Michele
Filippo Fontefrancesco sono nato
il 7/3/83. per caso ho scoperto questo spazio. vi mando un paio di brani
brevi. forse ciò non vi piacerà. amen
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RICORDO
C'è un proverbio in queste contrade: "Bacco,
Tabacco e Venere riducono l'uomo in cenere". Insomma la combinazione di
tutti e tre... ma se ne prendo solo due...
Mi sto girando una sigaretta, davanti ad una tastiera ed ad un bicchiere di
buoni ricordi: una combinazione ideale, la nuvola azzurrognola del tabacco
sale alta, verso il soffitto buio, prendendo le forme del passato, mentre i
tasti sotto le mie dita raccolgono qualche manciata di parole senza senso,
raccontate assaporando un whisky troppo caldo.
Ciò che si dice tra amici, ad un pub, spesso è vero solo al 10%, gonfiato
per farsi vedere come dei fighi dagli altri, per non sembrare i soliti
sfigati. Si parla tanto, perchè non si può far altro: quando si è sobri
la verità non trapela, ma dopo le prime cinque pinte di birra, nera come
l'anima sta annaffiando, ecco che la sintassi inizia a farsi labile e le
emozioni, quelle vere, escono fuori, dirompenti come le lacrime che le
bagnavano il volto.
Mi mancherà, non so bene neppure quanto...
Se dovessi dire il perchè, non credo riuscirei a fare un discorso logico...
"sono emozioni e devi mettere da parte la logica", mi disse mentre
camminavamo in un viottolo illuminato dalla luce arancione del sodio.
Camminavamo ed il tempo scorreva attorno a noi.
Di solito so ben parlare, fare citazioni dotte che nascondono cazzate
madornali e dire cazzate che in realtà sono più profonde del riso che
scatenano... ma adesso non riesco a dire niente, assaltato come sono da
ricordi, da sensazioni.
Sento il suo cuore palpitare, sento la sua testa appoggiata sulla mia spalla
mentre il mondo scorreva sul finestrino, sento ancora la sua mano stringere
la mia... sento... ricordo.
Certo se lei fosse qua non starei a scrivere come un coglione tutte queste
bestialità romantiche e farrei voltentieri fare cambio. So che non posso,
ma chi mi impedisce di non dispiacermi di ciò?
Credo negli amici, sono felice di frequentarli, di dire quattro frignacce
con loro, ma è svilente frequentarli solo come ripiego: a volte si vorrebbe
fare altro, nulla di che, semplicemente stare a fianco di una persona
speciale, guardarla di sottecchi, spiare ogni suo sorriso e con esso la
tristezza dietro i suoi occhi, mentre si sforza di non pensare al futuro.
Si può pensare che tutto quello che ora scrivo sia solo ipocrisia, perchè
si sa che ad un certo punto le emozioni svaniscono e lasciano solo
l'istinto, come un incantesimo. Forse sono veramente io l'ipocrita: non
voglio nascondermi dietro un dito, faccio troppa fatica per non risolvere
nulla. Non chiedo neppure che qualcuno faccia la fatica di credermi in buona
fede: non mi interessa.
Mi lascio trasportare dai ricordi, voglio ancora ricordare il calore che
sentivo in lei mentre l'accarezzavo, il sapore di menta dei suoi baci, il
suo sgurdo, la mia paura nel toccarla. Voglio scrivere per non dimenticare,
mentre la sigaretta si è ormai spenta ed il bicchiere svuotato.
Sento ancora sulla pelle quegli attimi ormai lontani, impossibili da
rivivere pienamente. Ripiango solo di non avere altro tempo perchè
"intanto il mondo va avanti".
Voglio raccontare un'ultima volta di quella sensazione di rammarico quando
non vedo sul mio cellulare un suo messaggio e della gioia nel vedere sul
display quelle fottute quattro lettere, TVMB, seguite dal suo nome.
