Caterina Ines Latella reggio calabria 1973, laureata in lingue a BOLOGNA |
RIDERE POSTMODERNO
Non sempre si riusciva a non ridere. Era una sfida all'ultimo ghigno, una di quelle sfide di resistenza che portano i muscoli a strillare pietà. Si rideva, si rideva anche dentro, tra i grovigli delle budella. Le vignette dei pensieri svolazzavano palesemente e le voci, gli umori, i punti esclamativi tutti insieme a ridacchiare compiaciuti. Non c'era momento che non venisse in mente di far tacere quelle risate, ma niente, neanche a pensare ai morti. Nulla da fare. Improvvisamente faccia a faccia, occhi negli occhi, con serietà imposta, e poi d'irruenza, esplosioni di ilarità si riversavano una contro l'altra, uno scambio di sputi e fragori di gioiose eruzioni soffocate nella parte alta della gola. Uscivano da ogni parte, trovavano scappatoie persino tra i denti e dal di sotto della lingua, dalle narici e dagli occhi. Il volto si tinteggiava di rosso-bordeaux, a poco a poco tinta unita per tutta la faccia che deformava i contorni, le espressioni, seppelliva gli occhi tra le guance e faccia a faccia era impossibile trattenersi. Sul serio. Si rideva con le lacrime e senza ritegno, nessuno poteva passare senza sorridere o lasciarsi coinvolgere da quel duo che moriva dalle risate. Era davvero coinvolgente, non passava inosservato, scacciava qualsiasi pensiero, bloccava il tempo. Bloccava il respiro, tanto che non dava tempo di riassestarsi. Non un filo d'aria. Dopo un po'le fauci spalancate attendendo solo aria, ricarica pura. per tornare a svuotarsi di questa sens-azione che liberava da ogni pensamento. E così, fino a che il ritmo del fiato rallentava e le risate sempre più rumorose sfumavano verso risolini che si rincorrevano nostalgici. Poi, il silenzio. Durava molto, il silenzio. Poteva superare anche la settimana. Ma poi.Taceva. Anche lui. |