Massimiliano Virgilio

vivo a Napoli, ho ventuno anni e sono iscritto al terzo anno di Scienze dell'educazione.

Rock and Roll is dead

E’ la scena più bella, per nulla realistica e a volte persino ridicola. In discoteca, lei gli va incontro, non ha più la stessa acconciatura del pomeriggio ma è bellissima lo stesso. Smette di ballare con la sua compagna e sinuosa come un serpente s’avvicina a Michael Douglas, il poliziotto appena sospeso dal servizio. Sharon Stone gli si struscia addosso senza alcuna pietà, Michael rimane di sasso, sbalordito, il labbro inferiore sporge verso il basso: è l’uomo più arrapato del mondo. Intanto lei, sinuosamente continua nel suo danzare, si baciano, improvvisamente accade qualcosa sullo schermo e l’immagine stacca direttamente su un’altra scena. Già, in prima serata certe scene non vanno viste e Canale Cinque l’ha tagliata. Siamo in presenza dell’ennesima ipocrisia mediatica. Prima trasmettono un film del genere per la millesima volta, poi tagliano un pezzo a dir poco clou nell’immaginario popolare ed erotico dell’intera nazione. Dopo venti secondi inizia la pubblicità. E’ una vergogna, gridiamo dentro ma in silenzio mio padre ed io, seduti allo stesso divano ed in procinto di scambiarci uno sguardo dopo eterni attimi d’imbarazzo. In un certo senso, la pubblicità ha salvato la dose minima di pudore che ancora ci divide. Sono incazzato con il mondo. Mi alzo perché vorrei spegnere la tv ma non posso, s’innervosirebbe come un operaio cui hanno abbassato la paga, allora me ne vado. Un pensiero m’assale…Non ho mai capito come andasse a finire Basic Instinct, l’avrò visto miliardi di volte eppure non lo so. Di sicuro, Sharon Stone non è un’assassina. Troppo facile e scontato. Appunto. Il regista ha pensato che fosse talmente evidente che tutti si sarebbero aspettati una conclusione diversa, no, non credo sia lei…Allora torno indietro e lo chiedo a lui, l’uomo che conosce praticamente tutti i film trasmessi in Tv dal 1975 l’anno del suo matrimonio, cioè mio padre.

- Ehi, pa…ma chi è l’assassino alla fine? -

Per un attimo, UN SOLO ATTIMO, distoglie lo sguardo dallo schermo. Mi vede.

- Bah, non lo ricordo affatto…Ah, si: è la psicologa della polizia! -

- Chi? La compagna di Michael Douglas? -

- Esattamente! Ha frequentato il college con la scrittrice e da allora n’è ossessionata…una roba simile mi pare! -

- Ci credo! - sibilo sottovoce chiudendomi nella mia stanza.

Cerco semplicemente di distogliere la mia attenzione dai libri sulla scrivania. Non ho voglia di studiare, anche se dovrei, sto evitando la Storia Contemporanea come la peste e già so che me ne pentirò presto. L’esame è Giovedì e non ho ancora alcuna nozione riguardo allo stalinismo, al maccartismo, al taylorismo ed allo sviluppo economico del Giappone nel dopoguerra. Praticamente ignoro tutto il programma fine nei minimi dettagli. E’ quasi Giugno e non mi va di combinare niente, per l’occasione, però, sono diventato particolarmente polemico nei confronti dei Mass Media, della censura di certe scene in televisione e del pubblico sotto i diciotto anni. Non ho nemmeno una ragazza fissa, per la verità non ho una ragazza e basta, da cui andare, ed il resto dei miei amici è tutto rintanato in casa a non combinare nulla in vista del prossimo appello. Sono stanco. Sono tre anni che non faccio nulla e sono stanchissimo. Sono al limite della ragionevolezza umana, forse è per questo che metto su la colonna sonora di Pretty Woman. Chi cavolo sa se i Roxette siano un gruppo o una cantante solista? Si dirà l’ultimo successo di Roxette o l’ultimo successo dei Roxette? Non lo so. Il dubbio mi attanaglia, allora accendo il computer. Conscio dell’ignoranza paterna in campo musicale mi collego ad Internet cercando una risposta. Provo ad inserirmi in una Chat ma nessuno mi da ascolto. Nessuno vuole dividere con me l’atrocità di un simile dubbio, niente da fare, forse il computer non funziona o sarà questo cazzo di modem che non mi decido a cambiare una volta e per sempre. Non è vero: devo ammettere con me stesso di essere un emarginato della rete. In effetti, è solo il culmine di un processo iniziato alle elementari, quando per la prima volta me la feci addosso lontano dal tepore domestico. Fu una sensazione orrenda.

