Valentina Gambino

scrivo da anni, anche se a me sembra davvero un'eternità... Così ho deciso questa notte di dare ad uno dei miei racconti (quello che amo di più!) una piccola occhiata, per la millesima volta, e adesso mi ritrovo qui, con la voglia di allegarlo, pensando anche che sicuramente riceverete giornalmente elaborati da tanta gente, ma probabilmente, per non avere rimpianti vi allego anch'io il mio racconto, che si chiama "guardo l'ora... non è mai troppo tardi"... spero che qualcuno voglia dedicare un paio d'ore di tempo leggendolo... grazie di tutto anticipatamente...

Guardo l'ora

Mi sveglio all'improvviso, in preda ad un'ansia infernale, mi alzo, non ricordo dove sono, vedo una stanza ma non riesco a capire quale sia la mia appartenenza ad essa, mi sdraio per terra, piano piano incomincio a tornare in me. Riesco a distinguere le cose che mi stanno intorno, guardo le pareti, riconosco i miei poster, lo splendido volto di Marylin Monroe mi sorride dall'alto, giro la testa, a destra, poi a sinistra, guardo le fotografie attaccate al muro, la mia bella faccia sorridente, i miei occhioni neri, il mio sorrisone a trentadue denti troneggia fiero sulle pareti, vedo per terra le mie scarpe da ginnastica, sulla poltrona la mia borsa semiaperta, intravedo il cellulare ancora acceso, ho dimenticato di spegnerlo, le chiavi della macchina, il mio letto, mi alzo, guardo un po', sono a casa mia, adesso ho capito, sono nella mia splendida casetta colorata situata all'interno del centro storico di Palermo. Mi capita delle volte, mi sveglio all'improvviso e non riesco a ricordare dove mi trovo, non riesco a capire a cosa sia dovuto, perché mi accade, ma, quando mi succede vivo dieci minuti d'ansia, terribile ansia. Non so se vi è mai successo, ho letto da qualche parte che potrebbe trattarsi di attacchi di panico notturni. Ed io di panico ne ho da vendere, quindi credo che come diagnosi (o ipotesi?) possa essere più che valida. Fortunatamente (?) non sono una malata cronica, non so il tipo a cui vengono degli attacchi incontrollabili, le crisi e robe varie, no… sono molto peggio! Guardo l'ora, sono le 5:30, ancora presto per dare il buongiorno al mondo, mi metto a letto, mi volto, accanto a me c'è Tecla, dorme tutta rannicchiata, per fortuna non l'ho svegliata. Le do un bacio in fronte e provo a dormire. Cambio posizione almeno cento volte, non riesco a prendere sonno. Fianco destro, fianco sinistro, a pancia in aria, a pancia sotto, con la testa sotto il cuscino, senza cuscino ma niente, non c'è storia, i miei occhi rimangono spalancati rivolti verso il soffitto. Possibile mai che ogni volta è sempre la stessa identica barbosa storia? E' sempre così, ogni volta che mi prendono questi specie di attacchi d'ansia mi viene l'insonnia, non dormirò mai, è inutile devo arrendermi di fronte l'evidenza che vedrò l'alba ad occhi aperti anche oggi. Mi metto seduta, guardo l'ora, sono le 7:00, ho passato un'ora e mezzo a rigirarmi come un pesce che frigge in padella. Tecla si sveglia, lo sapevo, riesco sempre a svegliarla "Che hai?" mi chiede "Niente, non riesco a dormire" "Vuoi che parliamo?" "No, dormi" si tira su, mi prende la mano "Che c'è? Un attacco di panico?" mi domanda "No, niente" "Sembri nervosa" "Minchia..! Ti ho detto che non ho niente, vuoi dormire si o no?" tolgo la mano dalla sua "Gentilezza e garbo non fanno al caso tuo, cazzo, manco volessi farti del male! Comunque, io ho sonno vado a dormire sul divano" prende il cuscino e va via sbattendo la porta. Che posso farci, divento isterica quando non riesco a dormire. Chiudo gli occhi, passo un'ora e mezzo a rigirarmi. Non dormo, sono una iena intrattabile. Prendo sul comodino la bottiglia d'acqua, butto un occhio, eh no… per favore no, accanto alla bottiglia c'è il mio libro preferito "Il giovane Holden" di Salinger, l'ho letto almeno una trentina di volte, e, quando non riesco a dormire va a finire sempre che lo leggo come se fosse la prima volta, con la stessa passione, lo stesso entusiasmo, e ogni volta mi auguro che finisca diversamente, ma non è così, riesco pure a rattristarmi, sarò idiota? Lo guardo, ma oggi decido di non leggerlo. Mi ricordo una volta, in campeggio con alcuni amici ed un mio ex, un certo Paolo, non riuscivo ad addormentarmi, le zanzare mi stavano massacrando un piede, crisi isterica, da ultimo stadio. Lui si sveglia, mi chiede se c'è qualcosa che non va, rispondo che non riesco a dormire, sorride, come uno scemo, mi salta addosso "Vedrai, dopo una sana scopata crolli di brutto" mi dice, non avrebbe mai dovuto, gli mollo un calcio sullo stomaco, esco dalla tenda, ed alle 3:00 di notte mi dirigo verso Palermo, con l'ansia che mi finisca la benzina e la voglia maledetta di ritrovarmi nel mio letto. Non avrebbe mai osato se solo mi avesse conosciuto almeno un minimo… non è stato il gesto in sé, perché in effetti stavamo insieme, e con uno con un cervello così piccolo non si poteva fare altro che scopare, in effetti era l'unica cosa che sapeva fare, le persone stupide riescono a concentrarsi solo su una sola cosa per volta, e chiaramente lui non essendo del tutto ritardato aveva capito che era meglio concentrarsi sulla cosa che sapeva fare meglio. La cosa che mi ha fatto incazzare da pazzi è stata la frase "Sana scopata" seguita da "crolli di brutto", che cosa era lui, una cura per il sonno? Come si permetteva a darmi consigli? Da quale folle raptus è stato spinto nel momento in cui a deciso di saltarmi addosso? Ma soprattutto, che cazzo ci stavo a fare io con uno simile. Ovviamente la storia è finita il giorno dopo, e pure male, nella botta gli ho rotto una costola, ma non l'ho fatto apposta. Non mi sono neanche pentita però. Tecla lo sa che sono intrattabile in questi momenti, deve lasciarmi stare, aspettare che sbollisca la mia ira, lo sa che è così, e credo che le convenga accettarlo, se vuole salvarsi le costole. Che schifo di carattere che ho, lei si preoccupa ed io che faccio? Mi incazzo, mi sa che non è normale. Sono le 9:30, ho preso sonno da mezz'ora, il problema è che il negozio doveva essere aperto mezz'ora fa. Sgrano gli occhi "Cazzo!", mi faccio una doccia in meno di tre minuti, mi vesto, preparo il caffè, mi trucco, cerco di riordinare la stanza, c'è roba sparsa un po' dappertutto, afferro maglioni, lancio scarpe, inciampo, corro avanti e indietro... STOP! Mi fermo, Tecla dorme ancora, la guardo, sono una stronza, mi comporto sempre di merda, sono intrattabile, ho veramente un brutto carattere, la guardo dormire, lei mi sopporta, lei mi ama. Mi avvicino, un dolce risveglio per farmi perdonare, le carezzo i capelli "Tecla, è tardi, svegliati, dobbiamo andare a lavoro" si gira dall'altra parte "No, non mi va" borbotta "Dai amore, è tardi" si volta "Si, certo, adesso amore, prima mi mandi a fare in culo ed ora amore, amore, dai, ma dai cosa?" "Scusami, lo sai che quando non riesco a dormire divento pazza" "Sei una stronza" mi dice alzandosi "Si lo so" rispondo sorridendo. Va in bagno a lavarsi la faccia "Che ti pare, la cretina sono io, non riesco a portarti rancore" mi dice, mi avvicino, mi appoggio sulla porta "Ed io non riesco ad essere gentile la mattina presto, vedi ognuno commette sbagli" mi guarda, con la bocca piena di dentifricio "Sei una stronza, è questa la verità" risponde "Si lo so, è questa la verità" dico prendendo la borsa "Però ti amo" urla dall'altra stanza "Si lo so, anch'io, è questa la verità" "E smettila!" "Ho preparato il caffè, fai colazione, io vado ad aprire il negozio" urlo. Sto per andare, mi ferma, mi rincorre "Aspetta" "Dai Tecla, è tardissimo, che c'è?" "Non ci siamo neanche dette buongiorno stamattina" mi avvicino "Buongiorno amore" "Buongiorno" ci baciamo "Adesso vado". Entro in macchina, guardo l'ora, le 9:50, in cinque minuti devo essere in negozio. Io e Tecla stiamo insieme da un anno, ci siamo conosciute perché lei cercava qualcuno con cui aprire un negozio di cappelli, cuscini, candele e roba varia. Ho letto l'annuncio sul giornale e dopo un mese abbiamo aperto il negozio. Ovviamente non è stato per niente facile convincere i miei genitori a prestarmi i soldi, ma io ho una grande capacità di persuasione, non mi batte nessuno, sono l'unica in famiglia capace di convincerli, ogni volta che i miei fratelli vogliono qualcosa da loro, passano la palla a me, ed io riesco sempre ad ottenerla, non so come mai, credo che sia soltanto perché sono la più piccola di casa, l'eterna coccolata, magari fosse vero. Ho fatto un affare comunque, anche i miei non si sono pentiti di avermi prestato così tanto denaro, infatti il negozio va avanti proprio bene, così poco alla volta sto restituendo i soldi, d'altronde lo meritano, non siamo mai stati ricchi, anzi, siamo quasi dei poveracci, quindi prestarmi quei soldi è stato veramente faticoso per loro, per Tecla invece è stato semplicissimo, i suoi sono ricchi sfondati, beata lei, chissà cosa si prova ad essere ricchi, chissà qual è la sensazione di uno che vive sapendo che in tasca ha sempre dei soldi da poter spendere, sarà una cosa bellissima, ma per il momento riesco solo ad immaginarla, ma credo che prima o poi riuscirò ad avere qualche lira in più che mi permetta almeno di andare a fare la spesa in maniera decente. La prima volta che ho visto Tecla mi ha detto "Piacere, io sono Tecla, non chiedermi perché ho questo cazzo di nome, dovresti chiederlo ai miei, sono carina, simpatica, ho 22 anni, ah… dimenticavo, sono pure bisessuale, problemi?" ho subito pensato, sarà pazza, c'è da fidarsi, io non faccio niente insieme a questa… malata! Ma, ovviamente io, per fare la figa, come se niente fosse, come se non avessi capito quello che mi aveva detto, sorrido non batto ciglio e mi presento "Ciao, io sono Rachele, come vedi neanche il mio nome scherza, ho 22 anni, sono carina, simpatica, ed eterosessuale, ma non c'è problema" e lei "Non esiste persona che sia realmente etero" ed io "Si, si, lo so… almeno credo…". Poteva essere una pazza, una ladra, una psicopatica, una spia, una prostituta, un ex galeotta... non lo era, e da lì è cominciato tutto. Dopo due mesi ci siamo messe insieme. E' la prima volta che sto con una donna, lei invece ha già avuto altre esperienze. La mia analista Jughiana dice "Vi siete riconosciute". Non so come sia potuto succedere, non so che tipo di appartenenza abbiamo, so soltanto che mi sono follemente innamorata dopo cinque minuti, lo stesso vale per lei. I due mesi che hanno preceduto il nostro stare insieme sono stati proprio disastrosi per me, un vero casino. Lei sapeva come comportarsi, si, insomma sapeva a memoria tutti i passi, sicuramente ne sapeva più di me, io cadevo dalle classiche nuvole, ero sbigottita, impaurita, non riuscivo a comprendere cosa mi stesse succedendo, "Mi racconti di Tecla", mi diceva l'analista, e io cominciavo, ero un fiume in piena. Si, ero d'accordo anch'io con l'ipotesi che non esistesse persona completamente eterosessuale, la sessualità è un campo talmente vasto, esistono talmente tante sfumature, sfaccettature, cambiamenti, accordi e disaccordi con se stessi che a volte rimani anche un po'… un po' così… ed io ho sempre tenuto presente dentro me tutta questa serie di cose ma le mie al momento erano parole, semplici, chiare, comprensibili, ma pur sempre parole rimanevano. Non avevo mai sperimentato in prima persona... prima di Tecla. Ho passato due mesi d'inferno, mi convincevo che, quando stavo ferma per interi minuti ad osservarla era solo per ammirare la sua splendida pelle, a differenza della mia che è sempre un po' secca. Mi piaceva. Mi piaceva il suo umorismo, la sua irruenza, mi piacevano le sue mani, i suoi occhi, la sua bocca, il suo sorriso, il suo corpo. Mi piaceva. Dovevo arrendermi all'evidenza che, per la prima volta in vita mia mi piaceva una donna. Mi rendevo conto che era veramente bella, perché è così, Tecla è bellissima, e non sono l'unica a pensarla così, tutti la pensano in questa maniera, ogni volta che mia madre la vede esclama "Io non capisco come mai una ragazza così bella non trova un fidanzato", mamma, ti prego, non costringermi a dirti la verità, non sarebbe costruttivo, non per te, penso io ogni volta. Il guaio era che anche prima mi accorgevo quando una donna era bella, noi siamo differenti dagli uomini, loro, gli eterni machi, che non ammettono mai, neanche sotto tortura se un uomo è bello, credono di essere stupidi, di non apparire più dei maschi a 360°, se gli si chiede un parere su un uomo estremamente bello ti viene risposto