Maxa Massimo
Di Nocera aka Maxa, nasce fisicamente a Castellammare Di Stabia, provincia di Napoli.
Naturalmente incline all'ozio ha votato la sua vita a tale "attività". Solo i
pensieri a tratti gli sfuggono...prende appunti e ne fa racconti,frammenti e canzoni. |
IL TEMPIO L ' arrivo Sdraiato in terra, le luci blu girano tutte intorno e il gioco attira i passanti, mille e più volti guardano con aria fraterna e intristita, provati dal nuovo che non sa aspettare, non sta ad avvisare, misto di angoscia e paura, la sensazione di essere punito, ripulito, indifeso, solo. La sua vita era tutta lì , come fosse arrivato da un qualche posto sconosciuto, senza legami, impegni, passato, futuro. Il suo corpo e il suo nome gli erano estranei ed anche tutto il resto era strano, pazzo, infelice. Aveva paura, questo lo sapeva per certo. Aveva scoperto forse l ' origine della paura? Di tutte le paure? L ' aria calda del suo respiro si condensava a contatto con l ' aria fredda di quella porzione di mondo e questo era vita.
L ' incontro Il tiepido sole primaverile riscaldava gli abbondanti vestiti invernali, lo smog affogava i già corti respiri e SoReal cazzeggiava in motorino con il suo amico BOI fra le strade superaffollate da scooters e gente alla (e fuori) moda. Nessuna parola fra i due compagni, solo ad ogni grosso incrocio un gesto della mano indicava o chiedeva la direzione da prendere. Poi BOI a un tratto ruppe il silenzio...
" hai mai sentito parlare dei monaci lunatici ? " " sì, non ne ho mai conosciuto uno, però mi sono simpatici, il cantante degli acidi pane e marmellata è andato via dal gruppo ed è diventato un lunatico." "vogliamo andarli a trovare al loro tempio? a napoli, ci andava gennaro, hai capito chi gennaro!?" " sì sì, ho capito, ci informiamo ed andiamo in questi giorni." In quel momento accadde qualcosa, le vite di SoReal & BOI si unirono come grazie ad una complicità scaturita da qualcosa che neanche si erano detti. Un accordo molto intimo che non avrebbe dovuto rinnovarsi se non per la gioia di rifarlo. Intanto si ritrovarono all ' ennesimo incrocio e BOI di sua iniziativa prese una svolta poco solita.
" so, guarda là, due monaci lunatici, li fermiamo? " " sì sì, vai! " I due non potevano crederci, la mano destra di uno e le menti di entrambi strizzarono l ' acceleratore ed in pochi secondi raggiunsero i monaci, che vedendoseli arrivare praticamente addosso, un po agitati e con i piercing fuori posto rimasero per un secondo in standby. Le rassicurazioni non si fecero attendere, d ' altronde i due erano ragazzi intelligenti, educati e avevano tutte le migliori intenzioni.
"voi siete lunatici? " I monaci, oramai certi delle intenzioni pacifiche dei giovani, sorrisero entrambi annuendo.
" volevamo chiedervi delle cose..." proseguì SoReal " ...un minuto fa stavamo dicendo che in questi giorni saremmo venuti al vostro tempio..." Felice di poter essere di aiuto, il lunatico più anziano diede il via ad una piacevole chiacchierata che non aveva l ' aria di una predica ma che sembrava essere piuttosto un continuo confronto fra le similitudini di tutti gli uomini: le necessità, i desideri, le inquietudini, le paure, i sogni. Intanto che la discussione proseguiva il monaco più giovane aveva preso a fermare persone proponendogli libri e riviste del movimento, era simpatico ed intraprendente nel farlo ed aveva anche divertito tutti avvicinando un sottufficiale panciuto e di mezza età della Marina Militare chiamandolo più volte ammiraglio. Questo appena aveva visto il religioso avvicinarglisi, con quelle larghe vesti colorate, era letteralmente scappato via ed il giovane lunatico si era così messo sugli attenti facendo il saluto militare. Parlando uscì fuori che i due monaci non erano del tempio di Napoli, ma venivano dalla Svizzera e comunque li invitavano ad andarli a trovare presto alla loro fattoria. SoReal prese una rivista, un po come ricordo, un po per avere altre informazioni, poi i quattro si salutarono allegramente e si divisero a gruppi di due. BOI & SoReal erano proprio soddisfatti per quell'incontro ed avrebbero sicuramente approfondito l ' argomento nei giorni a venire.
