Marco
Alfieri
sono dell' '80, vivo e studio in provincia
di Torino. Ogni tanto scrivo racconti. Come questi. Spero vi piacciano. |
Il muro
Sono le 21:37.
Un forte scroscio rompe il silenzio.
Questo deve essere il Signor Teferi e la sua prostata ingrossata.
Mi sembra di vederlo, sdraiato sul divano con vicino quel rudere del suo
cane e il telecomando in mano. Chissà cosa starà guardando? Non c'è molta
scelta questa sera. Forse la solita fiction sulla Rai? Probabile, in ogni
caso la sua vescica non ha resistito e, come al solito, ecco puntuale la
scarica dell'acqua attraverso il muro.
Poco prima c'era stata la doccia della Signora Ferelli, come sempre alle 21,
di ritorno dal lavoro in quel buco di culo di ufficio. E ancora prima la
pisciatella di Giorgio Pini, appena rientrato probabilmente
dall'università.
Tra poco sarebbe toccato alla cagata notturna del Signor Galimberti, di
solito intorno alle 22. Poi ancora qualche rapida pisciatina qua e là,
concentrata soprattutto durante la pubblicità dei film in prima serata. Poi
tutti a nanna.
Finalmente.
La notte quasi non si sentono i rumori, cercano tutti di fare piano per non
svegliare i propri cari. Fanno pipì silenziosi e poi trak, giù litri
d'acqua. Il maledetto muro è ormai fradicio. Il bianco è scomparso,
coperto da strati di acqua mischiata alle feci dei miei condomini.
Sono quasi 6 mesi che vivo in questa situazione. Si dà il caso che
l'idraulico l'ultima volta abbia fatto un po' di casino con i tubi. Si è
dimenticato di sistemare bene una giuntura, proprio quella che passa
attraverso il mio muro. Così mi becco di striscio tutti gli scarichi della
casa. Per lo più si tratta di acqua puzzolente di urina che si insinua
nelle fessure del muro impregnandolo, per poi scendere fino al pavimento e
formare una piccola pozzanghera. Gli escrementi solidi invece non arrivano.
Non passano attraverso le fessure del muro. L'odore in compenso passa
eccome. E non parliamo del ciclo della piccola Giada Pini. Una volta al mese
il muro sembra uscito dal set di un B-movie splatter. Sangue ovunque. Ho
chiamato almeno una decina di idraulici, ma in questa città sembra che
tutte le tubature siano saltate contemporaneamente. Il più gentile mi ha
fissato un incontro a cinque mesi di distanza. Il mese scade tra due giorni.
Finalmente.
Ho fatto in tempo ad imparare a memoria tutte le piacevoli abitudini dei
miei amici dei piani alti. Quasi mi preoccupo se non sento arrivare la
scarica dell'acqua del cesso della Ferelli alle 7:45 puntuali.
Mi sembra di impazzire se non vedo il muro inumidirsi dopo le 14, per la
cagata post pranzo di Giorgio Pini.
Rabbrividisco se non sento gli scarichi alle 19, doccia dopolavoro per il
Sig. Galimberti.
Non parliamo poi del ciclo di Giada Pini. Un ritardo di qualche giorno mi fa
impazzire.
E il vecchio Signor Teferi? Da quando è morta sua moglie ogni ritardo negli
scarichi mi fa temere per la sua vita. Mi prende il panico se non lo sento
pisciare almeno tre volte prima di andare a letto. E' solo, vecchio,
potrebbe schiattare da un momento all'altro. Non dovrebbe fregarmene nulla e
invece mi preoccupo. Mi preoccupo ti tutti. Ma tra qualche giorno sarà
tutto finito.
Finalmente.
La stanza del muro viscido era la mia camera da letto, ma l'ho abbandonata
da tempo. L'odore è davvero insostenibile, cambio quotidianamente le
bacinelle che raccolgono l'acqua putrida. Lavo il pavimento con
disinfettanti di ogni marca carichi di profumi assurdi (ribes, cocco,
papaia), ma non c'è niente da fare. Non faccio più entrare nessuno in
casa. Né amici, né parenti né conoscenti. Fuori tutti dalle palle. Tanto
non capirebbero. Mi prenderebbero per matto. Matto perché so a che ora
tutti i miei condomini cagano. Perché so quante docce si fanno alla
settimana. E quando. Perché so chi si fa il bidet e chi no. So che Giorgio
Pini sabato scorso ha di nuovo aver alzato il gomito. L'odore di vomito è
forse il più terribile. So che la Signora Ferelli fa sesso con suo marito
tutti i martedì, dopo la doccia. In questo caso allo scarico dell'acqua del
bagno segue infatti il consueto cigolio del letto sopra la mia testa.
L'odore esce dal muro, dalla stanza, si propaga nella casa. Lo combatto a
colpi di spray, deodoranti, profumi. Le essenze si mischiano, il risultato
è talmente dolce e nauseante da dare alla testa. Dovrei cercare di starmene
fuori di casa il più tempo possibile. Avevo persino pensato di andarmene in
albergo per un po', all'inizio, ma alla fine sono rimasto. Con il passare
dei giorni qualcosa mi ha impedito di muovermi. Qualcosa di più forte del
puzzo proveniente dal muro. Più forte delle chiazze sul pavimento. A volte
mi sorprendo a parlare da solo. "Forza Signor Ferelli, quando ci mette
a raggiungere il suo settimanale orgasmo?". "E tu, piccola Giada
Pini, lo sai quanto puzza la tua merda?". "Signor Teferi, oggi ha
urinato solo 8 volte! Che le sta succedendo? Vuole che venga su a dare
un'occhiata?". "Buona serata Giorgio Pini, e non bere troppo
almeno questa volta. Il tuo vomito non ha un buon odore sai?". Parlo da
solo. Anzi, parlo con il muro. Il muro è diventato la mia ossessione.
