Mario Secondo sono nato a Napoli 23 anni fa. Lavoro in ferrovia.Quando posso scrivo
qualcosa. |
Xeno
Capelli ricci e lunghi, barba incolta e basette lunghe, era
ridotto così l'illustre prof. dott. ing. Matteo Labriola. Sono due settimane ormai che è
rinchiuso nel suo laboratorio immerso nelle Dolomiti, a bere caffè bollente e mangiare
tramezzini quasi avariati; lì nelle Dolomiti, dove nessun radar e nessun aggeggio
infernale potesse localizzarlo. Il professor Matteo era considerato una delle menti più
illustri che la natura potesse regalare al mondo intero. Si laureò con centodieci e lode
all'Università di Firenze con tanto di applauso alla discussione della tesi. Finiti i
festeggiamenti di rito il neo-professor Matteo tornò a casa con suo padre; sua madre
.haime
..mancò due anni prima. E fu proprio quella notte che accadde qualcosa
di strano, qualcosa che cambiò la vita del nostro Matteo. Erano le tre del mattino o di
notte se preferite e Matteo non riusciva a dormire, un po' per l'euforia della laurea, un
po' per una perdita del rubinetto dell'acqua in cucina che produceva un ticchettio
insopportabile. Ad un certo punto la stanza s'illuminò di una luce bianca lattea,
s'illumino talmente tanto che ad occhio nudo era impossibile guardare.era come
se
.come se un grosso riflettore, grande quanto un paese fosse puntato sulla
finestra. Matteo balzò in piedi in una frazione di secondo, mentre in un baleno si
spalancò la finestra, si frantumarono tutti vetri, in quell'istante si aprirono le porte
dell'armadio a specchio di fronte al letto, i libri d'ingegneria fluttuavano in mezzo alla
stanza. Matteo se la faceva addosso nonostante i suoi trent'anni e una laurea d'ingegneria
in tasca. Quella luce bianca latte diventava sempre più intensa ed era presente in tutta
la stanza, senza lasciar spazio all'ombra neanche nel più remoto angolo. Era densa, non
lasciava respirare a dovere e, stranamente, aveva una forza attrattiva come se una
gigantesca calamita attirasse Matteo verso la finestra che dava su Palazzo Pitti e dove di
fronte abitava Laura, la sua fidanzata da ormai otto anni, che aspettava solo la laurea
per sposarlo. Voleva dirigersi verso la porta, andare nella camera di suo padre Vittorio
per fargli vedere il putiferio che si era scatenato nella sua stanza. Ma quella maledetta
luce non lo permetteva , lo dirigeva invece, verso la finestra. E fu così, che Matteo
arrivò controvoglia al davanzale della finestra e si affacciò, o meglio, la luce lo fece
affacciare. Si rese conto che tutto il palazzo era illuminato. All'inizio non vide niente,
c'era una specie di foschia, ma dopo qualche minuto vide qualcosa; voleva intensamente
scappare a gambe levate, ma la luce praticamente lo incatenava al davanzale costringendolo
affacciato! Ora quello che vedeva era un uomo. Ebbene si avete letto bene: "un
uomo", sospeso a gambe incrociate davanti alla finestra di Matteo, dando le spalle
alla finestra di Laura e al glorioso Palazzo Pitti. Non indossava un vestito verde o
argento o una tuta spaziale aderente e soprattutto non era Peter Pan e neanche Marilyn
Manson!!! Matteo aveva la bocca aperta, e gli occhi spalancati come se avesse il diavolo
in corpo. Quell'uomo, jeans e maglietta, stivali di coccodrillo e capelli blu elettrico,
disse con voce molto normale e soprattutto molto umana: Matteo non solo andò a svegliare il padre ma svegliò anche tutto
il vicinato e apparve in tutte le trasmissioni italiane ed estere, su tutti i giornali.
Tutto il mondo si prese gioco di lui,Laura lo lasciò e gli amici lo allontanarono.
Trascorse anche due anni in manicomio. Oggi Matteo ha trent'otto anni |