SoReal era rimasto molto affascinato da quella rivista, aveva trovato argomentazioni che lo interessavano davvero e poi a colpirlo tanto era stata l ' immagine del Dio LUNA, non riusciva a smettere di ammirarla, la trovava stupenda. Nella quarta di copertina aveva anche trovato gli indirizzi ed i rispettivi numeri di telefono dei templi italiani e fra questi c ' era anche quello di Napoli. Al primo tentativo di chiamata risultò che il numero apparteneva da circa un anno ad una salumeria e solo chiamando alla sede di Roma, dove rispose un "buona LUNA", SoReal riuscì a ottenere il nuovo indirizzo ed anche una spiegazione di come arrivarci facilmente. La sete Oramai era tempo di maniche corte, soprattutto quando si camminava per chilometri senza conoscere bene la strada, BOI procedeva silenzioso e SoReal non nascondeva l ' eccitazione che gli dava l ' idea di andare dai lunatici. Non fu difficile trovare il posto, anche grazie alle indicazioni del monaco centralinista. La targhetta sul citofono diceva TEMPIO LUNA, non restava altro che bussare e perché no, farsi coraggio.
" buona luna " " hee...buongiorno, si può entrare? " " sì certo, nel sottoscala." SoReal andò avanti per primo, forse si sentiva più sicuro. Nell'ingresso c ' era poca luce ed uno stupendo profumo d ' incenso. Un monaco li accolse e chiese ai due ospiti di togliersi le scarpe, che subito lo accontentarono anche abbastanza divertiti per l ' inaspettata richiesta. Da piccoli erano stati centinaia di volte in chiesa, ma mai avevano fatto una cosa così simpatica come lo stare scalzi tutti insieme sul marmo fresco. Poi il lunatico fece strada, suonando una campanella prima di entrare nella sala del tempio. Anche qui la luce era poca e c ' era profumo d ' incenso, un profumo che stregava SoReal, che nel momento di entrare nella sala era stato assalito da una specie di senso di colpa che lo aveva portato a dirsi in mente " gesù, io non voglio tradire nessuno, ho solo bisogno di capire, desidero riacquistare la serenità che la vita mi ha strappato, ho bisogno di riavvicinarmi e credo che questo sia un buon posto. ho sete ." Nel tempio su un cuscino era seduto un monaco anziano che invitò i due ospiti ad accomodarsi sul tappeto. Il lunatico disse di chiamarsi Olafs e che loro erano i benvenuti. I due raccontarono del loro primo incontro casuale con i monaci svizzeri e senza problemi iniziarono a fare molte domande al lunatico che rispose con molta sicurezza a tutte. Passarono molto tempo seduti lì tranquilli a conversare e l ' atmosfera era di una serenità non imitabile artificialmente, poi un monaco più giovane si avvicinò a una tenda, gridò qualcosa e gli altri monaci presenti nella sala, compreso Oslaf , risposero con una specie di urlo e la tenda venne aperta. Da dietro ne uscì una riproduzione a grandezza umana del Dio LUNA, tutti si inchinarono per qualche secondo e dopo venne del riso dolce. Era buio da un po quando BOI & SoReal decisero di andare, salutarono e ringraziarono di cuore Olafs e gli altri lunatici per l ' ospitalità e promisero che sarebbero tornati presto a trovarli.
Il tempio diventò subito il luogo di conforto che tanto avevano desiderato i due compagni, lì dentro tutto sembrava a posto, sano, intelligente, felice. SoReal aveva iniziato a passarci molto tempo, amava starsene seduto a guardare il Dio LUNA e a leggere i suoi libri, e non gli pesava fare i servizi che gli affibbiavano i monaci. La scelta Un pomeriggio i due novizi erano soli nella sala del tempio, quando Olafs li chiamò nel suo ufficio per iniziare un discorso dal tono quasi solenne.
