Stefano
Agnini
nato a Genova il 4 gennaio 1970. Laureando
in Lettere Moderne. Musicista specializzato nella composizione di colonne
sonore e musiche di scena. Soggettista e sceneggiatore. In allegato il
racconto in forma di pièce da cui si è sviluppata la sceneggiatura del
corto omonimo. Grazie e saluti! www.ebstudio.it |
TEATRO
Un uomo entra dalla porta di casa, vestito in stile
business, ma l'aspetto è quasi trasandato, la cravatta allentata, il
colletto slacciato. Egli è trafelato, visibilmente stressato e parla con
voce concitata, come sfiorasse l'isterismo.
(Tra se) - Tardi, tardi è sempre tardi. Lavoro del
cazzo. Mai una soddisfazione che sia una. Una, dico. Sempre più tardi -
(puntualizza) - perchè SI DEVE far presto.
(Ad alta voce, sornione) - Manueela, Robeerta, cazzo, venite a salutare il
vostro maritino, paparino del cazzo!
(Tra i denti, sarcastico) - Famiglia focolare del cuore...- (incede verso la
cucina con rabbia) - Dove cazzo sietee? -
Giunto nel locale nota con stupore la presenza di un
frigorifero e di un forno a microonde nuovi, intonsi, che ancora sanno di
plastica, gomma e polistirolo. Nessuna traccia dei famigliari.
(Attonito) - Ma vedi te! Frigo nuovo. E perchè poi,
quello di prima mica era rotto, era dell'anno scorso.Nuovo, nuovo. -
Apre il frigo, completamente vuoto tranne per la presenza di un fermacapelli
sul ripiano superiore. Lo prende e lo esamina attentamente.
- Mia moglie, sempre distratta - (Guardandosi attorno) - Ma dove CAZZO siete
finitii? -. Si ode solo il silenzio.
- Un forno a microonde. E che ce ne facciamo di un forno a microonde???
Apre il forno a microonde, da cui estrae una papera di pelouche (o altro
giocattolo infantile).
(Interrogando il vuoto) - Roberta...?- (allarmato) - Roberta! -
(Enfatico) - Ohimè, dove siete pupille dei miei occhi iridati di pianto,
mie docili colombelle ammaestrate, moti del mio cuore affannato, particelle
del mio essere universale? -. Si avvia verso il telefono, alza e abbassa la
cornetta alacremente, pronunciando le seguenti frasi, rispondendosi da solo:
- Mamma? ...No, non abbiamo più i genitori. Fratello?... Siamo entrambi
figli unici. Amici?... Non ho mai voluto che frequentassero altri che me.
Ospedale?... Troppo lontano. Polizia?... Troppe domande. Cimitero? - (pausa)
- Troppe risposte. (pausa) - E quel frigo, quel forno...perchè?!
Singhiozza, trema, si contorce, preme entrambe le
palme delle mani sul viso, mormora: - Dio, dio - e corre in strada,
incespicando.
Giunge un uomo di media età che, nonostante l'aspetto mite ed una certa
aria autorevole, sembra ostentare nel comportamento tratti che tradiscono
una natura falsa, meschina e una voluttà di scherzare sulle tragedie
altrui, di farsi beffa del prossimo.
(Posandogli una mano sulla spalla) -Signore, che le
succede, vuole che l'aiuti?
-No, no, vai via, vai via.
-Guardi che aiutare voialtri è per me una missione, un obbligo, che però
mi delizia. Mi diletta riempirvi di gioia.
-Cosa dici, stronzo, vai via. VAI VIA!
L'uomo si volta, sta per andarsene.
(Urla) -Torna qui, chi cazzo tu sia, toorna qui, per
favore. Aiutami, PER FAVORE!
-Mi dica, cosa la strugge?
-Mia moglie, mia figlia, non più, non più. Spariti. E quel frigo, dio,
quel frigo...
(Quasi soddisfatto) -Ah, allora anche lei...
-Lei cosa?
(Lo cinge con il braccio) - Mi segua, la prego.
(Indispettito) - Io NON VOGLIO seguirla!
(Dolce) -Mi segua, non se ne pentirà.
(Lasciandosi trascinare) - No, no, diomio...miodio...
