Valentina
Gambino
scrivo da anni, anche se a me sembra davvero un'eternità... Così ho deciso questa notte di dare ad uno dei miei racconti (quello che amo di più!) una piccola occhiata, per la millesima volta, e adesso mi ritrovo qui, con la voglia di allegarlo, pensando anche che sicuramente riceverete giornalmente elaborati da tanta gente, ma probabilmente, per non avere rimpianti vi allego anch'io il mio racconto, che si chiama "guardo l'ora... non è mai troppo tardi"... spero che qualcuno voglia dedicare un paio d'ore di tempo leggendolo... grazie di tutto anticipatamente... |
Guardo l'ora
Mi sveglio all'improvviso, in preda ad
un'ansia infernale, mi alzo, non ricordo dove sono, vedo una stanza ma non
riesco a capire quale sia la mia appartenenza ad essa, mi sdraio per terra,
piano piano incomincio a tornare in me. Riesco a distinguere le cose che mi
stanno intorno, guardo le pareti, riconosco i miei poster, lo splendido
volto di Marylin Monroe mi sorride dall'alto, giro la testa, a destra, poi a
sinistra, guardo le fotografie attaccate al muro, la mia bella faccia
sorridente, i miei occhioni neri, il mio sorrisone a trentadue denti
troneggia fiero sulle pareti, vedo per terra le mie scarpe da ginnastica,
sulla poltrona la mia borsa semiaperta, intravedo il cellulare ancora
acceso, ho dimenticato di spegnerlo, le chiavi della macchina, il mio letto,
mi alzo, guardo un po', sono a casa mia, adesso ho capito, sono nella mia
splendida casetta colorata situata all'interno del centro storico di
Palermo. Mi capita delle volte, mi sveglio all'improvviso e non riesco a
ricordare dove mi trovo, non riesco a capire a cosa sia dovuto, perché mi
accade, ma, quando mi succede vivo dieci minuti d'ansia, terribile ansia.
Non so se vi è mai successo, ho letto da qualche parte che potrebbe
trattarsi di attacchi di panico notturni. Ed io di panico ne ho da vendere,
quindi credo che come diagnosi (o ipotesi?) possa essere più che valida.
Fortunatamente (?) non sono una malata cronica, non so il tipo a cui vengono
degli attacchi incontrollabili, le crisi e robe varie, no… sono molto
peggio! Guardo l'ora, sono le 5:30, ancora presto per dare il buongiorno al
mondo, mi metto a letto, mi volto, accanto a me c'è Tecla, dorme tutta
rannicchiata, per fortuna non l'ho svegliata. Le do un bacio in fronte e
provo a dormire. Cambio posizione almeno cento volte, non riesco a prendere
sonno. Fianco destro, fianco sinistro, a pancia in aria, a pancia sotto, con
la testa sotto il cuscino, senza cuscino ma niente, non c'è storia, i miei
occhi rimangono spalancati rivolti verso il soffitto. Possibile mai che ogni
volta è sempre la stessa identica barbosa storia? E' sempre così, ogni
volta che mi prendono questi specie di attacchi d'ansia mi viene l'insonnia,
non dormirò mai, è inutile devo arrendermi di fronte l'evidenza che vedrò
l'alba ad occhi aperti anche oggi. Mi metto seduta, guardo l'ora, sono le
7:00, ho passato un'ora e mezzo a rigirarmi come un pesce che frigge in
padella. Tecla si sveglia, lo sapevo, riesco sempre a svegliarla "Che
hai?" mi chiede "Niente, non riesco a dormire" "Vuoi che
parliamo?" "No, dormi" si tira su, mi prende la mano
"Che c'è? Un attacco di panico?" mi domanda "No,
niente" "Sembri nervosa" "Minchia..! Ti ho detto che non
ho niente, vuoi dormire si o no?" tolgo la mano dalla sua
"Gentilezza e garbo non fanno al caso tuo, cazzo, manco volessi farti
del male! Comunque, io ho sonno vado a dormire sul divano" prende il
cuscino e va via sbattendo la porta. Che posso farci, divento isterica
quando non riesco a dormire. Chiudo gli occhi, passo un'ora e mezzo a
rigirarmi. Non dormo, sono una iena intrattabile. Prendo sul comodino la
bottiglia d'acqua, butto un occhio, eh no… per favore no, accanto alla
bottiglia c'è il mio libro preferito "Il giovane Holden" di
Salinger, l'ho letto almeno una trentina di volte, e, quando non riesco a
dormire va a finire sempre che lo leggo come se fosse la prima volta, con la
stessa passione, lo stesso entusiasmo, e ogni volta mi auguro che finisca
diversamente, ma non è così, riesco pure a rattristarmi, sarò idiota? Lo
guardo, ma oggi decido di non leggerlo. Mi ricordo una volta, in campeggio
con alcuni amici ed un mio ex, un certo Paolo, non riuscivo ad
