Morgan
E di me che dire?
Non sono più giovane ma non sono neanche vecchio, scrivo da diverso
tempo, ho avuto anche una esperienza editoriale. Non era come credevo, una
delusione. Parole e musica perché no?
Amori e delusioni . Aspettative inevase. Normale. E' la vita.
Consuetudini, ricordi e speranze. Il futuro?
Se è in vena ha la testa china altrimenti è quello che è, non mi
importa. Ciao a tutti amici miei parliamoci |
RESPIRANDO BOCCATE DI LUNA E…. DI LUCKY
STRIKE
DEDICA:
Allora, tanto per cominciare….
Racconti e storie, fatti e misfatti che ti dedico e
così
scrissi….
Per tutti quelli che mi vogliono un po' di bene….e per quella stellina che
mi segue da tanto, in quel cielo lontano e profondo che assomiglia un po'
all'anima….
INTRODUZIONE
E' una buona mattina, ma, fa un caldo noioso…
Una di quelle mattine in cui ti senti così predisposto alle belle notizie
che aspetti ti cadano addosso senza preavviso.
Mi sono guardato allo specchio, non mi sembrava di essere la stessa persona…strano…sensazioni
che disorientano.
Sono impaziente. O paziente?
Consapevole e disperato anche se questo è un altro discorso.
Ho sbrigato delle cose, faticosamente, con l'orecchio teso: percezione di
ogni rumore, e cercare la scintilla, la forza di muovermi tra la gente
apparentemente innocua.
E' il raccontarsi di un estate, della vita che dentro
vuole mangiarci l'anima e noi lo vogliamo, entrando ed uscendo ora dalle
nostre porte chiuse ora uno dall'altro.
Ci incontriamo spesso sopra quel ponte di legno, io
di qua e tu dall'altra parte, sotto scorre il fiume che
bagna i prati e si porta via le nostre sensazioni, le nostre parole…ma
ciò che resta da vivere è immensamente grande… una segreta vita.
PARTENZA:
Percorrevo con la mia vecchia Ford una lunga strada,
bianca e ventosa, nascosta tra il verde di una campagna sconosciuta e
assolata.
Quel caldo torrido mi stava innervosendo ma fortunatamente la musica di
Crosby Still e Young consolava la mente impolverata.
Giunsi in un paese, la cui insegna all'ingresso del centro abitato poggiava
tristemente per traverso come se avesse preso uno schiaffo da qualcuno.
Non sapevo come proseguire per recarmi nel posto che cercavo, di cui avevo
letto su di una rivista di geografia.
Vidi una casa colonica sulla destra e una donna che stava osservando le mie
incerte azioni, quasi divertita.
Mi aiutò a trovare quel ponte particolarmente suggestivo, si offrì di
accompagnarmi.
Era il posto ideale per captare energie, ritrovarsi, e io ci andavo per
scrivere.
Inizialmente ci scambiammo le solite frasi di rito che rivelarono il suo
particolare stato d'animo, il suo stile, il suo modo di essere.
Andavamo in giro rilassati, senza ansie con la voglia di rimanere da soli,
ascoltavamo la voce del cuore che diceva : dove eravamo in questi anni?
Non c'è posto al mondo, in cui potere fuggire per rincontrarsi..… dare al
vento il pensiero ricorrente dei rimpianti e del desiderio.
Poi la luce calò e decisi, anzi, decidemmo di tornare in paese.
-Play-
Venerdì 28 di giugno- pomeriggio-
Questo è un tempo presente se così si può
affermare, anche se il volo del falco è da sempre regolato dalla caccia.
Ardeva il desiderio di poterle parlare, e lei se ne andava in vacanza…
Riflessioni di una goccia di pioggia…tanta è la fragilità e la paura
della caduta a denti stretti.
Voragini di immaginazione e di sensazioni comperate negli orti della paura.
Quando si ama è così.
Illusione:
Un poco per volta cercavo l'illusione della coerenza,
anche della sua.
Non ci credevo, ma la consapevolezza delle sue intenzioni era doverosa del
massimo rispetto.
Mah…
Alle 5,30 di questa mattina sabato, ho la rabbia del leone in gabbia.
Pensavo che se sarà femmina l'avrei chiamata Lucrezia, e a quel pensiero
improvviso la mia ansia si calmava, nasceva da una ipotesi inarrivabile ma
che mi consentiva di coltivare un sogno.
Piccola..
Forse non saprà mai di certe mie paure e di quel vertiginoso giro di
pensieri ricorrenti e a volte obliquamente disposti, alla mercè di un
destino incontrollabile e di un domani insicuro.
E neppure potrebbe immaginare del mio rispetto nei suoi sogni segreti e dei
pensieri che certe volte mi rivela in quel suo disperato tentativo di
fermare la vita e di regalarmi la sua e farmi vivere con lei per sempre.
