Bruno Puntura ho 25 anni. A breve dovrò discutere la mia tesi di Laurea sulla letteratura
contemporanea, presso l'Università di Torino. Ho fatto qualche lavoro per una piccola
casa editrice, sono stato selezionato da Big Torino 2000 (con un romanzo breve) e ho
partecipato alla giuria (sezione giovani) della Mostra del Cinema di Venezia. Tutto qui. |
Valeria
& Nick 1.
Allora, gli chiese Valeria, andiamo o no?
In verità Nick non voleva essere dei loro, quel giorno. Aveva visto gli amici di Valeria
solo due volte, e aveva già capito che tipo di persone fossero. Erano diverse, tutto qui!
Certo, non avrebbe saputo dire in che cosa fossero diverse, ma a lui non andavano giù. Ma
non disse una cosa del genere a Valeria, perché avrebbe voluto dire spiegarle qualcosa.
Dirle il perché e il per come e forse alla fine avrebbero anche litigato e questo non lo
voleva. Così le disse che andava bene, ma comunque per tutto il viaggio non si dissero
una sola parola. Nick ascoltava Nuvole e Valeria canticchiava anche qualche strofa, della
terza e della quinta canzone, al punto che pensava le piacesse. Ma non era così e lo
sapeva benissimo.
Tutti dovevano portare qualcosa, quel giorno. Qualcuno la carne, altri l'acqua, altri
ancora il vino. Ma Nick e Valeria non portarono un accidenti di niente, perché fino
all'ultimo minuto Nick era deciso: non sarebbe stato dei loro.
Rosa, disse Valeria, scusami davvero, ma non siamo riusciti a portare nulla. Tutta la
carne che avevo comprato è andata a male. L'avevo congelata, poi siamo stati via per due
giorni, il frigo si è staccato e tutta la carne e diventata nera, con un odore orribile.
Nick sapeva che quella storia non era vera e forse l'aveva capito anche Rosa, ma lei le
disse che non importava. Che ce ne sarebbe stata abbastanza per tutti, non c'erano
problemi.
Nick diede un bacio a Rosa e alle altre; una stretta di mano agli uomini e due carezze a
Plinio, che era un cane bastardo. Uno di quelli piccoli, con un pelo lanoso sul culo e un
muso da idiota. Ma aveva due palle così, lo giro. Le palle più grosse che Nick avesse
mai visto su un cane di quella taglia, poi si sedette su una sedia da campeggio, a righe
blu e rosse, e se ne stette lì, fino a quando non arrivarono gli altri.
Quando arrivarono gli altri, qualcuno aveva gia provveduto ad
accendere il fuoco e a tirarne fuori delle braci. Alcuni parlavano sottovoce, con un
bicchiere di vino o d'aranciata in una mano e una sigaretta nell'altra e, ogni tanto,
guardavano Nick.
Sei con Valeria? gli chiese Fabio, che lo guardava da un po', da dietro un filo di ferro,
teso per stendere la biancheria, quando c'era qualche raggio di sole.
Certo, disse Nick, ci hanno presentato qualche quarto d'ora fa, non puoi non ricordartelo.
Non gli piaceva quel tipo. L'aveva osservato per un po', andare da un parte all'altra,
ridere con tutti e prendere in giro Gigi, che è vero, era una palla di grasso, con delle
venuzze tese, sul collo, che volevano scoppiare da un momento all'altro. Che aveva degli
occhiali spessi così ed era vestito in un modo ridicolo. Nick sapeva tutto, ma credeva
comunque che cose del genere non dovevano importare a Fabio che, okay, era magro, ma
sembrava comunque una testa di cazzo.
Be', gli disse Fabio, perché non ti alzi e non vieni a darci una mano. Non so, sistema i
tavoli, stendi le tovaglie e stappa le bottiglie di vino.
No grazie, disse Nick, non credo che andremmo lontano, io e te; e poi non mi va.
E non gli andava, ma anche se non voleva trattarlo male, quel bastardo corse subito da
Valeria a dirle che il suo uomo era un vero stronzo.
Come fai a stare con uno come quello, gli disse, è un vero idiota.
Nick aveva pubblicato qualche racconto. Ora stava scrivendo un romanzo e Valeria sapeva
quanto fosse stronzo, anche senza che Fabio glielo ricordasse. Ma gli sorrise comunque,
quasi a ringraziarlo per la dritta, in quel modo dolcissimo che, a Nick, ricordava i primi
baci che si davano da piccoli, all'angolo di casa sua.