addormentarmi, le zanzare mi stavano massacrando un piede, crisi isterica,
da ultimo stadio. Lui si sveglia, mi chiede se c'è qualcosa che non va,
rispondo che non riesco a dormire, sorride, come uno scemo, mi salta addosso
"Vedrai, dopo una sana scopata crolli di brutto" mi dice, non
avrebbe mai dovuto, gli mollo un calcio sullo stomaco, esco dalla tenda, ed
alle 3:00 di notte mi dirigo verso Palermo, con l'ansia che mi finisca la
benzina e la voglia maledetta di ritrovarmi nel mio letto. Non avrebbe mai
osato se solo mi avesse conosciuto almeno un minimo… non è stato il gesto
in sé, perché in effetti stavamo insieme, e con uno con un cervello così
piccolo non si poteva fare altro che scopare, in effetti era l'unica cosa
che sapeva fare, le persone stupide riescono a concentrarsi solo su una sola
cosa per volta, e chiaramente lui non essendo del tutto ritardato aveva
capito che era meglio concentrarsi sulla cosa che sapeva fare meglio. La
cosa che mi ha fatto incazzare da pazzi è stata la frase "Sana
scopata" seguita da "crolli di brutto", che cosa era lui, una
cura per il sonno? Come si permetteva a darmi consigli? Da quale folle
raptus è stato spinto nel momento in cui a deciso di saltarmi addosso? Ma
soprattutto, che cazzo ci stavo a fare io con uno simile. Ovviamente la
storia è finita il giorno dopo, e pure male, nella botta gli ho rotto una
costola, ma non l'ho fatto apposta. Non mi sono neanche pentita però. Tecla
lo sa che sono intrattabile in questi momenti, deve lasciarmi stare,
aspettare che sbollisca la mia ira, lo sa che è così, e credo che le
convenga accettarlo, se vuole salvarsi le costole. Che schifo di carattere
che ho, lei si preoccupa ed io che faccio? Mi incazzo, mi sa che non è
normale. Sono le 9:30, ho preso sonno da mezz'ora, il problema è che il
negozio doveva essere aperto mezz'ora fa. Sgrano gli occhi "Cazzo!",
mi faccio una doccia in meno di tre minuti, mi vesto, preparo il caffè, mi
trucco, cerco di riordinare la stanza, c'è roba sparsa un po' dappertutto,
afferro maglioni, lancio scarpe, inciampo, corro avanti e indietro... STOP!
Mi fermo, Tecla dorme ancora, la guardo, sono una stronza, mi comporto
sempre di merda, sono intrattabile, ho veramente un brutto carattere, la
guardo dormire, lei mi sopporta, lei mi ama. Mi avvicino, un dolce risveglio
per farmi perdonare, le carezzo i capelli "Tecla, è tardi, svegliati,
dobbiamo andare a lavoro" si gira dall'altra parte "No, non mi
va" borbotta "Dai amore, è tardi" si volta "Si, certo,
adesso amore, prima mi mandi a fare in culo ed ora amore, amore, dai, ma dai
cosa?" "Scusami, lo sai che quando non riesco a dormire divento
pazza" "Sei una stronza" mi dice alzandosi "Si lo
so" rispondo sorridendo. Va in bagno a lavarsi la faccia "Che ti
pare, la cretina sono io, non riesco a portarti rancore" mi dice, mi
avvicino, mi appoggio sulla porta "Ed io non riesco ad essere gentile
la mattina presto, vedi ognuno commette sbagli" mi guarda, con la bocca
piena di dentifricio "Sei una stronza, è questa la verità"
risponde "Si lo so, è questa la verità" dico prendendo la borsa
"Però ti amo" urla dall'altra stanza "Si lo so, anch'io, è
questa la verità" "E smettila!" "Ho preparato il
caffè, fai colazione, io vado ad aprire il negozio" urlo. Sto per
andare, mi ferma, mi rincorre "Aspetta" "Dai Tecla, è
tardissimo, che c'è?" "Non ci siamo neanche dette buongiorno
stamattina" mi avvicino "Buongiorno amore"
"Buongiorno" ci baciamo "Adesso vado". Entro in
macchina, guardo l'ora, le 9:50, in cinque minuti devo essere in negozio. Io
e Tecla stiamo insieme da un anno, ci siamo conosciute perché lei cercava
qualcuno con cui aprire un negozio di cappelli, cuscini, candele e roba
varia. Ho letto l'annuncio sul giornale e dopo un mese abbiamo aperto il
negozio. Ovviamente non è stato per niente facile convincere i miei
genitori a prestarmi i soldi, ma io ho una grande capacità di persuasione,
non mi batte nessuno, sono l'unica in famiglia capace di convincerli, ogni
volta che i miei fratelli vogliono qualcosa da loro, passano la palla a me,
ed io riesco sempre ad ottenerla, non so come mai, credo che sia soltanto
perché sono la più piccola di casa, l'eterna coccolata, magari fosse vero.
