Subliminal Pop Concept un collettivo di idee nato nella lontana Trieste il 20/10/1977 ed ora
residente a Como. Alla continua ricerca della sperimentazione sulle emozioni. Dove la
pelle viene tirata fino a trasfigurarne i volti. |
DA QUANTO
SIAMO IN QUESTA SITUAZIONE Sto fumando una sigaretta alla finestra. Sara non vuole che io fumi in casa. La vedo arrivare dal vialetto, con la sua camminata slanciata e decisa. La stessa che due anni prima mi colpì. Ormai eravamo ad un punto morto. Osservare chi cede per primo, chi vuole farsi più male. Tutti e due ? Sento le chiavi girare nella serratura, spengo la sigaretta e spalanco le finestre. Ciao, Sara. - le mie parole strisciano sui muri verso il salotto. Lei accenna un sorriso e si chiude in bagno. Sento l'acqua scendere e il click metallico dell'accendino. Mi verso un bicchiere di vino e prendo una rivista. Da quanto siamo in questa situazione ? Anche se volessi non potrei ricordarmelo. Due individui sotto la stessa casa, accomunati dallo stesso sentimento di rivalsa verso l'altro. E' terribile, ma è più forte la mia presunzione, o farei meglio a dire la nostra. La sento muoversi in camera, immagino il suo corpo nudo. Un passo e potrei essere la, abbracciarla e fare l'amore. Ma come sarebbe falso tutto questo. Un attimo di calore lontano nato da mesi di ostilità. Accendo il forno, verso un bicchiere e glielo porto in salotto. Ha
scelto la mia stessa rivista. Un mensile di barche. Da un po' ho questa fantasia per le
barche a vela. Poter averne una e concedersi grandi spazi e tempi liberi. Lei mi sta
guardando come se fossi l'ultimo degli imbecilli. Ci sediamo a tavola, una cena silenziosa, accurata. Tante volte mi passa l'appetito e gioco con il cibo nel piatto. Non mi ha mai detto niente, non una parola. E' come se non esistessi. La osservo, per lei è tutto così naturale e lo sta diventando anche per me. L'ultimo piatto scivola nella macchina e mi accendo una sigaretta.
Tanto Sara si è già addormentata. Il suo solito sonnifero delle nove. Aveva iniziato per
un leggero mal di denti. Adesso è raro che non lo prenda tutte le sere. Apro la finestra
ed osservo il vialetto deserto. La mia rivista se ne sta sul divano, abbandonata. Come i
miei sogni, la mia forza. "Una grande luna si era posata sulle montagne che circondavano
la città. Era una luna bianca e coperta di cicatrici. Qualsiasi idiota poteva vederci una
faccia."
ULTIMO GIRO, ULTIMA TAZZA George serra i pugni, non vuole fare scivolare via l'attimo. Dalla
finestra della cucina entra la luce del tardo pomeriggio. Hariett sta versando l'acqua
nella macchina del caffè. Ormai i lampioni si sono accesi, ma nessuno dei due si alza.
Nessuno vuole rompere quel piccolo momento di vetro. La pendola che avevano comprato nel
loro primo viaggio in Europa, sembra volerli stanare. "Senti io non posso stare qua tutta la giornata, devo andare a
prendere i ragazzi." le sue parole squarciano il silenzio. George viene risucchiato
nella realtà. |