(Normativo) -Mi segua. E capirà.
L'uomo più anziano conduce l'altro, quasi fosse un
autistico, a casa propria. Lo aiuta a sedersi comodo, mentre lui si assetta
su una sedia di noce, di mogano o simili. Si osservano entrambi, il giovane
con sospetto, il maturo signore con pietismo ipocrita.
All'improvviso il primo sbotta: - Beh, e allora?
-Allora, niente...
-...niente? E tu mi dici niente? E niente sia!
Si alza, l'altro lo trattiene: - ...NIENTE è quel che sembra!
- E con ciò?
(Con tono di minaccia, ma con molta calma) -Con ciò sia cosa che lei ora si
siederà comodo comodo, che ha bisogno di riposo, e mi ascolterà con
attenzione, senza batter ciglio.- e aggiunge: - Ponga bene a mente che quel
che le sto per dire, per lei non avrà alcun senso, ma non necessariamente
tutto deve avere un significato dato, non è vero?-. Il giovane mugola:
-Mmmmghfs...-, ma il misterioso interlocutore lo interrompe.
- I suoi cari...
-Rapiti! Lei vuole che paghi il riscatto? Non ho soldi!
-No, mi faccia finire. I suoi cari...
-Lei è un pervertito maniaco assassino. - (implora) - Cosa vuol farmi? No,
no!
(Con gelo e con sdegno): - Sua moglie è il frigo, sua figlia il forno a
microonde.
(Prendendolo per pazzo, ma non sapendo cosa rispondere) - ...???-.
-E' successo di nuovo, lo sapevo. Sta accadendo sempre, negli ultimi giorni.
-Ma che...ma come... ma se...
-Si narra, come vogliono le leggende, che a Roma i colossi dei Diòscuri si
fossero animati una notte, e qualcuno scrisse di aver sentito il leone di
S.Marco a Venezia ruggire, e di averlo visto muoversi.
-Palle! Panzane! Tutte grandi, enormi, gigantesche buffonate! Ma chi è lei,
un imbonitore circense, un venditore di unguenti miracolosi, un veggente
delle reti private?
-Gli oggetti inanimati sono pervasi da tremiti, scariche nervose,
elettricità, flogisto, prana, mana o dio sa cos'altro e, nel tempo di mille
anni, può accadere, per complessi fenomeni di sincronicità, ignoti alla
scienza contemporanea, che la vita li pervada per un istante. Una vita non
intelligente, forse neppure istintuale, pari alla consapevolezza
dell'esistenza che può avvertire una cellula, un protozoo, un'ameba, certo,
ma pur sempre di vita si tratta.
-No, no.
-E'scritto, non si può negarlo. Legga Plinio, gli esoteristi medievali, gli
alchimisti secenteschi, legga Arrabal o Cortàzar.
-E' metafisica, pura metafisica. Oppure fantasia.
-E'un desiderio di venire alla luce per un attimo, un desiderio insito nella
materia stessa, in potenza nella materia inorganica, in atto in quella
organica.
-Lei delira. lei è un folle.
-Immagini il vasaio che plasma un'anfora di creta, lo scultore che scolpisce
nel marmo un busto. Lei crede proprio che il vasaio e lo scultore abbiano il
potere di dare forma ad una propria idea? Povero illuso! La creta e il marmo
lusingano il loro desiderio di creare, li attirano e ne fanno loro schiavi.
Non sono le sostanze ad essere il tramite per l'opera degli artisti, degli
artigani, degli operai: essi stessi sono il mezzo per cui la materia si
manifesta in manufatto. Naturalmente la materia è all'oscuro di tutto, in
quanto non è dotata di ragione. Per converso, gli uomini, pur dotati di
ragione, sono all'oscuro di tutto.
-E lei come lo sa?
-Ho sperimentato. Purtroppo ho sperimentato.
(Stizzito ed impaziente) -Ma che cosa caspita ci tange ciò con quello che
più mi preme sapere? Mia moglie, il frigo. Mia figlia...
- Rarissima, quasi unica al mondo, verificatasi assai di rado è la
condizione inversa per cui la materia organica si muti in inorganica.
-Ma riguardo ai casi che lei mi ha citato, si trattava di fenomeni
transitori, brevissimi scarti della realtà oggettuale.
