Settanta.
Ho cambiato molti dettagli e creato parecchi personaggi che nella realtà
non esistevano. In quel periodo nell'area era in azione un serial killer che
rapiva donne, le strangolava e ne abbandonava i corpi tra i pozzi
petroliferi. Quando andavo al liceo ogni delitto faceva le prime pagine dei
giornali. L'assassino si chiamava Johnny Meadows. Alla fine fu preso,
arrestato e chiuso in carcere. Ma intorno al suo processo si verificarono
alcune circostante piuttosto strane e insolite. Lo sceriffo locale potrebbe
avere preso accordi con lui, in cambio di una confessione. E corse voce che
ci fosse di mezzo la Dixie Mafia.
Che cos'è la Dixie Mafia?
Esiste davvero?
Esiste. Non è diversa da
qualsiasi altra organizzazione criminale. È attiva da anni, soprattutto
negli stati meridionali degli USA, dalla Florida al Texas. Gestisce
bordelli, pornografia, droga, armi… qualunque attività illegale. Spesso
è emerso che rappresentanti della legge e del governo in parecchi stati
erano collusi con la Dixie Mafia. Probabilmente oggi l'organizzazione ha
meno peso di quanto ne avesse negli Anni Sessanta e Settanta, ma è in
affari fin dagli Anni Trenta.. Non c'è un vero, unico boss, si tratta
piuttosto di una rete di piccoli gruppi criminali.
Sembra interessante.
Fondamentalmente, sono
partito dalle voci a proposito del processo Meadows, quindi le ho dilatate e
trasformate in un romanzo, creando la mia storia. Non era mia intenzione
ritrarre alcun personaggio della vita reale, anche se chiunque abbia vissuto
nel West Texas in quel periodo potrebbe riconoscere elementi familiari nella
vicenda.
Intanto in Italia è stata
pubblicata anche una tua storia breve, Pollice verso.
Esatto. Pollice verso
è un vecchio racconto che scrissi nel lontano 1986, una storiella con un
ribaltamento finale. Ho pensato che fosse divertente pubblicarlo su M-Rivista
del mistero (sul numero 12, pubblicato nella primavera 2003, N.d.R.)
Il racconto si basa sulle tue
esperienze teatrali a New York City?
Già. Negli Anni Ottanta
vivevo a Manhattan e lavoravo nei circuiti teatrali off-Broadway e
off-off-Brodway. Fu un'esperienza molto frustrante, ma sicuramente
istruttiva.
Che cosa ti riserva il
futuro?
Scrivere ancora! Spero che il
mio secondo romanzo, Face Blind, abbia successo. E se così non
fosse, ricomincerò daccapo, come ogni bravo scrittore.
(Copyright Mondonoir
2004)
Foto: Andrea Carlo Cappi
PETROLIO E SANGUE
di Andrea Carlo Cappi
Negli anni Settanta, Sean
Connery dovette faticare non poco per liberarsi dall'immagine dell'agente
007 di Ian Fleming, ruolo che lo aveva portato alla fama mondiale, ma al
tempo stesso rischiava di precludergli altri spazi. Per sua fortuna l'attore
scozzese incontrò validi registi, Alfred Hitchcock e Sidney Lumet in testa,
che gli offrirono occasioni altrettanto eclatanti di mettere in mostra il
proprio talento.
Qualcosa di simile è capitato anche a Raymond Benson.
Per i lettori in tutto il mondo è lo scrittore che dal 1997 al 2002 ha
ridato vita letteraria al personaggio di James Bond 007, restituendogli le
sue caratteristiche originarie di eroe cinico e romantico, e influenzando il
nuovo corso cinematografico del personaggio. Ma mentre Benson viaggiava per
il mondo, in Europa e in Asia, alla ricerca di location per le nuove
avventure della spia più famosa del mondo, con la mente tornava alla terra
delle sue origini per scrivere il "suo" romanzo: niente spie,
niente scenari internazionali, ma un noir struggente e spietato ambientato
nel Texas.
