Katia C.K.

sono nata nel 1970, ho vissuto in molto posti e parlo più di una lingua. Scrivo, disegno, fotografo, mi esprimo quando posso nella maniera a me più congeniale in quel momento, fosse anche il punto croce. Secondo me, non esistono confini nel modo di esternare pensieri e sensazioni e si può riuscire in maniera dignitosa a essere scrittori, pittori, attori contemporaneamente. Purtroppo l'Italia, patria di grandi artisti, vuole che uno scrittore faccia solo quello, un pittore dipinga e basta, uno scultore si sporchi le mani e non si metta in testa anche di recitare. Quindi, aldilà dei risultati ufficiali, scrivo e faccio anche altro. Per questo ho diversi nomi o nick. Il testo che propongo è qualcosa di diverso dal mio stile e dai miei argomenti soliti, anche se ha una ragion d'essere nel quadro di una sensibilità verso il paradosso (se vi va potete farvi un giro su questo blog www.koshka.splinder.it).

Ombre storte

Era ranicchiato in quella buca da quattro giorni e cominciavano a fargli male le ossa, l'umidità notturna non perdonava neanche i fisici più robusti. Dopo anni di reclusione, Jack assaporava la libertà, l'odore del bosco, il morbido manto delle foglie cadute.
Erano fuggiti lui e Billy il Gigante e si erano nascosti in un magazzino abbandonato, si erano sdraiati nel buio, vicini, ma Billy stava molto male: lo avevano preso alla schiena quei maledetti, ogni tanto Jack lo spingeva e gli diceva: "Dai amico! Resisti! Lo abbiamo fatto fuori quella merda coi suoi tirapiedi! Siamo liberi!"
Finché un giorno Billy aveva smesso di rispondergli, era rimasto lì, così, con gli occhi aperti e la schiena squarciata. Anche Jack era ferito ma doveva andarsene e durante la notte si era trascinato zoppicante fino al bosco. Avrebbero trovato il cadavere di Billy quando avrebbe cominciato a puzzare o magari ci avrebbero pensato i corvi, ma quel giorno lui sarebbe stato già lontano. L'importante era trovare dell'acqua fresca. Nel bosco c'era l'acqua ma di notte faceva paura quel posto, era pieno di rumori, odori e animali che non conosceva. Dopo una vita passata in carcere non era più in grado di riconoscere i nemici fuori. In carcere era tutto programmato, sapevi quando mangiare e quando dormire e con chi dovevi combattere e sapevi anche che prima o poi sarebbe arrivato qualcuno a pestarti e a metterti la testa in un sacco.
Aveva scoperto che nella terra c'erano tante bestie striscianti, aveva provato a mangiarle, gli parevano commestibili e, piano piano, si era rimesso ma zoppicava ancora molto. Quando si assopiva, gli sembrava di sentire degli spari in lontananza e il respiro affannoso di Billy gli entrava nelle orecchie e nel cervello e gli pareva di rivedere la gola aperta e sanguinante di Mr. Colombo - quella merda - e le budella sparse dei suoi tirapiedi Angel e Martin. Poi si svegliava e vedeva gli alberi girargli intorno e capiva che era in salvo e allora si riaddormentava sotto la coperta di foglie secche. A Mr. Colombo ci aveva pensato Billy: un lavoretto come solo lui sapeva fare, un colpo secco alla gola e via in pochi secondi, con quegli altri avevano dovuto darsi da fare un po' di più ma poi l'avevano avuta vinta contro quei due gioiellini impomatati e ben nutriti, servi dei padroni.
Nella vita Jack non aveva fatto altro che uccidere e qualche volta scopare; non ricordava di avere avuto mai una madre né fratelli, era in carcere da un'eternità, l'unica cosa buona era che si era allenato molto ed era diventato un vero duro, i suoi muscoli erano d'acciaio ed era in grado di sopportare il dolore senza neanche fare un fiato, quante volte era stato ricucito da sveglio in infermeria! Aveva tanti di quei punti addosso che non si riuscivano più a contare.