sempre "Io non ne capisco niente, a me piacciono altre cose", fateci caso, ditemi se sbaglio. Ma che diavolo di risposta è "Io non ne capisco niente?" certo, è pur vero che nel 90% dei casi la bellezza è soggettiva, ma quando gli chiedi un parere che rientra nel 10% della bellezza oggettiva, tutto ti può venir risposto tranne "Non ne capisco niente! Quando una donna appariva bella ai miei occhi finiva tutto lì, era bella, okay, mi rendevo perfettamente conto di questo, io sono una donna, io sono obbiettiva! ma non si andava oltre, con Tecla era diverso però. Ero in crisi, guardavo le altre donne, gli altri uomini, non mi piacevano, a me piaceva solo lei. Mi guardavo intorno con aria assorta, non capivo più nulla, ero in preda alla confusione più totale, avevo crisi d'identità pazzesche, non riuscivo più neanche a guardare la tv, ogni uomo, ogni donna, da quel momento mi appariva diverso. Ma questo non bastava, il mio malessere mi impediva di concretizzare un pensiero, un idea più o meno concreta. Volevo parlarle, ma, paradossalmente la sua schiettezza creava in me una specie di blocco. Stavamo in negozio, i nostri occhi si incrociavano, prima ogni tanto, poi qualche volta, dopo spesso, per finire a sempre, abbassavamo lo sguardo e continuavamo a lavorare come se niente fosse. Quando era triste mi veniva voglia di abbracciarla, ma, pur di non essere fraintesa non facevo un passo. Una volta, ha litigato ferocemente con Melissa, una sua carissima amica, stava lì a piangere, piangeva, piangeva, non riusciva a smettere, io in imbarazzo totale, la guardavo, la guardavo, la guardavo… "Abbracciala!", pensavo… dille qualcosa, prendila per mano, le ho dato una pacca sulla spalla, come fra uomini! Non so se riuscite a rendervi conto del gesto… della freddezza, della distanza… oh mio dio! Avevo paura di entrare in contatto con il suo corpo, avevo paura di confermare la mia ipotesi, dovevo parlarne con qualcuno, in quel momento non esisteva persona migliore di Mirko. Dopo averne parlato con mio fratello la sua risposta è stata "Ti piace, che bello… viva l'amore". Si bello, la mia crisi d'identità era tutt'altro che bella, era una catastrofe. "Voglio tornare come prima" urlavo all'analista investendola con la mia tempesta ormonale. Neanche Mirko poteva essermi d'aiuto in quel momento, dovevo vedermela con me stessa e con lei, ma come? Avevo pure deciso di lasciare il lavoro, quando, per la prima volta in vita mia riuscivo a fare qualcosa di serio, qualcosa che avesse veramente un senso logico, follie su follie, crisi su crisi... Non potevo abbandonare tutto, ero assolutamente al massimo della mia realizzazione professionale! Ma io e lei parlavamo poco, lo stretto indispensabile, capivamo entrambe che c'era qualcosa che non andava. La situazione non era bella, per niente. Non capivo come uscirne, non trovavo la chiave per aprire quella dannata porta del silenzio. L'imbarazzo era alla stelle, cresceva giorno dopo giorno, come quella volta, entra dalla porta una bellissima ragazza, Tecla le corre incontro, si abbracciano "Sua sorella penso", Tecla non ha sorelle "Una sua cara amica?"… nemmeno! una sua ex tornata dall'Egitto giusto due giorni prima, mi stringe la mano, Tecla parla "Lei è la mia ex, forse una delle più stronze che ho avuto, è vero? Non dirmi che non è vero perché ti spezzo le ossa!" le chiede "Ma dai… è incazzata solo perché sono stata due mesi in Egitto e non l'ho mai chiamata", mi dice, io abbasso gli occhi e sorrido, anche se tutto ciò in effetti mi appare del tutto sconvolgente, proprio io? Quella che lotta per i diritti umani, per distruggere le oppressioni, per abbattere il razzismo, ero proprio io ero quella che si sconvolgeva per così poco? Si ero io, sconvolgente questo, altro che loro! Finalmente una sera usciamo, si festeggia il primo "serio" mese di lavoro, un mese decente, le entrate stanno in avanti rispetto alle uscite finalmente! Si deve festeggiare, è proprio il caso. Io e lei, da sole, per la prima volta, ero veramente emozionata, mi sentivo come quando sai di certo che sta per arrivare il tuo primo bacio, all'inizio non ti piace un granché, pieno di saliva, le lingue che sembrano impazzite, non riesci a coordinare bene il respiro, vorresti tenere gli occhi aperti, ma poi finisce che li chiudi, ma dopo, quando lo fai nuovamente ti piace sempre più, fin quando ti sembra la cosa più bella che ti sia potuta accadere. Come quando ho baciato Antonio per la prima volta, avevo nove anni, lui undici, super esperto, mi caccia la lingua in bocca, sto per vomitare, lo rifacciamo, però non è poi così male. Come mai le cose più belle all'inizio sono le più traumatiche? Come quando fai l'amore, o inizi un nuovo lavoro che ti soddisfa, sei sempre emozionata, tesa, hai una paura fottuta che possa andare male, che non ti possa piacere, ma alla fine ti piace, se lo fai perché hai voglia, ovviamente. Andiamo a bere qualcosa, parliamo poco, l'imbarazzo di entrambe è veramente forte, si sente nell'aria, ci sediamo in un tavolino in legno, appartato, con luci soffuse giallastre, si accende una sigaretta, mi guarda e mi dice "Mi sono innamorata" ed io "Fantastico, lui lo sa?" "Lei…" risponde "Ah, bene… Lei lo sa?" "No" "Dovresti dirglielo" la incoraggio, e lei "Davvero?" ed io "Certo! Perché devi tenerti dentro quest'angoscia? " e lei "D'accordo, si, certo, forse hai ragione, va bene, Ti amo" ed io "Ah bene… Anch'io". Mi bacia in macchina, sotto casa mia, con i vetri appannati dall'umidità, non ho pensato a nulla, non ho pensato alle mille cazzate del tipo "Oddio se ci vede qualcuno!". E' stato bellissimo, diverso rispetto a baciare un uomo? No! Io stavo baciando un essere umano, io baciavo la persona che amo. "E' stato veramente semplice, affatto sconvolgente, anzi, è stato bellissimo", dico all'analista, che sorride, e sembra essere fiera di me. Viviamo insieme da sei mesi, abbiamo trovato una meravigliosa casetta nel centro storico, un vero affare, una camera da letto, soggiorno, cucina, bagno, il tutto appena a seicentomilalire al mese, si fanno dei grandi affari qui, a Palermo le case costano proprio due lire, l'abbiamo arredata veramente con gusto, tutta colorata, piena di cuscini e roba carina sparsa qua e la, abbiamo anche una grande capacità organizzativa, ci dividiamo sempre tutti i compiti, una sera cucino io, una sera lei, ma mi trovo molto meglio quando si mette lei ai fornelli, perché diciamo pure, io sono una frana in cucina, lei invece cucina da dio, si inventa sempre un sacco di roba strana, con nomi allucinanti, quando prepara qualcosa di nuovo a vederlo sembra sempre una schifezza, ma poi è delizioso, dovrebbe diventare cuoca, chissà se ci ha mai pensato. La cosa che odio più fare sono i piatti, Tecla invece li fa con piacere, dice che la scaricano, eliminano tutto lo stress accumulato durante una giornata di lavoro. Ma nessuno di noi due ha un ruolo preciso, sessuale intendo, nessuno fa il maschio o la femmina. Siamo due donne che vivono insieme, la cosa è abbastanza evidente, niente ruoli, niente etichette, niente "marito" niente "moglie", solo due vere donne. Lei l'ha detto subito ai suoi che si era innamorata di me, siamo andate a casa sua, io tremavo, viviamo a Palermo, la gente è ancora un pò chiusa qui, non come credono alcuni, gli uomini non vanno in giro con la coppola, non hanno la lupara sotto il letto, e le donne cazzo, le donne siciliane la ceretta se la fanno! comunque non possiamo vantare un primato per quanto riguarda la libertà mentale, esiste gente piena di pregiudizi, gente bigotta, razzista, come da tutte le parti del resto, ma il Sud resta ancora indietro, non si decide a mettersi a pari passo con il resto del mondo. Arriviamo dai suoi, mi prende per mano, mi presenta come la sua fidanzata, quasi svengo, divento rossa paonazza, quasi bordò, cianotica come in preda a soffocamento. I suoi sorridono, mi stringono la mano con affetto, hanno reagito benissimo, suo padre le ha detto "Cosa vuoi che dica, abbiamo gli stessi gusti" ridacchiava contento mentre lo diceva, io sempre più cianotica, cianotica ma felice. Sua madre, sorrideva, dopo abbracciandola le ha detto "Ora capisco tutte quello foto della Dietrich e della Garbo". Tutto qui? Ma io non ci sto credendo… giuro! Splendido, surreale come un serial tv. Ero veramente sconvolta, mai visto niente di simile, mai visto niente di più bello e rassicurante. Tecla continua a dirmi che dovrei fare lo stesso con i miei, ma non è possibile, anche questo surreale, ma orrendo come una puntata di "Un medico in famiglia". Mentre la madre di Tecla negli anni 60 scendeva in piazza a bruciare il reggiseno, mia madre scodellava la seconda figlia, mentre il padre di Tecla andava in giro con i capelli lunghi e i pantaloni a zampa, mio padre credeva che i figli dei fiori fossero i figli dei fiorai, mentre la madre di Tecla si è laureata in Lettere e Filosofia, mia madre ha preso una laurea breve ma soddisfacente in stracciacazzologia, mentre il padre di Tecla si fa ancora le canne con gli amici del circolo letterario, mio padre con gli amici si occupa solo di Totonero, schedine, e il super gettonato Superenalotto. Mentre la madre di Tecla è una comunista pazza, mia madre guarda Berlusconi in tv dice che è un bell'uomo e poi va a votarlo, mentre il padre di Tecla ha il poster di Che Guevara in camera da letto e canticchia sotto la doccia le canzoni di Bob Marley, mio padre osanna Enrico Papi e la sua "Sarabanda" e ascolta da Mario Merola in giù. Vogliamo continuare? Ma si, facciamoci del male, quando mi sono fatta il primo tatuaggio mia madre non mi ha parlato per due settimane con il risultato che ne ho fatti altri tre, e mio padre, non parliamone più, vi prego! L'unica lingua che conosce è il dialetto stretto, mastica a bocca aperta facendo un rumore infernale, rutta a tavola, non si lava i denti da quarant'anni e non si è mai fatto una doccia in vita sua, non è che non si lavi, chiariamo subito che a modo suo è un uomo "molto" pulito, ma da quando è nato si è sempre lavato pezzo per pezzo, capite come? Pezzo per pezzo, in altre parole, prima i piedi, poi le spalle, dopo le ascelle… e così via, un pazzo… un pazzo pezzo per pezzo. Dice che se si fa la doccia prende un raffreddore, adesso capite? Poi c'è mia sorella, Flavia, già il suo nome dovrebbe dirvi tutto, la sua prima aspirazione è avere un fisico perfetto, essere sempre alla moda e trovare un uomo per accasarsi. L'unica salvezza è Mirko, mio fratello, un grande. Un giorno è andato da mia madre e le ha detto "Mi piace Tony Garrani" e lei "Si? Pure a me" "Mamma sono gay". Tragedia. Ha pianto per un mese, andava su e giù per la casa con le mani fra i capelli ripetendo "Che ho fatto di male?" e Mirko "Io che ho fatto di male per avere due stronzi come genitori, eri tu quello che a scuola chiamavano finocchio, eri tu quello che si vergognava perché amava le Barbie e costringeva Rachele a giocare con Ken, eri tu quello che guardava le partite di calcio per guardare il sedere di Cabrini, eri tu quello che credeva di non essere normale, no mamma, non eri tu, quello ero io". Mio padre ancora non gli parla, vabbè in realtà non gli ha mai parlato, mia sorella invece, ogni volta che vede un essere appartenente al sesso maschile chiede "Non dirmi che ti piace pure quello è un mostro!". Io vi avevo avvertito, è demente, non esiste altra spiegazione. Ancora oggi mi chiedo, come abbia fatto Mirko ad avere tanta forza, ad accettare tutte le stronzate che uscivano dalla bocca dei miei familiari. Mentre vi ho raccontato tutto questo ho aperto il negozio da mezz'ora. Riordino, Tecla ancora non arriva, se la prende comoda stamattina, la chiamo "Ehi, ma che combini?" "Si arrivo, a proposito, prima che mi dimentico, ha chiamato tua madre" "Si? Che voleva?" "Stasera siamo a cena da lei" "Come siamo?" "Ha chiamato per sapere se eri libera" "E tu ovviamente le hai detto che lo ero" "Lo sai che non so mentire, così per gentilezza ha invitato pure me" mi accendo una sigaretta "Mia madre non è mai gentile" le dico "Con me lo è sempre stata" risponde "Vabbè, allora?" "Allora cosa?" "Ci dobbiamo andare?" le chiedo "Certo, pensa che ha invitato pure Mirko" "E Mirko ci va?" chiedo "Si si" "Allora andiamo anche noi, dobbiamo aiutarlo". Entra un tizio "Devo lasciarti, è appena entrato un cliente" "Com'è?" chiede "Com'è chi?" "Il cliente che è entrato?" "Ma che ne so, che domande fai, sbrigati ti aspetto". Poso la cornetta, lo guardo, però mica male. "Prego posso aiutarti" chiedo "Credo