Le ore del male è un romanzo bellissimo, pulsante di sangue e di
petrolio, la cui edizione a puntate su Internet fu accolta subito da un
grande successo. Ma l'editoria convenzionale guardò con sospetto il
"doppio gioco" di Benson, incasellato fino a quel momento come
autore di 007 e null'altro. A dissipare ogni dubbio fu Hollywood, quando
acquisì i diritti per portare Le ore del male sullo schermo.
Come traduttore di Benson dal 1997 e, successivamente, come suo amico (cosa
più che naturale, dopo un paio di interviste a distanza e una cena a Nizza
mentre preparava uno dei suoi libri su Bond), ho considerato fin dal primo
momento questo romanzo come la sua opera migliore. E oggi, dopo averlo
tradotto, ho la soddisfazione di scrivere la prefazione alla sua prima
edizione mondiale, quella italiana, che precede addirittura la pubblicazione
negli Stati Uniti. D'altra parte non è la prima volta che un autore di noir
americano viene scoperto prima in Europa e solo in un secondo tempo negli
States: basti pensare a maestri riconosciuti quali Jim Thompson e a David
Goodis.
Il Benson autore di noir ha qualcosa dell'uno e dell'altro, ma anche il
gusto per l'atmosfera di David Lynch e quello per la critica sociale di
James Ellroy. Inevitabile, dal momento che Benson è un autore di grande
talento, che ha scelto di raccontare un mondo conosciuto molto da vicino. Lo
scrittore, figlio di un geologo, è cresciuto infatti in una cittadina del
West Texas chiamata Odessa, durante il boom petrolifero locale degli anni
Sessanta e Settanta. Circondata dal deserto, con l'aria satura di
idrocarburi, Odessa ha ispirato, insieme a molte altre località dell'area
(Benson cita Midland, Monahans, Kermit, Big Springs…), l'immaginaria
cittadina di Limite, in cui è ambientato il romanzo.
Anche la trama parte da uno spunto reale. Tra la fine degli anni Sessanta e
il principio degli anni Settanta, il West Texas fu terrorizzato da un serial
killer ante litteram, Johnny Meadows, che sequestrava e strangolava
giovani donne, abbandonandone i corpi tra i pozzi di petrolio. Le
circostanze relative al suo arresto, alla confessione e al processo non
furono mai chiare al cento per cento e corse addirittura voce di
un'intromissione della cosiddetta "Dixie Mafia", la rete criminale
che dagli anni Trenta gestisce ogni attività illegale negli Stati Uniti
meridionali. Benson trasforma la vicenda in un affresco amaro del Texas di
ieri e di oggi, di una provincia americana prima sedotta dalle propaggini
della rivoluzione sessuale e ora prigioniera di un ingenuo neo-puritanesimo.
Gli strumenti narrativi di Benson sono molteplici: l'indagine retrospettiva,
il poliziesco, il romanzo nero, l'erotismo, persino un pizzico di legal
thriller. Il tutto accompagnato da una colonna sonora "d'epoca"
che fa da contrappunto agli eventi più drammatici.
Una svolta nella carriera dello scrittore, che nella sua vita è stato
musicista, autore di testi teatrali off-Broadway, creatore di videogiochi,
docente di cinema (in particolare quello di Stanley Kubrick), saggista e
infine romanziere per caso. Fu infatti il suo saggio su 007, The James
Bond Bedside Companion, finalista al prestigioso Premio Edgar, a
candidarlo come nuovo successore di Fleming, portandolo negli anni a
dedicare a 007 un adattamento teatrale di Casinò Royale, sei romanzi
originali (tra cui, imperdibili, Conto alla rovescia e Tempo di
uccidere), tre novelization basate sulle sceneggiature dei
recenti film con Pierce Brosnan, e, infine, un racconto e due romanzi brevi,
questi ultimi pubblicati in Italia da M-Rivista del mistero.
Ora Benson è finalmente tornato al noir, genere corteggiato fin dagli anni
Ottanta con il racconto Pollice verso, apparso nel 2003 sempre su M-Rivista
del mistero. Ed è di prossima pubblicazione in America il suo secondo
romanzo, Face Blind, che lo consacra come un maestro della
letteratura di genere: quella che trascende le etichette per conquistarsi lo
status, semplicemente, di "letteratura".
Ne siamo lieti.
Noi lo abbiamo sempre saputo.
(Copyright Mondonoir
2004)
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