" il metodo di riconciliazione con il divino, da esso stesso fornitoci più di mille anni fa nella sua ultima apparizione sulla terra, è il canto del suo nome, oltre a questo nessuna pratica può aiutarvi a tale scopo. se vi sentite pronti per questo, io vi tramanderò il modo corretto per cantarlo, così come il mio maestro lo ha insegnato a me." Le reazioni alle parole di Olafs furono diverse per i due compagni, che fino ad allora erano stati complici in quella esperienza. BOI sembrava essere il più confuso dall'accaduto, disse che non si sentiva affatto pronto per una scelta del genere e che desiderava starsene al tempio come un ospite di passaggio ancora per un po. SoReal invece straripando di emozioni...
" Olafs, io sto molto bene qui al tempio e mi piacerebbe venire a starci per sempre." SoReal, stabilitosi definitivamente al tempio , veniva ora istruito sui principi fondamentali del suo noviziato, indossava il tradizionale abito bianco del primo anno monacale ed aveva fatto voto di rinuncia. BOI aveva iniziato ad andarlo a trovare sempre più di rado e quando si vedevano questo contestava all ' amico la sua scelta troppo immediata. L ' altro dal canto suo rispondeva che per questo genere di decisioni non esisteva un tempo di valutazione uguale per tutti e che bisognava seguire il proprio sentimento e così di fatto finivano spesso per litigare. Soreal era riuscito a legare un po con tutti e di più con un altro giovane lunatico come lui di nome Oima, un ragazzo sorridente ma con l ' aria triste, che sembrava essere in continua lotta con demoni dentro e fuori di lui. Questo minuto monaco aveva una storia non semplice alle spalle, per andare a vivere al tempio si era messo contro tutta la famiglia, con la quale aveva avuto scontri anche abbastanza violenti. Alla fine il ragazzo non aveva voluto però sentire ragioni, si sentiva padrone della sua vita, per quanto lo si possa essere, ed era andato via da casa, tagliando per sempre ogni tipo di legame. SoReal aveva individuato anche quali fossero i monaci più superbi da evitare e quando poteva li evitava, "sopra tutti" Codar, il monaco più saccente e stupido che dava ordini ai più giovani come il capitano di una nave, senza però rendersi conto di essere solo su un canotto. Comunque anche se a viverci il tempio perdeva di quel fascino beatifico, la serenità che gli dava il Dio LUNA confermava le decisioni di SoReal che intanto imparava velocemente e svolgeva i riti giornalieri concentrato e sicuro. Olafs aveva una particolare attenzione per la sua istruzione e gli dedicava molto del suo tempo. Il giovane lunatico si era anche lui affezionato al suo maestro, era attento ai suoi insegnamenti, gli poneva ogni giorno domande e meditava poi in solitudine sulle risposte.
Arrivò l ' estate ed un bell'avvenimento si presentò al tempio. Era stato programmato un viaggio alle fattorie in Toscana ed in Svizzera, che fra l ' altro erano l ' orgoglio di tutti i lunatici per la bellezza del contesto nel quale erano immerse entrambi. SoReal accolse molto felicemente la notizia, anche perché così avrebbe rivisto i due lunatici che aveva conosciuto per primo e a cui ora si sarebbe presentato come monaco. Sarebbero stati certamente felici di ritrovarlo devoto al Dio LUNA e questo rendeva felice anche lui. Ad essere un po meno entusiasta della partenza era invece il tormentato Oima, che saputo dell'avvenimento, a differenza degli altri lunatici non aveva mostrato molto entusiasmo per il viaggio e tutti lo avevano sentito poi litigare con Olafs per una questione economica. SoReal sapeva che il motivo del litigio era in realtà una scusa per mostrare un altro genere di insoddisfazione. Oima gli parlava spesso delle sue perplessità sul movimento, sulle prediche e l' arroganza di alcuni monaci più anziani che lui non riusciva proprio a tollerare ed aveva degli alti e bassi anche con lo stesso Olafs. Spesso era difficile dargli torto, ammetteva SoReal, in effetti erano molte le situazioni in cui l'armonia che avrebbe dovuto regnare nel tempio veniva violentata da scene di potere per anzianità o di egoismo gratuito, ma bisognava imparare anche a tollerare, diceva LUNA. Un mattino pochi giorni prima della partenza, Olafs chiamò a se SoReal...