Voglio solo il suo bene.
Sono ormai le11 e ho fatto le cose che dovevo.
L'occhio verso il display del telefono…credo che il sole a Porto Rotondo
sia nella posizione ideale e aspetta l'ora di pranzo.
Vita incasinata, onda anomala che mi sorpassa
lasciando alle spalle la consapevolezza di me stesso e degli anni che mi
restano da spendere ed ai quali non riesco a dare importanza.
Play-
Tornò anche lei su quella Ford dalla radio sempre
accesa.
Tra breve ci saremmo lasciati ma con la voglia di sapere tanto di più di
noi…
A quell'ora il paese offriva poco e questo fatto mi consentì di stare con
lei anche dopo, infatti me lo chiese .
Eravamo appena entrati in cucina quando il suo
telefono squillò.
Suo marito dalla fiera agricola l'avvertiva che stava bene e che aveva
concluso qualche affare interessante.
Qualche giorno e sarebbe stato di nuovo a casa.
Per un attimo la magia si interruppe.
Mi misi a tagliuzzare le verdure, lei qualche altra cosa sembravamo abituati
ad urtarci rovesciando qualche cosa che tenevamo in mano e ci mettevamo a
ridere come matti… come bambini
Ad un certo punto la cena fu pronta e ci sedemmo a tavola . Un aperitivo di
vino rosso per prima cosa e tutte le incertezze si sciolsero, stavamo
divinamente.
La radio accesa trasmetteva una musica soft che invadeva le nostre teste i
nostri sensi.
La "macchina fotografica" dei miei occhi fece click e per quella
volta rimase tutto dentro di me e ci sarebbe rimasto per tutta la vita.
Stand By
Vanno e vengono i ricordi, spietati resoconti,
alchimie segrete di eccessi e di favole,
di aspettative, di giorni loquaci e insospettabili.
Eravamo rimasti in contatto.
Ricevetti una comunicazione dove mi parlava della sua prossima vacanza.
Era come se parlasse della nostra: non avrei mai potuto far parte di quei
giorni ma le immagini segrete dell'immaginazione prendevano una consistenza
quasi reale, e la cena la musica, un vino rosso erano quelle che avrebbe
preso con me, seguendo il mio gusto, che era diventato nei nostri giorni
belli anche il suo.
Era una mia abitudine, guardare le onde alte infrangersi contro le rocce
ascoltando il loro eco e il loro odore, Le dicevo così quando parlavo di
me, e lei altrettanto si sarebbe fermata, verso sera, con gli occhi fissi
nel mare ad ascoltare la sua musica, i nostri segreti discorsi.
Mentre trascorrevano quei giorni lussuosi ma
vagamente inutili, io sentivo un inadeguato senso di gelosia nei suoi
confronti, di malessere generalizzato e sapendo le sue abitudini cercavo di
telefonarle.
Però a volte buttavo il telefono sul letto e uscivo di casa per rientrarci
solo molto tardi.
Mi sentivo ridicolo.
Volevo controllarmi ma ci riuscivo poco e di rado.
Spesso lei riusciva a telefonare, alle ore più inconsuete, parlava piano
per non farsi sentire, complice del mio amore e delle notti insonni,
svuotate di noi.
QUALCHE ANNO PRIMA…
C'era una giovane mamma che ogni mattina aspettava un
pullmino disadorno bianco e azzurro.
Si recava in un centro per bimbi cerebrolesi e il suo era una vittima della
sfortuna.
Maria la guardava dalla finestra della sua casa, mentre attraversava la
strada con una carrozzina che nascondeva il bimbo da occhi indiscreti e
curiosi.
Fu lei che mi parlò della sua amica e della sua disgrazia.
Si era sposata giovane e si era trovata con un grande problema da gestire,
troppo grande per la sua età. Era triste come se la vita avesse spento l'interrutore
dell'energia, della volontà.
Tutti i suoi sogni erano caduti, il suo amore era stato come tradito e le
preghiere che tante volte aveva recitato non erano servite a niente.
Anno dopo anno la sua vita restava ad aspettare la grazia. L'avevano
lasciata sola, e quando fu l'ora quelle da cui non puoi tornare indietro,
Lucilla, così si chiamava , la fece finita e si lasciò morire come una
piantina senza acqua.
Quel giorno avevo scritto alcune cose, degli appunti,
constatazioni, idee… la vidi arrivare scendendo da un sentiero scosceso
con un cestino in mano.
I suoi panini erano stracolmi di salsa e verdure e le mie birre rosse
innaffiavano il nostro appetito, un pranzo luculliano, il cielo blu pieno di
aromi e di colore faceva il resto. Le misi tra i capelli un paio di
margherite e certi fiori celesti selvatici come lei.