E quando Valeria iniziò a camminare dalla sua parte, Nick sapeva già tutto. Sapeva che
le avrebbe detto di essere arrabbiata, che stava facendo una pessima impressione, seduto
là, su una sdraio da campeggio. Che tutti ne stavano parlando male, mentre la carne si
abbrustoliva sulla griglia.
Vagli a dare una mano, disse Valeria, sei bravo a fare le grigliata. Cerca di essere
simpatico e fai meno lo stronzo, per favore.
Ma se ne stette buono buono, sulla sua sdraio, a vedere le palle di Plinio per almeno
mezz'ora. Se ne stette lì, a vedere come quella gente sarebbe potuta entrare in una delle
sue pagine, magari trasformando una giornata spesa male in un buon racconto. Ma tutto qui:
non pensò più a scrivere. Forse, anche se avesse avuto la sua Zelda, non avrebbe scritto
una sola riga. E questo poteva solo voler dire che Nick ne aveva abbastanza. Che voleva
essere con Alex, ora, magari in qualche buon caffè, a guardare il culo e le gambe delle
cameriere e a dire qualcosa di sporco.
Ma dopo quella mezz'ora, il cancello della villetta si aprì rumorosamente, tirando via
anche un po' di ghiaia e di erba dal giardino. Entrò una Jeep da almeno centoventimilioni
e scese Chiara. Era bella, Chiara. Nick se ne accorse subito, perché all'improvviso non
voleva essere con Alex, ma era contento di essere lì dove si trovava e forse, se avesse
avuto Zelda, sarebbe anche venuto fuori qualcosa di buono.
Nick diede a Chiara lo stesso bacio che prima aveva dato a Rosa e alle altre, ma questa
volta era differente: aveva sentito il suo profumo e sotto le orecchie i suoi capelli
ricci, che davano sul giallo.
È bello conoscerti, disse Nick, controllando bene che Valeria non sentisse. E Valeria non
sentì nulla, voltata di schiena com'era, non avrebbe mai immaginato Nick, con gli occhi
spalancati, a guardare Chiara come un ragazzino. Ma Chiara non era una ragazzina e tanto
meno lo era Nick, che continuava a restare sulla sua sedia, senza muoversi mai!
Chiara fece il giro del giardino e, come una donna fatale, cercò
di sorridere a tutti.
Com'è che agli altri non fa nessun effetto, pensò Nick. Già, ma non c'è da stupirsi:
sono tutti un branco di culi rotti!
Valeria non si accorse di nulla, ma a Nick piaceva da matti Chiara e se la descrisse a
lungo nella testa: aveva i capelli ricci che stavano benissimo con i suoi occhi blu. La
sua bocca sapeva mettere in bella mostra dei denti magnifici e quando sorrideva, nelle sue
guance, saltava fuori una fossetta, che non era mai uguale a quella che sarebbe venuta
dopo. Aveva almeno dieci centimetri in più di Nick al punto che le, sue gambe, sembravano
non finire mai.
Chiara fece un giro intorno al barbecue, prese un pezzo di carne, se lo mise in bocca e si
andò a sedere su una sedia in vimini: proprio accanto a Nick!
A Nick non sembrava vero ma cercò di non dare a veder nulla. Conosceva la gelosia di
Valeria e non voleva altre scenate. Se ne stette zitto, continuando a descriversela, fino
a quando Chiara non gli chiese qualcosa.
Di cosa parlano i tuoi racconti? gli chiese Chiara. Scusa se te lo chiedo così, ma ne
parlano tutti ed io non li ancora letti.
A Nick fece piacere sapere che i suoi due bambini avevano fatto il giro tra quella gente e
che ora qualcuno ne parlava.
Non saprei dirtelo, le disse Nick, non saprei proprio, forse di cazzate. Voglio dire, sono
storielle: uno parla di una ruota di scorta e l'altro di una bottiglia di vino.
In verità non fece altro che ripetere i titoli dei suoi piccoli ma, visto che lei non li
aveva letti, andava bene così.
Se ne stettero a parlare di un sacco di cose, Nick e Chiara.
Parlarono a lungo dell'Università di Nick e Chiara gli disse che lei aveva seguito per
due anni i corsi del Dams, che non erano proprio la stessa cosa, disse, ma so cosa vuoi
dire.
