Alessandro Ghebreigziabiher

sono un animatore teatrale di Roma e lavoro nel mondo del disagio, come comunità terapeutiche e centri di salute mentale. Scrivere è la passione che ha dato fin ora spazio alla mia voce. Irrimediabilmente di notte, nei tempi rubati al sonno, vivendo di giorno un ruolo d'attenzione e d'ascolto all'altro. All'inizio dell'anno scorso, mi sono finalmente deciso a spedire alcuni lavori e devo dire che sono stato fortunato. In particolare, un mio monologo sul tema del razzismo dal titolo Tramonto, dopo un'intensa vita teatrale e dopo essere uscito in forma ridotta sulle riviste letterarie Vernice della Genesi Editrice di Torino, Via Oberdan e prossimamente su Viceversa di Sondrio, sulla rivista ufficiale di Smemoranda e su alcune pubblicazioni dell'Ali&no editrice di Perugia, uscirà quest'anno come libro per ragazzi con la Lapis Edizioni di Roma. Alcuni miei lavori viaggiano nello spazio di Akkuaria, L'isola del tesoro, Gheminga, Paginenove, Ricordati, Alcolore, Raccontare, Oltrelanotizia e prossimamente con altri. Dovete sapere che chi vi scrive è un nato in mezzo tra due sud. Quello d'Italia, Napoli e quello del mondo, l'Africa. Quindi, tra due colori, tra un nome ed un cognome così diversi, tra mente e cuore, soprattutto... Sono nato lì, su quella linea di confine e da allora ho vissuto camminando su una corda immaginaria, sospeso su un mondo bisognoso di riconscere e riconoscersi. Col tempo ho imparato ad amare questa vita perennemente in bilico, con i piedi per terra e la testa persa fra le stelle. Ed ho fatto un sogno. Sì, proprio in quell'ora affascinante in cui il sole e la luna si scambiano il 'cinque'. In quell'attimo fatto a posta per i nati in mezzo come me. Esattamente in quel momento, ho sognato che forse siamo in tanti a camminare su quella corda, più di quanti io creda.

Diritto di replica

Sì, la mia parte nera, il mio lato africano, la mia anima selvaggia, l'origine del mio cognome tanto diverso dal mio nome ha bisogno di sfogarsi…
Sinceramente, con fiducia, in equilibrio.
E chi se non la mia parte bianca, occidentale (con tutto quello che ciò comporta…), moderna, col mio nome tanto tranquillizzante quanto evocativo di echi extracomunitari è il mio cognome, può e deve ascoltare e comprendere il suo sfogo ?
Se non altro perché non potrà certo dire di non aver visto o di essersi trovata altrove…

N. Ti rendi conto della fortuna che hai ?
B. Di cosa parli ?
N. Di dove siamo nati per esempio. La ruota gira ed ha scelto
"Biancopoli"…
B. Perché esiste "Neropoli" ?
N. Ecco, sei doppiamente fortunato! Anche la storia è dalla tua parte!
Che dico, anche geografia, filosofia, religione soprattutto, tutte le
materie sono con te!
B. Sei invidioso e basta!
N. Per niente, è qui che ti sbagli! Sono fiero di cosa sono e da dove
vengo. E che vorrei che tu sappia cosa è stata per me la tua
fortuna.
B. E' semplice: la mia fortuna è anche la tua, siamo uniti io e te.
N. Tu credi ?! Ascoltami. Pensa a quando eravamo piccoli: tutti i
giocattoli erano fatti per te. Non ce n'era uno a cui
assomigliassi.
B. Ma giocavamo insieme, no ?
N. Sì ma erano i "tuoi" giocattoli, non i "miei"! Non c'era Big Jim
etiope! E nei soldatini il faraone era chiaro e gli schiavi erano scuri.
E non potevamo invertire le parti perché questi ultimi erano già
costruiti con i carichi sulle spalle, piegati. Bisognava spezzarli per
liberarli…
E pensa a quando giocavamo ai cow-boy! L'indiano lo dovevo
fare sempre io! E tu lo sceriffo, il pistolero, Tex willer.
E lo credo che vincevi: tu con le pistole ed io con le frecce!
B. Ma non è colpa mia se nelle favole c'era sempre il buono ed il
cattivo. Ed il bene deve vincere, lo sai!
N. Sì ma il buono era sempre quello chiaro! Era "l'uomo nero" che ci
avrebbe portato via se non facevamo i bravi! Il lato oscuro, la
pecora nera, Macchia nera, e così via.
B. E vabbè…
N. Vabbè un cavolo! Ti piacevano i cartoni animati, vero ?
B. Sì, anche a te credo!
N. Certo, anche se però non vedevamo Goldreake senegalese, Jeeg
Robot tunisino o Lupin terzo marocchino perché perfino i
giapponesi li disegnavano come te!
Se almeno fossero stati coerenti, gli occhi a mandorla sarebbero
stati diversi per tutti e due!

B. La stai facendo troppo grande…
N. Ma sì, hai ragione, in fondo c'era anche la musica:
Michael Jackson! Poi è andata come sai…
Ed in fondo lo capisco. Ha pensato di essere troppo bravo per fare il
nero.
B. Lo sai che penso ? che sei troppo legato al mondo della fantasia,
dell'infanzia. Si matura e si scopre che la realtà è un'altra!
N. Hai ragione, la realtà è molto peggio! Cosa pensi che provi
tutte le volte che la polizia mi ferma in tono minaccioso perché
vede un extracomunitario e si calma quando sa che ci sei anche
tu, che parli bene la sua lingua, che non hai paura e che sai cosa
dire ? Cosa pensi che provi quando mi presento e dico che
nonostante la mia carnagione sono nato a Napoli e mi sento
rispondere con un sospiro quasi di sollievo: "Ah, mi credevo che
eri marocchino…", da persone che non sanno nemmeno dove sia il
Marocco ? E cosa pensi che provi tutte le volte che entro in un
negozio, sulla metropolitana, in un ufficio, dovunque ci sia gente e
che aspetto che tu parli e faccia sentire che ci sei anche tu,
che sei uno di loro, che tranquillizzi i loro sguardi ?!
Sguardi che sono un misto di diffidenza, curiosità, paura, odio ma
anche desiderio di dimostrarmi che sono democratici ed
antirazzisti e che capiscono il mio dolore, la mia difficoltà, che
sono dalla mia parte…
Credimi, amo la mia parte, non ho bisogno di compassione, la
considero un dono, ma tanto quanto amo la
tua.
Amo il loro confrontarsi dentro di me, come una magica
danza.
Il mio unico problema è la tua fortuna…