-Vede, nessuna materia organica ha il desiderio, nemmeno in nuce, di
trasformarsi in inorganica. La vita è movimento, luce, calore. Se la vita
scegliesse la staticità, la permanenza nello spazio e, in certo qual modo,
nel tempo, sceglierebbe la morte. La vita non può, non deve scegliere la
morte.
-E dunque?
-Le porto un esempio, la Bibbia descrive quando la moglie di Lot, voltatasi,
fu tramutata in statua di sale. Fu lei a sceglierlo?
-No. Presumo volere divino. Era scritto.
-Forse. Quel che è certo, che nessuno potrà mai spiegarci perchè sua
moglie sia un frigo e sua figlia, un forno a microonde. O perchè io stia
seduto sulla mia cara, premurosa e deliziosa metà.
-Lei era sposato con la SEDIA???
(Accarezza la sedia con voluttà) -Ma ne ammiri le fini stondature, gli
incavi, gli intagli, il taglio sopraffino del legno, la perfezione del
disegno, del colore, il profumo che ne emana, la morbidezza al tatto. Io mi
sono trovato ad amare questa sedia, più di quanto fossi innamorato della
mia compagna.
-Lei non può essere che pazzo, questo è fuor di dubbio! - (Aggiunge a fil
di voce, rivolto agli spettatori):- Certo che quella sedia è proprio tanto
bella! -
Entra in scena una ragazza autistica che si siede
lentamente accanto al giovane. Sembra non avere alcun contatto con la
realtà.
-Alina!- la apostrofa il signore -Mia figlia! L'unico ricordo che mi
resta...-
-...della SEDIA.- soggiunge sarcastico il ragazzo.
L'altro non fa cenno di aver capito, e prosegue: -Mia figlia è muta dalla
nascita. O meglio, talvolta biascica fonemi afoni, strascica sintagmi
spezzati, addirittura emette locuzioni disconnesse, frasi senza senso,
discorsi pieni di non sequitur, ma, come ripeto, è muta dalla nascita, per
cui noi non possiamo sentirla, e non potremo capirla mai. E sottolineo mai.
La figlia, animata per un attimo, come risvegliatasi da un brutto sogno, con
enfasi teatrale esclama: -Papà, papà, cosa è successo a mamma?-
-La sente?- dice il padre. Il ragazzo accenna come una risposta. L'altro lo
blocca secco, quasi giustificandosi: -Lei non può sentirla. E'muta. E quel
che non dice non ha significato alcuno.-
La ragazza, fissando un punto nel vuoto, mormora. - Aiutami, papà, dov'è
ora la mamma, perchè non la vedo? Perchè non la sento? Ci ha abbandonato
per sempre? E'...è...e morta?
Il padre la riprende, severo:- Zitta, Alina. per essere una muta sei fin
troppo loquace. E poi deliri. Non dici nulla, e quel che non dici, tu non lo
dici che in maniera sbagliata. Torna nella tua stanza e non dire mai più le
parole non dette!
La ragazza esce di scena. Il ragazzo guarda il signore ed osserva.: - In
effetti quel che sua figlia ha omesso di dire, lo poteva pure risparmiare.
-La perdoni, è proprio una ragazza scostumata.
-Ne convengo.
-Scusi ancora.
-Per questa volta passi, ma non si azzardi mai più.
-Ma le pare! Proprio io, poi...
Pausa.
L'anziano, visibilmente trasposto, quasi estatico, esclama: - Mia moglie,
sì che diceva, e che belle frasi diceva mia moglie!
-E cosa diceva sua moglie, di grazia?
-Mia moglie diceva...ecco diceva quelle frasi di cortesia che si dicono
sempre.
-Quali frasi? Mi porga degli esempi, lei che è sempre prodigo di esempi!
(Un poco confuso) - Ecco...quelle frasi...che si dicono...quelle come
"Ma la prego", "Mi scusi tanto", "Grazie di
cuore", ecco, quelle frasi lì.
-E poi?
(Seccato): -E poi, e poi! E poi ancora "La penna è nel calamaio",
"Vado dal parrucchiere, torno tardi", fino ad elucubrazioni
logiche complesse quali: "Il lattaio mi ha venduto del latte scaduto,
oggi devo riportarlo indietro". E' una frase stupenda, non è vero?
