Martino De Vita

è nato a Lucca il 9 maggio 1949. Conseguito il diploma di Ragioneria, frequenta per alcuni anni la Facoltà di Lettere presso l'Università di Pisa.

Esordisce giovanissimo come paroliere e compositore di canzoni. Abbandonato presto questo campo, si dedica completamente alla letteratura, occupandosi in un primo tempo di poesia per passare successivamente alla prosa con racconti, diari e romanzi. È anche autore di lavori teatrali e di sceneggiature cinematografiche tratte dai suoi racconti.

Nel 1989 pubblica il suo primo romanzo "Il Bimbo Nero" con la Casa Editrice "Gazebo" di Mariella Bettarini e Gabriella Maleti, fondatrici della rivista fiorentina "Salvo Imprevisti". Presentato prima a Firenze da Daniela Marcheschi e poi a Lucca da Giampiero Neri, il libro è stato accolto dalla critica italiana con notevole interesse. Lusinghieri apprezzamenti sono stati formulati, infatti, da scrittori come Giuseppe Pontiggia, Stefano D'Arrigo, Giorgio Barberi-Squarotti, Alessandro Tamburini e Paolo Ruffilli.

Da "La fuga di Atalanta" di Daniela Marcheschi, lungo saggio sulla letteratura giovane italiana pubblicato dalla rivista "Stazione Di Posta" di Paolo Codazzi, nel numero di ottobre del 1990 si legge: "…Il tema dell'opera è di per sé singolare: la storia di un sognatore a occhi aperti a mezzo tempo, la cui massima aspirazione è quella di diventare "un vero sognatore" a occhi aperti e a tempo pieno…ci riuscirà all'apice di un delirio che la scrittura di De Vita … sa rendere con un ritmo ed un montaggio funambolico, esaltati da rime, allitterazioni etc., a sottolineare le valenze ironiche e grottesche della vicenda." … Nello stesso numero della rivista è anche pubblicato il racconto "Gli Indiani", tratto da "Qualcosa scritto ad Ithaca", suo diario americano del 1980. Un altro racconto, "La ragazza con gli occhiali" del 1997, appare nel N°17 di "Noialtri", bimestrale di cultura ideato da Andrea Trimarchi. Una positiva segnalazione de "Il Bimbo Nero" è presente nel N°34 di "Storie" del 1998/99.

Tra le opere, ancora inedite, di maggiore impegno, possiamo menzionare: · "In fuga ed astinenza" (raccolta di racconti, 1972-1998) · "Metasia" (romanzo, 1979) · "Qualcosa scritto ad Ithaca"(diario, 1980) · "Avventure di un allocco al parco" (commedia, 1986) · "L'Uomo del Congresso" (romanzo, 1993) · "La Luna in Bilancia"(romanzo, 1996)

La ragazza con gli occhiali

La ragazza con gli occhiali sulla punta del naso, ci gioca, mi guarda attraverso le lenti, io mi eccito, che ci faccio con lei.
È nuda sotto le coperte, le dita si muovono, lei si muove, sento premere le gambe, il suo corpo, la bellezza mi eccita, io non sono bello ma mi sento più bello per la bellezza della ragazza con gli occhiali sulla punta del naso.
Si toglie gli occhiali e se li mette in mezzo alle gambe. Non bisogna rompere gli occhiali. Poi li recupera e li mette sul membro. Membro cieco.
Questa nudità di occhiali nudi. Son l'anima del gioco senza fine. Sospiro tra le orecchie, ci baciamo sulle labbra. Posso baciarlo? Bacialo bene, stai attenta agli occhiali, i nostri occhi sono nudi, desidero la sua nudità con gli occhiali sugli occhi, i miei li lascio andare, lei gioca con i suoi, infila le stanghette non so dove, li riprende, tolgo le stanghette, uso le mani, lei è calda e docile ma se le tolgo gli occhiali l'effetto è nullo, il membro è cieco, perduto nella penombra.
Lei si muove con grazia ed armonia, è la nudità degli occhi, dove sono finiti gli occhiali, i suoi occhi sono azzurri, sono verde giada, sono grigi, sono neri al buio.
Le sfioro i seni, vi poso piano gli occhiali; seni pieni e soffici, li sfioro con un dito e lei mi sfiora le palpebre.
Si rimette gli occhiali sul naso. Ha un naso all'insù, porta bene i suoi occhi.
Muove le braccia a ritmo di danza, allunga le gambe e sfiora col piedino morbido un orecchio.
Mostra la lingua, sulla lingua gli occhiali non si possono adagiare, le prendo gli occhiali e tolgo le lenti.
È un gioco di rifrazioni, le bacio la lingua, c'è un riflesso di sole, appena un po' sull'ombelico, il gioco continua, il riflesso è più che un riflesso, le lenti sono state gettate sul letto, le cerca con movimenti languidi, io mi eccito, rimango immobile, sfiora il membro cieco, non è cieco, trova le lenti, gioca con la cintura dell'accappatoio, lo indossa, va a farsi una doccia poi torna da me, si avvicina, mi accarezza: è l'astigmatismo più dolce che abbia mai vissuto.
Ci guardiamo negli occhi attratti dal gioco dei vetri sottili; i suoi seni bagnati, i suoi capelli bagnati, le sue gambe bagnate, io mi bagno.
Tocco con le stanghette il corpo bagnato, le cosce sensibili, gli spazi alati degli spacchi senza lenti.
Gli occhiali che richiamano il gioco si fondono nelle rifrazioni dei giochi d'amore, il contatto delle lenti è negli occhi seduzione di senso perduto, di attimo eccelso, di tuffo nel buio, di tocco di occhiali che scivolano tra le mani.
Bacio a lungo la lingua della ragazza, tengo strette le sue gambe tra le mie, libero le gambe, soffio sui seni, do un tocco leggero e morbido sul ventre, le succhio il nettare profumato di rugiada mattutina.
Annaffio il viso, i giochi delle nostre lingue imitano quello degli occhiali sul suo naso all'insù.
Il membro si rifà un'anima, è più rugiada, danza nella ragazza come riflesso accecante, il membro nero è variegato e vivo, la ragazza lo sfiora con le labbra dopo la caduta profonda nell'antro femmineo, lo morde appena e ride.