Lascio stare per dedicarmi ai miei studi. Si, devo farlo, almeno avrò salva la vita e ancora per un altro anno mio padre si deciderà ad iscrivermi all’università. Un altro anno di sano sfruttamento filiale, di cordone ombelicale permanente, di parassitismo più totale. Secondo me sbaglia chi considera l’università un parcheggio per molti giovani. Teoricamente, il parcheggio richiama l’idea di un mezzo di trasporto che a sua volta richiama l’idea del movimento, la quale suppone per scontato che da qualche parte, tra mille difficoltà, ci si stia dirigendo. In realtà tutto ciò non è vero, almeno per quanto mi riguarda l’università è solo l’illusione che l’età d’oro e spensierata del liceo possa continuare in eterno, ben presto, però, ci si scontra con la cruda verità, il che, va da sé, compie veri e propri traumi psicologici e crisi esistenziali. Gli studenti universitari sono tutti in crisi, sempre, infatti, non ne conosco nemmeno uno degno di tale nome che non lo sia.

Devo dare quest’esame a tutti i costi se voglio conservare integro l’ultimo pezzo di dignità che ancora mi porto dietro.

Gli Smashing Pumkins si sono sciolti, allora nulla ha più senso. Kurt Cobain è morto, i Soundgarden si sono sciolti ed i Pearl Jam ripetono se stessi con una costante monotonia che sfiora l’ammirevole, ora pure gli Smashing Pumkins, per non parlare delle piacevoli sorprese come i Verve che grunge non lo sono mai stati. Dal dolore mi riverso in strada contravvenendo in tal modo al Programma di Ripetizione. I miei studi sono in disfacimento, io stesso sono in disfacimento proprio come gli Smashing Pumpkins. Vago senza una meta precisa, mi sento un po’ stonato rispetto al resto ed ho la testa fra le nuvole. Ricercavo questa condizione da tempo, dovrei sentirmi un po’ beat invece non ci riesco: SIAMO NEL DUEMILA. Il tempo mi separa da una condizione e da un’esistenza irrecuperabile, cammino per una città frenetica senza una meta, ma sono privo d’ideali. Se andassi n giro per gli USA in autostop sarebbe lo stesso, adesso capisco i Sex Pistols quando cantavano no future, no future…Nessun futuro. L’onda nichilista mi travolge ed il rumore di una batteria fittizia mi assicura che non c’è profumo nei fiori industriali, digitali e stanchi. L’uomo occidentale è finito, crisi d’identità, culturale, esistenziale, delle ideologie e del senso e del valore della vita. Mi sto lasciando andare mentre inizia a piovere. E’ un temporale estivo che sembra non finire mai. Mi sto lasciando andare a monologhi interiori su tutto. Come i temi al liceo, finivo sempre fuori traccia. Impetuoso e ricco di contenuti si, ma sempre fuori traccia. L’ardente necessità di assaporare l’amarena sotto lo strato di granella e cioccolato mi prende, voglio un Croccante più d’ogni altra risposta. In fondo, mi ripeto, erano soltanto banali concetti appresi ad un corso qualsiasi d’Antropologia Generale.

Quanto sono di ritorno mio padre è seduto sul divano che segue alla Tv Chi vuol essere miliardario? condotto da Jerry Scotti. Mi siedo un po’ al suo fianco, forse mi fornirà delle risposte, forse me le darà Jerry. Da chi è stato fondato il quotidiano La Repubblica? Incredibile, ma la concorrente di turno, una poveretta, non sa rispondere. Allora chiede aiuto al pubblico, che sbaglia. Indro Montanelli, una cosa incredibile. Tutti sanno, persino i bambini, chi ha fondato La Repubblica. Alla fine, dopo aver sprecato tutti gli aiuti la concorrente indovina, Eugenio Scalfari! Proprio Scalfari, dice lei, l’ex presidente della repubblica! Sono esterrefatto. Il pubblico a casa è sgomento, Jerry Scotti è sgomento. Mio padre intanto bestemmia, lui sapeva persino chi fosse il cuoco Zen l’ultima volta! Tenzo.

Alla domanda successiva, la donna crolla sotto i colpi di un participio passato da terza elementare e va a casa senza una lira. Che figuraccia.

Sono sconvolto perché il mondo fa schifo, anche l’ultimo gruppo grunge si è sciolto, allora mi volto verso mio padre chiedendogli quasi in lacrime e senza un motivo: - Papà, ma il Rock’n’roll è morto? –

Mi guarda incredulo, sicuramente mi risponderà con frasi del tipo Ma che di che cazzo stai parlando? Sei matto? Eh? oppure Non lo so e non me ne frega, a me piace Giorgia…

Si gira verso di me, è appena iniziata una televendita quindi può distrarsi. In effetti, sembra sorpreso come se avessi rapito lo stupido portandolo sulla luna. Una luna da cui è sceso molto tempo fa...

- Certo che non è morto figliolo, il Rock and Roll non morirà mai! -