Federico Guerrini
vivo a Trieste da alcuni anni
al momento sto facendo lo sta ge del corso di "Esperto di comunicazione
multimediale".In concreto sto imparando a produrre video da
mettere in rete, riprendere per le news, montare in digitale ecc. ecc.
Il mio obiettivo è fare il giornalista sul web, dove già collaboro con un portale del
tempo libero.
Un'altra mia passione è l'attività poetica, sono incluso in un paio di antologie di
giovani autori
e sono stato citato dal critico della stampa, su specchio per una mia poesia.
Ma come direbbe una ragazza molto intelligente, tutto questo non è importante.
L' importante è vivere e cercare di farlo a testa alta.
Il mio indirizzo e-mail di riferimento è
melomane@libero.it
Il mio sito in costruzione è http://federicoguerrini.too.it |
Il vecchio
Trieste Sul molo c'era un odore strano,
le ombra si allungavano piano era piena estate e il vecchio era da solo sul molo. Il
vecchio. Capelli bianchi, barba rada e ispida bianca pure; un cappotto grigio e troppo
largo, con l'aria di essere molto affezionato al suo padrone, da gran tempo. Un basco per
cappello, una canna da pesca in mano. Trieste si spandeva attorno a noi, piazza Unità e
le Rive, e da in fondo al molo, dove mi trovavo, si vedevano bene i tetti delle case
spruzzati dal sole morente. Là, isolato in un angolo, il castello di San Giusto,
circonfuso di verde. Sedevo, guardando un po' verso la città e un po' verso il mare
osservando i rimorchiatori venire e andare dalla diga al largo, dal largo alla diga
Con la coda dell'occhio, sbirciavo il vecchio, unica presenza - e
quale presenza ! - oltre a me sul corridoio di pietra fra terra e acqua.
Alla fine,mi alzai, risalendo verso la base di questo, accostando a poco a poco al
pescatore. Da vicino, vidi che posato in terra c'era un sacchetto, dentro cui si agitavano
delle seppie. Stetti lì, senza parlare, per un po'; a lui non sembrava infastidire, e io
cercavo di capire cosa scrutasse nell'acqua immobile lì davanti, se c'era qualche segno
della presenza delle sue prede o se si era semplicemente addormentato sulla sua canna da
pesca. Era difficile dirlo perché aveva gli occhi socchiusi, e semi-nascosti dalla
visiera del cappello.
"Cosa si pesca qui ?" gli chiesi
"Ma, un po' di tutto, soprattuto seppie e sardoni", rispose in triestino.
E stavamo così, di fronte al mare, che ci sembrava, a me, almeno, come un dio, e il
calore del sole portava la mia vitalità a un culmine: tanto da sentirmi tutt'uno con il
mare, il sole e le seppie nella sporta. Tutt'uno con il pescatore che aspettava paziente o
forse dormivicchiava.
Però, a un certo punto si riscosse: alzò la testa dallo specchio d'acqua, guardandomi
con un luccichìo. "Il bello del mare è che te sa mai cossa xe soto" , mi
disse, guardando con amore il sacchetto umido, dove una seppia ancora si muoveva. La prese
in mano, e il corpo fresco del pesce e il calore della sua mano, erano anch'essi una cosa
sola. |