Francesco mi chiamo francesco ho 24 anni. |
UNA STORIA STANCA che c'è di meglio dopo una serata passata a fumare e bere ad alternare momenti di quiete catartica a momenti di risa isteriche esilaranti buttati in qualche fondo o intorno ad una villa sempre più desolante ad ascoltare musica dissociante che ti riempie il cervello di suoni e sfumature e visioni difficili da percepire e arrivare tardi a casa e mantenersi a stento in piedi e guardarsi allo specchio e ritrovarsi stampato sulla faccia il solito sconvolgente sorriso idiota e non avere sonno e incollarsi davanti al computer ad internet e andare a dormire alle quattro e poi la mattina svegliarsi ancora rincoglionito con la voce gracchiante del solito e sempre squallido giurato del cazzo che cerca di cantare una canzone che difficilmente riuscirò a rimuovere e poi uscire di casa e trovarsi senza nemmeno sapere perché comparse in unaltra storia del cazzo sono entrato in banca sempre sbilanciato e asimmetrico più del solito e nella sala fredda male illuminata da luci al neon in contrasto con l'aria tersa e assolata di fuori completamente insensibile aspettavo il mio tempo sforzandomi di fissare una pianta immobile e intrappolata in un angolo e cercando di capire se era vera se respirava come me o se era sintetica di plastica inanimata come il mio umore e in queste situazioni mi guardavo intorno lasciandomi trasportare dal culo troppo grosso di una ragazza mai vista che con altre dieci persone a ridosso le une sulle altre aspettava prima di me con l'unica preoccupazione di non perdere il suo turno dietro due sportelli differenti al di là dei quali si celava clonato lo stesso impiegato-automa apparentemente immobile ma immerso in una serie di piccoli movimenti meccanici isterici sguardo velatamente sveglio occhi lucidi chissà a cosa pensano mi chiedevo e sono forse ancora in grado di pensare? mentre ripetevano per ore per tutta la giornata per tutta la vita gli stessi movimenti rilassato sull'unica poltrona mi osservavo mentre aspettavo troppo stanco e alienato e frustrato per stare in piedi quando perso nel tempo e in questi ripugnanti pensieri un urlo agghiacciante ha sconvolto l'aria immobile della stanza putrefatta e tormentata dal ticchettio distorto ipnotico di stampanti e calcolatrici a nastro una donna quarant'anni alta grassoccia dal viso rotondo simpatica quel volto che ti ispira fiducia tranquillità era ora inquieto teso infiammato gli occhi iniettati di sangue la fronte bagnata dal sudore tutt'intorno che guardano la scena stupiti immobili non una parola silenzio in lontananza un telefono strillava la sua impazienza nessuno osava rispondere un carabiniere anch'egli grasso squallido però dal volto inespressivo la bocca down semi aperta si è permesso di saltare la fila passare avanti ma no non doveva urla offensive uscivano dalla bocca di quella donna fremeva dalla tensione nessuno si muoveva respirava lo sbirro nonostante cercasse di conferire al suo squallido viso un'impossibile espressione altera e distaccata vedeva vacillare sotto ai suoi piedi quell'aria di superiorità e rispetto che credeva la divisa gli donasse a cosa pensasse in quel momento non lo so mi aspettavo da un istante all'altro che estraesse la pistola e si mettesse a sparare come un pazzo ci speravo anche invece si è guardato intorno spaventato gli tremavano le labbra cercava con occhi stupidi un volto meno ostile ma non c'era nessuno la donna satura di rabbia concentrata continuava a guardarlo dall'alto in segno di sfida probabilmente aspettava una sua risposta per saltargli addosso faceva paura non so quanto tempo sia passato c'era una tensione incredibile e claustrofobica nella sala alla fine lo sbirro distrutto e umiliato ha abbassato la testa ha borbottato alcune parole incomprensibili persino a se stesso ed è uscito stava piangendo sul viso della donna trionfava ora quel sorriso sardonico sprezzante per tutti gli stronzi in fila come pecoroni che adesso gli davano ragione aveva vinto qualcuno ha provato anche a lasciargli il posto forse per paura non lo so io non riuscivo a crederci ero allibito ci ho messo dieci minuti per capire e convincermi che non era successo nulla
p.s. è solo un'altra storia del cazzo ..eccheccazzo dovevo scrivere qui continuiamo a fare la solita vita di merda che ci fa sempre più schifo ma che teniamo così stretta da rendere impossibile ogni via di fuga tanto è inutile cerchiamo di scappare ma lo schifo ci perseguita lo schifo che abbiamo dentro questa nostra insoddisfazione così rassicurante in fondo che ci fa fluttuare sospesi in questo nostro vuoto esistenziale e forse se solo avessimo un po più di coraggio o se fossimo più svegli senza starci a pensare tanto su ogni cosa le cose andrebbero meglio o forse è solo paranoia o forse siamo solo dei coglioni che non riusciamo a cogliere ciò che potrebbe farci stare meglio e quando poi alla fine te ne accorgi forse è troppo tardi e sei stanco e fai finta di niente e inutilmente ti rigiri in continuazione frammenti contrastanti di situazioni in cui non sei riuscito a esserci perché in fondo forse neanche lo sapevi e intanto unica e irragionevole certezza lasalagiochitiluromolu onnipresente che inconsapevolmente partecipe incombe sulle nostre disperazioni è sempre la a ricordarci quanto sia inutile e insensata la nostra squallida esistenza stravolta da innumerevoli e inutili e ridicole incomprensioni vi risparmio gli inutili particolari delle solite serate di cui sopra passate a fare infiniti e frustranti giri di villa in attesa di un equilibrio che forse non riusciremo mai a raggiungere vi risparmio la nausea esistenziale e le notti bianche e i castelli di rabbia e l'indifferenza e la noia e la paranoia e la quieta disperazione e intanto continuiamo a fumare fumo di merda erba mediocre come le nostre vite e forse qualche volta riusciamo anche a pensare . |