Heremita A quel tempo scrivevo ancora racconti con una certa cura che non si creasse alcuna tensione letteraria. Splendono a volte (un momento solo) dei capolavori ed i personaggi allora vivono e saltano d'autorita' fuori dalla storia. Vengono a trovarti in sogno, poi ti molestano. A volte si accompagnano con chi hai amato e perduto, forse (fors'anche questo delirio ha un nome e si chiama Lucia). A seguito di una diligente frequentazione capita di ritrovarseli comodi in salotto, tazza di te e mani alle brache, evento disdicevole. Mi guardo allo specchio talvolta, per controllare. Se c'e' da qualche parte un uomo si faccia avanti, in quell'immagine. Anzi che questo sottoprodotto di una confidenza urbana che si chiama vita, tutti la raccontano sottovoce e la urlano solo in punto di morte (avendone tempo ed occasione). |
CRISTINA mandò giú molti bicchieri ed il giovanotto bisbetico allungò le mani, si intende che fecero l'amore. Alla riffa dei reietti c'era un solo voyeur che non poteva fare a meno di spiare e cosí fino all'aurora. Sua potestà domata e sellata Billie canterino, alla passione con inflessione bengali, ecco un altro idiota che pagava per il mio budello e ai piedi della tenda la bava del voyeur che non la smetteva di fare cucú, vorrei che finisca al piú presto. Erano le due del mattino ed alla radio mandavano canzoni audaci, probabilmente per tenere svegli i cialtroni, tutto un assortimento di scimmie urlatrici che si fanno grandi seghe e lo raccontano con una certa aria di dignità. Sto scopando con uno sconosciuto per una zuppa di fagioli e speriamo che faccia in fretta, mi sta venendo fame. Questo e gli altri. Chissà cosa ci trovavano i loro sensi: ma l'uomo non si contenta , egli non riconosce di buon grado lo schifo e gli da un altro nome e fa di tutto per sottrarsi all'idea che di una qualunque cosa l'unica misura possa essere la nuda esibizione della sua inadeguatezza. Loro i potenti, i grandi, loro i villani. Loro gli apostoli, ovunque spandano il seme, che brutta parola, per farne prima una patacca, dopo cinque minuti di attesa unostia unta di carità in nome di una noia mortale seduti al divano accanto alla propria compagna o altri sacrifici scampati si contano gli spermatozoi come fossero tesori da conservare, ma non hanno il drago di guardia, io ne ho un paio che non mi danno requie, impazienti, ma sto arrivando è solo che la mia carrozza ha pochi cavalli e fanno i turni. E non si divertono ed io neanche, ma riesco a convincerli del contrario quando e come voglio, è questo il mio potere di oggi. Non so esattamente come si registrano le parole che vengono in sogno, altrimenti avrei un fascicolo per gli amori perduti e uno per le prove della carità, nel momento in cui stavo per prendere il biglietto il treno è partito ed al posto di CRISTINA si è presentato un capitano in pensione con facezie possibili e deliri sicuri a fare ironia e dire che la guerra mia aspettava, avevo trovato qualcuno che aveva un minimo di pazienza, quando ebbe finito di dispensare saggezza il campione l'eroe il guerriero il paladino del paesello a ferro e fuoco (quasi tutto gli è permesso) prese a spargere biglietti colorati e sgominare eserciti con le parole (lo tenevano per questo di sicuro), i fucili a noi, pensieri del genere adesso non mi torturano piú ma trovano un loro spazio. Mi piacerebbe incontrare nuovamente il capitano per potermi spiegare, la prima volta non ebbi il tempo perchè il capitano si credeva immortale e non si guardava il culo e lo colpirono a tradimento in una delle sue non rare filippiche contro il resto del mondo impotente. Aveva manie di grandezza e non gli sarebbe dispiaciuto esalare l'ultimo respiro come un martire e dire sante parole da esempio per la storia, ma non