" credo proprio che le spese per tutti di questo viaggio siano molto più di quanto avessi preventivato, è necessario quindi che tu esca fuori dal tempio a distribuire i libri lunatici. i monaci più anziani hanno molto da fare con i preparativi per la partenza, così dovrai andare da solo. ho molta fiducia in te e so che farai un ottimo lavoro." SoReal pensò che forse il motivo del litigio con Oima aveva a che fare con il lavoro che ora veniva assegnato a lui. Prima di allora non era mai uscito dal tempio vestito da lunatico e per di più avrebbe dovuto predicare alla gente e distribuire i libri lunatici. Desiderava voler chiedere di poter fare altro, ma Olafs era stato chiaro sulla necessità di quell'incarico. In strada l ' abito monacale gli faceva molto caldo e subito ne avvertì la sofferenza, le persone lo fissavano, qualcuna incuriosita, altre gli sorridevano, ma nessuno dava poi tanto fastidio, d' altronde SoReal aveva sempre amato il mondo dello spettacolo. Un po meno felice fu invece il contatto verbale, alcuni si mostrarono molto aggressivi nei suoi confronti e quelli che invece restavano ad ascoltarlo gli facevano domande buffe e tecniche, alle quali il piccolissimo lunatico cercava comunque di rispondere in maniera cortese e soddisfacente. A una ragazza che gli si era avvicinata da sola e che si era dimostrata più interessata degli altri, non gli riuscì secondo lui di trasmettergli la serenità che lei sembrava cercargli e questo lo scosse molto. Il suo approccio era stato molto più emotivo, in realtà si era solo fidato, aveva avuto bisogno di fidarsi. Ora il monaco era lui, anche se inesperto, e le persone lo mandavano a quel paese oppure lo invitavano a lasciar perdere lui stesso "non ti rendi conto di quello che ti stanno facendo..." "e i tuoi? povera mamma tua." Al tramonto SoReal se ne tornò al tempio, dopo aver passato le ultime ore a guardare il mare. Aveva distribuito solo un piccolo libricino ad un padre di famiglia che quasi per gioco si era avvicinato con la moglie ed i suoi due bambini a vedere un po più da vicino questo strano ragazzino con la veste larga ed un cerchio disegnato sulla fronte. Il mondo era forse più strano di quanto pensava.
luna La sveglia suonò presto come al solito, Soreal si infilò il suo vecchio jeans ed una sua vecchia strana maglietta, voleva salutare i suoi prima della partenza. La sua famiglia era sempre stata lì, nel paese da dove lui invece era destinato a fuggire. " troppo diversi" più di una volta si era detto " non sono in grado di adeguarmi, non sono in grado di cambiarvi, e poi perché provarci, in tutti e due i casi." In suo onore trovò un pranzo super abbondante, in cui si scambiarono le solite poche chiacchiere, con l ' accortezza di non toccare determinati argomenti. Non era stato educato SoReal ad aprirsi con i suoi genitori ed era ben difficile cominciare da così distanti. Suo fratello Funk non aveva mosso nemmeno un foglio delle sue cose ed anche se ora ce l ' aveva un po con SoReal per le sue scelte, il sentimento che li univa era ancora molto profondo. Il poster del suo chitarrista preferito ancora era attaccato al muro dove lo aveva lasciato e il pomeriggio passò tra foto, scritti e poca nostalgia. Venne l ' ora di tornare al tempio e dopo gli abbracci e i baci il piccolo monaco si avviò alla stazione. Il jeans e la maglietta mimetizzavano il ragazzo che era cresciuto in quelle strade ed i conoscenti di una vita lo salutavano con normale disinteresse. SoReal si godeva la passeggiata, ma il passo lento e sereno fecero sì che perdesse il treno. Si girava un po intorno come per cercare una soluzione nelle cose che vedeva, e solo dopo qualche minuto di riflessione decise di telefonare al tempio ed avvisare che sarebbe tornato il giorno dopo.
" scusa è già passato l'ultimo treno? " SoReal riagganciò la cornetta e si voltò per rispondere.
" sì l ' ho perso anch'io " " no...e adesso come cavolo faccio " " è grave? " cercò di essere rassicurante il lunatico in borghese
" è grave sì, nessuno può venire a prendermi e non posso tornare a casa " SoReal si confessò che la ragazza era davvero incantevole, con quell'aria indifesa e preoccupata, mentre si girava un po intorno come per cercare una soluzione che fosse a portata di mano.
" dov'è che abiti!? " fece lui con il tono sicuro ed ironico di chi vuole porre fine alle lamentele.
