Emanudo |
PAUSA
CAFFE'
ORARIO DI INGRESSO 09:00
Lavorare.
Per molti rappresenta una parola il cui significato si esaurisce nella
definizione del dizionario italiano, per altri un motivo di
gratificazione, ma per molti altri è un vero e proprio incubo.
Un' incubo che ha la sua origine nel momento in cui quell'arnese posto sul
comodino al lato del letto, oramai un vero e proprio oggetto di design,
inizia la sua fanfara, che assume i toni di una marcia, lunga un giorno,
verso il patibolo, chiamato posto di lavoro.
Se si riesce a passare indenni il momento che intercorre tra la sveglia e
la presa di coscienza che è ora di alzarsi, si può dire che abbiamo gia
vinto una battaglia quotidiana, il cui nemico non ha sempre le sembianze
in una specifica persona o cosa, ma spesso è la voglia pura e
maledettamente semplice di scappare da quella marcia che impedisce di
essere, molte volte, se stessi.
Fatto questo piccolo preambolo è facile capire che persone come il
sottoscritto perennemente in lotta con una insoddisfazione latente, tipica
di molti trentenni di oggi, la quale scaturisce da una sorta di innata
sindrome di samaritanismo, che spinge tali soggetti a essere frustati per
il semplice fatto di non riuscire a risolvere quelli che sono i mali del
mondo, nell' arco di una sola giornata di lavoro.
Ecco allora che nascono dilemmi che difficilmente si riesce a ritenere di
natura umana, tipo il fatto "come faccio a fare bene il mio lavoro
quando il lavoro che mi circonda non gira come dovrebbe" oppure ci si
auto-investe di cariche che rasentano il potere temporale, parafrasando il
Fantozzi. Tutto questo fa si che emergano malanni alla persona, che
soltanto un genio della lampada potrebbe, forse, risolvere.
Per chi scrive più o meno è questa la sindrome che lo accompagna nelle
ore di sano dovere.
Difficile dire se altri trentenni, come il sottoscritto, vive le stesse
agghiaccianti cervellotiche idee.
Per quanto ne so, e sbirciando le statistiche, che perennemente a fine di
ogni anno appaiono come per incanto, sembrerebbe che tra le novità
negative di questi tempi moderni ci siano i cosiddetti mali psicosociali.
Che bella parola.
Una sorta per così dire di follia che prende tutti coloro che lavorano in
un' ambiente malsano, i cui sintomi si manifestano in stress e cattivo
rendimento lavorativo.
Dopo questo piccolo inciso, si capisce che il beneamato stress la fa
sempre da padrone. Le cause delle malattie psicosociali è quindi da
imputare sempre al posto di lavoro, ecco che ritorna. La notizia di questa
follia è recente, bizzarra cosa, in quanto, io credo di esserne affetto
da diversi anni, molto prima della sua ribalta agli onori della cronaca.
Che sia io un portatore sano e non lo sapevo! Poco consolante a dire il
vero. Consolante però è il fatto che come in tutti i folli, accade che
ci siano sprazzi di lucidità, che si tramutano in momenti di sana,
romantica e dolce, tranquillità. La causa di questo fenomeno? Chi avrebbe
potuto mai dire che si trovi a portata di mano, anzi di scrivania.
* * *
Ebbene si. Una scrivania. Non che si debba leggere
ciò come un'isola felice accessibile a tutti. In effetti ognuno di noi
dovrebbe in qualche modo trovarla, la scrivania intendo. Come dire,
cercare un qualcosa che ci faccia da ancora di salvezza quando arranchiamo
durante la giornata. Una sorta di pausa caffè, che interviene quando
sentiamo la necessità di darci un po' di energia. Nel mio caso l'ho
trovata. Come ho fatto, difficile dirlo, posso solo dire che non è stata
una cosa rapida, la scoperta è stata parsimoniosa, ma alla fine il tesoro
molto ricco. Forse è il caso di precisare che sono un ragazzo, il cui
interesse sentimentale, amoroso e sessuale, è diretto ad altre specie
dello stesso sesso. Ci tengo a precisare che non è elemento determinante
affinché si riesca a trovare la proprio isola felice o pausa caffè che
dir si voglia, sarà forse una stupida precisazione ma tanto la brutta
figura la faccio io. Detto questo , è facile intuire, anche per i meno
maliziosi, che la mia isola ha assunto le sembianze di un ragazzo. Un
ragazzo che praticamente vedo molto di più della mia immagine allo
specchio, con notevoli benefici, dopotutto. Come spesso accade, purtroppo,
i miei interessi verso i ragazzi non sono alla stessa maniera
ricontraccambiati. E stavolta non è l'eccezione. Non si può mica trovare
tutto e subito!. Lavorandoci a stretto contatto, non deve indurre a
pensare che lui abbia in qualche modo idea di cosa io pensi di lui.
