Mara Parea
mi piace molto studiare e leggo molto,
tutto quello che non ho avuto tempo di leggere fino ad ora e mentre leggo e ricerco mi
viene voglia di scrivere,ma poi... non basta ancora, cresce una gran voglia di far leggere
quello che ho scritto, per condividere con qualcuno le opinioni che ho espresso.
Naturalmente la paura di non piacere mi assale ogni volta che l'idea attraversa la mente,
ma infine la vanità ha preso il sopravvento. Qualcuno mi leggerà? |
La
Bioarcheologia molecolare in soccorso dell'archeologo La Bioarcheologia molecolare soccorre l'archeologo e svela i dettagli utili
a comporre le tappe delle vita di tutti i giorni in una data epoca. E' la linea di ricerca
che prevede la realizzazione di nuovi sistemi di diagnosi strumentale operata su tessuti
ossei e dentari per la ricostruzione delle vicende biologiche perdute con l'arresto dei
processi vitali.
Le indagini sono di natura paleogenetiche e paIeopatologiche e, in particolare, di
paleoserologia, di paleogenetica dei caratteri "discontinui". Inoltre la
bioarcheologia effettua ricerche di antropologia dentaria, di fisiologia e patologia da
condizioni alimentari, da lavoro, da traumi, da situazioni epidemiologiche, ecc.
A questo proposito, considerando che l'archeologia fornisce risposte spesso ambigue circa
la classificazione di resti umani, si ritiene che possa essere di rilevante utilità il
contributo della bioarcheologia molecolare che, attraverso lo studio del "DNA
antico", può definire più esattamente alcuni parametri oggi controversi.
In generale, questo settore della ricerca tende a realizzare una ricostruzione delle
antiche popolazioni e dei loro processi culturali attraverso indagini certe e di forte
valenza quale quelle biochimiche o la identificazione di marcatori genetici da comparare
con quelle delle popolazioni attuali.
In tale contesto vanno risolti i problemi tecnici relativi al recupero e conservazione del
materiale biologico di cui si dispone, ponendo particolari accortezze quando si dovrà
utilizzare del DNA.
Potrà essere attuato uno studio sulle migrazioni del popoli preistorici che appaiono
essere alla base della composizione e dello sviluppo delle moderne popolazioni.
Infatti vi sono in letteratura numerosi dati di antropologia ed archeologia che
suggeriscono come determinate popolazioni moderne possano derivare da migrazioni, anche
attraverso vaste regioni, di popoli preistorici che hanno lasciato tracce della loro
esistenza attraverso manufatti e resti scheletrici.
Per soddisfare gli obiettivi di queste ricerche la bioarcheologia molecolare utilizza Il
DNA mitocondriale (mtDNA) per studiare le affinità tra diversi resti umani rinvenuti in
varie regioni.
Grande interesse rivestono gli studi di bioarcheologia molecolare che trattano la
paleopatologia e che trova riferimenti con patologie moderne, in altre parole patologie
ereditarie da studiare attraverso il DNA.
La scelta delle patologie da indagare ricadrà su quelle che, per essere facilmente
identificate tramite l'analisi del DNA di reperti archeologici, mostrino una importante
diffusione all'interno di aree ben definite e comunque intercorrelabili.
In questo caso, il DNA nucleare estratto da resti disponibili verrà amplificato, con
particolari tecniche, per verificare la presenza di geni mutati la cui sequenza e' però
nota in specifici campioni di "DNA antico".
Un ulteriore fatto inconfutabile e' che la studio del DNA ci porterà alla conoscenza di
molti misteri. Attraverso lo studio del DNA si sta cercando di conoscere quante più cose
possibili su quel grande personaggio di immensa cultura. e importante esponente
dell'Esoterismo medioevale che e' stato Federico II
Quando e' morto Federico Il di Svevia, imperatore di Germania e re di Sicilia? Fu morte
naturale oppure avvelenamento? Una risposta potrà arrivare dal gruppo di esperti che nei
giorni scorsi hanno cominciato un "viaggio" straordinario: quello nel sarcofago
che contiene la mummia dell'imperatore che si trova a Palermo, dove la salma venne
trasportata centinala di anni fa dalla Puglia. Un'operazione, coordinata dall'Istituto
Centrale di Restauro, attinente alla medicina e all'archeologia.