di si, devo comprare un regalo per mia madre, sa oggi è il suo compleanno" Che carino, compra il regalo per la mamma, "Si, allora, vediamo, intanto comincio col dirti che puoi darmi del tu" "Si scusa" "Non scusarti, non mi sembra il caso - è imbarazzato - torniamo a noi, dunque, un regalo per la mamma, vediamo... le piacciono i cuscini?" chiedo "Da morire" "Bene, allora sei entrato nel posto giusto, ne abbiamo di tutti i tipi: imbottiti di piuma d'oca e ricamati a mano". Incomincio a fargli vedere un po' di roba, gli squilla il cellulare "Scusami" si allontana per rispondere. Lo osservo, altezza uno e ottantacinque circa, centimetro più, centimetro meno, spalle larghe, corporatura media, proporzionato, sedere splendido, capelli nero corvino, ondulati, occhi verdi, naso dritto, bocca carnosa, denti bianchi, sorriso perfetto, insomma una meraviglia d'uomo. Finisce di parlare, si avvicina "Posso farti una domanda?" gli chiedo "Certo, dimmi pure" "Fai il fotomodello?" ride "No, per la verità ci ho provato, ma ho subito detestato l'ambiente, non faceva per me, sono un architetto, mi sono laureato l'anno scorso" "Quanti anni hai?" "27 e tu?" "22" attimo di pausa. Ricomincio "Come ti chiami?" Oh ma che ho? "Caspita quante domande" "Si hai ragione, scusa" "No, no, mi piace" Pure a me! "Mi chiamo Franz e tu?" "Rachele piacere, scusa la rima ma adoro la musica hip hop" sorride, mi stringe la mano "Piacere, piacere". Prende tre cuscini, uno per la mamma, uno per la nonna e uno per la zia, che tesoro! Tutti a punto croce. Incarto il pacco per sua madre "Mi piace questo negozio, è così originale" "Davvero? Grazie mille! In realtà abbiamo aperto da pochi mesi, ma già abbiamo avuto davvero delle grandi soddisfazioni direi… " in quel momento arriva Tecla, irruente come al solito "Sono arrivata, adesso il sole può realmente sorgere" dice entrando. Rimaniamo in silenzio, si accorge di Franz "Disturbo? Ho forse interrotto qualcosa?" chiede "Ma dai! Che interrotto…" rispondo. "E' tuo il negozio?" chiede Franz "Si, mio e della mia amica" dico indicandola. Tecla mi guarda storto, è la prima volta che lo vedo, non posso mica raccontare tutta la mia vita ad un perfetto estraneo, perfetto in tutti i sensi direi, ma sorvoliamo. "Adesso devo andare, mamma mia è veramente tardissimo" mi dice guardando l'orologio "Perché? E' da tanto che sei qui?" chiede Tecla in tono minaccioso "Mah, sarà circa una mezz'ora, la tua amica è talmente simpatica e gentile che mi sono trattenuto un po' di più per scambiare due chiacchiere" "Si, peccato che la mia amica sia simpatica e gentile solo con gli altri" risponde. "D'accordo, io vado, Rachele è stato un vero piacere conoscerti" "Anche per me". Si allontana, sta per uscire, si volta "Ci rivedremo presto, adoro questo negozio" "Passa quando vuoi, noi ti aspettiamo a braccia aperte" gli dice Tecla, "Faccio finta che il tuo invito sia vero" gli risponde lui, mi saluta nuovamente ed esce canticchiando. Tecla non parla da più di un'ora, rompo il ghiaccio "Che c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?" "E' stato un vero piacere conoscerti, si anche per me, è tuo questo negozio, si, mio e della mia amica, e sottolineo amica" risponde "Ed io lo sapevo, ora magari gli raccontavo tutto, ma se neanche lo conosco, era troppo gentile, non poteva essere trattato male, ma poi per quale motivo dovevo trattarlo male?" "Ma smettila, a chi la racconti, ma se gli sbavavi addosso, mancava poco e te lo facevi qui, sopra il bancone" "Smettila" "Smettila tu, è chiaro che ti piace, non fare la stronza con me" "Senti, il fatto che io stia con una donna non vuol dire mica che sia diventata cieca, è un bel ragazzo, se ne accorge chiunque, mi pare oggettiva come cosa!" "Vuoi dirmi che non te lo volevi fare?" "Ma no! Ma che vai pensando?" "Giura?" "Lo sai che non giuro mai! Ti ho già detto di no, dovrebbe bastarti…" "Lo sapevo, ho ragione te lo volevi fare" "Tecla per favore smettila" "Va bene per questa volta decido di crederti, ma se quello ritorna smetterà di dire che è stato un piacere" "E basta vuoi farla finita, ti odio quando sei così gelosa" "E io ti odio quando guardi gli uomini" "Ora vuoi dirmi che tu non li guardi mai" "No, io sto con te" "E che cazzo, pure io sto con te, ma non puoi piantarmi tutto sto casino, era un gran figo lo ammetto, ma tutto qui, due ore di storie perché sono stata gentile con un cliente, ti ricordo che la gentilezza fa parte del nostro lavoro" "Gentile è un conto, desiderosa di uccello è un altro" "Senti mi hai rotto le palle, statti zitta che è meglio". Lavoriamo tutto il pomeriggio senza rivolgerci la parola. E' in bagno, da più di venti minuti, come al solito riesce a farmi preoccupare, vado a vedere che succede, busso alla porta "Ehi, tutto bene?" la sento piangere, apro la porta "Che c'è? Perché piangi?" le domando, sta seduta sul water con una sigaretta in mano "Che hai?" "Mi dispiace" mi dice singhiozzando, mi avvicino "Non preoccuparti, è tutto passato" le dico abbracciandola "Lo so che mi comporto sempre come un idiota, ma lo faccio solo perché ti amo" mi dice asciugandosi le lacrime "Anch'io ti amo, quante volte devo dirtelo" "Ho paura di perderti" "Ma perché?" "Tu non sei radicata come me, a te gli uomini piacciono" mi dice "Ma anche a te piacciono!" le rispondo "Si ma a te piacciono di più, lo noto da come li guardi, e allora io vivo sempre una situazione di etera ansia, di etera tensione" "L'unica persona che mi piace sei tu, basta" ci abbracciamo. "Ma toglimi una curiosità, come diavolo li guardo gli uomini?" chiedo "Non lo so, non so spiegarlo, e come se…" S'interrompe, "Come se?" "Come se volessi sempre farteli" "Ma che dici?" "Ma non è sempre così, guardi in quel modo solo quelli carini, mica tutti!" "Non è mai così, non è vero!" rispondo. Usciamo dal bagno e ci troviamo di fronte Franz "Salve, scusate il disturbo, ma stamattina ho visto delle candele splendide, sono venuto a comprarle" "Prego" dico laconica. Lo guardo, sceglie le candele, e pensare che Tecla ed io abbiamo litigato come le pazze per uno che ama candele rosa al profumo di vaniglia. Vorrei essere carina e gentile, ma non lo sarò. Lo guardo, mi vorrei sdoppiare in questo momento, solo per vedere come lo sto guardando, chissà se lo osservo come una che se lo vuole fare, ma poi come cazzo sarà lo sguardo di una che si vuole fare un tipo, come diventano gli occhi? magari succede come nei cartoni animati, solo che invece di due cuoricini ti spuntano due piccoli piselli. Si avvicina con le sue candele, sorride, sorride sempre, non lo sopporto, come fa ad essere sempre così sorridente? Beato lui, la sua vita sarà tutta rose, fiori e candele profumate! "Quanto pago?" mi chiede "Seimila" rispondo, mi da i soldi "C'è qualcosa che non va?" mi chiede "No, scusa… in tutto saranno quaranta minuti che ci conosciamo, e in così poco tempo tu hai la capacità di intuire che forse in questo momento dentro me c'è qualcosa che non va" rispondo acida "Scusa, non volevo essere invadente" "Si, va bene" "D'accordo io vado, buon lavoro" "Ciao ciao" risponde Tecla, ci guarda, in silenzio, prende le candele e va via. Tecla sorride "Potevi essere più carina" mi dice "Mi ha fatto girare le palle, qualcosa non va? Ma che vuole, neanche mi conosce". Guardo l'ora, le 19:30 "Allora amore, che ne dici se chiudiamo" le dico "Si, andiamo". Stiamo in macchina, pronte per andare a cena dai miei, mio dio che schifo di serata. In sottofondo "Never be the same again" di Melanie C, stiamo in silenzio, ascoltiamo la canzone, sto pensando a Franz, mi sono comportata veramente male, poverino, aveva una faccetta da cane bastonato, odio essere sgarbata, ho aperto un negozio proprio perché amo dialogare con la gente, ma magari se non fosse così bono non ci penserei tanto, sono stata una gran cafona, tutto questo per far piacere a Tecla, e poi dice che non l'amo. "Sei pronta?" "A cosa?" mi chiede "A vedere i miei" rispondo "Su, non è mica la prima volta che li vedo" "Si lo so, ma sarà sempre la stessa identica storia, mia madre ti chiederà se sono fidanzata, mio padre non ti dirà un cazzo come al solito, e mia sorella Flavia ti chiederà dove hai comprato queste splendide scarpe" sorride "Ed io risponderò sempre le stesse identiche cose, dirò a tua madre che sei single soltanto per sfiga, mi limiterò a sorridere a tuo padre, e dirò a quella rompicazzi di tua sorella il nome del negozio dove ho comprato le scarpe" "Brava, bel lavoro, conosci a memoria la parte ormai". Arriviamo sotto casa dei miei, sto per vomitare, prendo la mano di Tecla "Stammi vicina per tutta la sera" le dico "Ma dove vuoi che vada, dai saliamo". Come sempre ci sono le adorabili vicine di casa affacciate alla finestra, con le loro splendide facce, sempre incazzate e sgradevoli, parlano fra di loro di malattie e cibo sicuramente, ma appena arriviamo io e Tecla si ammutoliscono di colpo, ci guardano, mano nella mano, pensate quello che volete vecchie stronze, tanto pensate bene. Saliamo, mi apre mio padre, saluta appena, entro in cucina, mia madre mi abbraccia "Tesoro, finalmente, non vieni mai" "Adesso sono qui, fai della mia triste vita ciò che vuoi mamma…" rispondo. Saluto mia sorella "Dov'è Mirko?" chiedo "Ancora non è arrivato, sai com'è tuo fratello, sempre l'ultimo, il vip della serata" "Mamma, mi sa che guardi troppa TV, devi smetterla di guardare beautiful, non è costruttivo lo sai!" le dico "Ma beautiful lo guarda tuo padre!" mi dice. Già vero, mio padre fra le altre cose è un fan sfegatato di Brooke e company. Suonano alla porta "Vado io" apro, è Mirko, ci abbracciamo, è più di una settimana che non lo vedo "Come stanno le belve?" mi chiede "Bene, sembra, abbaiano ma non mordono" entriamo in cucina, mia madre gli da un bacio in guancia, mio padre lo guarda dalla testa fino a i piedi, lo squadra in silenzio, mia sorella alza la mano in segno di pace, Tecla lo riempie di baci. Ci sediamo, incominciamo a mangiare, la TV sempre accesa, in sottofondo sempre Enrico Papi e la sua infernale "Sarabanda", questo programma è una delle cose che mi ha spinto ad andare via di casa. Nessuno parla, meglio così, a rompere lo splendido silenzio ci pensa mia madre "Senti Tecla, visto che mia figlia non mi dice mai niente chiedo a te" "Dica" la incoraggia Tecla "E' possibile che è ancora sola, io non riesco a credere che da più di un anno non riesce a trovare uno straccio di maschio" lo sapevo, sempre la solita domanda idiota, Tecla manda giù il boccone, beve un po' d'acqua "Signora, cosa vuole che dica, sfortuna, semplice sfortuna, ancora purtroppo non ha incontrato la persona giusta" "Ma io non lo so, brutta non è, cretina nemmeno, non riesco a capire" Tecla sorride. La prima domanda è passata, adesso è il turno di mia sorella. Certo che per mia madre per avere un uomo basta essere appena passabile ed appena decente, non è il mio caso, sono carina intelligente e pure fidanzata, ma mamma, tu non lo saprai mai. Flavia si alza per prendere il dolce in frigorifero, butta un occhio, scarpe individuate "Tecla, ma queste scarpe sono bellissime, dove le hai comprate?" chiede. Tecla mi sorride "Le ho prese sotto casa nostra, hai presente?" "Si, conosco quel negozio, ha delle scarpe splendide, devo farci un salto uno di questi giorni". Attenta a non cadere, penso tra me e me. Mirko sorride "Mamma te lo dico io perché Rachele non ha un fidanzato" lo guardo, gli faccio di no con la testa "Avanti" dice mio padre, la prima parola della serata "Perché arrivo prima io di lei" ridiamo solo io e Tecla. Mia madre non gli risponde nemmeno, mio padre si accende una sigaretta, siamo ancora a tavola e lui ci fuma in faccia, si è incazzato per quello che ha detto Mirko, credo che fumi per smaltire l'ira. La serata prosegue su quest'onda, più o meno tragica. Io, Mirko e Tecla ci organizziamo per finire la serata insieme. Bacio mia madre "Ciao mamma" mi prende per un braccio "Ora te lo trovo io un fidanzato, c'è il figlio della mia amica…" BASTA! "Non lo voglio un fidanzato" "Allora che vuoi?" mi domanda, non reggo più, prendo Tecla per mano "Mamma, siediti!" le ordino, si siede "Non mi sembra il caso, non adesso" mi dice Mirko, lo ignoro "Mamma, io sono fidanzata" "Ah si? Non mi dici mai niente! e da quanto?" "Da un anno" "Perché non me l'hai detto?" mi chiede "Lo sai con chi sto" "Come lo so? Chi è?" "Mamma io sto con Tecla" mi guarda, guarda Mirko, guarda Tecla "Che cosa?" "Hai capito bene" "Smettila, smettila, non fare la cretina" la guardo "Buonanotte".