In effetti non credo sia così evidente, anche perché le mie, forse
eccessive, attenzioni vengono da lui tradotte in disponibilità
professionale. Questa è la sfiga che mi gira intorno, nonché la
seccatura di non essere sempre limpido e schietto sempre.
Dopotutto, non vedo il motivo per cui le persone , in questo caso uomini,
si dovrebbero risentire se un altro uomo gli fa dei complimenti o
apprezzamenti, lascio ai posteri l'ardua sentenza. Resta il fatto che in
alcuni momenti mi sento di dire e agire in maniera poco razionale, in
questo caso l'istinto gioca un ruolo predominante. Ma tanto rapido
l'istinto animale, vero e proprio, a nascere quanto a scomparire in un
attimo. E si rimane così, a spiare, sognare, scrutare.
Da tutta questa tempesta ormonale, c'è posto anche per l'interpretazione
dei gesti e delle azioni che il bel virgulto ha nei miei confronti.
Capita, infatti, che si rimane atterriti, nonché stupiti, da certi
atteggiamenti, che sono solo frutto di una fantasia che rasenta la
morbosità. Ecco allora che una carezza sulla schiena, viene forzatamente
interpretata come un gesto di avvicinamento, un codice la cui traduzione
è semplicemente negli sguardi che seguono, magari il poverino chiedeva
soltanto posto per passare in un corridoio dove non consentiva il
passaggio di più di due persone. Fa lo stesso, nella testa scatta
l'interruttore che innesta la domanda "ma allora?". A questo
punto si và in caduta libera. E si. I sogni si confondono con la realtà
e viceversa. Tutto ruota nei singoli momenti in cui una parola, un gesto o
una semplice attenzione ti vengono concessi. Ma altrettanto la discesa è
ripida quanto basta un niente per ripiombare nella triste realtà. E non
si deve pensare a una cosa eclatante, è sufficiente un' espressione
tipica di alcuni uomini, irriducibili etero di ferro, dialettale magari,
spruzzata con un po' di volgarità, che in qualche modo tende a elogiare
le bellezze di qualche rappresentante del genere femminile. Non se la
prendano a male quegli etero che reputano di non usare tale parafrasare,
magari dosano meno dialetto e volgarità, ma il senso rimane quello. Il
senso cioè di ribadire la propria posizione nei confronti dei sessi. Si
poteva pensare a cosa più semplice di questa a fermare la corsa? Non
credo. Eppure, capita ciò.
Accade che, tutto il castello fatto di sabbia, costruito con dovizia di
particolari, cada alla sollecitazione di una piccola marea improvvisa.
Quello che segue è solo pura e semplice delusione.
* * *
Di certe situazioni se ne possono raccontare a
bizzeffe. Una forse però è degna di maggiore attenzione, sia per la sua
dose di morbosità che di velato divertimento. E' stato detto, o forse no,
che a parte le situazioni di autoerotismo virtuale precedentemente
descritte, c'è da dire che si riesce ad instaurare un bel rapporto di
amicizia con il bello della scrivania. Sinceramente, non so bene se
parlare di amicizia, diciamo un bel rapporto di intesa, che sfocia nel
frequentarsi anche dopo il normale orario di lavoro.
Ed ora arrivo al punto.
Tempo fa, periodo di inizio estate, lui propose di organizzare una
giornata al mare, la prima dopo il letargo del triste inverno.
A tali proposte risulta molto importante tenere il sangue freddo.
Non è stato certo il mio caso.