Parlarono di due vecchi film di Woody Allen che lei trovava affascinati e che Nick non
sopportava. Poi parlarono di altro, mentre Nick continuava a descriversela, nella sua
testa. Intanto gli altri avevano preparato tutto: il tavolo, le posate di carta, le
bottiglie e la carne fumante nel grosso piatto di porcellana bianco.
Nick rimase dov'era, visto che la sedia capitava proprio a capotavola. Gli altri presero
posto, ognuno su una sedia ben precisa. Senza dubbio, pensò Nick, si sono messi
d'accordo: tutti avevano una donna al proprio fianco. Solo Nick finì per stare con
Valeria da un lato e Chiara dall'altro.
Era tanto che Nick non toccava un bicchiere. Ne era uscito a testa
alta e non ne volva più vedere uno. Valeria lo sapeva, ed era orgogliosa del suo uomo. A
lei non importava tanto che quei due racconti fossero piaciuti a qualcuno o che Nick fosse
o meno un grande scrittore. Era fiera del suo uomo, tutto qui! Ma Nick non riuscì a
resistere. Sapeva che da sobrio avrebbe finito per rovinare tutto. Avrebbe detto qualcosa
a Chiara e Valeria se la sarebbe presa. Gli avrebbe detto che è il solito porco e che ora
aveva anche finito per provarci con le sue amiche. Gli avrebbe detto di non chiamarla
più; che avrebbe pregato fino alla fine perché morisse. Sapeva che avrebbe detto delle
cose del genere, perché era sempre andata a finire così. Avevano sempre litigato di
brutto, soprattutto quando c'era dell'atra gente e a Nick non andava.
Si versò un bicchiere di Grignolino, da una pinta di cinque litri: non era un buon vino,
forse l'avevano raccattato in qualche Discount, Nick se ne accorse subito, non appena
buttò giù il primo sorso. E lì capii che ce ne sarebbero voluti un bel po', di quei
bicchieri, per non far cazzate.
Gli altri ridevano alla grande, chi sgranocchiando patatine, chi
strappando dei brandelli di carne da qualche buona costoletta di maiale al punto che a
Nick venne una fame terribile. Chiese qualcosa. Qualcosa da mettere sotto i denti, ma quei
bastardi gli passarono un pezzo di salsiccia che era caduto per terra e una costoletta
tutta bruciata. Già, Nick se ne accorse ma non disse nulla e mangiò tutto quanto,
proprio come un bravo bambino. Tanto, pensava, devo solo buttare qualcosa nello stomaco:
non posso bere in queste condizioni. Valeria stava provando qualcosa che era simile alla
vergogna, per quello che gli stavano facendo passare, per le cose che si dicevano e che
Nick non sentiva. Stava dalla sua parte, ma ora l'odiava per come si era comportato. Cosa
gli sarebbe costato, pensava, poteva farlo per me! Ma Nick non fece nulla per nessuno, se
non bere e starsene seduto sulla sua sedia. Era al quarto bicchiere e ora gli sembrava
dell'ottimo vino. Fabio ci andava dentro, con Gigi, chiedendogli del numero delle seghe e
se a fine anno, si faceva rimborsare le spese per le troie. Di la verità Gigi, gli
chiese, le dichiari anche sul modello unico? Nick pensava che fosse davvero insopportabile
e che ora meritava una lezione. Voleva alzarsi e piazzargli un pugno in faccia e poi
finirlo a calci, ma per un attimo incrociò gli occhi di Valeria a capì che non aveva
più vent'anni e che simili stronzate dovevano finire, prima o poi. Capii anche che quelli
erano i suoi amici e non voleva che qualcuno gli dicesse anche una sola parola. E allora
fece finta di niente, ogni tanto si girava dalla parte di Chiara, giusto un minuto per
cercare i suoi occhi e poi guardare da un'altra parte. Si sentiva infedele e non voleva
tradire Valeria ma Chiara era più bella, ed era una sconosciuta: non sapeva niente di
Nick, delle sue parole e di come avrebbe risposto.
Quando una volta, forse era già al secondo giro, dopo aver
incrociato gli occhi di Chiara, la vide sorridere, Nick pensò le cose più sporche,
immaginandosela già in un letto con lo stesso sorriso e la stessa canottierina a righe
rosse e bianche, correre da una parte all'altra dei suoi fianchi. Per Dio, che fianchi! E
come si allargavano quelle righe quando attraversavano i suoi seni! Diventavano enormi,
spesse almeno un dito e quelle bianche erano talmente tese che lì, la stoffa, diventava
trasparente.