morí e continuò a parlare, zoppo e non so dove. "Padre, ti voglio uccidere...madre, ti voglio fottere", cantava il povero balordo. Ma chi se ne fotte, inventati qualcos'altro. Un tal parolaio garrulo che voleva spacciare quella mulacchia che era per cinciallegra, piuttosto sembra che un pezzo duro gli sia rimasto nella strozza ed ora abbia qualche problema a vomitarlo. Bene, è una vera pena. Ci fu un intimo scambio di baci e liquirizia poi Billie si imbarcò con un suo amico, credo fosse un mercantile la mattina stessa (un marinaio e tre soldi fanno una lagna compensata) è un peccato, è una vera disdetta, non ci rivedremo piú pace all'anima tua. CRISTINA tornò al bordello, una specie di certosa dove piú o meno tirava avanti insieme ad altre tre cocottes fatte con lo stampo e ad un sinistro odore di canfora. Chiese asilo un sacerdote, portava fumi di incenso e benedizione per una notte d'amore, si può fare in incognito. Due virtú a confronto. Andò bene, tanto che promise di tornare con piú alti gregari del signore ed un intero seguito di appestati a mendicare un perdono almeno carnale. "Oggi questa battona ha deciso di fare lo sconto. Veramente osceno è il costume e cosí questa fica si spoglia per tutti, tuffatevi dentro senza guardare". Portava al collo un cartello con l'offerta. Tutta la notte incontri bizzarri e amore e denaro, anche uno strano cerusico che giocava troppo col bisturi ma tutto sommato è stato accomodante, beffe urla e cantilene piú o meno credute ed una lunga vertigine. Poi sulla strada di casa branchi di maschi euforici si inchinarono e la adorarono, sei la migliore di tutte CRISTINA. Si diffida di quel che si dice di un bordello e si ha piú spesso ragione che torto, ma tra prodi e ciarlatani si finisce spesso per trovare un accordo. Questa notte sono CRISTINA. Sognavo quasi tutte le notti di essere una puttana. La sera prima eravamo una cinquantina di persone a festeggiare qualche strana ricorrenza ed CRISTINA era seduta in disparte e quasi dormiva, vicino ad un caminetto, con le gambe raccolte sul petto, disinvolta, tutt'intorno maschi e begúm che giocavano a fare i cascamorti. Mi avvicinai a parlarle che ancora non la conoscevo e bastò molto poco per invitarla a ballare. Ed allora ero Scià Buck, regolo delle osterie e grande saggio delle purghe, che invitava una ragazza a ballare mentre la beata gioventú mondana soccombeva senza ragione all'arte del buon vino, bah. Lascia la bottiglia, CRISTINA e tutta quella roba inutile e la tua smorfia e la fronda. Adesso è ora di ballare, Dio aveva la testa troppo grossa, il vecchio moloch e quindi ha mandato il piú degno. Voglio ballare con la mano sul tuo culo, CRISTINA, niente paura, questo è Scià Buck, in cambio avrai denaro ed una pila di merda piena di una nobiltà differente. Baciami, CRISTINA, anche se tremi perché non hai mai fatto una cosa del genere ed adesso ti aggiri con pudore virginale tra nudità del tutto maschili e provi a tenere lo sguardo alto mentre ci sono cazzi piú o meno ovunque. Ne devi rimediare almeno uno, possibilmente il mio, è una questione di prestigio. Mi accarezzò. "Le vedo bene. Ragazze sazie e piene di stucco che arrangiano motti sull'amore. Amore quello vero, si vede da come muovono la coda" Nell'amore c'era ovviamente qualcosa che le indispettiva e le fasciava tutte del puzzo di maschio adulterato e cosí si cambiava argomento due o tre volte in modo spiacevole, fino al silenzio. Cristina, Marta, Maria, Giovanna e cosí via, la temperanza è uno dei modi, forse il migliore. Quella sera feci l'amore con CRISTINA ed avevo paura. Venni fuori piú sbracato del solito ed Cristina era dietro la porta. "Stavo guardando dal buco della serratura". Rise. "Mi chiedevo se ti stessi annoiando" "No, affatto. E' veramente