Ho fatto un affare comunque, anche i miei non si sono pentiti di avermi
prestato così tanto denaro, infatti il negozio va avanti proprio bene,
così poco alla volta sto restituendo i soldi, d'altronde lo meritano, non
siamo mai stati ricchi, anzi, siamo quasi dei poveracci, quindi prestarmi
quei soldi è stato veramente faticoso per loro, per Tecla invece è stato
semplicissimo, i suoi sono ricchi sfondati, beata lei, chissà cosa si prova
ad essere ricchi, chissà qual è la sensazione di uno che vive sapendo che
in tasca ha sempre dei soldi da poter spendere, sarà una cosa bellissima,
ma per il momento riesco solo ad immaginarla, ma credo che prima o poi
riuscirò ad avere qualche lira in più che mi permetta almeno di andare a
fare la spesa in maniera decente. La prima volta che ho visto Tecla mi ha
detto "Piacere, io sono Tecla, non chiedermi perché ho questo cazzo di
nome, dovresti chiederlo ai miei, sono carina, simpatica, ho 22 anni, ah…
dimenticavo, sono pure bisessuale, problemi?" ho subito pensato, sarà
pazza, c'è da fidarsi, io non faccio niente insieme a questa… malata! Ma,
ovviamente io, per fare la figa, come se niente fosse, come se non avessi
capito quello che mi aveva detto, sorrido non batto ciglio e mi presento
"Ciao, io sono Rachele, come vedi neanche il mio nome scherza, ho 22
anni, sono carina, simpatica, ed eterosessuale, ma non c'è problema" e
lei "Non esiste persona che sia realmente etero" ed io "Si,
si, lo so… almeno credo…". Poteva essere una pazza, una ladra, una
psicopatica, una spia, una prostituta, un ex galeotta... non lo era, e da
lì è cominciato tutto. Dopo due mesi ci siamo messe insieme. E' la prima
volta che sto con una donna, lei invece ha già avuto altre esperienze. La
mia analista Jughiana dice "Vi siete riconosciute". Non so come
sia potuto succedere, non so che tipo di appartenenza abbiamo, so soltanto
che mi sono follemente innamorata dopo cinque minuti, lo stesso vale per
lei. I due mesi che hanno preceduto il nostro stare insieme sono stati
proprio disastrosi per me, un vero casino. Lei sapeva come comportarsi, si,
insomma sapeva a memoria tutti i passi, sicuramente ne sapeva più di me, io
cadevo dalle classiche nuvole, ero sbigottita, impaurita, non riuscivo a
comprendere cosa mi stesse succedendo, "Mi racconti di Tecla", mi
diceva l'analista, e io cominciavo, ero un fiume in piena. Si, ero d'accordo
anch'io con l'ipotesi che non esistesse persona completamente eterosessuale,
la sessualità è un campo talmente vasto, esistono talmente tante
sfumature, sfaccettature, cambiamenti, accordi e disaccordi con se stessi
che a volte rimani anche un po'… un po' così… ed io ho sempre tenuto
presente dentro me tutta questa serie di cose ma le mie al momento erano
parole, semplici, chiare, comprensibili, ma pur sempre parole rimanevano.