Era un estate magnifica.
Restammo assieme tutta la settimana avremmo voluto restarci per sempre.
Cosa sarebbe stato giusto fare?
Mollare quella quotidianità indolente asfittica quasi dolorosa o gettarsi a
capofitto tra le braccia di un sogno ardente e incontrollato ma
indispensabile?
Cosa importa, era impossibile scegliere, anche se la cosa che volevamo fare
era la stessa.
Lei non aveva abbastanza coraggio o forse ne aveva più di me ma non voleva
lasciare dietro di sé una scia di dolore e di rimpianto. Per suo marito per
quel figlio prepotente e viziato che considerava sua madre la cameriera di
casa, la donna dei banchetti della torta la domenica e dei viaggetti in
provincia e al mare nella assoluta noia di un amore abitudinario e
impolverato. A loro non gli è mai importato di quello che pensava lei e lei
non riusciva più a uscirne a rendersene conto.
E poi io che cosa potevo essere a lungo andare?
Nessuno lo può dire, ma dentro di noi le risposte il più delle volte
parlano da sole e tu le devi lasciare fare, libere di esprimere i propri
voli e le proprie incomprensioni. Dubbi della vita. Libertà di andare a
vivere la tua vita. E non ti ammali più.
Lasciai la sua casa un venerdì.
Sarebbero tornati tutti dalla fiera agricola.
La sera prima era successo qualcosa..
In un primo tempo aveva preparato la valigia con dentro quattro cose, pronta
a partire con me era decisa e serena poi cominciò ad agitarsi a balbettare,
era inutile non era pronta e non da lei .
Avrebbe voluto farlo lasciarsi andare a una nuova
vita ma non era possibile. Quella era Maria. Così fatto il suo cuore e la
sua anima .
Alloggiai in una locanda in un paese vicino vi rimasi qualche giorno.
Cercavo di fare le mie cose di accettare la vita così come veniva, e ci
riuscii.
Non ho parole per descrivere il mio stato d'animo anche il suo era devastato
dal dolore.
Ci conoscevamo da cent'anni e per altri cento saremmo rimasti accanto nei
nostri pensieri.
Sedevo su di un sasso levigato, era suggestivo guardare il cielo quel
pomeriggio d'agosto.
Stavo con la testa in su e guardavo geometrie di voli in transito.
Veloci e ordinati sembravano uno schieramento di soldati sul campo di
battaglia.
La formazione era chiusa da alcuni guerrieri ritardatari ma in realtà la
loro funzione era di proteggere il gruppo.
Un falco apparve improvvisamente in alto, più in alto di tutti e picchiò a
tutta forza nel gruppo.
Svolazzarono qua e là piume e sangue e poi si elevò di nuovo verso il sole
con la preda alle zampe.
Fu la prima volta e spero l'ultima che vidi una scena così, in quel pezzo
di cielo selvaggio e sfrontato: mi sentii addosso una profonda inquietudine,
improvvisamente volevo andarmene.
Mi diressi verso la mia pensione, accendendo una sigaretta e tirando
profonde boccate di veleno prima di salire in camera mi fermai al bar e
chiesi un caffè ma la macchina era spenta e mi consolai con un analcolico
fresco.
Dormii quasi tutto il pomeriggio e alla sera scesi in strada, guardavo la
via centrale quella da cui parte la provinciale sperando di vedere Maria con
la sua valigia. Non accadde mai.
Era il settimo giorno che restavo ad aspettare la speranza, e pioveva a
dirotto.
Camminavo incurante della pioggia sotto un
impermeabile chiaro.
La vidi a bordo della sua auto accanto a suo marito. Venuto in paese per
fare acquisti.
Chissà cosa aveva per la testa e nel cuore.
Si accorse di me e non se lo aspettava, sentivo il suo cuore battere a tutta
forza dentro al mio e il suo respiro farsi lieve, la mano che stringeva le
dita, il dolore stretto in gola, la voce spegnersi alle domande del marito
che cercava un parcheggio.
La vidi per l'ultima volta dietro ad un finestrino
pieno di pioggia.
Mi è rimasta una sua fotografia con il cagnolino che amava tanto.
Sono felice di avere vissuto una storia, anzi, la storia più importante
della vita.
Solo quando non ci sarò più cesserò di sentire la sua voce e le sue
vibrazioni lontane, ma una cosa ho deciso di fare: lasciarle alcune delle
mie cose, quelle che mi hanno fatto vivere realmente e cioè la mia penna
stilo e le mie carte di parole… che possano esserle utili in quelle sere
in cui non si riesce più a leggere senza occhiali e l'udito si fa meno
brillante.
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