Ormai era ubriaco e lo sapeva. Se accorgeva quando non ne poteva
più, perché era come se una vocina gli parlasse e questa volta gli diceva che era
arrivato il momento di smetterla: che aveva bevuto a sufficienza. Ma Nick non riusciva a
togliersi Chiara dalla testa, ora poi, che voleva anche dirle di chiamarlo, domani sera,
che si sarebbe sbarazzato di Valeria e avrebbero passato una serata grandiosa.
Nick lo avrebbe fatto, non fosse altro perché era quello che gli diceva la sua testa! Ma
quante volte se l'era data a gambe, cazzo, davvero tante! Ora, era arrivato il momento di
mettere un po' di giudizio e di smetterla una buona volta. Per Dio, aveva trentasei anni,
un buco preso in affitto su una delle strade più rumorose di tutta Torino. Era un ex
alcolizzato, non aveva un buon lavoro e, come se non bastasse, voleva fare lo scrittore.
Gli sembrava una situazione di merda per chiunque, perfino per uno come lui, che non aveva
mai pensato a una famiglia, a fare dei soldi e comparasi un'ottima station wagon.
2.
Quando lo videro alzarsi dalla sedia e barcollare per qualche metro restarono tutti con
gli occhi spalancati, sperando che cadesse per terra. Gli starebbe proprio bene, disse
Mara, non ha fatto un cazzo per tutto il giorno. Valeria sapeva che Mara aveva ragione a
dire quello che aveva detto, eppure ci rimase male lo stesso. Voleva dirle qualcosa di
cattivo, per farle capire davvero quanto valesse Nick. Ma non era la persona più adatta a
fare una cosa del genere. Non sapeva ferire nessuno e l'unica cosa che le andava di fare
era divertirsi con i suoi amici. Nient'altro. E poi? Anche lei odiava Nick.
Ma Nick non si alzò per appagare seti di vendetta, ma per fuggire da Chiara. Disse di
dover andare in bagno e Rosa gli mostrò la strada. Ma Nick non andò in bagno. Cominciò
a girare in casa, tra le stanze, e a pensare a come sarebbe andata a finire, quel giorno,
se avesse seguito la sua testa. Magari sarebbe uscito con Chiara. Già, ma come avrebbe
fatto a dire una cosa del genere a Valeria. Magari, pensò, potrei starmene con tutte e
due. Pensò a come sarebbe stato uscire, dopo tutto quel tempo, con un'altra donna e
trovarsi a partire da zero. Fare un'altra volta colpo e tentare di farla innamorare almeno
quanto lo era lui, in quel momento.
Cominciò a girare per casa, fin giù in garage, e sentì tutto l'alcol salirgli in testa.
Si trovò a fare i conti con un gatto e a parlare con una vecchia caldaia a legna. Da dove
si trovava era difficile sentire i ragazzi, su in giardino e pensò addirittura che se
l'erano squagliata, lasciandolo solo. Solo con la sua coscienza a tirare le somme della
sua vita. Iniziò dicendosi che non si era poi comportato male, fino ad ora: che sì,
qualche volta era cascato in qualche peccatuccio, ma niente di tanto rilevante che valga
la pena di essere raccontato. Si disse ancora qualcosa di Chiara e dei suoi modi delicati,
che disegnavo armonie leggere nell'aria. E poi non si disse nient'altro, perché ad un
certo punto gli sembrò di vedere Chiara sporgersi e sorridergli proprio come aveva fatto
prima. E ora era lì, sotto i suoi occhi, al posto della vecchia caldaia. Voleva dirle
qualcosa, ora che tutti se l'erano data a gambe ed erano rimasti finalmente soli, ma non
trovò una buona cosa da dire. Per sua fortuna fu lei ad iniziare a dirgli quanto lo
trovasse irresistibile. Gli si avvicinò in un attimo e le passò le mani intorno alla
nuca, come per ballare un sensualissimo tango. Ma poi venne più stretta, lasciando che i
suoi seni toccassero i pettorali di Nick. Perché non mi baci? chiese Chiara, tirami via
la canottiera e bacia il mio seno. Mi piace il tuo modo da super figo. Sei stato favoloso,
con Fabio, poco fa: sei stato un grande uomo, non vedevo l'ora di stare tra le tue
braccia.