Guardo i piccoli rivoli irregolari di acqua scura, le bolle nerastre, la
muffa verdognola che ha cominciato a crescere folta sul fondo. L'odore è
insopportabile, mi copro le mani con un fazzoletto, mi chino, raccolgo la
bacinella piena e la svuoto nel lavandino, poi torno nella stanza. Mi
avvicino al muro, all'intonaco scrostato e puzzolente. Avvicino una mano
alla parete, lentamente. Tocco il muro. Tocco il viscidume. Stringo un
ciuffo di muffa con il palmo, lo accarezzo. Mi ripeto silenziosamente che
tra due giorni sarà tutto finito.
Finalmente.
Il portiere
In tv c'era questo negro enorme. Enorme non è la
parola adatta. Era un pezzo unico, un enorme tronco color ebano con due mani
grosse come palle da bowling. La faccia tradiva un sorriso incerto,
disegnato da due labbroni gonfi e screpolati. Indossava la sua tradizionale
divisa da portiere, quella con cui aveva giocato cinque campionati nella
serie maggiore vincendone 3. Sempre con quella stessa divisa aveva vinto per
due volte consecutive il titolo di miglior portiere della stagione. Era
bravo davvero, il ragazzo, probabilmente sarebbe riuscito a giocare a questi
livelli per almeno un altro paio di anni.
Lo guardavo sudare dallo schermo, mentre mi scolavo l'ennesima birra
sdraiato sul divano. Sudava un sacco, forse per colpa delle luci o forse
dell'emozione. Di certo non sembrava a suo agio in quello studio televisivo.
Si guardava intorno sperduto, forse alla ricerca di qualche indicazione o
suggerimento. Il presentatore continuava a blaterare qualcosa sulle
modalità con cui si sarebbe svolta l'esibizione. Chi fosse riuscito a
segnare un gol si sarebbe portato a casa una discreta sommetta.
D'un tratto entrò in scena una donna, sulla quarantina, nemmeno male, con
una gonna lunga fino al ginocchio e un top maculato. Ai piedi un paio di
scarpe da ginnastica. La regia la inquadrò brevemente dai piedi alla testa,
poi staccò di nuovo sul portiere. Si vedevano piccole goccioline di sudore
scendergli attraverso il viso. Non aveva ancora detto una parola, a parte un
breve saluto al momento dell'enfatica presentazione all'inizio della
trasmissione. La porta alle sue spalle, probabilmente regolamentare,
sembrava piccola, l'intera area di rigore in erba sintetica ricostruita
appositamente nello studio sembrava letteralmente sparire di fronte alla sua
immensa mole.
Il presentatore lo stava chiamando: "Ehi, sei pronto?". Il negro
lo guardava inebetito senza rispondere, continuava a fissare qualcosa al di
là delle telecamere. "Ehi? Ragazzo? Mi senti? Sei pronto?". Il
presentatore sembrava spazientito, poi finalmente il negro si mosse,
sollevò il pollice simulando un impacciato sorriso. Il presentatore si mise
una mano in tasca e tirò fuori un fischietto rosso. Lo avvicinò alla bocca
ed emise un fischio prolungato. Un pallone fu buttato nel campo da chissà
chi, la donna fece qualche passo in avanti, alzò la testa, guardò il
portiere poi scattò verso la porta con la palla tra i piedi. Aveva
un'andatura piuttosto incerta, più volte il pallone rimase indietro
rispetto alla sua gamba, era uno spettacolo piuttosto patetico. Il negro, in
un primo momento rimase fermo sulla linea di porta, poi quando la donna fu
più vicina scattò in avanti. La donna rideva, la gonna la imbrogliava non
poco, poi vide il portiere avvicinarsi rapidamente e si fece più seria. Il
ragazzo si lanciò lungo disteso con le mani protese in direzione del
pallone ma la donna, istintivamente, toccò con la punta del piede il
pallone verso il lato destro e lo scartò. Il pubblico nello studio
trattenne il fiato. Era incredibile, il miglior portiere dell'anno umiliato
da una donna. Il pallone rotolò sulla destra, aveva bisogno solo di un
piccolo tocco per essere buttato in rete, ma la donna incespicò rallentando
la sua corsa. Il negro non perse tempo, si rialzò e si lanciò a piedi
uniti su di lei. Atterrò con tutto il corpo sulla sua gamba destra. Il
rumore che fece mentre si rompeva all'altezza del ginocchio si sentì
indistintamente nel microfono. Mi fece quasi sobbalzare sul divano. Poi le
urla della donna si mischiarono a quelle del pubblico. Un uomo, forse il
marito, entrò in scena urlando e saltò addosso al negro prendendolo per il
collo. Due assistenti di studio con ancora le cuffie in testa si lanciarono
anch'essi addosso al portiere che cercava di liberarsi dalla presa
dell'uomo. Altre persone si avvicinarono alla donna che, sdraiata, emetteva
una specie di sibilo. L'inquadratura indugiò sulla sua gamba stesa in
posizione orribilmente innaturale. Intanto il negro si era liberato del
primo uomo e lo aveva steso con un diretto in piena faccia. Il sangue era
schizzato ovunque. Due uomini in divisa erano entrati sul finto campo di
calcio con in mano grossi manganelli scuri, sferrando colpi alla cieca.
Poi, fu mandata la pubblicità. |