Nell'epoca medioevale l'esoterismo fu il metodo conoscitivo riservato ad una elite di
intellettuali e uomini "di pensiero" ed ancora oggi e' una materia avvolta nel
mistero. Racchiude varie forme di conoscenza da quella filosofica a quella religiosa ed il
suo simbolismo e' conosciuto da pochi. Solo studiando e aprendo la mente alla conoscenza
si può arrivare a capire questa disciplina e Federico II e' una delle chiavi per arrivare
a far luce su questi tipi di conoscenza.
Qualche tempo fa e' stato pubblicato negli Stati Uniti un libro intitolato "Come
ricostruire un dinosauro" che ha un titolo scherzoso ma un contenuto più serio: ci
si domandava infatti se sia possibile estrarre il DNA da mummie o fossili per ricrearne
l'intera sequenza a partire da quei frammenti che il tempo ci ha tramandato. La risposta
e' piuttosto negativa: sarà difficile avere il completo codice genetico di Tutankamon, ma
si potrà senza dubbio conoscere meglio la genealogia di questo personaggio. e' quasi
certo che Tutankamon era il figlio del re di Amenhotep IV che successivamente cambiò il
suo nome in Akhenaton e nipote di Amenhotep III. Akhenaton fu famoso ma non amato dal
popolo e dai sacerdoti, in quanto scosse la stabilità religiosa trasformando la religione
da politeista in monoteista riconoscendo di fatto un solo dio il dio ATON (1353-1337 BC).
Per Akhenaton vi sono forti sospetti di un'origine ebrea.
Molti studiosi, come l'egittologo Alexander Moret, hanno ipotizzato che il faraone eretico
venisse raffigurato con tratti femminei per sottolineare che non aveva, come Smenkhara ed
altri della famiglia, tratti somatici tipici degli egizi... perché non era egizio.C.
Jacq, dal canto suo, ha ipotizzato che suo nonno materno fosse il biblico Giuseppe. Si
trovano conferme indirette a queste teorie negli studi di un biblista tedesco, lo studioso
Alfred Lapple, i cui libri vengono utilizzati per insegnare la religione nelle scuole
medie e superiori; egli ha sottolineato che Giuseppe, il prediletto di Giacobbe venduto
per gelosia dai fratelli a mercanti arabi (Genesi 41,37), non viene citato nei testi
egizi, salvo per una iscrizione trovata negli scavi a Ras Shamra ove si nomina, con un
epiteto generico, un Abram Mizraim, un "Abramo (cioè un capo ebreo) in Egitto".
Lapple afferma che "oggi molti studiosi ritengono che Giuseppe visse durante il regno
di Amenophis IV (1377-1358)". In quel periodo, peraltro, non era infrequente trovare
degli ebrei presso la corte egizia, all'epoca della Diciottesima Dinastia.
Per quanto riguarda Mosè, secondo la storiografia biblica sembra che sia vissuto intorno
al 1300 a.C.; sia Mosè che Giuseppe potrebbero essere vissuti alla corte di Tell El
Amarna (la capitala del culto atoniano). Tutto questo e ben altro ancora potrebbe essere
provato o smentito semplicemente con l'analisi del DNA. Non potremmo avere il clone di
Tutankamon ma potremmo senza dubbio chiarire dei lati oscuri della storia.
Secondo Vico la storia ha "flussi e riflussi" e se così e' dovrebbe essere
scritta nel modo più circostanziato possibile. La storia non deve ripetersi con nuovi
misteri Oggi l'uomo ha voglia di essere protagonista della conoscenza anche di ciò che
non attiene alla sua ristretta sfera di azione quotidiana.
La clonazione e la lettura del DNA sono alcuni esempi di informazione ancora misteriosa e
quasi esoterica.