"Vede io non voglio fare soffrire mia madre - dico all'analista - lei si crede responsabile dei nostri orientamenti sessuali". Forse, penso, è mia madre ad aver bisogno dell'analista. Già m'immagino la scena, lei sdraiata sul letto, con i piedini senza scarpe che comincia: "Dottoressa, mi aiuti, ho un figlio frocio e una figlia lesbica, che dice, è colpa di qualcosa che gli ho fatto mangiare?". Ed io urlerei "Mamma, non sono lesbica!", perché è vero, non lo sono, io non sono lesbica! ma lei non capisce, non capirà mai, credo.
Adesso che mia madre sa tutto, Tecla è felice, io un po' meno. Pensavo che ci restasse, invece è forte, crede di essere debole, ma non lo è, meglio così, un passo in più verso il rispetto. Sarà pure piena di difetti, ma le voglio bene, non so neanche come mai, sarà la legge naturale dell'amore. Mi ha chiamata oggi, dopo sei giorni di silenzio. Ero in ansia, ma per la prima volta in vita sua mi ha fatto un discorso quasi sensato, mi ha detto che pur non capendo va bene lo stesso, le ho risposto che lo so che per lei non va bene, mi ha detto che l'importante è che vada bene a me. Dopo, per non smentirsi è andata sul pesante "Sai, dopo tuo fratello credevo che le brutte notizie fossero finite" poi mi ha chiesto "Scusa la domanda, ma sei lesbica?" ho risposto di no, non ha capito, le ho risposto che è troppo complicato da spiegare, mi ha detto che ha voglia di capire. Mah, pensavo peggio, molto peggio, magari un giorno capirà davvero, è un sogno, ma, lasciatemi fare... lasciatemi perdere. Le ho chiesto se le sorelle e mio padre l'hanno saputo, mi ha risposto di no, meglio così, per il momento è meglio non creare altri disordini, sia fisici che mentali. Immagino la scena, tutti a tavola, mia madre occhi bassi chini sul piatto e faccina stravolta "Che c'è?" chiederebbero in coro, e lei "Niente" ama farsi supplicare, se ha un problema, bene, ecco l'infallibile strategia, faccia triste e sguardo assorto, tu la prima volta non ci fai caso, la seconda ti accorgi, ma fingi di non capire, la terza ti siedi vicino e chiedi "Che c'è?" ti verrà risposto sempre "Niente", devi porle la domanda almeno dieci volte, lei continuerà a dirti che tutto va bene, ma tu ti accorgerai che non è così, e allora ti prende l'ansia, il panico, tu insisti ma lei non parla, ma... c'è un ma, arrivando ad un certo punto il silenzio si rompe, ovvero quando ti arrendi e decidi di non voler più sapere cosa le succede, lei ti afferra per un braccio e ti dice "No, aspetta ho bisogno di parlare" da lì devi accollarti, tristezze, sofferenze, crisi di pianto, parenti morti all'improvviso, cazzi tuoi, peggio per te che hai insistito. Dopo che le sorelle la scongiureranno di dirle cosa le prende, lei con voce tremante dirà "Tua sorella è lesbica", mamma ti ho già detto che non è così, ma lei dovrà indubbiamente rendere la cosa grave, quasi teatrale (le riesce alla grande), quindi credo che, alla fine sia molto meglio che mio padre e le sorelle non lo sappiano. "Ha fatto bene a dirglielo" continua a dirmi l'analista, mah... sarà. Oggi Tecla ha un esame all'università, in negozio ci sono solo io, poverina ha studiato come una matta, è iscritta in Filosofia, spero che le vada bene, lei è sempre insicura, studia continuamente quando si avvicina un esame, studia in bagno, a lavoro, a tavola, a letto, dovunque, ma ha sempre paura che le vada male, poi finisce sempre che prende trenta, ha un libretto universitario veramente invidiabile, tutti trenta ed un solo ventinove, un piccolo genio. Io ho lasciato l'università l'anno scorso, ero iscritta in Psicologia, mia madre ne ha sofferto da matti, ma io non ero in grado di studiare e lavorare contemporaneamente, si, lo so, c'è un sacco di gente che lo fa, prendete Tecla per esempio, ma io no, chiamatemi incapace, chiamatemi come vi pare, anzi sapete che vi dico... non chiamatemi affatto. La cosa che fa incazzare di più mia madre è stato il fatto che al mio primo esame, pur avendo preso ventisette non ero soddisfatta, mi rendevo conto di non poter reggere tutto questo stress per cinque anni, così ho mollato quasi prima di incominciare, sono un fallimento sotto questo punto di vista, ma chissà, magari quando avrò cinquant'anni ci ripenserò e ricomincerò tutto da capo, mi sembra improbabile, ma, mi piace l'idea di vivere e pensare di poter tornare sui miei passi, ricominciare tutto da capo, farlo da principio, farlo meglio. Riordino distrattamente, ho la testa altrove, sto pensando a Franz, sono giorni che ci penso, vorrei scusarmi per come l'ho trattato, mi è dispiaciuto, mi dispiace dover accettare l'idea di non rivederlo mai più. Sono in bagno, faccio pipì, sento la porta aprirsi "Arrivo!" urlo "Fai con calma" mi viene risposto, è lui, è Franz, l'ho riconosciuto immediatamente, mi precipito all'ingresso, quasi perdo le mutande nella corsa. "Ciao" "Ciao come va?" chiedo "Bene, e a te?" "Bene, grazie" "Sono passato per vedere come stavi" mi dice, adorabile...! "Ti ringrazio, anzi, volevo chiederti scusa per l'altra volta" "No, sono io che devo chiederti scusa, sono stato un impiccione" "No, la colpa è mia, ero di pessimo umore" "Non fa niente, davvero" "Come posso aiutarti?" "No, non devo comprare nulla, sono venuto solo per vedere te, oggi niente spese" sono imbarazzata, mi sa che sono diventata pure rossa. "Come sta la tua amica?" chiede "Bene, oggi non c'è ha un esame all'università" "Ho capito, sbaglio o non le sono molto simpatico?" "Ma no, lei è fatta così, è un po' cruda, però se la conosci è veramente un tesoro" "Mi piacerebbe conoscerti meglio" mi dice "Si, anche a me" "Allora perché non mi dai il tuo numero di telefono" "Ti sembra una buona idea?" chiedo "Certo, magari prima che arriva la tua amica, così non rischio di essere buttato fuori a calci" sorrido "Non lo farebbe mai" "Non voglio costringerti, se non ti va non importa" "Hai carta e penna?" chiedo "Si certo" esce dalla valigetta un'agendina piena di appunti, gli do il numero di cellulare. Si accende una sigaretta "Ti va un caffè?" chiede "Mi dispiace, non posso, sai il negozio…" "Stasera a cena?" "Mamma quanto corri!" "Amo la velocità, allora?" "Senti Franz, c'è una cosa che devi sapere" "No, non importa, amo il mistero, facciamo che passo a prenderti alle 21:00?" "Facciamo che ci vediamo direttamente al ristorante?" "Perché?" chiede "Hai appena detto che ami il mistero, allora non chiedermi il perché" prende la valigetta da terra, guarda l'ora "Cazzo è tardi, devo proprio andare, ci vediamo stasera". Mi da un biglietto con su scritto il suo numero di cellulare e l'indirizzo del ristorante "Ti aspetto, non farmi cenare da solo".
Metto il biglietto nella borsa, mi accendo una sigaretta e incomincio a spolverare canticchiando. Penso a cosa mettermi stasera per apparire ai suoi occhi una super mega figa, penso che devo fare benzina prima di rimanere a piedi, penso che stasera devo sacrificarmi e mettere i tacchi alti, penso che se il ristorante è a lume di candela rischio di svenire dall'emozione, ma soprattutto c'è un pensiero che ingombra la mia mente più degli altri, che cazzo inventarmi per non fare insospettire Tecla la detective. Si apre la porta, magari è di nuovo lui, no è Tecla. Entra urlando "Trenta, ho preso trenta" l'abbraccio "Oh amore, sei un genio" "Stasera andiamo fuori, dobbiamo festeggiare" mi dice tirandosi su i capelli con un pennello trovato sul tavolo "Stasera non posso" "Perché?" mi chiede "Devo andare a cena dai miei" "Ma dai, ma se odi cenare da loro, perché non ci vai domani" "No, non posso, ha chiamato mia madre, mi ha detto che vuole parlarmi" "Che palle! Ma che deve dirti?" "Non lo so, sarà qualcosa che riguarda me e te, non posso tirarmi indietro, e poi essendo io più curiosa di una scimmia devo andare" "Non è giusto" "Dai Tecla, usciamo domani sera" "Tu non mi ami più" mi dice "Si, da un giorno all'altro, puff… non ti amo più, ma smettila" "Mi ami?" mi chiede, la guardo, mi avvicino e la bacio "Secondo te?" le dico "Un pochino" "Molto di più" "Devo crederci?" mi chiede "La mia analista dice che devi smetterla di domandarmi se ti amo, cerca di essere più sicura" "Di alla tua cara analista che le mie insicurezze non sono cazzi suoi" "Si, ma sono cazzi miei" "Va bene, va bene, vado a comprare le sigarette" mi dice "Si, si vai". Esce, chiamo mia madre "Senti mamma ascoltami bene, devi farmi un favore, stasera ho un'importante cena di lavoro, è una cosa molto seria, Tecla non deve saperlo, le ho detto che sono a cena da te, quindi se ti chiama dille che sono andata da Mirko" "E se chiama da Mirko?" mi chiede "Non preoccuparti, ci penso io, d'accordo?" "Ma che mi fai fare" "Mamma ti prego, è importante" sospira "Va bene". Mia madre mi regge il gioco, chi l'avrebbe detto, magari si sta veramente civilizzando. Chiamo Mirko "Ciao sorella come va?" "Stai zitto e ascolta" "Gentile! Che vuoi?" "Stasera ho un colloquio di lavoro, Tecla non deve saperlo, le ho detto che sono a cena dalla mamma, se chiama lì la mamma le dice che sono con te" "E se mi chiama?" "Se ti chiama le dici che, che cazzo le dici...? Senti fammi un favore tieni il cellulare spento stasera" "E se mi chiama qualche bell'uomo?" "Dai non scherzare, fammi questo favore, è importante, poi ti spiego" "D'accordo strega!". Rientra Tecla "Allora io stasera esco con Melissa" "Perché?" domando "Così, mi ha chiamata al cellulare per sapere com'è andato l'esame, una parola tira l'altra e mi ha invitata ad andare a ballare" "Ho capito, Melissa ti chiama e tu vai" "Ho voglia di uscire stasera, e poi ti prego non fare la gelosa" "Non sono gelosa, stavo solo domandando". Melissa è una nostra amica, più di Tecla che mia, lesbica incallita e dichiarata, fa la corte a Tecla da quando stiamo insieme, a volte non la sopporto, si, va bene, okay, sono gelosa, e allora? Stiamo parlando della mia fidanzata (oddio che termine antico!) quindi non rompete i coglioni. Sono davanti lo specchio, Tecla si avvicina " Ma guardala, adesso per andare dai tuoi stai tre ore a truccarti" "Voglio essere carina" "Certo, perché una per andare a mangiare dalla mamma si mette tre chili di trucco, e non solo, tacchi alti, proprio tu che non li sopporti" "Devo imparare a camminarci, mi piacciono i tacchi e solo che non riesco a reggermi bene in piedi, e come se mi mancasse l'equilibrio, tu che dici?" "Ma smettila!" mi dice andando di là, la seguo "Devo fare capire a mia madre che anche se sto insieme a una donna non rinuncio alla mia femminilità" "Perché c'è bisogno di spiegarglielo?" "Mia madre è fatta così, pensa che se una donna sta insieme ad un'altra donna debba andare in giro vestita come una camionista" "Va bè, sarà" "Sarà, sarà, ti dico che è così dammi retta". "E tu? Come mai ancora in pigiama?" le chiedo "Melissa viene qui, mangiamo una pizza e poi andiamo" "E perché non ti vesti?" le chiedo "Ma se devo uscire almeno fra due ore che senso ha vestirmi adesso?" "Chiuditi a chiave quando ti vesti" sorride "Certo, potrebbe violentarmi!" "Chi lo sa!". La guardo è bellissima, mi sento un verme, forse non dovrei andare, pure in pigiama lei è splendida "Non fare tardi" mi dice "Tecla sto andando a cena dai miei, mica a ballare" "Attenta per le scale, sai con quei tacchi..." dice ironica, premurosa, bella dentro e fuori e premurosa da paura, ecco chi è Tecla in pochissime parole. Esco di casa in fretta, corro per le scale, barcollo, sembro un ubriaca sopra un paio di trampoli. Arrivo al ristorante alle 21:00 spaccate, lo vedo, da lontano, si avvicina, bello come il sole.
Entriamo, abbiamo il tavolo prenotato, che signore! Candele, evito di svenire. Ci sediamo, accavallo le gambe, non mi guarda, le mie gambe sono splendide, stronzo le guardi si o no? Non le guarda, mi passa il menù, tutta roba carissima, cazzo pagherà lui? Certo che paga lui, che mi ha invitata a fare senno? Prendo le cose più semplici che vedo, semplici ed economiche, arrosto con patate, insalata, macedonia di frutta e coppetta di gelato alla nocciola. Mangio l'arrosto mentre sorseggio dell'ottimo Brachetto. "Ti piace qui?" mi chiede "Si è bellissimo" "Com'è andato l'esame alla tua amica" "Benissimo, ha preso trenta" "Bene, fagli gli auguri da parte mia" sorrido "Forse è meglio di no" "Si, forse è meglio" si versa da bere "Che legame c'è tra di voi?" mi chiede "In che senso?" domando "Siete amiche da tanto?" "Da più di un anno ormai, perché?" "Niente, sembra molto possessiva" "Lo è, ma fa parte del suo carattere" sorride "Che c'è? Ho detto qualcosa di divertente?" "No, pensavo solo che non ti ho neanche chiesto se sei fidanzata" rimango in silenzio "Allora? Lo sei?" abbasso la testa, la rialzo "No" rispondo "Che idiota, mi ero fatto la flippa mentale che tu e lei stavate insieme" "Ma che ti viene in mente" rispondo. Sono proprio meschina, se Tecla fosse qui... madonna, non voglio pensarci. Mi sento in colpa, certo che sono fidanzata, da un anno ormai, è pure una cosa seria, mi faccio proprio pena. "Mi spieghi una cosa?" "Cosa?" "Se voi due non state insieme perché lei mi detesta?" "Non ti detesta" "Certo non posso dire che mi ami" "Lei è fatta così, gelosa di tutto e tutti, anch'io sono così, siamo entrambe gelosissime, fa parte di noi, crediamo molto nell'amicizia" "Ho capito, vabbè, basta parlare di quella" mi dice, senti carino modera i termini "Scusami, quella ha un nome, si chiama Tecla" "Allora smettiamola di parlare di Tecla, se volevo parlare con lei l'avrei invitata a cena" mi alzo "Allora ti do il suo numero, così domani esci con lei" "No scusa, sono un cretino, volevo essere divertente invece sono stato uno stronzo, non andartene ti prego" lo guardo, mio dio quant'è bello, se la smettesse di guardarmi così forse sarebbe più facile andare, infatti rimango. "Allora cambiamo argomento" "D'accordo". Stiamo un po' in silenzio, chissà cosa fa Tecla, sarà ancora a casa, ma Franz riesce tragicamente a metterla da parte. "Scusa, e poi secondo te se ero fidanzata con qualcuno, stasera sarei stata qui con te?" "Sono per i rapporti aperti io" "Tu, io no!" "Mi sa che stasera sto dicendo una cazzata dietro l'altra" "No, non è così" "Se fosse così me lo diresti?" chiede "Certo che no!" rispondo, incominciamo a ridere, non l'avevo mai visto ridere, sorridere si, sempre, ma quando ride è diverso, sembra... sembra ancora più bello. "Cos'è per te l'amore?" mi chiede, cazzo che domanda "Perché me lo chiedi?" "Così… per sapere la tua opinione in merito" "L'amore è troppe cose insieme, difficile da spiegare, impossibile, esistono troppe forme per poterlo descrivere" "Allora visto che per te l'amore possiede mille facce, sarai eternamente innamorata, di qualcuno, di qualcosa, sbaglio?" "Forse" "D'accordo, domanda secca: sei innamorata?" mi chiede, è un analista altro che architetto "Si, sono innamorata" "Di chi?" chiede. Dai diglielo, di Tecla, io amo lei, dai, non è difficile "Amo troppe cose" mi interrompo, poi ricomincio "Il mio è un concetto di amore universale, chiunque può amare chiunque, non esistono etichette, puoi amare un uomo, una donna, un cane, tutti con la stessa intensità, per esempio, sai cosa odio" "Cosa?" "Le classificazioni, essere marchiata, etero, omo, bisex, sono robe che odio, io sono una persona, una persona che ama, punto." "Sono d'accordo con te" "Lo sei davvero?" "Certo!". La cena prosegue tranquillamente, parliamo di un casino di cose, arte, musica, libertà, poesia, abbiamo un sacco di cose in comune. Parlare con lui mi tranquillizza, mi distende, anche se lo conosco da poco mi sembra quasi di conoscerlo da una vita. Guardo l'ora, è mezzanotte, devo scappare, come Cenerentola, devo correre, prima che la mia Panda 750 si trasformi in una zucca, prima di avere apposto dei vestiti quattro straccetti puzzolenti. Tecla non crederà mai che sono andata dai miei, di solito quando vado a cena da loro ritorno a casa prima delle dieci. Riguardo l'ora "Hai fretta?" mi chiede "Si, per la verità un po', ho dimenticato le chiavi di casa, deve aprirmi Tecla, non voglio disturbarla mentre dorme" "Vivete insieme?" "Si, dividiamo la casa, il negozio, le bollette…" "Gli uomini?" domanda "Questa è una battuta di cattivo gusto". Mi alzo mi metto la giacca, lui va a pagare il conto, non ci penso neanche a chiedergli di dividere. Si avvicina, mi guarda, fammi un complimento stronzo, guarda quanto sono figa, e tutto per fare colpo su di te, avanti tesoro, dimmi qualcosa di estremamente carino, qualcosa di bello, invitami a bere qualcosa a casa tua "Possiamo andare" vaffanculo! Mi accompagna alla macchina, sono emozionata, di solito in queste situazioni scatta sempre il bacio della buonanotte. Mi apre lo sportello, mi guarda, mi scruta "Allora, buonanotte" mi da la mano, mi sa che guardo troppi film d'amore "Buonanotte" rispondo entrando in macchina, mi bussa sul vetro, abbasso, questo è il momento di andare a bere qualcosa a casa tua, mi sembra proprio il momento giusto "Ti da fastidio se ti chiamo" mi chiede, idiota! "Sono altre le cose che mi infastidiscono" dico andando via. Corro per le scale, è quasi l'una, immagino Tecla, seduta sul letto, con una sigaretta e la faccia incazzata, non posso biasimarla. Entro, è tutto buio, magari è già a letto, accendo la luce dell'ingresso, guardo in camera, non c'è, sospiro, ma la cosa non mi rincuora affatto. Decido di chiamarla, ha il cellulare spento, mi sa che stasera quella seduta sul letto con la sigaretta e la faccia incazzata sarò io. Mi strucco, faccio tutto velocemente, mi metto a letto, guardo l'ora, l'una e mezzo, ancora non arriva. La richiamo, cellulare spento. Fumo una sigaretta dietro l'altra, chiamo Melissa, cellulare spento. Comincio seriamente a perdere la