Il mondo passa ed io con lui. Anche questo vuoto passerà riempito da
qualche nuovo bacio, chissà forse al gusto di cannella. In fondo queste
sono le regole del gioco.
Il futuro non lo conosco, grazie a Dio, ma nel mio passato è appena stato
scritto il suo nome. Spero di non dimenticarlo mai.
5 SIGARETTE
Questa storia dura cinque sigarette, ma quanto dura
una sigaretta dipende da chi ascolta, perché può finire veloce o lenta e
dipende solo da come se la respira.
Questa è una storia nata per caso, davanti ad una
birra, forse una birra di troppo, parlando con gli amici… una di quelle
discussioni idiote tutta incentrata sui piaceri della coppia. Una
discussione infinita come può esserla la notte.
Parlavamo, sviscerando i nostri secreti. Parlavamo ed il tempo scorreva,
lento.
La prima sigaretta era già morta da tempo, e la seconda non aveva una bella
cera.
Più si parlava e più la discussione sembrava voler precipitare unicamente
sul compiacimento del caduco piacere consumato in un alcova, un piacere che
al mio orecchio suonava stonato e così breve come la parola che lo
descrive.
Ognuno di noi parlava, taceva ed ascoltava.
Mentre aspiravo nicotina, neri pensieri mi correvano in testa… ricordi
presenti e illusioni passate.
Forse il miglior rapporto è quello di celati amanti così si disse e
qualcosa in me si spense nella cenere della seconda sigaretta abbandonata
nel posacenere.
Non credo. Forse all'inizio. Forse se non si ama.
Così iniziai, mentre mi rollavo una nuova sigaretta e l'accendevo.
Forse all'inizio, quando ci si accorge d'un tratto di coronare un sogno
nascosto, mentre si sfiora la pelle proibita o si assaporan le labbra
sperate.
Parlavo e fumavo.
Forse il miglior rapporto è in quel tipo di amanti, molto incoscienti,
unitisi solo per la durata di un lampo. Toccare la nuova terra senza farci
casa, lasciando che il sogno divenuto realtà ritorni sogno. Forse è qui la
bellezza dell'essere amanti.
Fumavo, e lento il fumo si spandeva nella stanza, lasciandosi mescere
all'aroma della birra nera.
Ma se ci si vuole fermare in quella terra proibita, se ci si innamora
inizia un tormento ancor più grande dell'amare e non essere ricambiati.
Forse era l'alcol a farmi parlare o solo i ricordi che lenti riaffioravano.
Se si ama si può sempre guardare l'amata e in quell'immagine svanire.
Quando si è amanti si deve essere ciechi ed impassibili, non far filtrare
nulla al di fuori della facciata: sbagliare in questo vuol dire la morte.
Un'altra amica era diventa cenere.
Non uno sguardo, non una carezza, anche le parole devono essere pesate.
Si è stretti tra due morse, una esterna e sociale, l'altra interna e
morale.
Si è placcati e quest'angoscia non può essere mitigata da calore del corpo
amato stretto nell'ombra…
Una nuova luce brillava sonnecchiante nella notte.
Ogni carezza e gentilezza nella notte diventa una spina alla luce del
giorno.
Si vuole veleggiare via, lontano, ma si è ormai intrappolati nell'isola.
Feci una pausa per bere un sorso, costatando che la bottiglia era
irrimediabilmente vuota. Solo il posacenere si stava ancora riempiendo.
Cosa è stupendo in un rapporto?
Poter litigare, poter parlare, poter sfiorare alla luce del sole e non solo
sotto quella degli asti.
Come si può essere amanti senza potere amare?
La quarta ora era scoccata e la quinta iniziava.
Si inizia ad aver paura di tutto, di tutti. Si è soffocati e lentamente
ci si sente morire.
…
No, essere amanti non è amare.
No, volare non vuol dire starsene chiusi in gabbia.
La quinta sigaretta lentamente stava morendo. |