Per quanto riguarda gli umanoidi a sei dita, resi celebri dall'autopsia di Ray Santilli
nel 1995 potrebbero far luce sul "mito delle sei dita" anche qui eseguendo delle
analisi sul DNA.
Alcune divinità sumere avevano sei dita e, in un caso di incontro ravvicinato accaduto ad
Imperia nel 1980, un alieno lasciò sul vetro di una finestra una 'manata' a sei dita.(per
chi crede nell'ufologia)
In Utah, Stati Uniti, su una roccia che fu istoriata dagli indiani, vi sono numerosi
dipinti di impronte di piedi a sei dita, accanto a impronte 'normali'. Queste
raffigurazioni rituali straordinarie sono state fotografate dall'archeologo francese
Louis-René Nougier. Con questo, possiamo dire che il culto delle sei dita e' presente in
tutte e tre le Americhe; in Centro America e' legato al sovrano Pacal della stele di
Palenque, il cui figlio aveva sei dita alle mani e ai piedi e venne venerato come messo
divino. In suo onore, e nella convinzione che i Maya provenissero dalle Pleiadi.
Forse il DNA ci potrebbe svelare anche in questo caso che proveniamo tutti da
"un'unica matrice"?
Verrà, dunque il giorno in cui riusciremo a raggiungere l'obiettivo finale di redigere la
nostra stessa storia evolutiva in modo intelligente e deliberato verso il fine di
sviluppare forme migliori e più avanzate di esistenza.
DAL MISTERO DI ATLANTIDE A QUELLO DELLE PIRAMIDI
La storia di Atlantide è ancora avvolta nel mistero. Molte sono le
terre e i mari che sono stati presi in considerazione come possibile sede del regno
perfetto descritto da Platone: Svezia, Isole Istorie. Mare del Nord, la Catena
dell'Atlante, Ande, Mediterraneo.
La voce più antica e non priva di autorevolezza, quella di Platone, pone Atlantide
nell'Atlantico;racconta infatti:
"Gli dei, un giorno remoto, si divisero la terra,
regione per regione,. E un dio ebbe in sorte una regione e un altro un'altra, e provvidero
a renderle belle.. Poseidone. ebbe in sorte l'isola dell'Atlantide, e in un luogo
dell'isola pose ad abitare i figli che aveva avuto da donna mortale.. Quel luogo si
trovava non lontano dal mare, quasi nel mezzo dell'isola, ed era circondato da una pianura
molto amena, ricchissima di prodotti..."
L'intuizione formulata da Platone è, tuttavia, contraddetta dalle risultanze di più
recenti interpretazioni suffragate da ipotesi e studi eseguiti con tecniche più moderne
di ricerca e di verifica
La tesi che sembra essere più attendibile sulla passata esistenza e sulla collocazione di
Atlantide, secondo le indagini più recenti, può riassumersi in poche parole: l'Antartide
è il continente perduto di Atlantide.
Da quando, infatti, nel 1882 il membro del Congresso Ignatius Donnelly pubblicò Atlantis:
The Antediluvian World, sono stati scritti più di mille libri su questo argomento.
In particolare, nel libro dei Flem-Ath, oltre ad addurre nuove prove inerenti le più
moderne teorie sulla posizione di Atlantide, si racconta come nel 1953 Albert Einstein si
entusiasmò per le ricerche di Charles H. Hapgood, (professore di scienza presso il Keene
State College del New Hampshire), che nel suo libro Earth's Shifting Crust spiega il
grande mistero delle ere glaciali e la natura di alcune catastrofi (inondazioni,
terremoti, ecc)che segnano la storia del nostro pianeta.
Hapgood ipotizzò che le calotte polari ghiacciate sbilanciassero la terra, ma che la
sporgenza dell'equatore bilanciasse questo effetto con la forza centrifuga; ma quando
James Campbell eseguì il calcolo delle forze in opposizione, riscontrò che l'effetto di
stabilizzazione dell'equatore era migliaia di volte più grande di quello destabilizzante
delle calotte polari; ma affermò anche che le calotte ghiacciate avrebbero potuto
ugualmente destabilizzare la crosta terrestre se essa fosse stata uno strato galleggiante.