Non ricordo o non voglio ricordare, per pudore, l'espressione
dell'innocente, alla mia reazione di tale proposta. Usando un po' di
immaginazione, il poverino si è visto praticamente in compagnia con un'
esagitato che parlava a vuoto, bofonchiando progetti per le vacanze e
magari, in un raptus di eccessiva dose di adrenalina nel corpo, anche di
un'eventuale futuro insieme. Meglio non indagare oltre.
Resta il fatto che ci si mette d'accordo per la fatidica data.
Ora, problema numero uno, farsi coraggio a farsi vedere in costume.
Probabilmente per molti non è un problema, ma per me si.
Quindi ricca dose di training autogeno e via con le prove davanti allo
specchio, in costume ovviamente, sfoggiando pose da caricatura di Vogue,
alla disperata ricerca di un barlume di aitante e mascolina compostezza.
Passo successivo, scelta del costume.
Lasciamo perdere, per non cadere in depressione, meglio adottare una
soluzione di comodo, i calzoncini. Semplici e non impegnano troppo.
Nonché tattici, per nascondere eventuali espressioni di gioia alla vista
della fauna che popola il bagnasciuga.
Ed eccoci all'arrivo in spiaggia. Si convenne ad arrivare presto.
Cielo! In spiaggia eravamo solo io e lui.
Meglio così, il trauma di essere sotto lo sguardo di centinaia di paia di
occhi mi terrorizzava. Meglio solo con i suoi occhi blu come il mare, il
quale ci spiava, in quei momenti di segreta intimità.
Che era solo la mia poi.
Ci sistemammo, asciugamani appaiati, molto talamo-matrimoniale-prima-notte-di-nozze,
zaini posti sopra le teste utilizzati come cuscini, e via con lo strip.
Via le scarpe, poi la maglietta, continuiamo con i calzini, ed arriviamo a
togliere i calzoni, che nella maggior parte dei casi si saltella fino a
ritrovare l'equilibrio.
Bene. Eccoci arrivati al punto dove si pensa che oramai tutte le
inibizioni siano finite, e invece no. Perché sul più bello, nel momento
di massima contemplazione segreta del corpo del vicino di asciugamano,
arriva la domanda che si sperava non arrivasse mai. Dal suo viso candido
ed ingenuo parte un bel "Mi spalmi la crema?". Di nuovo calma e
sangue freddo. Si sa che tra due etero non ci sarebbe un gran che di male,
visto che non c'è un particolare interesse tra le due persone, ma tra un
etero e un gay la differenza c'è e si vede, specialmente se il gay è
interessato e l'etero non sa neanche che il destinatario della domanda è
gay e pure interessato a lui.
Troppo complicato?
Fa niente.
Comunque, in questo caso la calura è ben accetta in quanto camuffa
l'arrossamento delle gote, e i calzoncini si rendono utili per un altro
tipo di camuffamento, molto più imbarazzante. Comincia il rito della
spalmatura. Non è difficile immaginare cosa si prova a far scivolare le
mani su un corpo che appartiene a qualcuno che ci piace, profondamente.
Non nego che c'è stata la voglia più di una volta di sussurrare al suo
orecchio, in quel momento così bello, parole di affetto e di complicità,
incurante di qualsiasi reazione potesse scaturire una simile azione.
Il tempo passa con tranquillità. Questi momenti, in un certo senso,
provocano stanchezza.
Ecco allora che ci si ritrova a riposare, dopo aver giocato, nuotato e
pranzato, ancora una volta uno vicino all'altro, sotto l'ombrellone.
Come per magia, mi si conceda la metafora piuttosto scontata, accadde un
qualcosa che stavolta non ho provocato io, né con la mia immaginazione
né con le mie azioni.
All'improvviso, lui si mise di fianco a me, molto vicino, e cominciò a
parlare, di lui, della sua vita, dell'amore. Io, in un primo momento,
rimasi un po' spaesato. Poi mi lasciai andare alla conversazione. Fin qui
niente di male. Il bello venne quando la voce divenne molto più bassa e
profonda, come a voler sottolineare che quello che mi stava confidando era
molto personale e segreto.