carino come voi maschietti giocate col vostro orsacchiotto" Si abbassò e cominciò a giocarci pure lei. Poi, piano, sentii le sue unghie cominciare a risalire ed andare dentro, poi anche l'altra mano e volevo la sua bocca piú vicina, a qualunque cosa, cieco e profanato, le mie meningi sulle sue, ed ecco il mio coso d'ebano sporgersi appena e chiedere permesso ed infine con la frode fare penitenza nella fica renitente resto senza fiato digerito dalla furia di lei è come la pace e la tempesta intorno, spero invano un po' di dolore, viola, viscere prego di accogliere ogni straniero che verrà da quelle parti o almeno una fetta del mio corpo e concimarla presto come sapete, CRISTINA solo i miei occhi sono rimasti fuori di te e posso vederti prima che passi, caldo miserabile gaglioffo sono, aggrappato ad un mucchietto di peli, uno due tre schizzi e poi basta. CRISTINA si voltò dall'altra parte e si addormentò. Capii che non volevo evitarla ma non sapevo come rivederla. Un un attimo e vaneggio. Vecchio, ero un becchino polemico ed eremita che portava il basto da mezzo secolo. Chi per mestiere seppellisce morti sa che quasi tutti gli uomini in età da bara tirano avanti con il drappo nel cuore ed il feretro nel culo e ad ogni occasione non mancano di mostrarsi devoti e valorosi. Non capivo come a quel ciuco guastato dagli anni potesse toccare anche una piccola parte di CRISTINA Ero in salotto. Mi avvicinai alla finestra e vidi due nani dimenticati in aria da qualche maleficio, si stavano dando un gran da fare per rifinire il paesaggio. Avevo sorpreso il mondo mentre stava ultimando i dettagli, era un venerabile signore sulla cinquantina che si tirava su i calzoni e parlava come un vate, con una bottiglia di grappa nella mano libera. "L'amore ha bisogno di uomini per convincerli di sé. L'amore predica l'assenza di fondamento" "E la morte, chiesi?" "Pure" "Quindi tu non hai fondamento" "Lo dici tu". Ci pensò su. "E l'ho detto anch'io, sei pienamente nel giusto. Per amor di coerenza ora sparirò" "E dovrai fare in modo che di te non resti traccia" "Questo no, proprio la traccia sarà l'unica cosa che resterà. Semmai sarà come se non fossi mai apparso in forma diversa da quella" "Io ricorderò" "Mettila come vuoi. Che ci siamo, hai qualche desiderio in particolare?" "Vorrei vedere CRISTINA prima possibile" "Solo gli uomini innamorati sprecano i desideri in questa maniera" Finito il fermento sparí, bussarono, era CRISTINA. Comunque sia al vegliardo doveva piacere il genere umano. Andai ad aprire ed aspettai che CRISTINA avesse finito le sue piroette. Cinquant'anni ed una stagione stavano tra CRISTINA e me, temo che la mia paura peggiore sia giunta a pieno compimento. Finalmente CRISTINA poteva saltare su e giú e sputare con dispetto sulla mia faccia di vero galantuomo. Povero Scià Buck, qualcosa non andò come previsto. Non aveva ancora messo la testa fuori dall'uovo che già mordeva ed avanti cosí per un pezzo, finché si trovò di fronte la cattiva celia del destino e le sue pretese domestiche, e per gli ultimi stenti già pronta una sindone con la croce degli infami. Tempo minaccia ad ogni momento il castigo della sua assenza e di tutti fa creature pregiate e patetiche che non vorrebbero finire mai, polli da cortile che può scortare col suo passo verso un'incombenza dolorosa. Tempo mi era dato ogni volta in cambio di CRISTINA ed allo stesso modo ogni volta mi veniva tolto. Eccola ridere lassú, riuscivo a distinguere un grosso confetto con l'anima di un liquore un po' amaro. Mi addormentai ed al risveglio nel letto non c'era piú Scià Buck, al suo posto CRISTINA aveva lasciato la carcassa di un giovane codardo. Anni dopo sarebbe crepato con molte piu' rughe ma nella stessa posizione di allora. |