L'unico con cui aveva legato era stato Billy, un tipo grosso e taciturno, un vero killer ma con qualcosa di buono dentro. Qualcosa di buono doveva esserci anche fuori di lì, cosa avevano Angel e Martin che loro non avevano? Sarebbero fuggiti e avrebbero trovato qualcuno a cui fare da guardia del corpo. Era il sogno di Billy: fare il suo dovere, mangiare bene, una bella casa e darsi da fare quando era necessario. Con due fisici come i loro non sarebbe stato difficile. Non era più il caso di aspettare, troppe volte avevano visto altri carcerati sparire, essere portati in infermeria e non uscirne più. Prima o poi sarebbe toccato anche a loro, o magari un giorno sarebbero stati così pieni di ferite che non sarebbe valsa più la pena neanche di ricucirli e li avrebbero lasciati crepare in cella sul cemento.
Adesso era libero ma solo, tremendamente solo, la sua forza e il suo coraggio non potevano nulla contro quella fredda e agghiacciante solitudine, Billy il Gigante era morto e, tra loro due, era quello che sarebbe riuscito a cavarsela meglio fuori. Lui infatti era originario di quelle parti e conosceva le zone, probabilmente avrebbe trovato un posto sicuro, ma ora non c'era più.
Il vecchio Tom lavorava nella fattoria da molti anni, a dir la verità era cresciuto lì, aveva dedicato tutta la vita ai Fiorano e al suo capo Giordano.
Lo aspettava una serena vecchiaia in quella grande casa di campagna, Giordano gli voleva bene come a uno di famiglia e aveva preso a chiamarlo "Zio Tom".
Nelle sere di primavera, dopo che aveva finito col suo lavoro e aveva fatto rientrare il bestiame nelle stalle, lo zio Tom si prendeva un po' di tempo per sé e andava a farsi delle belle passeggiate nel bosco confinante la tenuta dei Fiorano.
Aveva una bella stazza e, nonostante l'età e gli acciacchi faceva ancora una certa figura quando partiva per le sue passeggiate energico e arzillo.
Quella sera, era arrivato vicino al fiume e gli parve di sentire dei rumori strani e odore di sangue, con la sua lunga esperienza difficilmente si sbagliava: - Chi è la? Vieni fuori! - anche se fece la voce grossa aveva una certa paura, con le bande di delinquenti che c'erano in giro.
Jack si sentì gelare il sangue, l'avevano scoperto! Doveva giocarsi tutto per tutto, balzò fuori dalla buca per aggredire il nemico ma ebbe una fitta all'anca e si sbilanciò, Tom riuscì a schivarlo e ad assestargli un colpo che lo sbatté a terra.
Frastornato e dolorante Jack si rialzò, mentre Tom si mise sulla difensiva: - Ti conviene stare buono. Sei ferito l' ho visto. Se stai calmo non ti farò del male.
- Chi sei e che vuoi?
- Niente, ero qui per caso. Mi chiamo Tom e faccio il pastore.
Jack si adagiò su un fianco perché non riusciva a stare in piedi: - Chi ti ha mandato?
- Nessuno. Vado per i fatti miei. Tu piuttosto come hai fatto a ridurti così?
- è una storia complicata vecchio. Appena starò meglio me ne andrò.
- Quella mi sembra una brutta ferita. Lascia che ti aiuti!
- Non mi toccare o te ne pentirai!
- Non sei in condizioni di dare degli ordini e comunque fa' come vuoi! Se non ti va bene il mio aiuto stattene qui da solo a crepare di fame e di infezioni! Finirai mangiato dai vermi
Jack si rialzò minaccioso ma l'idea di rimanere di nuovo da solo lo spaventava, forse quel vecchio non era un pericolo, poteva rischiare: - Ehi vecchio! Torna qui! Mi chiamo Jack, Jack il Bastardo.
Zio Tom si voltò e da anziano qual'era si diede un tono ma andò sereno verso Jack.
- Per la verità il tuo non è un bel nome ma non è colpa tua
- Che vuoi dire? È il mio nome e tutti mi hanno sempre chiamato così
- Hai frequentato della bella gente, insomma!
Jack rimase perplesso, non capiva proprio cosa intendesse quel Tom ma non volle passare per un ignorante.
- Dovresti lavarti quella ferita o saranno guai! Da quanto tempo non mangi?
- Beh, sono qui da un po' e comincio ad avere la gola secca.
- Dai! Vieni giù con me al fiume. Conosco la strada
I due scesero la riva lungo una passerella di legno per evitare di scivolare nel fango viscido del fiume.