Non avevo mai sperimentato in prima persona... prima di Tecla. Ho passato
due mesi d'inferno, mi convincevo che, quando stavo ferma per interi minuti
ad osservarla era solo per ammirare la sua splendida pelle, a differenza
della mia che è sempre un po' secca. Mi piaceva. Mi piaceva il suo
umorismo, la sua irruenza, mi piacevano le sue mani, i suoi occhi, la sua
bocca, il suo sorriso, il suo corpo. Mi piaceva. Dovevo arrendermi
all'evidenza che, per la prima volta in vita mia mi piaceva una donna. Mi
rendevo conto che era veramente bella, perché è così, Tecla è
bellissima, e non sono l'unica a pensarla così, tutti la pensano in questa
maniera, ogni volta che mia madre la vede esclama "Io non capisco come
mai una ragazza così bella non trova un fidanzato", mamma, ti prego,
non costringermi a dirti la verità, non sarebbe costruttivo, non per te,
penso io ogni volta. Il guaio era che anche prima mi accorgevo quando una
donna era bella, noi siamo differenti dagli uomini, loro, gli eterni machi,
che non ammettono mai, neanche sotto tortura se un uomo è bello, credono di
essere stupidi, di non apparire più dei maschi a 360°, se gli si chiede un
parere su un uomo estremamente bello ti viene risposto sempre "Io non
ne capisco niente, a me piacciono altre cose", fateci caso, ditemi se
sbaglio. Ma che diavolo di risposta è "Io non ne capisco niente?"
certo, è pur vero che nel 90% dei casi la bellezza è soggettiva, ma quando
gli chiedi un parere che rientra nel 10% della bellezza oggettiva, tutto ti
può venir risposto tranne "Non ne capisco niente! Quando una donna
appariva bella ai miei occhi finiva tutto lì, era bella, okay, mi rendevo
perfettamente conto di questo, io sono una donna, io sono obbiettiva! ma non
si andava oltre, con Tecla era diverso però. Ero in crisi, guardavo le
altre donne, gli altri uomini, non mi piacevano, a me piaceva solo lei. Mi
guardavo intorno con aria assorta, non capivo più nulla, ero in preda alla
confusione più totale, avevo crisi d'identità pazzesche, non riuscivo più
neanche a guardare la tv, ogni uomo, ogni donna, da quel momento mi appariva
diverso. Ma questo non bastava, il mio malessere mi impediva di
concretizzare un pensiero, un idea più o meno concreta. Volevo parlarle,
ma, paradossalmente la sua schiettezza creava in me una specie di blocco.
Stavamo in negozio, i nostri occhi si incrociavano, prima ogni tanto, poi
qualche volta, dopo spesso, per finire a sempre, abbassavamo lo sguardo e
continuavamo a lavorare come se niente fosse. Quando era triste mi veniva
voglia di abbracciarla, ma, pur di non essere fraintesa non facevo un passo.
Una volta, ha litigato ferocemente con Melissa, una sua carissima amica,
stava lì a piangere, piangeva, piangeva, non riusciva a smettere, io in
imbarazzo totale, la guardavo, la guardavo, la guardavo…
"Abbracciala!", pensavo… dille qualcosa, prendila per mano, le
ho dato una pacca sulla spalla, come fra uomini! Non so se riuscite a
rendervi conto del gesto… della freddezza, della distanza… oh mio dio!
Avevo paura di entrare in contatto con il suo corpo, avevo paura di
confermare la mia ipotesi, dovevo parlarne con qualcuno, in quel momento non
esisteva persona migliore di Mirko. Dopo averne parlato con mio fratello la
sua risposta è stata "Ti piace, che bello… viva l'amore". Si
bello, la mia crisi d'identità era tutt'altro che bella, era una
catastrofe. "Voglio tornare come prima" urlavo all'analista
investendola con la mia tempesta ormonale. Neanche Mirko poteva essermi
d'aiuto in quel momento, dovevo vedermela con me stessa e con lei, ma come?
Avevo pure deciso di lasciare il lavoro, quando, per la prima volta in vita
mia riuscivo a fare qualcosa di serio, qualcosa che avesse veramente un
senso logico, follie su follie, crisi su crisi... Non potevo abbandonare
tutto, ero assolutamente al massimo della mia realizzazione professionale!