pazienza. Mi distendo sul letto, guardo il soffitto. Ripenso a Franz, ho sempre avuto mille dubbi, compro gli occhiali da sole o le scarpe con il tacco, prendo la borsa grigia oppure quella nera, mi taglio i capelli o li faccio crescere fino al sedere, prendo un cane oppure un pesce rosso, mi faccio un altro tatuaggio o mi faccio forare un sopracciglio con un bel piercing, prendo la macchina o vado a piedi per smaltire la ciccia, voglio un uomo oppure una donna. Prima di stare con Tecla non ero mai stata con una donna, ma questo l'ho già detto, la verità è che prima di conoscere lei incominciavo a guardare le donne con occhi diversi, le trovavo più belle, più sensibili, più dolci degli uomini, avevo da poco rotto con uno stronzo da due lire, gli uomini mi stavano sul cazzo, le donne invece no. Ma la cosa strana era che non le osservavo con intenzione, non volevo nulla da loro, le guardavo è basta. Mi rassicuravano, mi dicevano restando in silenzio che ancora qualcosa di bello su questa terra esiste. Sembrava come se fossi investita da un forte temporale, che poi andando via mi avrebbe lasciato qualcosa. Poi è arrivata Tecla, come un fulmine, ecco cosa mi ha portato il temporale, un fulmine splendente, con il volto di donna. Da allora, dopo il temporale, dopo che il vento ha asciugato i miei vestiti, per me è esistita solo lei, non guardavo gli uomini, ma se per questo non guardavo nemmeno le donne, credo che l'unica donna che mi sia piaciuta e che mi piacerà resterà per sempre soltanto Tecla. Le donne non esistevano, gli uomini nemmeno... prima di Franz. Ho sempre avuto il dubbio di essere un soggetto al quanto complicato, ma adesso mi sembra troppo… intendo, a volte mi sono trovata di fronte dubbi quasi amletici, ma alla fine hanno sempre trovato delle risposte, giuste o sbagliate non so, ma riuscivano a mettermi in pace con me stessa. Guardo l'ora, sono le 2:00, adesso sono proprio incazzata, non esistono altri termini per descrivere il mio stato d'animo. Dove cazzo se ne stanno quelle di lunedì sera, e per di più con il cellulare spento. Sento la porta aprirsi, sento la voce di Tecla, poi anche quella di Melissa, mi alzo, ridono, ridono a crepapelle, le guardo "Ciao ciao" mi fa Melissa agitando la mano "Ancora sveglia?" mi domanda Tecla "Si, perché?" "Mi stavi aspettando?" mi chiede "No" rispondo "Senti sono salita per dirti che io e Melissa andiamo a bere qualcosa" "Non ti sembra di aver bevuto abbastanza" le chiedo "Dai, solo dieci minuti" mi dice Melissa "Ma vai dove cazzo ti pare" "Senti, se tutto questo ti crea tutti questi cazzo di problemi rimango qui" "Ma che problemi, vai, vai, levati dalle palle" "Vado perché ho voglia di andare, non sarà certo la tua idiozia a farmi cambiare idea" la guardo, mi fa schifo, mezza ubriaca, con quella sottospecie di femmina accanto "Ti ho detto di levarti dalle palle" prende la borsa "Non aspettarmi" mi dice sbattendo la porta. Rimango immobile per cinque minuti, anche se mi sembrano cinque anni, le ho piantato un casino infernale, quando, se sapesse con chi sono stata stasera avrebbe tutti i diritti di piantarmi su due piedi. Non smetterò mai di essere gelosa, anche se dovessimo lasciarci sarò sempre gelosa di lei. La amo, adesso mi accorgo di amarla ancora moltissimo, non sarà una stupida cena a rovinare tutto, non sarà nè Franz nè tanto meno quella stronza di Melissa a rompere la nostra armonia. Ma non è sempre tutto così facile. Non la sopporto quando si comporta così, si impegna come una matta per farmi impazzire, sembra che studi le sue mosse a tavolino. La gelosia fa parte del mio DNA. Leggo spesso sulle riviste per donne che la gelosia è sintomo d'insicurezza, anche la mia analista dice lo stesso "Deve smetterla di essere così gelosa" continua a ripetermi ad ogni seduta, ma non cambia nulla, io resto così, ferma, decisa e stronza, rimango così, una donna ferma, decisa, stronza, insicura e fottutamente gelosa. Sono gelosa di tutti, di Mirko, di mia madre, perfino di mia sorella, quindi figuratevi, sono proprio messa male. Tecla però, è l'unica capace di trasformarmi in un mostro di gelosia nel giro di tre secondi. Guardo l'ora, sono le 3:00, mi metto a letto, cerco di dormire, non ci riuscirò mai. Prendo il cellulare e incomincio a scrivere "Se stai dormendo voglio solo augurarti che i tuoi sogni siano più dolci della realtà" invio un sms a Franz. Dopo dieci minuti il mio cellulare emette un "bip bip" è arrivato un messaggio "Chi dorme non piglia pesci, noi due siamo dei grandi pescatori. Sono con te... sogniamo insieme". Non dorme neanche lui, chissà perché. Magari mi sta pensando, magari desidera avermi tra le sue braccia, magari è già tra le braccia di un'altra è mi ha risposto solo per educazione. Ma non mi importa, certo se non mi importasse non gli avrei spedito l'sms, va bene, si, mi importa, ma un po', solo un po'. Lo rileggo per memorizzarlo mentalmente per sempre, adesso devo cancellarlo, non si sa mai… Basta con tutte queste seghe mentali, questa è colpa della mia analista, ma non dovrebbe aiutarmi? Mi sa che fa l'effetto contrario, mi sa che ha una cura per tutti, ma per un cervello malato come il mio forse non esiste cura. Mi alzo, vado in cucina, preparo una camomilla, vado sul divano, accendo la tv, tutto avrei pensato ma non che alle 4:00 di notte Raidue trasmettesse per la millesima volta "Poveri ma belli" così per la millesima volta mi metto a guardarlo. Mi addormento sul divano, mi sveglio alle 8:00, vado in camera, Tecla non è tornata. Scoppio a piangere. Sento che stanotte qualcosa si è modificato, non capisco in che senso, ma sento che l'aria che è lei per me mi sta soffocando. Mi siedo per terra, tiro su il naso, non sento niente, nel silenzio, come in mezzo ad un deserto, ma non sento il silenzio. Continuo a piangere per un po', non so quanto, non sento neanche le mie lacrime per affidare a loro del tempo. Mi alzo. Mi faccio una doccia, scendo di casa alle 9:15, vado in negozio, sto per aprire ma decido di non farlo, lo farà Tecla, guardo la saracinesca chiusa, il motore della macchina ancora acceso, oggi sparisco, spengo il cellulare e vado via. Rimango tutta la giornata al mare, sdraiata sulla sabbia, ho comprato tre libri nelle bancarelle in piazza, li ho letti tutti, vabbè che erano quelli in edizione economica da tipo 100 pagine per uno, mi sono fatta una canna con un mio compagno delle elementari, incontrato dopo più di dieci anni, ho pianto, come una pazza, da sola, la gente che passava mi guardava storto, ma chi se ne fotte, sono triste, possibile che non riuscite a capirlo? Che vi importa, che cazzo ne sapete voi, avete voi una storia con una donna? avete voi un nuovo squilibrio ormonale? andate voi dall'analista? no, credo proprio di no, e allora lasciatemi piangere in santa pace. Ho bevuto due birre ma sono perfettamente lucida... purtroppo. Guardo l'ora, le 18:00, vado in negozio, accendo il cellulare, mi arrivano un casino di "bip bip", tutti sms, spengo la macchina e incomincio a leggerli, uno è di mia madre "Quando vieni a cena? Ti aspetto, porta anche Tecla" Carina! Sta cercando disperatamente di capire. L'altro è di Mirko "Sorellina dove sei? Sono ore che provo a chiamarti, fammi sapere se sei viva, mi sa che vuoi stare sola, io sono qui, ma tanto lo sai. Baci". Un altro è di Franz, breve "Dove sei?..." brevissimo. Gli altri sono tutti di gente inutile che mi chiede cose inutili a cui non mi sembra utile rispondere, tipo "Ciao sono Giampy, ti ricordi di me? L'amico di Titty, chiamami qualche volta così usciamo" possibile che io conosca due idioti con questi nomi, chi è Giampy, e soprattutto chi è Titty, ma ancora peggio, chi cazzo gli ha dato il mio numero di telefono. Io ad uno che si fa chiamare Giampy non offrirei neanche un caffè, figuratevi se ci esco insieme. Per la cronaca, in mezzo a tutti questi "bip bip" di Tecla nemmeno l'ombra. Vado in negozio. Entro, scena drammatica, Tecla che si intrattiene amichevolmente con Franz, sorridono entrambi, ma guardali, sembrano dei vecchi amici che si incontrano dopo dieci anni, come me e il mio compagno delle elementari oggi al mare. E' possibile che la canna e le birre abbiamo fatto effetto solo adesso? "Ciao" mi dice Franz con la sua bella faccia sorridente "Buongiorno, noto con estremo piacere che siete diventati amici" "Amici? Non esageriamo, diciamo che alla fin fine il ragazzo non è poi così male" mi dice Tecla "Ero di passaggio così sono entrato" "Non giustificarti non è il caso" "Non mi sto giustificando" lo ignoro "Senti Tecla io sono stanca, vado a casa, chiudi tu?" "Si, certo, ma si può sapere dove se stata?" guardo lei, guardo lui "Vado a casa". Entro in macchina piangendo, sono circa 12 ore che piango ad intervalli regolari, possibile che riesca ancora a farlo? Ho ancora forza nelle spalle? mi sento sporca, tradita, stupida, imbecille, ansiosa, depressa, vado a casa e incomincio a pulire, come un'isterica, pulisco il bagno alla perfezione. Li odio, mio odio, odio un casino di cose, si lo so che "odio" è una parolona forte forte, forse esagerata, forse non esiste, ma dentro la mia vita è presente… odio le Barbie perché non stanno in piedi da sole, mi ricordo quando da piccola mia madre le comprava, gli tagliavo i piedi, solo per cercare di farle stare in piedi da sole, questa donnona bionda, dall'occhio azzurro incapace di reggersi in piedi autonomamente, non l'accettavo, ed insistevo, ma non ci riuscivo, allora mi incazzavo come una iena, le appendevo ai lampadari, gli tagliavo i capelli, e poi veniva in loro soccorso Mirko, con pazienza certosina cercava di ricomporre i pezzi, cercava di ricreargli un'acconciatura adeguata, voleva giocarci, ma aveva paura di essere scoperto da mia madre. Però quando lei era a lavoro ci giocava, ed io lo lasciavo fare, era felice, mi passava Ken dicendomi "Tu che sei femminella devi giocare con lui, perché a te piacciono i maschietti, ed io che sono maschietto devo giocare con lei perché mi piacciono le femmine!" il discorso non faceva una piega. L'elenco delle cose che odio penso proprio che sia troppo lungo perfino per essere ricordato. Odio le sveglie elettroniche perché ti svegliano in maniera orribile, odio le commesse perché se indossi una cosa che ti sta di merda loro continuano a dirti che stai benissimo, odio la musica tecno perché mi rimbecillisce ancora di più, odio la penombra perché non sopporto le vie di mezzo, odio i passaggi a livello perché ho paura di essere schiacciata da un treno in corsa, odio andare alla posta a pagare le bollette perché le tipe da dietro lo sportello di trattano sempre male, odio la solitudine, l'ipocrisia, l'ignoranza, odio il razzismo e tutti quegli stronzi che continuano a dire che gli immigrati ci fottono il lavoro, odio le maglie che mostrano l'ombellico, odio tutte le sfumature del verde, odio i fermagli per capelli, odio le casalinghe annoiate, odio la paura, la morte, odio la musica di Laura Pausini ed anche quella di Eros Ramazzotti, non riesco a sopportare l'idea che all'estero la gente pensi che in Italia sono questi i tipi che sanno fare musica, odio mia madre quando fiera segue "Forum" alla TV, odio chi detesta Platinette, odio chi non ama l'arte, odio chi odia Salinger, odio chi crede ancora che Berlusconi sia un uomo senza macchia, odio la falsa modestia, odio guardarmi allo specchio la mattina e non vedermi bella come vorrei, odio quando non riesco a guardarmi dentro perché fa troppo rumore fuori, odio amare senza speranza, odio chi crede nel destino e dice che la strada è già segnata, ma più di qualsiasi cosa in questo momento odio me stessa. Rientra Tecla, mi guarda pulire senza dire una parola, che scena straziante, io con un fazzoletto rosso in testa e i guanti gialli, e lei appoggiata alla porta con una sigaretta semi spenta in mano, dovrò farle una pena incredibile "Che cazzo guardi?" le chiedo "Niente, volevo sapere se volevi parlare" "E di che?" "Di tutto quello che è successo, tipo per esempio ieri sera, oppure oggi, sei sparita senza dire una parola" mi tolgo i guanti, le prendo la sigaretta "Vuoi sapere che è successo, mi viene quasi da ridere, te lo dico io cos'è successo, è successo che ieri sei uscita con Melissa, è successo che sei tornata alle due ubriaca fradicia, è successo che poi sei andata via, è successo che non hai dormito a casa, è successo che io sono sparita per un giorno ma non te n'è fregato un cazzo, è successo che arrivo in negozio e ti trovo con Franz, è successo che per questo Franz tu mi hai piantato un casino tremendo, è successo che mi sono rotta i coglioni, ecco cos'è successo" Finalmente mi sono zittita, sembravo una pazza "Hai finito?" mi domanda "Si" "Invece no, quando sei calma ne riparliamo" "Io sono calmissima, tu invece com'è che tutto ad un tratto sei così carina con uno che detestavi" "Abbiamo parlato un po', ho capito che non è così stronzo come pensavo, perché stai facendo così?" mi domanda "Perché se ci parlo io è tutto un casino, ci parli tu tutto va bene" "Mi dispiace, non pensavo che..." La interrompo "Perché non sei tornata ieri?" le chiedo "Ero arrabbiata, non potevo restare, ho dormito da Melissa" mi avvicino "Ah, hai dormito da Melissa, dormito bene?" "No" "Certo, immagino che non abbiate dormito per niente" "Non ho chiuso occhio perché pensavo a te, mentre vedo che tu non sai fare altro che farti flippe mentali e stare a pensare che per uno stupido litigio io sia capace di andare a letto con un'altra!" "Se mi pensavi davvero ti saresti interessata, sono sparita per un giorno e tu non hai dato alcun segno di vita" "Ti ho chiamata, avevi il cellulare spento" "Tecla senti, sono stanca, non ho più voglia di parlare" "Si anch'io, e poi fra mezz'ora devo essere a cena dai miei" "Vai, vai, buon divertimento". Esce tutta vestita per bene, vorrei prenderla a calci. Incomincio a piangere. Decido di chiamare Franz, cellulare spento, che nervi… insomma... ma vaffanculo! Bussano alla porta, spero sia una faccia amica. Apro è Mirko "Entra" "Ma che fine hai fatto?" mi domanda "Niente, sono sparita per un giorno, non posso?" "Certo che puoi, ci mancherebbe". Mi siedo sul divano, mi accendo una sigaretta "Come va?" gli chiedo "Insomma" mi risponde. Mirko ha una vita sentimentale molto travagliata, tre anni fa ha conosciuto Fabio, amore a prima vista, dopo un anno si sono lasciati, poi si sono rimessi insieme, adesso sembra si siano lasciati definitivamente. Tra parentesi Fabio è andato a vivere a Roma da più di un mese ormai. "Hai sentito Fabio" gli chiedo "Si, ieri" "Come sta?" "Bene, ti manda tanti baci" "Avete parlato?" "Di che? Non c'è niente da dire, abbiamo deciso di rimanere amici, tutto qui" "Almeno tu hai qualche idea chiara" "Che c'è che non va?" mi chiede "Non c'è nulla che vada, è tutto un casino" "Racconta, vediamo di trovare una soluzione". Vado in cucina, prendo due lattine di Cocacola, mi metto seduta "Allora, circa due settimane fa è entrato in negozio un tipo fantastico, si chiama Franz, abbiamo subito attaccato bottone, dopo è arrivata Tecla, si è incazzata come una bestia, nel tardo pomeriggio lui è tornato in negozio, l'ho trattato di merda per amore di Tecla, dopo un paio di giorni è passato nuovamente, la sera siamo andati a cena insieme, nel frattempo Tecla esce con Melissa, torna alle due, litighiamo e va via. Oggi sono stata tutto il giorno in spiaggia, dopo sono passata in negozio e ho trovato Franz e Tecla che se la ridevano di brutto, sono andata a casa, abbiamo litigato, adesso è uscita ed io sono qui a parlare come una pazza con te che mi guardi come un imbecille" "Però, bella storia" "Ma che dici?" "Posso farti qualche domanda?" mi chiede "Certo" "Questo Franz..." "Si?" "Ti piace?" "Non lo so" "Non esistono i non lo so, o si o no, ti piace?" "Si, mi piace, mi piace, mi piace..." "Basta, stai calma, ho capito, con Tecla come la metti?" "Non lo so" "Ti ho appena detto che non esistono i non lo so, la ami ancora?" "Si, credo di si" "Allora è tutto un casino". Si accende una sigaretta, ricomincia a parlare "Tecla sa di Franz?" "Certo che no, ti ricordi ieri sera? Ti ho chiamato dicendoti che avevo un appuntamento di lavoro" "Si, mi ricordo" "Sono uscita con lui" "Vi siete baciati?" "No, infatti ci sono rimasta molto male" "Ho capito" "Cosa?" "E' una frocia" "Ma dai, no, non è così" "Come lo chiami uno che non vuole baciare la mia splendida sorellina" "Non fare l'idiota, non ho voglia di scherzare" "Certo che ti sei messa veramente dentro una situazione difficile" "Difficile? Di più, molto di più". Parliamo per più di due ore senza trovare una soluzione, va via lasciandomi più confusa di prima. Guardo l'ora, è mezzanotte e mezzo, Tecla ancora non rientra, mi metto a letto, si apre la porta, è lei. Entra in punta di piedi "Non preoccuparti, sono sveglia" le dico, mi guarda, si siede sul letto "Mi dispiace, mi dispiace per tutto, mi sono comportata male, certo che anche tu non scherzi" "Si lo so, ma sono successe troppe cose insieme, ero già incazzata perché hai dormito con Melissa, appena ti ho vista con Franz non ho capito più nulla". Rimaniamo un po' in silenzio, poi ricomincio a parlare "Posso chiederti una cosa?" "Dimmi" "Ti piace Melissa?" "Ma che ti viene in mente" "Ti piace Franz?" "No, certo che no" "Stiamo litigando troppo in questo periodo, permettimi d'essere dubbiosa" si volta, mi guarda "Voglio farti anch'io una domanda" "Fai pure" "A te invece piace Franz?" "No" rispondo secca. Si toglie le scarpe, sorride "Allora non c'è alcun problema, siamo solo due sceme gelose". Si mette a letto, l'abbraccio, la bacio "Mi ami?" le chiedo "Certo" risponde. Ci addormentiamo dopo dieci minuti.