Quando risalirono, Tom preparò un giaciglio pulito con delle altre foglie e Jack vi si stese sopra.
- Perché mi stai aiutando, Tom?
- è un vizio di famiglia. Domani sera tornerò e ti porterò qualcosa da mangiare.
- Non sai neanche chi sono! Come faccio a fidarmi di te?
- Decidi tu. Puoi fidarti e rischiare o non fidarti e decidere di morire qui da solo. Domani tornerò qui col cibo, sta a te la scelta.
Tom riuscì a portargli da mangiare, alla terza sera, Jack si sentì in dovere di confidarsi con lui:
- Mi stanno cercando. Sono un assassino, ho ucciso un uomo assieme al mio amico Billy. Lui lo hanno preso, gli hanno sparato alle spalle quei vigliacchi!
- Lo immaginavo. Sei di quelli di Mr. Colombo?
- Proprio lui!
- Se devo essere sincero quel prepotente se lo meritava, ma lo sai che se ti trovano... per quelli come te non c'è scampo. Sei condannato. Puoi anche essere impallinato sul posto.
- Lo so. Come è successo a Billy...
- Figliolo, ti sei cacciato in un guaio serio.
- Meglio che vivere in carcere.
- C'è una banda da queste parti. Io li conosco bene. Non fanno dei gran danni per fortuna trovano sempre qualcuno che li aiuta a tirare avanti. Non sono cattivi, ti potresti aggregare a loro. Stanno accampati aldilà del fiume. Da soli, lo sai, non si sopravvive a lungo.
- Magari solo per un po'...
- Domani ti accompagno da loro.
Il domani era solo il sole che sorgeva di nuovo, mascherato dai rami degli alberi alti e dagli uccelli che andavano in cerca di cieli più alti. Il domani era solo un nome come un altro del tempo che doveva passare ancora prima della libertà. Jack stava meglio e in quella giornata di sole nascosto aveva cominciato a girare nei dintorni per cercare di capire, di comprendere quella natura che non conosceva, che non l'aveva mai cullato fra le sue ombre irregolari. Per gran parte della sua vita aveva visto solo i tagli netti degli angoli di cemento e le zone scure dietro alle pareti e alle grate. Jack seguiva le linee storte e curve della terra e dell'erba, camminava solo e arrivò dove la luce era più chiara. Il bosco era finito, le piante si erano fatte più basse e di lontano si vedeva una strada e le case. Jack si accorse di essere solo nel nulla, e di non sapere dove andare, l'unica soluzione era tornare indietro e aspettare il vecchio. Sentì delle voci, e si guardò intorno, il cuore gli batteva forte, cominciò a correre e si trovò davanti una distesa di cadaveri. Morti, morti ovunque, erano dieci, forse meno, forse più, sparsi per una spianata arida, lasciati così, in mezzo al loro sangue, e lui era l'unico ancora in piedi. Le voci si fecero più vicine, Jack era solo e paralizzato, voleva chiedere aiuto ma non ci riuscì. Una fucilata lo prese in pieno e si abbatté da un lato col fianco aperto e il suo sangue fu subito assorbito dall'erba secca. I suoi occhi spalancati verso il sole, finalmente chiaro e libero.
Gli uomini del paese si avvicinarono alla carneficina, dal fiume saliva il vecchio Tom con il vecchio Fiorano.
- Li abbiamo presi sti' bastardi! Cumpare Fiora'?
- Ma che avete fatto? Siete matti! Qua ci stanno altre bestie, pure le pecore m'avete fatto spaventa'!
- Addà finì cu 'sti cani randagi! Stanno a fa un sacco di danni!
- Meno male che stu povero cane mio stava co' me sennò me lo ammazzavate pure lui!
- Embé! Te ne pijavi nantro più giovane! Che ce fai co' questo? Manco lu sapone!
Tom si era allontanato da Fiorano e girava per il campo a testa bassa, annusava i corpi dei vagabondi e trovò pure quello di Jack. "Alla fine sei libero in mezzo a loro" pensò.
Fiorano era sconsolato e scuoteva la testa, gli andò dietro e lo accarezzò: - Annamo a casa, Zio Tom! 'Che 'sti cristiani so' delle bestie!