Bruno Cavallari

ho iniziato a scrivere nel 1999 ho capito come si faceva, è stata una sorta di illuminazione. Da li' in poi è stato tutto facile e divertente. Mi piacerebbe scrivere per una casa editrice e poter scrivere o un libro o una serie di racconti. Spero di riuscirci perchè ho tante idee, tanti racconti gia' scritti, e dei progetti per dei libri.

PICCHETTO

Non tutti i campeggi hanno un custode invernale, ma l’Eurocamping di
Piombino l’aveva. Si chiamava Angelo.
Angelo possedeva una piccola casa all’interno del campeggio dove ci
abitava sia d’inverno sia d’estate. Quando la stagione estiva era finita
non aveva molto da fare se non quello di controllare le tubature
dell’acqua e potare un albero qua e la.
In estate era sempre indaffarato con i clienti che gli chiedevano mille
cose, mentre in inverno se ne stava solo soletto a godersi i guadagni
della stagione appena conclusa.
Angelo, però, non era l’unica persona che viveva nel campeggio, un cliente
c’era e si chiamava Alessio.
Ma non era proprio un turista, Alessio viveva in tenda, in una grossa
tenda all’Eurocamping di Piombino.
Pagava una quota minima mensile che versava direttamente ad Angelo e,
anche lui, nel periodo in cui il campeggio era chiuso, viveva felice.
Era da solo, e con tutto lo spazio a disposizione non era più disturbato
da nessuno. Invece in luglio ed agosto per lui la vita diventava
impossibile.
In pratica, per Alessio ed Angelo le vacanze iniziavano solo quando nel
campeggio non c’era più nessuno.
A volte faceva molto freddo ma Alessio non chiedeva mai di essere ospitato
da Angelo, perché sia quando pioveva, sia quando il termometro scendeva
vicino allo zero, Alessio riusciva sempre ad arrangiarsi.
È anche vero che Angelo non glielo chiedeva mai di entrare a casa sua,
perché vedeva Alessio sempre contento e sereno, ma sopratutto perché se ne
voleva stare per conto suo.
Alessio non era povero. Forse con la pensione si sarebbe potuto permettere
di vivere in un appartamento in città, ma aveva deciso di vivere sul mare,
in una tenda, senza farsi mancare nulla.
Vestiva bene, mangiava meglio ed aveva una piccola televisione che
guardava ogni tanto.
Alessio abitava sul mare da tre anni e ormai si era abituato a tutto.
Dopo le ultime festività natalizie, aveva deciso di svegliarsi presto,
farsi una passeggiata in riva al mare e poi dopo colazione, andare in
paese a comprarsi il giornale.
A volte in paese neanche ci andava, stava così bene che dopo colazione
saliva sull’amaca e si leggeva un libro.
Fra Alessio ed Angelo non c’era un buon rapporto: entrambi erano gelosi
della loro privacy, seguivano due vite parallele che però nonostante
fossero vicine non riuscivano ad incontrarsi mai.
Angelo aveva sessant’anni, ma nonostante l’età era un uomo forte e pieno
di vita.
Quando in inverno non lavorava più, frequentava degli amici in paese e
quando c’era da mischiarsi con persone più giovani di lui non si tirava
mai indietro.
Non era mai stato sposato, con una storia finita male, tanti rapporti mai
iniziati ora voleva solo divertirsi.
Si vedeva, ogni tanto con una donna di vent’anni più giovane di lui. Ci
faceva del sesso, ma poi con la scusa di salvaguardare la sua vita
privata, il lavoro al campeggio, riusciva sempre a svignarsela. Lei era
così innamorata di Angelo, fino al punto di accoglierlo a braccia aperte
ogni volta che lui tornava.
Delle sere, Angelo, invitava i suoi amici a casa sua nel campeggio, dove
per tutta la notte mangiavano e bevevano fino a scoppiare.
Aveva deciso di lavorare per altri cinque anni, poi sarebbe andato in
pensione. Con i soldi della liquidazione avrebbe voluto farsi una crociera
intorno al mondo, ma sapeva che i soldi non gli sarebbero mai bastati.
Alessio era incuriosito da Angelo, cercava di farci amicizia ma lui, dopo
due rapide battute sul tempo, se ne tornava al lavoro.
I giorni più brutti erano quando pioveva: la tenda era umida, tutto
diventava umido, non si poteva uscire sulla spiaggia e l’unica cosa da
fare era o sopportare o gironzolare per Piombino con l’ombrello.
In compenso la stragrande maggioranza dei mesi Alessio stava veramente
bene. I soldi della pensione, a parte il fatto di dormire per tutto l’anno
in una tenda, gli davano la possibilità di vivere dignitosamente comprando
o non comprando quello che voleva.
E lui non voleva molto. Voleva mangiare bene: si era fatto prescrivere una