" abito a Pompei " Era a meno di dieci chilometri e SoReal pensò di poter chiedere in prestito l ' auto al padre per accompagnarla e pensò anche che non lo avrebbe fatto per qualsiasi persona.
" io non ho niente da fare ora, se vuoi procuro una macchina e ti accompagno " " grazie sei gentilissimo, sei il mio salvatore, io mi chiamo luna " Non aveva scordato come si guidasse SoReal, anche se erano mesi che non lo faceva, riusciva anche a seguire le parole di lei, che intanto gli raccontava un po della sua vita. luna era un'attrice di teatro, bruna, spesso sovrappensiero, viveva da sola in un monolocale a Pompei, ma era di origini pugliesi, la sua famiglia la odiava e lei altrettanto. Ci volle solo un quarto d ' ora per giungere a destinazione e arrivati luna invitò SoReal a salire per un caffè, un bicchiere di vino o quello che voleva, per sdebitarsi del passaggio e chiacchierare ancora un po. Il monaco lunatico pensò che lui aveva rinunciato alle bevande eccitanti e inebrianti, però aveva molta voglia di passare altro tempo con lei. Nel parcheggio si fecero notare i mesi di non guida, luna rideva mentre SoReal distruggeva qualche paraurti. Salirono in ascensore facendo un po di confusione con i pulsanti e questa volta risero insieme. Bevvero due tropical(latte, menta, orzata) e luna raccontò molto di lei fin quando esausta...
" ma parlo solo io!? dimmi un po di te invece " " in questo momento mi fa molto piacere ascoltare, mi nutre. naturalmente se a parlare c'è qualcuno di interessante. ascoltare attentamente ti fa entrare un po nel mondo di chi racconta." " ti interessa il mio mondo? " " posso anche trovarci delle risposte o rubare quello che mi piace " " mamma mia come siamo profondi, dovrò stare attenta a quello che dico allora." " oppure il contrario " " ho una fame...mangi qualcosa con me? " " no grazie devo andare, l ' auto non è mia " " no no , come non detto, mica te ne vuoi andare perché voglio mangiare ? " " no figurati, è che domani devo prendere molto presto il treno che abbiamo perso prima, mi aspettano degli amici a napoli " " sei sicuro? " " certo " " senti, perché domani sera non ci vediamo dopo le prove a teatro. se vuoi puoi anche venire a vedere, anche se ti consiglio di goderti lo spettacolo finito." " a dire il vero io domani parto con questi miei amici per qualche giorno di vacanza " " che bello, beato te " " ti verrò a vedere alla prima però. hai detto che è fra due settimane, vero? " SoReal si avviò verso la porta, luna si allungò verso di lui per salutarlo e dolcemente lo baciò sulle sottili labbra. Il monaco si accese in un timido pudico sorriso e sgattaiolando fuori fece del suo saluto " è stato tutto molto magico " L'architettura di un maldestro edificio intanto lo ingoiava per risputarlo qualche secondo più tardi su una strada poco solita.
Il viaggio Arrivato al tempio SoReal fu travolto da un caldo clima di euforia, molti monaci gli ricordavano la madre quando da piccolo prima delle partenze per i campeggi si agitava di continuo facendosi elenchi mentali di ciò che poteva mancare. Il giovane confuso monaco si cambiò d'abito e mise il suo zaino nel furgone. Poi cercò in giro Oima, avrebbe voluto raccontargli quello che il giorno prima gli era successo, aveva bisogno di raccontarlo, ma l ' amico sembrava non essere da nessuna parte ed allora pensò che forse era uscito per una qualche commissione. Olafs uscì dal suo ufficio, chiamò a se tutti i lunatici e chiese se erano pronti per partire.