La gobba struscia

La gobba struscia a terra, è la gobba che mi fa compagnia, la gobba di mamma si è pisciata addosso, non so come sia successo. La gobba di mamma è un'opera d'arte, una gobba che la natura ha scolpito sul suo corpo, e le sta bene. Se non dovessi vedere la mamma con la gobba, non sarebbe la mamma. Grazie mamma! Grazie di tutto, grazie di nulla. "Ma non è niente, non devi ringraziare…" Grazie per questa gentilezza, tutta materna. Fatto sta che la mia gobba, stamani, è a uncino. Gobba uncinata, gobba allucinata… Nell'allucinazione mattutina scruto fuori e mi faccio largo tra la nebbia che indugia tra i vetri e gli alberi delle Mura. Le Mura nebbiose, uno spettacolo da non perdere…tutte le sensazioni nebbiose, uggiose, gotiche… Ma ancora non è un'ossessione. Cos'è un'ossessione? È l'ossessione che annulla l'ossessione, come la gobba di mamma che annulla la mia gobba. Se si fa a gobbate le gobbe fanno scintille, il mostro gobbo si rivela, si rivelano le sensazioni, gobbe di tutta un'esistenza che, esultante e fiera, mostra la sua gobba al mondo. Ma non è ancora un'ossessione e le ossessioni, accompagnate da buone letture, riproducono ambigue sensazioni, paurose sensazioni, terribili sensazioni di…vuoto, castrazione, costrizione, sete di acqua minerale, fame di torrone, cioccolata e hamburger. Ohibò! I panini degli hamburger sono dolci, là, dove li fanno adoperano molto zucchero nelle vivande, lo zucchero sugar è un loro way of life. Che se lo tengano…lasciatemi in pace, ho tutti gli zuccheri a posto e poi anche i sali minerali, l'acqua minerale, quella gasata, fa bene, fa ruttare e rutto in faccia a tutte le gobbe, a tutti gli appunti, a tutto! Ruttare fa bene alla salute, anche evacuare… Ieri ho assistito all'evacuazione di mamma, un puzzo… "Mamma, apri la finestra…non si resiste…" "Sì figlio mio, apri, apri pure." Se l'era fatta addosso in camera sua e, gobbetta, appoggiandosi al bastone, tentava di andare in bagno. Io l'ho sorretta e accompagnata, l'ho fatta sedere sulla tazza del cesso e ce l'ho lasciata per mezzora. Ha evacuato proprio bene. Dopo l'ho lavata e rivestita e riaccompagnata in tinello, le ho acceso la tv e l'ho lasciata lì a meditare. Mi sono ritirato nello studio e ho fatto un paio di solitari al computer. Non me n'è venuto nessuno. La vita insegna o non insegna a fare i solitari? Be', certo non era il momento di rimettersi a leggere, o a scrivere, o a riflettere sulle continue evacuazioni o altre evacuazioni pericolose dell'intelletto uncinato dalla nebbia di stamani sulle Mura ammaestrate dalle gobbe ambigue, dalle maldicenze, dai loschi individui, dalle allucinazioni, dagli scheletri dei sotterranei. Le Mura misteriose affascinano chiunque… ma sono Mura immobili, Mura mobili, mirabili Mura, Murabilia o mostra di fiori, come fu chiamata una qualsiasi banale mostra di fiori svoltasi alcuni mesi fa in occasione della festa cittadina, fiera paesana, Santa Croce, come si chiama…