Si baciarono a lungo, poi lei tolse i visti a Nick, e lui le
sollevo la gonna. Cominciarono a fare l'amore, sussurrandosi tutto quello che gli passava
per la testa in quel momento. Si dissero un sacco di cose belle e delle altre, magari un
po' strane, ma ugualmente utili. Si strinsero forte e Nick provò un piacere nuovo, come
quello che c'era stato un tempo, per i baci di Valeria. Andarono avanti per almeno un'ora,
ad ansimare e a dirsi di non smettere. Nessuno voleva che l'altro smettesse, ma alla fine
Nick si addormentò su di lei, sentendo il profumo dei suoi capelli e accarezzandole il
ventre con la mano sinistra. A Nick non era mai capitato di stare con una come lei e tutto
questo gli sembrò un paradiso. Per questo si addormentò come un bambino, tra le sue
braccia e i suoi capelli.
Fuori era iniziato a sparire il sole e in tutto quel tempo nessuno
aveva sentito la mancanza di Nick. Nessuno si era domandato che fine avesse fatto e
nemmeno Valeria era andata a cercarlo. Ora stavano buttando la spazzatura, tirando via i
tavoli e pulendo il barbecue con la spazzola di ferro. Qualcuno stava anche lavando i
piatti e qualcun altro raccoglieva i bicchieri di plastica su tutto il giardino. Siete
proprio degli schifosi, diceva, ogni volta che ne trovava uno. E quando tutto fu in ordire
ed erano pronti per andar via, Valeria volle sapere qualcosa di Nick. Sai qualcosa di
Nick, chiese a Rosa. Ma Rosa non le seppe dire nulla se non che sarebbe andata a dare
un'occhiata. Entrò in casa, convinta di trovarlo in bagno ma la porta era aperta e dentro
non c'era traccia di Nick. Si guardò un po' intorno prima di prendere la strada del
garage. Scese le scale con tutta calma, era convinta di non trovarci nessuno, là sotto.
Un po' perché era tropo umido e un po' perché era un posto sporco, pieno di veleno per
topi.
Iniziò a girare là sotto, fischiettando qualche pezzo commerciale, con le mani
penzoloni, lungo i fianchi. Si fece tutti i ripostigli: la parte dove tenevano l'auto, il
banco degli attrezzi di suo marito, la zona dove c'erano i vecchi giocattoli di Luca e,
per ultimo, pensò di dare una controllata anche al locale caldaie.
Nick continuava a ronfare, contento di quello che era successo. Aveva tradito e lo aveva
fatto alla grande, okay, ma aveva anche cercato di resistere. E allora? Allora, per come
la vedeva lui, era tutto apposto.
E così quando Rosa aprì la porta vide Nick, tutto nudo, con indosso solo le scarpe, che
si abbracciava la sua vecchia Thermorossi Elegange 8000, sussurrando amore mio e qualche
altra cazzata del genere. Per qualche minuto restò incuriosita dal corpo di Nick, pensò
anche che avesse delle belle gambe, ma era il compagno della sua amica migliore e quindi
tirò via dalla testa pensieri del genere e si comportò con Nick proprio come aveva fatto
anni prima con Luca: lo chiamò delicatamente, gli chiese cosa era successo e perché si
trovava in quelle condizioni. Già, gli chiese cosa era successo, perché nessuno si era
accorto che Nick aveva bevuto qualche bicchiere di troppo. Ma puzzi di vino. Nick, gli
chiese Rosa, ma sei ubriaco? E che ne poteva sapere Nick, che ormai non capiva più nulla,
in preda alle convulsioni alcoliche di quel vino del cazzo da discount. Se fosse stato
dell'ottimo vino, disse Nick, non mi sarei ubriacato e non avrei tradito nessuno. Non
sarei mai andato a letto con Chiara. Ma Rosa non ci capiva un cazzo di quello che cercava
di dirle. Si guardò intorno, ma là sotto c'erano solo loro due e i vestiti di Nick per
terra, che formavano una specie di nido, accanto alla scatolina StermoRatt.
3.