Esistono dati verificabili secondo cui, una volta, la Baia di Hudson era al Polo Nord; lo
studio sul magnetismo delle rocce inglesi ha dimostrato che, molto tempo fa, le isole
Britanniche si trovavano più di 2000 miglia a sud dell'attuale posizione; ed ancora, che
un tempo l'India e l'Africa erano ricoperte da uno strato ghiacciato mentre la Siberia non
lo era; pertanto potrebbe darsi, che "l'era glaciale" non abbia mai interessato
l'intera terra, ma solo alcune parti, e cioè quelle che si spostarono verso le regioni
polari.
Hapgood si imbatté in un altro affascinante mistero: una mappa
antica risalente al 1513 in cui si tracciava l'Antartide tre secoli prima che venisse
scoperta. Questa mappa, così come altre note con il nome di portolani (che significa da
porto a porto), era usata dai navigatori del Medioevo. La mappa del 1513 firmata dal turco
Piri Reis, capitano di mare (scoperta accidentalmente nel 1929 da studiosi che lavoravano
negli archivi dell'impero ottomano del museo di Topkapi di Istanbul) mostrava l'Antartide
come era prima che venisse coperta dai ghiacci, ed i sondaggi eseguiti dal 1958 al 1978
hanno dimostrato che le antiche carte nautiche fornivano effettivamente annotazioni
accurate.
Nel 1511Piri Reis si assunse il formidabile compito di preparare una carta del mondo,
utilizzando una ventina di fonti e comprendente tutte le scoperte spagnole e portoghesi;
inoltre Piri Reis usò carte che, almeno a quanto si diceva, risalivano al IV secolo a.C.
(l'epoca di Alessandro Magno).
Dopo lo scalpore suscitato in occasione della scoperta, la carta di Piri Reis fu
praticamente ignorata finché Charles Hapgood non assegnò ai suoi studenti il compito di
studiarla in ogni particolare, per confermare la teoria secondo la quale la crosta
terrestre può scivolare sullo strato sottostante, il mantello, provocando improvvisi
spostamenti di intere regioni o continenti con radicali e a volte catastrofici mutamenti
del clima.
Mentre stava lavorando su questa teoria dello spostamento crostale, Hapgood venne a
conoscenza di un'asserzione, a proposito della carta di Piri Reis, fatta da un cartografo
della Marina statunitense, il capitano Arlington H Mallory, specialista anche in
cartografia antica, il quale sosteneva che la mappa mostrava la linea costiera del
continente antartico e la raffigurava libera dalla calotta polare e dai ghiacciai
costieri.
L'idea di Mallory era a dir poco strana in quanto l'Antartide fu scoperta solo nel 1820,
trecentosette anni dopo la redazione della mappa in questione.
Come poteva, dunque, Piri Reis conoscere questo continente?
Hapgood mise i suoi studenti al lavoro e uno di loro evidenziò come la carta mostrasse le
Ande lungo la parte occidentale dell'America meridionale, con una figurina che poteva far
pensare a un lama, animale che si trova solo sulle Ande. Ma anche in questo caso i tempi
non corrispondevano, infatti. Magellano doppiò la punta meridionale del Sud America solo
nel 1520, sette anni dopo la compilazione della carta di Piri Reis, mentre Pizarro fece il
primo avvistamento delle Ande solo nel 1527, quattordici anni dopo.
Così Hapgood ipotizzò che Piri Reis avesse attinto, probabilmente, ad una delle carte
che si diceva risalissero ai tempi di Alessandro Magno e che mostrasse le Ande. Da qui la
convinzione che qualcuno dovesse essere a conoscenza dell'esistenza delle Americhe almeno
1800 anni prima di Colombo. La carta rappresentava il Sudamerica ed Antartide come se i
due continenti si toccassero. Oggi in realtà i loro punti più vicini distano oltre 1100
chilometri.