" olafs, ma oima?! " perplesso SoReal
" oima è andato via. allora tutti pronti, chiudete il gas e partiamo subito " " via!? e perché?! " incredulo SoReal
" senti sono decisioni sue, a me non è venuto a dirmi niente, solo codar lo ha visto andarsene con tutta la sua roba e non lo ha nemmeno degnato di uno sguardo quando è uscito. ora sbrigati che già per aspettare te ci tocca fare il viaggio sotto al sole " SoReal seduto agli ultimi posti del furgone con il finestrino aperto non faceva parola con nessuno, guardava fuori i paesaggi urbani e semi urbani scorrergli davanti. Oima era andato via, probabilmente esasperato dall'ultima idiozia di un frustrato vestito da santo, oppure semplicemente deluso da un sogno che invece di cullarlo in un canto ristoratore, il più delle volte lo teneva sveglio allucinandogli la mente. Il viaggio fu molto silenzioso, dopo un poco tutti sonnecchiavano, qualcuno si alternò un paio di volte alla guida ed alle soste le piazzole sembravano dei limbo dove si vagava per qualche metro, impossibilitati ad andare oltre. Al tramonto Olafs gridò " buona luna buona luna " . Chi aveva gli occhi chiusi li aprì, ritrovandosi in mezzo al verde davanti a una splendida villa. Erano arrivati al tempio in Toscana. Pochi lunatici erano usciti per dare il benvenuto agli ospiti, che vennero comunque subito portati ai loro temporanei alloggi e dopo nutriti con buon latte di mucche lunatiche munto dagli stessi monaci e biscotti fatti al momento. I cameroni erano pieni di uomini e ognuno di loro, pensava SoReal, aveva una storia dentro, una storia con degli amori, delle sconfitte, dei rimorsi, e tutto quello che una storia può possedere. All'alba fu tutto un po diverso dal tempio di Napoli, il numero dei monaci era dieci volte più grande, in bagno si aspettava il turno della doccia e degli altri servizi, l ' acqua scaricava in continuazione, le porte sbattevano e il brusio dei rituali individuali che svolgevano alcuni lunatici appena svegli era alienante. Il giovane monaco non si sentiva molto felice in quel posto, gli sembrava che fosse volutamente austero e mortificante. Anche nella sala del Dio LUNA le litanie recitate erano fatte in modo più pomposo, creando così un'atmosfera più solenne di quelle a cui era abituato. La rappresentazione della divinità era gigante, di quasi quattro metri d ' altezza, coperto da abiti luccicanti e addobbato da corona e scettri .Ma quella era forse l ' unica cosa a rassicurare inconsciamente il giovane monaco, che dopo un po decise di essere ancora stanco e non in perfetta salute, tornandosene così al piano del dormitorio dove fu sorpreso di trovare altri colleghi pigroni ancora nei loro letti. Lo scaricare dell'acqua nei bagni ed il vociferare che veniva dal piano di sotto lo aiutarono a rilassarsi e a riaddormentarsi di gusto.
" dormiglione, hai voglia di venire a fare una passeggiata? " lo ridestò Olafs oramai a giorno fatto
" eeh ?! ahm, sì sì " " ti era tornato il sonno? " " sì, ero ancora stanco e un po stonato" " adesso sei riposato? " " credo di sì, andiamo " A girarci intorno il posto era davvero bello, gli animali, gli alberi da frutta...Olafs raccontava aneddoti vissuti in quello stesso luogo venti anni prima e quando si incontrava con qualche suo confratello presentava SoReal come un bravo devoto, intelligente e volenteroso.
" olafs, qui le cose sono un po diverse che da noi, questa mattina presto tutto sembrava essere iniziato in maniera cupa, forzata. da noi siamo molto più elastici e solari, non ti pare? " " cosa ti aspettavi di trovare il paradiso? siamo tutti studenti, dobbiamo imparare ad aver rispetto per gli altri per imparare anche dagli altri. il criticare qui non serve a fare chiarezza. le cose che adesso ti confondono un giorno saranno semplici e spontanee. quello che a te può sembrare sofferenza in realtà fornisce un gran beneficio a questi devoti " " sono confuso anche perché oima è andato via e poi mi sono successe altre cose negli ultimi giorni..." " continua a impegnarti." " seguirò il mio sentimento, come ho fatto all ' inizio. comunque hai ragione, criticare non serve. e poi con quale diritto." La sera arrivò e rese fiabesca l ' atmosfera, i lunatici con le loro larghe tuniche sembravano