Rosa diede una mano a Nick a rivestirsi: gli infilò gli slip, cercando di smorzare la sua
erezione, poi i vecchi Levi's 501, la camicia bianca e le sue Nike preferite. Gli chiese
se stava bene e se ce l'avrebbe fatta a salire le scale in quello stato. Per Dio Nick,
disse Rosa, hai un alito che fa davvero schifo. Prendi questi. E gli passo due chewing gum
alla menta che Nick iniziò a masticare alla meglio, senza sentirne comunque il sapore!
Valeria fu la sola a sapere quanto avesse bevuto, perché i suoi
occhi non smisero mai di fissare il bicchiere di Nick, quel giorno. Erano ventisei i
bicchieri, che Nick aveva diviso in due giri: nel primo se n'era fatti dieci e gli atri
sedici per il secondo, dopo che Chiara si andò a sedere sulla sedia di vimini. Comunque
Valeria era la sola ad aspettarsi un Nick completamente ubriaco e quando uscirono in
giardino, con Rosa che lo teneva sotto braccio, gli andò incontro, diventando anche un
po' rossa dalla vergogna. Grazie Rosa, disse, mi dai una mano a portarlo in macchina?
Passarono da dietro, mentre gli altri se ne stavano in giardino, a giocare una partita di
palla a volo, con il filo per la biancheria come rete. Nessuno si accorse di Nick, perché
a nessuno importava molto. Ogni tanto Nick sentiva qualche bravo, che usciva ancora dalle
labbra di Chiara, ma questa volta erano per lui: incitava qualcuno a battere alla grande,
in quella che doveva essere una partita per fregare il tempo.
E quando il tempo fu completamente passato qualcuno aveva già
preso la strada di casa. E tutti dicevano a Valeria di salutargli Nick. Ehi Vale, le
dicevano, salutami Nick, se lo vedi!
Nick e Valeria furono gli ultimi a partire. Intanto Nick continuava a masticare i suoi
chewing gum, nella Panda blu e Valeria salutò ancora una volta la sua amica migliore
mentre le chiedeva scusa di tutto. Non ci pensare, disse Rosa, non è successo niente.
Il cancello del giardino si aprì un'ultima volta, e la panda di
Nick usci fuori e sparì velocemente, sulla curva di Avigliana. A Valeria piaceva guidare
la Panda di Nick, chissà perché poi Nick, non riuscì mai a spiegarselo. Ma questa volta
la strada sembra lunghissima: c'erano molti più semafori, le luci delle altre auto erano
fortissime. Queste dannate luci, pensava Nick, che continuano ad esplodere nei miei occhi.
Cazzo, non potrebbero spegnerle.
E mentre le luci continuavano ad esplodergli addosso, Nick non ne poteva più di avere
quei Vivident tra i denti. Si portò a fatica la mano alla bocca e li sputò sul palmo.
Non voleva che Valeria lo vedesse, forse perché non voleva più provare vergogna. Forse
perché si sentiva un verme ad averle rovinato la sua giornata e allora di nascosto se li
mise nella tasca dei Levi's senza dire una sola parola. Senza dire nulla li infilò
all'interno e premette bene bene, come a sigillare la tasca e poi si addormentò di nuovo,
lungo il sedile della sua auto.
4.
Quella fu l'ultima volta che Nick toccò un bicchiere. Davvero l'ultima, l'aveva giurato a
se stesso, prima di addormentarsi in auto, sulla strada di casa.
E pensare che se non avesse ripreso quei vecchi Levi's, qualche mese più tardi, Nick si
era tolto dalla testa anche quella storia. Aveva dimenticato Chiara e tutto quanto. Anche
con Valeria, non si parlava mai di quel giorno: si raccontavano tutto, qualche volta
parlavano male di qualcuno, ma non si dicevano un bel niente che potesse richiamare quella
domenica. E nessuno dei due doveva sforzasi più di tanto: era sparita, come se non ci
fosse mai stata. Ma quando Nick riprese i suoi pantaloni, sempre della stessa taglia, (dai
tempi del liceo) e infilò le mani in tasca per sistemarseli meglio, una la trovò ancora
sigillata: quel dannato chewing gum aveva resistito anche alla lavatrice. E in quel
momento gli tornò tutto in mente, chiaro come le sequenze d'un film. Si ricordò anche di
quella frase. Di quando s'era detto che forse avrebbe potuto trasformare quella giornata
spesa male in un buon racconto. E allora non fece altro che tirare fuori la sua Zelda e
iniziare a scrivere. |