Nella Biblioteca del Congresso di Washington, nel 1959, Hapgood rinvenne un'altra antica
carta disegnata dal matematico e cartografo francese Oronteus Finaeus nel 1531, dove
veniva raffigurata una massa continentale straordinariamente simile all'Antartide; non
solo,ma cosa altrettanto importante, nella carta di Oronteus Finaeus era riportato il
profilo di una catena montuosa costiera che oggi si trova sotto la calotta di ghiaccio del
continente. Anche questa, dunque, era un'Antartide libera dai ghiacci, solcata da fiumi e
ricca di insenature dove ora si estendono i ghiacci della calotta polare.
Hapgood giunse alla conclusione che Oronteus Finaeus e Piri Reis avessero avuto a
disposizione antiche carte in cui l'Antartide era stato disegnato prima che fosse coperto
dai ghiacci e che gli antichi marinai autori delle carte dovevano essere espertissimi
navigatori. Sulla carta di Piri Reis è disegnata una ragnatela di segni, noti come linee
lossodromiche, che attraversa tutto l'Atlantico. Hapgood: lavorando con un matematico del
prestigioso Massachusetts Institute of Technology dimostò che quelle linee lossodromiche
indicavano effettivamente la latitudine e la longitudine avendo come punto di origine e
riferimento il Cairo.
Di questa famosissima mappa si sono serviti alcuni scrittori come
von Daniken e Pauwels per dimostrare lo sbarco sulla terra, migliaia di anni prima, di
"antichi astronauti", ipotizzando che questi potessero essere addirittura gli
artefici delle Grandi Piramidi e delle statue dell'Isola di Pasqua, inutile sottolineare,
come queste teorie fossero state derise e giudicate a dir poco stravaganti.
Anche Hancock trovò una carta disegnata nel 1937 da Philipe Bauche che traccia il globo
partendo dal riferimento del Polo Sud. I Flem-Ath sostengono che l'Antartide è la sede di
una civiltà scomparsa e precisamente quel continente perduto di cui parla Platone,
l'Atlantide.
Nel libro "Impronte degli dei" Graham Hancock avanza l'ipotesi che l'Atlantide
possa essere soltanto la punta di un iceberg.; secondo lui esistono validissime prove che
una civiltà molto avanzata sia esistita molto tempo prima di quelle che noi riteniamo
essere le prime nel Medio Oriente alla fine del Neolitico. L'impero Inca e il Machu
Picchu, le misteriose linee che vediamo sull'altopiano di Nazca nel Perù, le rovine di
Tiahuanaco in Bolivia, i grandi centri cerimoniali Maya, la Grande Sfinge e le Piramidi di
Giza: e tanti altri antichi monumenti hanno dato ad Hancock la convinzione che un tempo
sia esistita una civiltà di altissimo livello, tecnicamente progredita, che navigò in
gran parte del globo prima di essere improvvisamente spazzata via da un cataclisma.
Un altro scrittore, Immanuel Velikovskv ipotizzò la teoria secondo la quale alcune
calamità naturali erano state provocate da un'enorme cometa staccatasi da Giove e
avvicinatasi alla terra causò eruzioni vulcaniche e ondate di marea, prima di arrestarsi
formando il pianeta Venere.
Tuttavia, quando si indaga nei misteri del passato, sia la teoria di Hapgood, che quella
di Hancock meritano di essere tenute in considerazione e di essere attentamente prese in
esame.
Molto meno nota fu la teoria Schwaller de Lubicz, eccezionale egittologo, teosofo ed
esoterista della cerchia di Funcanelli, secondo il quale l'antica civiltà egizia venne
fondata dai sopravvissuti di Atlantide. Tale teoria si sostiene principalmente sui due
seguenti punti ormai accertati:
L'Antartide era rappresentata su una mappa e abitata molto prima di 6000 anni fa
Nello stesso periodo esisteva una progredita civiltà marittima, che già conosceva la
Cina, la Russia e l'America meridionale.