Stanotte ho fatto un sogno veramente strano, ero in una villa di campagna, insieme con un casino di gente che, nel sogno conoscevo, ma nella realtà non ho mai visto. Stavamo tutto il tempo a truccarci, a farci belle, in continuazione, non facevamo altro. La cosa strana è che stavano dentro questa villa di campagna, sempre, in continuazione, il sogno è stato breve, ma intuivo che erano tipo un fottio di tempo che stavo chiusa là dentro tipo "Grande Fratello". All'improvviso mi trovo dentro una palestra sotterranea, tipo quelle che trovi a scuola, con me ci sono tutti i amici, quelli che stavano con me nella villa di campagna intendo, io ho un piercing sul labbro inferiore, fatto da poco, infatti mi fa molto male, ho il labbro molto gonfio, ma riesco ugualmente a sopportare il dolore, infatti non faccio altro che rigirarlo. Tutto ad un tratto entrano delle guardie del corpo, poi compare Franz, tutti si mettono ad urlare, io compresa, anche se intuisco di conoscerlo, entra Tecla presenta Franz come il suo fidanzato. Angoscia. Mi sveglio.












Oggi è il compleanno di Tecla, compie 23 anni, ho organizzato una cena a casa con un paio di amici, dopo a ballare in un locale carinissimo che mette musica che varia dai 99 Posse, ai Subsonica per finire con i Prodigy. Le ho comprato il Cd di Platinette "Da viva" vol.1, una figata pazzesca, impazzirà appena lo vede. Le ho scritto un bigliettino che dice così: "So quanto ti piace la Platy, così ho pensato che questo era proprio il regalo per te, ascoltalo con gioia, e ascoltandolo pensami... tanto lo ascolteremo sempre insieme… ma tu pensami lo stesso! Ti amo. Rachele" Carino no? Pare di si. Sto apparecchiando la tavola per bene, suonano alla porta, arrivano i primi amici, Melissa e Marta, Filippo e Davide, li faccio entrare, saluti e baci. Suonano di nuovo, apro è Mirko. Continuo a ordinare le ultime cose, suonano di nuovo, vado ad aprire, Elena ed Umberto. Adesso manca solo Tecla. In sottofondo i Depeche Mode e la loro splendida "Home". Mi sistemo i capelli davanti lo specchio, li tiro su, anche se l'impresa è veramente ardua, ho una montagna di capelli, ma sono splendidi, almeno così continuano a ripetermi Tecla e Mirko, ma tenerli su tutti insieme è davvero impossibile, decido di lasciarli sciolti, a volte vorrei tagliarli, arrivano quasi al sedere, solo che, più li guardo più me ne innamoro, sono veramente belli, corposi, neri, mossi. Stasera sono proprio carina, se m'incontrassi per strada penso che... mi piacerei! Anche stasera tacchi alti, ho fatto questo sacrificio per Franz, quindi per Tecla mi sembra d'obbligo, ho pure messo la gonna, sono proprio una signorina, ordinata ed elegante, che carina! Se mi vedesse mia madre impazzirebbe "Finalmente vestita in maniera decente" esclamerebbe fiera. "Ma che cazzo di fine ha fatto Tecla" borbotta Mirko "Oh ma che vuoi, sarà dai suoi" "Merda, ho una fame che quasi svengo". Arriva Tecla, finalmente, alle 20:45 "Scusate, ma sono dovuta passare da mia madre". L'abbraccio, la bacio, è mia, stasera lei è la mia donna, ma non solo adesso, ma anche domani, ed anche domani l'altro, non voglio passare più notti insonni a farmi male, non voglio più piangere, la bacio di nuovo, ed ancora, ancora, non ho mai sopportato queste cose in pubblico, ma sto urlando dentro che lei è mia, che la amo, tutti devono saperlo, tutti devono avere chiaro in testa questo concetto. "Auguri" le dico dopo averla distrutta di baci "Grazie". Mangiamo, beviamo, ridiamo, fumiamo, ancora i regali sono chiusi, con quest'atmosfera leggermente sconvolta sono sicura che scatterà qualche gioco idiota. "Giochiamo ad obbligo o verità" propone Melissa "Si, si" dicono tutti, lo sapevo, sempre questo cazzo di gioco fascista, o scegli obbligo o scegli verità, sei sempre costretta a fare o dire qualcosa che non vorresti mai fare o dire. Inizia Tecla, il gioco consiste nello scegliere una persona e dire come una cretina "Obbligo o verità?" Se sceglie obbligo devi obbligarla a fare qualcosa di molto stupido, se invece scegli verità ti sarà posta una domanda molto compromettente a cui devi rispondere con estrema sincerità, Tecla sceglie Mirko, lui sceglie verità "Sei ancora innamorato di Fabio?" gli chiede, attimo di pausa "No, non più" è il mio turno, scelgo Melissa, lei sceglie verità "Sei innamorata di Tecla?" "No, non più". Perfetto, la stronza era innamorata di Tecla lo sapevo avrei dovuto spaccarle la faccia, ma adesso davanti a tutti mi confessa di non esserlo più, quindi che senso ha provocarle un serio trauma facciale? Non avrebbe senso se solo io non provassi questa certa antipatia nei suoi confronti, decido di stare calma, certo che dopo quella sera che è uscita con Tecla credo che la mia antipatia si sia quasi trasformata in odio, anzi per dirla tutta credo proprio di detestarla, ma sorrido, riesco a sorridere ugualmente, come sono falsa, devo ricordarmi di parlarne all'analista, mi accendo una sigaretta. Il gioco prosegue così, nulla di sconvolgente, fin quando è il turno di Tecla e sceglie me, io scelgo verità "Hai detto a Franz che stiamo insieme?" attimo di pausa "No" rispondo. Non s'incazza, meglio così. Non voglio rovinare la serata, che, nonostante la presenza di Melissa non sta andando per niente male. Tecla mi ha detto che sono carina stasera, io le ho risposto che lei lo è oggi giorno, io mi sto impegnando veramente un casino per far si che questa serata prosegua serenamente, l'impresa è difficile, ma cerco di farcela, stringo i denti e continuo a sorridere. Arriva il momento dei regali, tutti per lo più Cd musicali e libri, per fortuna nessuno le ha regalato il Cd della Platy, tengo il mio regalo da parte, lo aprirà per ultimo. "E' tu? Non mi hai comprato nulla?" mi chiede sorridendo "Certo, e adesso che li hai aperti tutti puoi aprirlo" "Allora aspetta, anche mia madre mi ha fatto un regalo, vado a prenderlo". Ritorna con un pacchetto in mano, lo scarta velocemente, non posso crederci... il Cd di Platinette, lei sorride "Cazzo, non ci credo, è bellissimo sono mesi che lo volevo". Mi viene da piangere, per la prima volta in vita mia fra la lista delle cose che odio si è inserita anche sua madre "Allora tesoro, non vedo l'ora di aprire il tuo" mi dice "Ormai non importa" "Ma smettila" lo prende, lo apre, lo guarda, sta in silenzio "Fantastico, un altro Cd di Platinette" dice "Ti prego non peggiorare le cose" "Dai non fa niente" "Non capisco come faceva tua madre a sapere che volevi questo Cd" le domando "Mah, glielo detto un paio di mesi fa, sai com'è mia madre, ha la memoria di un elefante". Sono veramente in para, sono mesi che cercavo di fare qualcosa di carino per lei, e una volta che c'ero quasi... arriva sua madre è rovina tutto. Usciamo, andiamo a ballare, la musica che passa il Deejay stasera è bellissima, a parte le volte che s'introduce fra noi e la musica ed urla al microfono stronzate del tipo "Chi non salta è catanese" oppure "Chi non batte le mani a tempo stasera non tromba", ed io penso tra me e me, non sto saltando sarò mica catanese? Vabbè che importa, e poi, non ho battuto le mani a tempo, okay stasera non si tromba, che faccio avverto Tecla? Ma vaffanculo... Io sono ancora in para, Tecla mi abbraccia "Ehi, non dirmi che sei ancora giù" mi chiede "Un po', volevo regalarti qualcosa di unico" "L'hai fatto, insieme a mia madre, voi siete persone più importanti della mia vita, come tali era normale che accadesse una cosa simile". Decido di crederle, così lentamente mi torna il sorriso. Balliamo come le pazze, la musica stasera è dalla nostra parte. Vado a prendere una birra, mi volto e appare Franz, si avvicina "Ciao, che bella sorpresa" mi dice "Che ci fai qui?" gli domando "Ma, ogni tanto vengo, passano dell'ottima musica, sei sola?" mi urla in un orecchio "No, sono con Tecla e alcuni amici, oggi è il suo compleanno" "Davvero? Dov'é? Voglio fargli gli auguri". In imbarazzo totale lo porto da lei, lo vede, sorride "Franz, ciao" si baciano affettuosamente "Tanti auguri" urla "Grazie!". Lo presentiamo agli altri, si avvicina Melissa "Chi è questo?" mi chiede "Niente, solo un amico" rispondo "Da come lo guardi non sembrerebbe" la guardo male "Faccio finta di non aver sentito" "Okkio a te, se molli Tecla ci sono sempre io alle calcagne" le spacco la faccia, ho deciso! "Senti Melissa, voglio solo sapere perché ti rode tanto che Tecla stia con me" "Non mi rode, e solo che a me piaceva molto prima che arrivassi tu" mi dice "E che cazzo posso farci io se ha deciso di sua iniziate di scegliere me invece che te?" rispondo "Niente" fa lei "E allora mollami, mollaci, tutt'e due", ma come si fa ad essere così stronze, non la reggo più, dopo stasera non voglio vederla per almeno un anno, ma guardala, sta stronza camionista di merda, non riesco a fermarmi, a calmarmi, mi avvicino minacciosa "Che vuoi?" mi domanda "Sei una camionista di merda" "Ma se faccio la grafica" mi risponde, crede per caso di essere spiritosa? mi allontano, verso Franz. Stasera è proprio una serata storta, proprio quando stavo per metterlo da parte ecco che ricompare, balla insieme a Tecla, non devo arrabbiarmi, non devo, sono tre giorni che non litighiamo, ho promesso a me stessa che dobbiamo arrivare almeno ad una settimana di pace. La cosa che più m'infastidisce è l'atteggiamento di Tecla, sembrava odiarlo e adesso invece sembrano una coppia di vecchi fidanzati. Mi metto seduta, li osservo, li odio... li amo. Continuo ad osservarli, decido di fare un gioco, per scoprire chi mi piace di più, partiamo dai capelli, Franz ha dei capelli splendidi, mossi, corposi, di un nero corvino, Tecla anche lei bellissimi, neri, lunghi, lisci ma vitali, lucidi. Scendiamo, andiamo agli occhi, Franz verdi, grandi, espressivi, Tecla azzurri, intensi, sembra quasi che parlino. Bocca, Franz carnosa, da mordere, Tecla in sostanza pure. Mani, Franz grandi, perfette, mia sorella Ilaria dice sempre "Mani grandi, pisello pure" quindi... Tecla, affusolate, curate. Fisico, Franz asciutto, longilineo, Tecla pure, a parte le tette! Franz, sedere da sballo, alto, tondo, sodo, verrebbe voglia di morderlo, poi ha due spalle perfette, due braccia da urlo, due cosce da motociclista pazzo... Oh mio Dio, basta così... E allora? Chi è più bello? Chi?... Sono entrambi bellissimi. Adesso Franz balla insieme a Mirko, eh no, vi prego! Tecla si siede vicino "Che c'è, perché non balli?" mi domanda "No, niente, così… vi guardavo" "Rachele per favore, non ricominciare, stavamo solo ballando" "Si, si lo so". Ci mettiamo a guardarlo, ma guarda come balla, sembra drogato, però si muove bene, molto bene, possibile che non c'è nulla che non sappia fare? Chissà come sarà a letto, sicuramente anche lì darà il massimo, raggiungerà la perfezione. Stiamo in silenzio, lo guardiamo, non diciamo una parola da mezz'ora, lo guardiamo muoversi, lui fa lo stesso con noi, dieci secondi guarda me, dieci secondi guarda Tecla. Siamo ipnotizzate, il suo corpo sinuoso ci ha stregate. Fumo una sigaretta dietro l'altra, sembro un pervertito che guarda un film porno, manca poco e mi esce la bava dalla bocca. Tecla si alza "Andiamo a casa" mi dice "Si" rispondo, scappiamo via, e so anche perché l'abbiamo fatto, perché l'ho fatto, ho paura, ho paura di quest'uomo, non l'ho mai baciato, non ci siamo mai sfiorati, ed ho paura, ho paura di amarlo. L'abbiamo lasciato lì con Mirko e il resto della compagnia, lui è rimasto con piacere, si è subito ambientato, gli altri avranno creduto che siamo fuggite per finire in bellezza la serata, ma non sarà così, non per me. Torniamo a casa, guardo l'ora le 4:45, dopo dieci minuti siamo già a letto, ognuno si volta dall'altra parte, siamo sveglie, lo rimarremo chissà per quanto ancora, ma non abbiamo il coraggio di guardarci negli occhi, da stasera qualcosa è cambiato.