dieta personalizzata per il suo stile di vita da un suo amico dietista che
lavorava all’A.S.L di Piombino. Aveva coperte, vestiti e cappelli adatti
al clima del mare. Possedeva una stufa alimentata con una piccola bombola
a gas che utilizzava sia per scaldarsi sia per alimentare la cucina.
La tenda era da otto persone e questo gli permetteva di avere un tavolino
con due sedie, un letto abbastanza comodo, un frigorifero e un piccolo
armadio.
Si era sistemato sotto l’albero più grande del campeggio, non molto
lontano dal mare e che fortunatamente non era neanche molto distante dai
bagni.
Quando ogni mattina Alessio, apriva la tenda per andare a lavarsi lo
spettacolo che gli appariva davanti agli occhi era unico, silenzioso,
tenero.
In primavera poi era l’uomo più felice della terra: il campeggio era
ancora vuoto, le giornate cominciavano ad allungarsi, a farsi più tiepide,
e lui aveva la possibilità di trascorrere la maggior parte del tempo fuori
della tenda.
Non che d’inverno stesse sempre dentro, ma quando arrivavano le belle
giornate montava l’amaca su due alberi o con uno sdraio andava a leggere
un libro in riva al mare.
Una volta un turista tedesco, affascinato dalla figura di Alessio, che
aveva conosciuto durante l’estate, rimase con lui anche dopo la chiusura
del campeggio.
Si sistemò in una tenda accanto a quella di Alessio, ma dopo due mesi,
agli inizi di dicembre, se ne tornò in Germania.
Angelo, a volte, invece pensava che era da matti voler vivere tutto l’anno
in una tenda a quell’età.
Nelle serate più silenziose sarebbe voluto andare a parlare con Alessio e
farsi spiegare perché conduceva quel tipo di vita.
In fondo Angelo viveva, anche se in una comoda casa, sul mare, come
Alessio e sapeva benissimo quanto era bello vivere li.
La cosa che forse non andava giù ad Angelo era che Alessio ne godeva, e ne
traeva beneficio più di lui.
Una sera di novembre Angelo stava cucinando e dopo aver aperto la finestra
della cucina, per far uscire gli odori, si accorse di non sentire il
rumore del mare.
Il mare che, data la vicinanza, udiva sempre muoversi sia quando era calmo
sia quando era agitato, ora non lo sentiva più.
All’inizio non ci fece caso, ma dopo essere uscito dalla casa per
ascoltare meglio e non sentendo niente lo stesso, ritornò dentro, spense i
fornelli e andò in spiaggia.
Appena arrivò si accorse che il mare c’era, ma non si muoveva: era come se
un unico e gigantesco velo scuro coprisse l’intera superficie dell’acqua
impedendogli di muoversi.
Era una splendida serata, le stelle, nonostante le luci della città che si
vedeva da lontano, brillavano luminose, tutto il resto era buio.
Più che il mare vero e proprio Angelo vide una rappresentazione del mare,
come quelle che costruiscono gli scenografi del teatro durante uno
spettacolo per raffigurare
una scena che si svolge nell’acqua.
Si mise seduto e attese.
Stette li per più di due ore, e quando si alzò per tornare a casa era
stanchissimo.
Attraversò il boschetto che divideva la spiaggia dalla sua abitazione e lo
sguardo andò alla tenda d’Alessio.
Lui era li fuori, gli sorrise e lo salutò con la mano.
Angelo fece per andargli incontro ma poi ci ripensò, risalì i gradini di
casa ed entrò.
Appena fu dentro si sedette sulla poltrona senza fare nulla, calmo e
sereno. Era stanco ma stava bene.
Non gli era mai successo di sentirsi così, pensò che avrebbe potuto anche
starci due anni di seguito su quella poltrona, senza fare niente, ma poi
si accorse di non aver cenato e gli venne subito fame.
Riaccese i fornelli, si versò un bicchiere di vino rosso e mentre cucinava
accese anche la radio.
Fu una serata unica per Angelo, per la prima volta nella sua vita si
sentiva felice: era come se fosse ringiovanito di colpo. Rimase sveglio
tutta la notte per paura che quella sensazione potesse svanire, ma verso
le quattro si addormentò sulla poltrona.
La mattina dopo appena la luce del giorno entrò dalla finestra della
cucina, illuminandogli il viso, si svegliò di colpo.
Scattò in piedi ed ebbe paura.
Uscì fuori di corsa e andò verso la tenda di Alessio. Poi rallentò e
sorrise: non era cambiato niente dalla sera prima, si sentiva ancora bene.
Prima di bussare, tirò fuori il pettine che aveva nella giacca e si
sistemò i capelli davanti allo specchietto che era attaccato fuori della
tenda di Alessio.
Poi, entrò.