(Dolce):-Semplicemente stupenda!-
Lunga pausa. I due interlocutori guardano il pavimento.
Il giovane si fa coraggio ed esordisce: - E' proprio una bella sedia, la sua
sedia.
- Grazie.
-Veramente, è la più bella sedia che abbia mai visto.
-Ma grazie di cuore.
-Prego.
Pausa.
Il ragazzo, con aria sconsolata e voce monotona, sospira: - Che ne sarà di
noi? Di me, di lei, di sua figlia. Che ne sarà del nostro destino? Ci
trasformeremo? E quando ci trasformeremo? Sarà inevitablie che ci
trasformeremo?-
L'anziano sorride, e poi, dopo aver preso fiato, dice: - Vede, le
trasformazioni, per chi le subisce, non posso sapere se siano dolorose o
meno, è sicuro però che la materia inorganica non soffra. Almeno lo spero
tanto. Mio nipote, ad esempio, è diventato una Porsche, e mio fratello lo
porta sempre in giro, a duecento all'ora, per la strada che conduce al mare.
Mio nipote amava il mare e mio fratello è felice di guidare una Porsche.
Entrambi hanno realizzato i loro sogni.
-Ma...nel malaugurato caso che suo fratello avesse un incidente?
-Non so assolutamente cosa potervi rispondere. Vi cito però un esempio, che
forse vi farà riflettere. Il mio dirimpettaio non sapeva che la sua adorata
figlia si fosse trasformata in una saponetta. Pensi come si sarà sentito,
dopo averla consumata tutta, i suoi poveri resti annacquati persi per sempre
nel lavandino, tra lo sciabordio, i mulinelli e le bolle dell'acqua
insaponata!
-E' terribile, povera saponetta! Povero padre! Non realizzeranno mai più i
loro sogni!
-Mia figlia, ahimè, ha delle crepe sullo sterno, delle piccole smagliature
sui fianchi, delle minuscole incrinature sul viso. Presto diverrà come
loro, ne sono perfettamente cosciente. Non ci crederà, ma non ci penso mai.
Vede, per me lei è già sin da ora un oggetto: bellissima, silente, immota
e muta.
-Ed io? E lei? Mi dica, presto, la prego, che i suoi argomenti mi hanno
quasi convinto, non vedendo altra spiegazione che quella che lei mi propone,
sia pure assurda, aberrante, oscena.
-Mi spiace dirle questo, ma nè io nè lei raggiungeremo mai lo stato di
cose inanimate come i nostri cari, non faremo mai parte del loro mondo di
oggetti.
-Ma come! Lei mi lascia esterrefatto. Lei tradisce le mie aspettative!
-Vede, noi siamo i casi più rari che si siano mai verificati e che mai si
verificheranno in futuro...
-Lei mi inquieta! Si spieghi meglio!!!
-Noi siamo oggetti evoluti. Oggetti pensanti, che hanno abbandonato per
sempre il loro stato catatonico di manufatti privi di istinti. Ah, quante
persone ho trasportato nel mio corpo, quando fui ascensore! Vecchi, bambini,
malati, soldati, amanti e puttane! Quanti hanno calpestato il mio suolo,
hanno sputato o scopato nel mio interno, inciso con il taglierino sulla mia
porta frasi oscene o versi d'amore! Poi ho iniziato, chissà per quale
mistero, a bloccarmi, a non aprirmi, a fermarmi tra i piani, a fare le bizze
fino a quando... fino a quando hanno chiamato l'assistenza.
(Espressione di panico sul volto, voce all'apparenza decisa, ma in reltà
tremolante, claudicante, come prima di un attacco di pianto): -Sono
terrorizzato. Ed io chi ero? O meglio, COSA sono stato?
-Dica, le sente talvolta voci lontane che le brulicano in testa? Ode a
tratti rumori simili a crepitii nel fuoco, a cascate di schiocchi? Avverte
talvolta la realtà che la circonda come falsa, mendace, fallace?
(Ammette con vergona, lo sguardo in tralice): -Si.
-Lei era...
Breve pausa, carica di incognite.
-...Teatro.
All'improvviso, cala un sipario.
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