Mi sa che nemmeno l'analista potrà aiutarmi.


Intanto i giorni passano, inesorabili, cattivi, veloci. L'ansia prende il sopravvento, in certi momenti mi sento fuori, fuori dal mondo, da me stessa, fuori dal giro degli uguali, sempre più uguali agli altri e sempre più diversi da me. Continuo a vedere Franz senza dirlo a Tecla, continuiamo a vederci, chiamarci, parlarci, guardarci, ma è tutto qui. Non so più cosa inventarmi per vederlo, e appena lo vedo la prima cosa che dico è "Non dirlo a Tecla" lui chiede sempre il perché, ma io non do spiegazioni. Tecla nonostante tutto sembra diventata più flessibile, meno sospettosa. Del resto io e lui non ci vediamo chissà che, circa una volta a settimana, anche Tecla ogni tanto esce da sola, va da sua madre, in questo periodo sta poco bene, così ogni tanto, la sera dopo il lavoro va da lei. Poco male, quando resto da sola non mi sento abbandonata, anzi, cerco di prendere il meglio dai miei momenti di solitudine, metto su la mia adorata musica Rap e mi lascio trascinare dal vortice dal ritmo incalzante che gira sulle basi, delle volte mi metto a scrivere un po', adoro scrivere poesie, non sono neanche brutte, mi sa che qualche volta le spedirò a qualcuno, così, tanto per sapere se sono veramente belle come penso. Mi piacerebbe pubblicare un libro di poesie, entrare nelle librerie ed ammirare il mio nome scritto su una copertina colorata, guardare la gente che lo compra con entusiasmo, andare alla cassa e informarmi sul successo che sta ottenendo, mi piace sognare, sognare così, in questo modo, come una bambina che passa i suoi pomeriggi a sognare il suo principe azzurro. Lo ricordo il mio principe, il mio ideale di uomo, non era biondo con gli occhi azzurri, ma moro, con gli occhi verdi, non vestito d'azzurro con quel ridicolo capello di piume, ma con un capello alla pescatora, in sella ad una bicicletta, invece che ad un cavallo. Accendo la TV, parlano del Gay Pride, ancora polemiche, una catastrofe di polemiche, opinioni contrastanti, quest'anno la destra insieme alla chiesa ha intenzione di non farlo fare, stanno tentando la qualunque per fermare l'evento, per via del Giubileo, pensano che sia un'offesa, non capisco il perché, la chiesa mantiene sempre la sua posizione, in altre parole chiusura mentale radicata, anche il Papa a protestato, affacciato alla finestra, sta in piedi per miracolo però riesce lo stesso a protestare. E poi quando sento parlare del Giubileo quasi mi faccio pena, ancora non sono riuscita a capire con precisione di cosa si tratta, sono tipo tremilacinquecento giorni che ne sento parlare, ma lo stesso, non sono riuscita ad afferrare molto, e poi, non c'è uno straccio di essere umano che mi dica a grosse somme di cosa si tratta, forse nessuno sa bene cosa sia in realtà. Tutti ne parlano, ma nessuno sa. La chiesa poi, non ho mai voluto avvicinarmi ad essa, le chiese mi hanno sempre fatto una paura sconcertante, ma hanno mai pensato a quanti preti gay e suore lesbiche hanno all'interno del loro "organico", credo che lo sappiano, conoscono perfettamente certe realtà, ma continuano ugualmente ad andare avanti come se niente fosse, continuano a mettere i bastoni tra le ruote. Si parla di oltraggio al pudore, "L'omosessualità è una malattia" ho sentito dire ieri in TV, credevo che fosse uno scherzo, pensavo che di fronte un 2000 che entrato fiero nelle nostre case, gente così non esistesse più, quali sono i sintomi dell'omosessualità, spiegatemelo vi prego, esistono dei farmaci? Cosa c'è scritto al loro interno alla voce indicazioni terapeutiche? Forse "Questo farmaco cura la frociaggine acuta, corregge le cecche e li trasforma in veri uomini, impedisce alle donne di diventare delle scaricatrici di porto. E' sconsigliata la somministrazione ai bambini, ma se vi accorgete in tempo che la frociaggine sta colpendo anche loro, somministratelo pure, mi raccomando prima consultare il medico", andatevene a cagare, tutti quanti, in gruppo, mano nella mano. Spero che si faccia il Gay Pride, so che Imma Battaglia e il resto della banda riusciranno a vincerla, ne usciranno fuori a testa alta, sono troppo intelligenti per uscirne sconfitti, l'hanno fatto ogni anno, è giusto farlo, perché nessuno vuole capirlo. Tutto sto casino solo perché c'è il Giubileo. Pensate che finirò all'inferno? Meglio l'inferno che essere come loro. Mirko ci andrà, un po' per vedere Fabio, un po' per rimorchiare, ma soprattutto per urlare i propri diritti e far capire a persone, come i preti, o come mio padre l'orgoglio di essere omosessuale, non vede l'ora di essere lì, vuole vedere Ambra Angiolini. Mio fratello adora Ambra, in effetti è talmente carina e intelligente che non capisco come si faccia ad odiarla, la adoro anch'io! Credo che Ambra sarebbe l'unica donna che Mirko si porterebbe veramente a letto, quando la vede in TV s'illumina "Io me la sposo questa" "E' lei la mia donna" continua a ripetere ogni volta che compare. L'altra sera le ha spedito un e-mail, è un po' arrabbiato perché ancora non ha risposto, le ha scritto "Ci vediamo al Gay Pride, appena finito prendiamo un aereo per Las Vegas e ci sposiamo, fammi sapere se ti va bene" credo che abbia ragione se non gli risponde. Spero la possa vedere, le ho detto di mandarle i miei saluti. Io non posso andarci, per via del lavoro, ma sono con loro, lo sanno che sono dalla loro parte. Io e Tecla non ci diamo un bacio chissà da quanto, non stiamo insieme da più di un mese, la cosa sconvolgente è che ci va bene così. Anche Mirko ogni tanto sparisce, spesso si eclissa diventando davvero introvabile, mi ha chiesto di Franz, ho risposto che è tutto finito, così... per non farlo preoccupare. Siamo tutti pieni di misteri, segreti, bugie, pieni zeppi di falsità, riusciamo a stento a guardarci negli occhi. Mi sono innamorata di uno che non ho mai baciato, un paio di volte ho provato io a fare il primo passo, ma ogni volta succede qualcosa che mi impedisce di farlo. Non mi concede nulla quest'uomo, ma non erano le donne quelle a non concedersi? Mi piace, mi piace così tanto che pur di averlo vicino rinuncerei ad averlo fisicamente. Purtroppo mi faccio delle seghe mentali davvero allucinanti, paurose, forse non gli piaccio abbastanza, e allora, cosa vuole da me? Non riesco nemmeno a sentirmi in colpa nei confronti di Tecla, non l'ho tradita, ma è come se l'avessi fatto. Io e lei non parliamo più, non ci diciamo ti amo, non ci diciamo ti voglio bene, non diciamo scusa, per favore, non facciamo nulla che ci induca a dire certe frasi. Sembra come se non stessimo più insieme, anche se continuiamo a sentirci ugualmente unite. E se Franz si innamorasse di me? Che farei, la lascerei? Avanti, perché non ti fai questa domanda, la lasceresti? Rispondimi, risponditi, rispondi, la lasceresti? La risposta è… la risposta forse è si. La colpa di tutto questo non è neanche di Franz, lui non sa nemmeno che stiamo insieme, ha rovinato tutto senza saperne nulla. Poi in fondo non fa nulla, non accenna gesti affettuosi, non mi obbliga ad amarlo. Ecco perché odio le classificazioni, perché non esistono, dopo essermi messa con Tecla gli uomini non esistevano più, li trovavo insulsi, privi d'espressione, per me esisteva solo Tecla, ma ogni tanto buttavo gli occhi su altre donne, ma non ho mai pensato, neanche per un attimo che mi sarebbero piaciute per sempre, sapevo che avrei potuto innamorarmi tranquillamente di un uomo, gli uomini sono belli, come le donne, sono belli entrambi. Vorrei sapere dove sta scritto che le donne debbano innamorarsi solo degli uomini e viceversa, per favore ditemi se sbaglio, ditemi qualcosa che sia vicino ad un pensiero logico. Ma la mia non è confusione ragazzi miei, sono più razionale di molta altra gente, il mio è realismo, Tecla ha ragione da vendere quando dice "Non esiste persona che sia etero" cazzo se ha ragione, e non venite a raccontarmi storie, non dite cazzate pure a voi stessi. Quando affronto questo argomento con alcune persone idiote che purtroppo sono costretta a frequentare, in quanto vecchi amici mi viene risposto "Si, hai ragione, anch'io sono per l'amore universale, ma di tipo spirituale, ecco perché posso affermare con tranquillità di essere un eterosessuale, a limite posso dirti che dentro me esiste un 10% di bisessualità, ma un buon 90% è chiaramente eterosessuale" BUGIARDI!!! Siamo assolutamente in quantità pari 50% l'uno e 50% l'altro, non prendevi in giro, la bugia uccide, la paura devasta, siete solo un branco di bugiardi impauriti. Mi dite che non condividete le mie idee ma che le rispettate, intanto non siete capaci nemmeno di guardarmi negli occhi mentre lo dite. La fantasia non esiste, ma continuiamo ugualmente a fantasticare, non esiste persona che sia eterosessuale ma continuate lo stesso a dire che non sia vero. Io posso innamorarmi di chiunque, mi è già successo e ne vado fiera, cammino a testa alta, guardo negli occhi la gente, e dico solo la verità. Amo raccontare bugie, ma con me stessa sono sempre stata leale. Siete solo dei repressi, continuate a inseguire la libertà, ma mi raccomando siate sempre pronti a voltare le spalle alle verità. Poco tempo fa ho detto ad una mia cara amica tutto questo, la conosco da otto anni, mi sembrava giusto farle sapere chi sono, un pomeriggio l'ho incontrata, abbiamo parlato tantissimo, ho sondato un po' il campo, sembrava positivo, ho fatto un lungo respiro e le ho detto "Devo parlarti" "Dimmi" fa lei sgranando gli occhi "Non sono eterosessuale" rispondo "Sei lesbica?" chiede preoccupata "Nemmeno" "Allora cosa sei?" che cazzo di domanda è? Come cosa sono? Un essere umano, ecco cosa sono. "Odio le etichette, ma se proprio devo marchiarmi a fuoco posso dirti di essere bisessuale" "Ah si? Bene" risponde "Devo dirti un'altra cosa" "Cosa, cosa" chiede "Vivo con Tecla" "Questo lo so già" risponde la cretina "No, forse non hai capito, io e lei stiamo insieme" "In che senso?" chiede, allora è proprio idiota "E' la mia ragazza" "Ah si? Bene" risponde "Non c'è altro che vuoi chiedermi?" la incoraggio "Sei sicura di quello che dici" "Certo, che domande!" rimane in silenzio "Sei sconvolta?" chiedo "No, certo che no, perché dovrei" "Che ne so", attimo di silenzio "Posso farti una domanda?" mi chiede "Certo" rispondo "Vi baciate?" Cazzo sono otto anni che la conosco, e mi accorgo solo adesso che è veramente scema "Certo che ci baciamo, è la mia ragazza", si accende una sigaretta "Ho capito, ma fate anche… cioè come dire..." La interrompo "E' la mia ragazza, si facciamo anche, e... come dire.. facciamo anche l'amore, capito?" "Si, si, certo" fa lei. Pensavo di poterle parlare apertamente, invece si è traumatizzata, la demente si è sconvolta a tal punto che non ha voluto più vedermi. L'ho chiamata, le ho chiesto il perché della sua scomparsa, mi ha risposto che ha bisogno di riflettere, che c'è qualcosa che la tiene lontana da me, ma la cosa peggiore è stata "Sai non è facile, conoscere una persona da otto anni e scoprire che in effetti è un'altra", sono un'altra? Davvero? Ditemi ci sono, vi prego, non mi sono accorta del mio cambiamento, mi guardo allo specchio e vedo solo me stessa, allora mi chiedo "Scusate, ma dove cazzo è andata a finire quell'altra?" sono sempre la stessa, sempre uguale, a differenza tua so chi sono. Sei una grandissima idiota repressa, si, sto parlando con te, sai bene chi sei, sei l'idiota che andava dicendo di essere libera e aperta, intanto sei scappata come un fulmine, ti sei mai chiesta il perché, ti sei mai chiesta il perché di tanta paura? No non l'hai fatto, io lo so perché sei fuggita, ma so anche che non sei degna di tante risposte. Non preoccupatevi, non siate agitati, tanto io sono fuori dal giro, ma soprattutto continuate ad essere così sinceri, tanto rimarrete lo stesso dei gran bugiardi. Tecla rientra, è l'una passata, si mette a letto, sta in silenzio "Come va?" le chiedo "Bene, perché?" "No... così". Ascoltatemi bene miei cari lettori, anche tu, amica cara ascoltami bene, vedi di imparare qualcosa di utile per una volta, la verità costa cara, ma pagherò questo prezzo, io e Tecla divideremo a metà. "Come sta?" continuo "Mia madre?" chiede "No, Franz" rispondo. Rimane in silenzio "Che ne so io" "Com'era vestito stasera, era carino?" le domando, si volta, mi guarda, abbiamo entrambe gli occhi lucidi "Aveva il maglione blu?" le chiedo "No, quello nero con il collo a V" mi risponde. Ci mettiamo sedute sul letto, mi accendo una sigaretta, la dividerò con lei, stiamo dividendo l'amore di un uomo, dividere una sigaretta mi sembra il minimo. "Perché non mi hai detto che lo sapevi" mi chiede "Potrei farti la stessa domanda" le rispondo. Le passo la sigaretta, fuma nervosamente "Abbiamo rovinato tutto" mi dice "Se l'abbiamo fatto significa che volevamo farlo" rispondo. "Posso farti una domanda?" mi chiede "Sono d'obbligo le domande in questo momento" "Vi siete baciati?" chiede "No, mai, e voi?" "Nemmeno" "Mai un bacio, mai una carezza, niente" "Lo so" mi risponde "E allora perché abbiamo fatto tutto questo?" "Non lo so" "Continuiamo con le domande" "Dimmi" "Lo ami?" chiedo "E tu?" "L'ho chiesto prima io" "Si" risponde, mi guarda "E tu?" "Si" rispondo abbassando lo sguardo. Incominciamo a piangere "Lui non ci ama, questo lo sai?" le chiedo "Si" risponde. "Adesso che facciamo?" le chiedo "In che senso?" risponde "Noi due" "Mi ami ancora?" "Non come prima" rispondo sincera. Rimaniamo in silenzio "Vuoi che vada via" mi chiede "No, non voglio, sei troppo importante per me, non voglio che finisca così" Allunga una mano "Amiche?" mi dice, le stringo la mano "Non è possibile" rispondo. "Dobbiamo parlargli" mi dice "Si, al più presto", spegne la luce "Senti Tecla, devo farti un ultima domanda?" "Dimmi…" "E' stato un suo regalo il Cd di Platinette?" "Si" risponde "Lo sapevo" "Mi dispiace" "Di che?" chiedo "Di tutto" "Anche a me" rispondo. Guardo l'ora le 2:15, meglio dormire, domani si va a lavoro.


Mi sveglio prestissimo, ho dormito poco e male, non poteva essere altrimenti. Guardo Tecla dormire, è bellissima. Prima quando la guardavo dormire la dividevo in tante piccole parti, dicevo dentro me, la amo perché ha dei bellissimi occhi, la amo perché ha una splendida bocca, un naso perfetto, la amo perché è intelligente, sensibile, ironica, la amo perché riesce a farsi amare in maniera incredibile. La guardo e mi accorgo di amarla ancora, vorrei guardarla dormire per i prossimi dieci anni, guardarla e amarla come la prima volta. Le carezzo i capelli, prima lo facevo sempre, le carezzo il viso, apre gli occhi, continuo a carezzarla, la guardo, non ho smesso di amarla, e solo che divido il suo amore con Franz. "Ti amo" le dico "Anch'io" risponde, si tira su "Ti ricordi i primi tempi?" chiede "Si, io innamorata di te dal primo istante" "Erano secoli che non mi dicevi ti amo" "Torniamo indietro, facciamo finta che non sia successo niente" le dico "Sai che non è possibile" risponde "Lo odio" "Non dire bugie". Incomincio a piangere "Abbracciami" le dico, mi abbraccia, incomincia a baciarmi "Basta" le dico "Perché?" "Non è giusto" cerco di allontanarmi, ma so che non lo farò, ci baciamo, facciamo l'amore.