fluttuare. Qualcuno se ne andava in giro con del bucato che avrebbe steso ad asciugare su uno spago legato a due alberi, qualcun altro leggeva sotto un lampione e SoReal osservava sereno la scena. Dalla sala del tempio iniziarono a uscire suoni di percussioni e harmonium, che attirarono subito l ' attenzione di tutti i lunatici che in massa, allegri e in gran fretta si precipitarono alla fonte. All ' interno già molti monaci roteavano su se stessi e saltavano con le braccia alzate rivolti verso il Dio LUNA. Uno cantava delle brevi strofe ed altri le ripetevano a gran voce, incitando i devoti, che man mano arrivavano, a seguirli nel canto. Un monaco di mezza età prese SoReal per le braccia ed insieme iniziarono a roteare reggendosi a vicenda, di lì a poco quasi tutti si abbandonarono alla danza e ai canti, creando un'atmosfera trance. La musica andò avanti a ritmo sfrenato per più di mezz'ora e iniziò a rallentare in armonia con il defluire di tutti, che in silenzio iniziavano a staccarsi dal ballo e a uscire dalla sala. Al mattino del secondo giorno di permanenza a VILLALUNA, il giovane lunatico non si svegliò con gli altri, ma in un camerone fantasma. Non gli sembrava essere un problema questo però, fece una rapida doccia e fuggì per i prati, non aveva voglia di ascoltare nessuna lezione o lavare duemila pentole quel giorno, aveva voglia di passeggiare solo, con i suoi pensieri, qualsiasi forma questi ultimi avessero preso. Dopo qualche chilometro si ritrovò davanti un fiumiciattolo che, gli aveva raccontato Olafs, tagliava la proprietà del tempio in due. I devoti non utilizzavano la parte di terra oltre il torrente e così questa aveva assunto un aspetto Junglesco, tale da non potersi sorprendere più di tanto vedendosi spuntare un elefante o una tigre dall'erba alta. Aveva un grosso fascino su SoReal quell'immagine e la contemplò nei vari suoi aspetti, cercò di carpirne il senso, ma non lo trovò, se non un senso di arresa a qualcosa che avrebbe potuto inghiottirlo in ogni momento. Si rese conto che magari qualcuno avrebbe potuto impensierirsi per la sua fuga, ma non ne fu turbato, si sentiva come in vacanza da tutto, tutti. No, non stava affatto perdendo la fede, si diceva, al contrario sentiva una fiducia rinascere, la fiducia in se stesso e nella vita, che in un tempo molto lontano aveva perso, lontano. Sapeva che di lì a qualche ora avrebbe dovuto ripartire insieme ad Olafs e agli altri lunatici per la Svizzera, così tornò indietro. Tutti erano a pranzo e nessuno lo vide salire ai cameroni, prendere la sua roba ed uscire dalla proprietà.
Il ritorno I paesaggi si sfogliavano davanti agli occhi diversi di SoReal e gli scossoni del treno dopo qualche ora turbarono la sua spina dorsale. A Roma il cambio vettura lo fece sentire lontanissimo dalla sua meta, questo gli creò ansia e solo quando rivide i palazzi alternarsi al suo sguardo riuscì ad acquietarsi e a prendere anche sonno. I chilometri volarono nella dimensione atemporale del sogno, un sogno più chiaro di una vita. I nomi delle città che ora il giovane leggeva sui cartelli delle stazioni erano di gran lunga più familiari, ma quando a Pompei le porte si aprirono un senso di vuoto gli provocò angoscia e vertigini. Andava bene però, sapeva di stare bene SoReal. Non fu difficile arrivare alla casa di luna, era solo a poche centinaia di metri dalla stazione. Bussò alla porta , voleva farle una sorpresa, voleva amarla, voleva morire in lei, di lei, con lei. Bussò e ribussò, decine di volte, ma nessuno sembrava ascoltare quelle chiamate o richieste d ' aiuto. Il senso di vuoto ora annientava SoReal che sentì un profondo dolore, fisico, e pianse, pianse molto il piccolo uomo, pianse per tutte le volte che non si era permesso di farlo. Alla fine, stanco e ripulito da tutti i pensieri, iniziò a vagare senza una meta e senza desideri. Il sole tramontava e tutto rifletteva una rassicurante luce rossiccia che dava un senso di vellutato calore. Arrivò davanti al mare, lo trovò calmo e si trovò d ' accordo con lui. SoReal si sedette sulla sabbia scura vulcanica, che con il buio della sera che avanzava sembrava assorbirlo in un nero ignoto senza coordinate. Era lì, quasi fermo l ' uomo, a guardarsi uno spicchio di lUnA |