Non ha rilevanza l'oggetto delle confidenze, anche perché le ho rimosse,
scusatemi l'emozione.
In quel momento, in un' attimo di pausa, prese una manciata di sabbia, e
cominciò a rovesciarla sulla mia pancia, molto lentamente. Ci furono
attimi di silenzio, che anticipavano una grande azione.
Che però non ci fu.
In quell'imbarazzo, nascosto molto bene, cambiò discorso, si alzo di
scatto e mi coinvolse in un tuffo in mare, senza repliche.
Quell'azione è rimasta ancora lì sulla spiaggia.
La speranza è ancora l'ultima a morire? Io credo ancora di si.
* * *
Una telefonata mi riportò sulla terra da quel
viaggio nel tempo.
Occhioni blu, non c'era. Mi rinfranco nel pensare che sebbene non ci sia
materialmente, il pensare di vederlo davanti a me mi da sollievo alla
routine lavorativa. Al tempo stesso però sapere che non sono nei suoi
pensieri durante un solo momento infinitesimale che non sia di lavoro, mi
riempie di tristezza. Perché si ha sempre di più la coscienza che non ci
potrà essere nient'altro.
Che non potrò mai dirgli quanto bene gli voglio, che vorrei essere
qualcosa di più di un "collega" che incontra anche il sabato e
la domenica. Vorrei abbracciarlo nei momenti difficili, in cui si trova a
fronteggiare situazioni impegnative. Alcune volte un piccolo gesto
riuscirebbe ad avere grandi effetti.
Tutto, e molto altro, si può desiderare quando qualcuno ti sconvolge la
vita, e non è metafora stavolta. L'amore puro e semplice è difficile da
dichiarare, eppure non mi sentirei minacciato se qualcuno mi dicesse che
prova un affetto nei miei confronti. Ma non è per tutti così. Molti si
sentono minacciati da affermazioni del genere, non parliamo poi di persone
dello stesso sesso.
Sinceramente, ma forse non sono oggettivo, non vedo il motivo per cui un
uomo che riceve complimenti da un' altro uomo, si debba risentire di ciò.
Negli anni delle battaglie per i diritti civili, delle lotte contro il
razzismo, di qualsiasi genere e forma, dove tutti si dichiarano
"aperti di idee", debba esserci la difficoltà ad esprimere i
propri sentimenti, figuriamoci se si chiedono soldi in prestito. Le
chiacchiere comunque sono a zero. Bisogna essere degli 007 prima di aprire
le porte del proprio cuore a qualcuno. E' un gran peccato. Più che altro
per la fatica e perdita di tempo.
* * *
Una voce dall'altra parte della cornetta mi sembra
famigliare. Occhioni blu che parla. Non si crede ai propri orecchi, eppure
stavo ascoltando colui che era protagonista fino ad un' attimo prima dei
miei pensieri. "Ciao!", fu la parola magica, quanta magia che
gira, che mi svegliò nuovamente. Ma ancora di più furono le parole
successive a destarmi del tutto.
"Cosa fai stasera?" e a seguire "Una uscita post lavorativa
che te ne pare?", non ricordo di aver detto altro che due parole,
NIENTE e SI, in ordine di risposta. In questi casi come già detto,
bisogna rimanere con i piedi per terra. Manca poco all'ora di uscita.
L'appuntamento è confermato per le 20, in un bel posto che io ho proposto
e che lui ha accettato. Provo a lasciare sgombra la mente da facili ed
inutili pensieri, del tipo la casualità delle cose, ma allora vuole
conoscermi meglio, cosa rispondo alla domanda "Tu mi piaci?".
Forse corro troppo. Forse è il caso veramente di non farsi prendere
troppo da una situazione veramente troppo impossibile. Le variabili sono
tante, il risultato incerto.
Sarà si l'ennesima delusione che proverò, però è anche vero che niente
è impossibile, accidenti. Dopotutto, avrò comunque trascorso del tempo
in compagnia di qualcuno che mi fa stare bene, anche se lui non lo
immagina nemmeno, qualcuno che mi rende, anche se per qualche istante,
felice.
E questo, al giorno d'oggi, credetemi, davvero non è poco.
ORARIO DI USCITA 18:00 |