Squilla il cellulare, è Mirko, rispondo "Finalmente sei tornato in vita" "Si, sono sparito per un po', avevo voglia di restare da solo, come va?" mi domanda "Male, io e Tecla ci siamo lasciate" "Perché?" domanda "Amiamo un'altra persona" "Chi?" chiede ansioso "Franz" "Ma se mi avevi detto che non lo vedevi più" "Non era vero, sono mesi che continua così, una sera me una sera Tecla" "Perché non me l'hai detto?" mi chiede "Sarebbe cambiato qualcosa" rispondo "Lasciatelo perdere, non fa per voi" "Voglio sentirlo dire da lui che non sono il suo tipo" "Fidati di me, lascialo perdere" "Mirko, vaffanculo" blocco il telefono, Tecla è sotto la doccia, preparo il caffè, lo chiamo "Ciao" "Rachele, ciao" "Sei libero stamattina?" gli chiedo "Si, perché?" "Bene, tra mezz'ora ti aspetto a casa mia, dobbiamo parlare" "Va bene, sembri preoccupata, qualcosa non va?" "No, no, ti aspetto, ne parliamo dopo". Tecla esce dalla doccia "L'ho chiamato" "Che ha detto" domanda "Fra mezz'ora è qui". Si veste, beve il caffè, mi mette una mano sul viso "Io vado in negozio, viene lì appena hai finito" "Non voglio che lui ci divida" mi abbraccia "L'ha già fatto". Mi vesto in fretta, suonano alla porta, è lui, apro, lo faccio entrare "Siediti" ordino, si siede "Che c'è?" domanda "Sta zitto" rispondo, mi accendo una sigaretta, ricomincio "Ti piace giocare con la gente?" "No, certo che no" risponde "Invece ti piace, sono mesi che non fai altro" "Non capisco" risponde, mi avvicino, lo guardo negli occhi "Una sera io, una sera Tecla, e per cosa poi, per cosa, rispondi" si alza "Parlare" risponde "Ti sei mai chiesto cosa volevamo noi?" "Parlare?" "Non solo" "Cosa vuoi da me" mi chiede "Ti amo" rispondo "Cosa?" "Anche Tecla si è innamorata di te" "Non credevo che…" Lo interrompo "E' colpa tua" "Mia?" "Si, tutto nascosto, tutto misterioso" "Ma se quando uscivo con te non facevi altro che ripetermi non dirlo a Tecla, non dirlo, uscivo con lei e continuava a ripetermi non dirlo a Rachele, proprio tu dai del misterioso a me" "Io e lei stavamo insieme" rispondo "Avete sempre affermato il contrario" "Lo so" "Ricordi quella volta a cena, ti ho chiesto se stavate insieme, hai detto di no, la prima volta che sono uscito con Tecla le ho fatto la stessa domanda, e anche lei ha detto di no" "La colpa è ugualmente tua" "Dovevate dirmelo" "Chi ti piace delle due?" domando "Entrambe" risponde "Chi ami?" "Nessuna delle due" "Sei uno stronzo, un fottuto bugiardo" "Non vi ho mai promesso nulla" "Ma smettila!" "Siete voi che non siete state leali, dovevi dirmelo che stavate insieme" "Avevo paura" "Ma di che? Di che?" "Avevamo paura cazzo" "Ma di cosa, cosa, cosa?" "Di perderti". Mi avvicino "Baciami, ti prego Franz dammi un bacio" "Non posso" "Perché, perché?" "Come ho fatto a non capire, era ovvio, ma anche voi, possibile che non capite" "Cosa devo capire" domando, si accende una sigaretta "Sono gay" risponde. "Eh?" "Sono gay, gay, gay, sveglia!" "Perché non me l'hai detto" "Pensavo che l'avessi capito" "Non abbiamo capito un cazzo invece" "Mi dispiace" "Mai un bacio, mai una carezza, ora è tutto chiaro" "Non è tutto qui" "Parla, ti ascolto" "Sono innamorato di un uomo" "Chi è?" domando, bussano alla porta "Vai ad aprire, è lui" vado, non voglio aprire, ho paura, una paura matta, apro, rimango immobile, c'è Mirko davanti a me "Mi dispiace" mi dice "Anche a me" rispondo. Mirko entra "Nemmeno lui mi ha detto che tu e Tecla stavate insieme" mi dice Franz "Volevo che lo facessi tu" mi dice Mirko "Come vedi non l'ho fatto" rispondo "Si, ma mi avevi detto anche che non vedevi più Franz, che era tutto finito" "Franz però lo sapeva che continuavamo a vederci" "Non mi sembrava importante dirlo a Mirko, la nostra storia era cominciata da poco" risponde Franz "Capisco" "E poi, perché non hai detto a tuo fratello che continuavamo a vederci" mi chiede "Non volevo dividerti con nessuno" rispondo. Mirko si accende una sigaretta "Bene, siamo noi questi, quelli che non fanno altro che dire che la gente è falsa, che si racconta bugie, siamo noi questi, quelli che non mentono mai, quelli che non hanno paura di dire la verità, siamo noi questi, più bugiardi dei bugiardi". "Voglio rimanere sola" non fanno una piega, prendono le sigarette sul tavolo è vanno via. Incomincio a piangere, per la prima volta in vita mia mi sono raccontata una manata di cazzate, falsa con gli altri, falsa con me stessa, proprio io, non ho detto a Franz la verità solo per paura di essere giudicata, che schifo, mi faccio schifo, noi, i cosiddetti "diversi" più uguali degli uguali. Voglio che tutti sappiano chi sono, non ho nulla di cui vergognarmi, sono così, sono fiera di essere fatta in questo modo, tutti devono sapere che sono libera, la mia anima è pronta ad essere colpita, non dovrebbe riportare lesioni, ma vivendo in questo schifo di mondo, sicuramente riporterà qualche ferita, ma non sarà grave, non più, non per me. Dovrei essere felice, dopo tanto tempo Mirko ha ritrovato l'amore, Franz e Tecla mi hanno detto la verità, dovrei essere felice, felice, felice, felice di che? Tutto è andato distrutto, si è perso senza una ragione reale. Abbiamo smesso di parlare, abbiamo chiuso la bocca e costretto la mente ad eclissarci, scomparire e mandare tutto a puttane. Lo avrei voluto quel bacio da Franz, solo per sapere cosa si prova a baciare un uomo che si ama. Le sue labbra sulle mie, quelle dannatissime labbra vellutate, morbide, rosee, l'avrei voluto un bacio da Franz, più di uno magari, passare delle ore avvinghiata al suo corpo, e baciarlo, baciarlo fino a perdere il fiato, baciarlo fino a non sentire più i piedi saldi sul terreno, baciarlo fino alla fine. Ho avuto un paio di fidanzati, ma non ne ho amato neanche uno, l'unica persona che ho realmente amato è stata Tecla, non avevo mai amato un uomo, prima di adesso. Amavo Tecla, amavo Franz, amo Tecla, amo Franz, non c'è differenza, è stato fantastico amarli, tutti e due, come se fossero dello stesso sesso. L'amore, l'amore, l'amore è un fatto di testa, non importa il sesso dell'altro, uomo o donna che sia. Ho cominciato fin da piccola a non avere barriere sessuali, guardavo mio fratello, quando a 10 anni metteva i tacchi alti di mia madre e mi faceva l'imitazione della Carrà, quando mia madre rientrava e lo trovava così lo riempiva di schiaffi, lo picchiava e urlava "Le femmine portano i tacchi, tu sei un maschio, come tuo padre" bell'esempio. Avevo un cane, un bassotto, l'ho chiamato Nina, ho scoperto che era un maschio, ho continuato a chiamarlo Nina. Guardo in TV Platinette è la trovo irresistibile, la sua estrema forza e le sue meravigliose parrucche bionde. Guardo le mie amiche fidanzate con dei mezzi uomini, con quelli che stanno ore a pomparsi i muscoli in palestra, quelli che quando per strada vedono una donna con il sedere basso quasi svengono dallo schifo, si fanno le lampade, si fanno le saune, si fanno la pulizia del viso, si fanno le donne, anche se vorrebbero tanto farsi il loro istruttore, ma finiranno così, si sposeranno, mi inviteranno ai loro matrimoni, ed io andrò, voglio vedere le facce illuse che si scambiano sguardi, lo sposo adocchierà il cameriere palestrato, e la sposa ricambierà imbarazzata gli sguardi della cantante d'orchestra, sarà così, ma voglio esserci, mi verrà da ridere, mi verrà da piangere. Mi guardo allo specchio "Ciao sono Rachele, ho 22 anni sono eterosessuale" "Non esiste persona che sia etero" "Si lo so". "Ciao sono Rachele, ho 22 anni amavo una donna, amavo un uomo, ma quest'ultimo ama un altro uomo" "Non esiste persona che non ami" "Si lo so". "Ciao sono Rachele, ho 22 anni sono omosessuale" "No, sai benissimo che non lo sei…" "Si lo so". "Ciao sono Rachele, ho 22 anni sono una persona che ama" "Non esist... si, adesso va bene così!"...


Voglio un figlio, qualcuno a cui cedere il testimone, non sarò mai una vera donna se non sarò madre. Poche certezze ma buone le mie, un figlio è una di quelle poche certezze, bello, intelligente, uguale a sua madre, sol un po' più incoerente e un po più presente, aderente alla realtà. Voglio un figlio perché ho tanto da dare, da raccontare, da insegnare. Voglio un figlio, guardarlo negli occhi ed essere sempre fiera di lui. Gli farò ascoltare la musica hip hop, lo porterò con me a ballare, gli insegnerò ad amare gli altri, amerà l'arte, la musica, la natura, le piante, i cani, il sole, le stelle, la luna, l'amore, l'amicizia, la libertà la fantasia, la speranza, gli angeli, la lealtà, il mare, gli uomini e le donne. Gli parlerò sempre, se non riuscirà a dormire mi metterò al suo fianco e gli racconterò mille storie, lo preserverò dal male e dalla falsità, dall'oppressione e dal razzismo, da tutte le forme di crudeltà. Voglio che la sua prima canna la divida con me, voglio che mi racconti la sua prima cotta, voglio un figlio tutto per me. Sono egoista, ma voglio un figlio da sola, rimboccarmi le maniche e crescerlo con orgoglio. Ho visto i miei genitori, mi sono serviti a qualcosa, non fare mai quello che hanno fatto loro, farò esattamente il contrario, tutto quello che mi hanno insegnato, purtroppo per loro non mi è servito ad un cazzo, mi hanno fatto del male, pur non sapendolo, senza cattiveria, per fortuna me ne sono accorta in tempo. Non farò mai del male a mio figlio, crescerà sano mentalmente e sicuramente aiuterà sua madre ad acquistare la ragione. Mi guardo allo specchio, voglio un figlio prima di diventare vecchia, prima che arrivino le fastidiose rughe contorno occhi. Ho la sensazione che non riuscirò mai più ad innamorarmi, ho avuto troppo amore, tutto insieme, mi sarebbe bastato per la vita, prima Tecla, poi Franz, un amore portato via dal nulla, un amore impossibile. Sarà sempre così per me, non avrò mai nulla facilmente, dovrò soffrire sempre un po' di più, pagare cara la mia sincerità. Mi guardo negli occhi e mi trovo ancora carina, con due occhi espressivi, ansiosi di conoscenza, un bel naso dritto, un sorriso dolcissimo, sono io, spesso ho desiderato di essere qualcun altro, mi ricordo da bambina un tema a scuola: "Se potessi cambiare, chi vorresti essere e perché?" ho scritto che mi sarebbe piaciuto essere una ballerina, possedere una grazia innata, compiere piroette, salti che mi permettessero di volare almeno per un attimo, danzare, danzare, non avere la possibilità di pensare ad altro se non alla danza. Sarebbe stato tutto più facile, tutto più leggero. Continuo a guardarmi allo specchio, mi sorrido, sto imparando a volermi bene, dopotutto non sono poi così male. Vorrei non avere più responsabilità, camminare nuda per la strada, sputare in faccia alle anziane snob con addosso una pelliccia, camminare, correre nuda, sorridere e cantare, bere e fumare, piangere e urlare, senza che nessuno fermi la mia corsa. Mi accorgo che è più la gente che mi fa schifo che quella che mi piace. Piacere è difficoltoso, piacere a me è veramente difficile. Tecla e Franz mi piacevano, mi piacciono, ma sono arrivati come un fulmine, mi hanno colpito, sto andando a fuoco. Non voglio più dare spiegazioni, poi per chi? Per cosa? Chi sono? La mia analista mi ha chiesto questo durante l'ultima seduta, si è accesa una sigaretta, ha accavallato le gambe e mi ha chiesto "Chi è lei?" ed io "Sono Rachele" e lei "E poi?" "Sono Rachele, credo che per oggi possa bastare". Prendo carta e penna, scrivo, ho tre messaggi da recapitare.

Cara Tecla

E' successo tutto troppo in fretta, non abbiamo capito più nulla, adesso che siamo amiche mi sembra molto peggio di non vederci più. Ci guardiamo negli occhi, quegli occhi che prima in silenzio si dicevano un sacco di cose, adesso invece rimangono senza parole. Doveva andare così, sai che non credo nel destino, ma da qualche parte forse era scritto, in un luogo sconosciuto, dove non è permesso a nessuno leggere. Vorrei abbracciarti, darti l'ultimo bacio, sorriderti e vedere le tue lacrime, sarò per sempre dentro te, con te, insieme a te. Non smettere di sorridere, di crescere, di pensare, di piangere, corri, corri veloce, chissà magari potresti inciampare di nuovo in me.


Ti amo
Rachele…

Caro Franz

Non è stata colpa tua, né mia, né di Tecla, né tanto meno di Mirko, non è colpa di nessuno, non esiste mai un colpevole, le condanne non mi sono mai piaciute, cerca di amarlo, non farti spaccare la faccia, sarebbe un peccato veder crollare quei meravigliosi denti bianchi, continua a leggere Salinger, hai trovato la chiave. Ti penso, chissà per quanto tempo continuerò ancora a farlo…

Ti amo
Rachele…

Caro Mirko

Sei la mia famiglia, solo tu mi hai dato l'affetto che volevo, spero di aver fatto lo stesso, continuerò a volerti bene, incondizionatamente, qualunque cosa succeda, mi raccomando fatti prestare da Franz "Il giovane Holden" leggilo! Salutami Ambra, se dovessi sposarla fammelo sapere, fallo sapere pure a Franz, mi raccomando! Io sono sempre qui, dietro l'angolo, sono la tua famiglia, non ti abbandono, non mi darei pace se lo facessi, continua a volare, il tuo volo è troppo alto per essere fermato.

Ti amo
Rachele…


Metto in valigia le ultime cose, i miei libri, la mia identità, tutti i ricordi, le fotografie, il mio cuore e la mia anima, ho aperto il mio cassetto, quello che contiene tutti i miei sogni, lo porto con me, guardo la mia casa, qui ho costruito, qui ho distrutto, qui ho amato, qui ho sognato, qui ho pianto, è iniziato tutto da qui, e adesso da questo stesso identico posto finisce. Guardo la mia valigia, sul letto, c'è tutto, mi pare, i miei sorrisi, i miei pensieri confusi, il mio progetto, il mio vero cammino, la mia strada sarà già tracciata, devo solo decidere da che parte andare, se svoltare o proseguire dritto, Appoggio le lettere sul lavoro, ci penserà Tecla a consegnarle, vi amo, tutti quanti, senza di voi la mia vita sarebbe stata uguale a cento altre vite, ed io amo differenziarmi, ricordate, io sono fuori dal giro. Piango, le mie lacrime segnano il mio cammino, il mio cuore batte a cento all'ora, troverò quello che sto cercando, lo so, sono sempre stata ottimista, asciugo le mie lacrime e mi metto a sorridere, faccio un giro per la casa, spengo le luci, chiudo le finestre, chiudo il gas, prendo le ultime cose, la mia giacca, le mie inseparabili scarpe da tennis e "Il giovane Holden" è ora di leggerlo nuovamente, rattristarmi nuovamente per non essere riuscita a cambiare il finale, prendo le chiavi e tutte le meravigliose lettere che mi hanno scritto.
Vado alla stazione, guardo l'ora, è ora di partire.