Lubicz sostenne che la civiltà di Atlantide avesse raggiunto livelli tecnologici
inimmaginabili e che gli egiziani non potevano aver acquisito delle conoscenze così
avanzate e sofisticate in un periodo tanto breve (tra il 3200 e il 2500 a.C.) da
consentire loro di realizzare opere tanto imponenti.
Negli Stati Uniti, un esperto egittologo J Antony West, appassionato studioso di civiltà
perdute, sostiene l'esattezza dell'interpretazione di Lubicz secondo la quale la Sfinge e
la Grande Piramide di Giza fossero il prodotto di una civiltà molto antecedente a quella
egiziana
Questo è dimostrabile dalle evidenti tracce di erosione che implicano forzatamente una
vita di almeno 5.000/10.000 anni più lunga di quella indicata dall'archeologia; per
verificare ciò West nel 1990 organizzò una spedizione scientifica sul posto e sulla base
di accurate indagini ipotizzò che l'erosione del colosso, non era dovuta alla sabbia
portata dal vento ma all'azione delle acque prima che l'Egitto diventasse un luogo
desertico.
Normalmente si fa risalire la Sfinge (scavata direttamente nella roccia) e i due arcaici
templi ad essa connessi al 2.500 circa a.C. e la loro paternità è attribuita al Faraone
Chefren in base ad una lapide recante il suo nome rinvenuta sul posto.
Sia West, sia Colin Wilson che Graham Hancock, che hanno divulgato nel mondo queste
scoperte e queste argomentazioni, ritengono, come Hapgood e molti altri, che sia ormai
innegabile l'esistenza di una civiltà mondiale da alcuni identificata con Atlantide,
presente almeno 10.000 anni a.C.
Dopo il Diluvio dovuto allo spostamento dei poli, al conseguente scioglimento dei ghiacci
e forse ad altre cause concomitanti, questa civiltà sarebbe scomparsa lasciando,
tuttavia, alcuni nuclei di vita (affidati ad alcune ristrettissime cerchie sacerdotali)
dispersi per il mondo.
Queste colonie provenienti da Atlantide, divenuta preda dei ghiacci al Polo Sud o più
tradizionalmente sommersa dalle acque dell'Atlantico, riuscirono a sopravvivere alla
generale barbarie in cui caddero.
Altri ricercatori stanno adducendo ulteriori prove che tendono a spiegare e a far luce sul
complesso mistero delle antiche civiltà scomparse e sulle opere mastodontiche che hanno
lasciato alla loro spalle e che per la particolarità delle forme e delle tecniche
costruttive sembrano racchiudere "un mistero nel mistero".
Robert Bouval per risolvere il mistero dell'allineamento delle Piramidi di Giza cominciò
a studiarne la disposizione e notò che la Piramide di Micerino era disallineata rispetto
alle altre e, osservando le stelle, notò che le tre stelle della fascia della
costellazione di Orione, considerata sacra dagli Egizi, erano disposte nella stessa
maniera. Notò anche che i "pozzi di aerazione" della Grande Piramide erano
puntati verso Orione
Ma qui si apre un altro affascinante capitolo del mistero delle Piramidi che andrebbe
trattato a parte, sia per la sua complessità, sia per il flusso sempre continuo di nuove
notizie che si aggiunge per far luce sul mistero della natura delle Piramidi, della loro
datazione, delle tecniche di costruzione, della loro dislocazione ecc.
Comunque, nel considerare la Grande Piramide come se fosse un "orologio
stellare", Bauval cita Platone e la terra di Atlantide; ed è strano che uno studioso
scientifico come lui abbia citato "l'evento di Atlantide" se non avesse creduto
che in qualche modo il Mito e la Storia siano in rapporto tra loro. E' possibile dunque
che Atlantide sia connessa alla Civiltà Egizia ed all'edificazione delle piramidi?
Io personalmente credo che finchè l'uomo continuerà a porsi delle domande e a cercare
delle risposte la sua vita sarà in continuo "divenire" e nessuna religione,
regola o "ceppo di schiavitù" potrà mai imbrigliare la curiosità e la sete
del sapere; la "scienza del mistero" sarà per il genere umano anelito alla
vita. |