Ma io e lei parlavamo poco, lo stretto indispensabile, capivamo entrambe che
c'era qualcosa che non andava. La situazione non era bella, per niente. Non
capivo come uscirne, non trovavo la chiave per aprire quella dannata porta
del silenzio. L'imbarazzo era alla stelle, cresceva giorno dopo giorno, come
quella volta, entra dalla porta una bellissima ragazza, Tecla le corre
incontro, si abbracciano "Sua sorella penso", Tecla non ha sorelle
"Una sua cara amica?"… nemmeno! una sua ex tornata dall'Egitto
giusto due giorni prima, mi stringe la mano, Tecla parla "Lei è la mia
ex, forse una delle più stronze che ho avuto, è vero? Non dirmi che non è
vero perché ti spezzo le ossa!" le chiede "Ma dai… è incazzata
solo perché sono stata due mesi in Egitto e non l'ho mai chiamata", mi
dice, io abbasso gli occhi e sorrido, anche se tutto ciò in effetti mi
appare del tutto sconvolgente, proprio io? Quella che lotta per i diritti
umani, per distruggere le oppressioni, per abbattere il razzismo, ero
proprio io ero quella che si sconvolgeva per così poco? Si ero io,
sconvolgente questo, altro che loro! Finalmente una sera usciamo, si
festeggia il primo "serio" mese di lavoro, un mese decente, le
entrate stanno in avanti rispetto alle uscite finalmente! Si deve
festeggiare, è proprio il caso. Io e lei, da sole, per la prima volta, ero
veramente emozionata, mi sentivo come quando sai di certo che sta per
arrivare il tuo primo bacio, all'inizio non ti piace un granché, pieno di
saliva, le lingue che sembrano impazzite, non riesci a coordinare bene il
respiro, vorresti tenere gli occhi aperti, ma poi finisce che li chiudi, ma
dopo, quando lo fai nuovamente ti piace sempre più, fin quando ti sembra la
cosa più bella che ti sia potuta accadere. Come quando ho baciato Antonio
per la prima volta, avevo nove anni, lui undici, super esperto, mi caccia la
lingua in bocca, sto per vomitare, lo rifacciamo, però non è poi così
male. Come mai le cose più belle all'inizio sono le più traumatiche? Come
quando fai l'amore, o inizi un nuovo lavoro che ti soddisfa, sei sempre
emozionata, tesa, hai una paura fottuta che possa andare male, che non ti
possa piacere, ma alla fine ti piace, se lo fai perché hai voglia,
ovviamente. Andiamo a bere qualcosa, parliamo poco, l'imbarazzo di entrambe
è veramente forte, si sente nell'aria, ci sediamo in un tavolino in legno,
appartato, con luci soffuse giallastre, si accende una sigaretta, mi guarda
e mi dice "Mi sono innamorata" ed io "Fantastico, lui lo
sa?" "Lei…" risponde "Ah, bene… Lei lo sa?"
"No" "Dovresti dirglielo" la incoraggio, e lei
"Davvero?" ed io "Certo! Perché devi tenerti dentro
quest'angoscia? " e lei "D'accordo, si, certo, forse hai ragione,
va bene, Ti amo" ed io "Ah bene… Anch'io". Mi bacia in
macchina, sotto casa mia, con i vetri appannati dall'umidità, non ho
pensato a nulla, non ho pensato alle mille cazzate del tipo "Oddio se
ci vede qualcuno!". E' stato bellissimo, diverso rispetto a baciare un
uomo? No! Io stavo baciando un essere umano, io baciavo la persona che amo.
"E' stato veramente semplice, affatto sconvolgente, anzi, è stato
bellissimo", dico all'analista, che sorride, e sembra essere fiera di
me. Viviamo insieme da sei mesi, abbiamo trovato una meravigliosa casetta
nel centro storico, un vero affare, una camera da letto, soggiorno, cucina,
bagno, il tutto appena a seicentomilalire al mese, si fanno dei grandi
affari qui, a Palermo le case costano proprio due lire, l'abbiamo arredata
veramente con gusto, tutta colorata, piena di cuscini e roba carina sparsa
qua e la, abbiamo anche una grande capacità organizzativa, ci dividiamo
sempre tutti i compiti, una sera cucino io, una sera lei, ma mi trovo molto
meglio quando si mette lei ai fornelli, perché diciamo pure, io sono una
frana in cucina, lei invece cucina da dio, si inventa sempre un sacco di
roba strana, con nomi allucinanti, quando prepara qualcosa di nuovo a
vederlo sembra sempre una schifezza, ma poi è delizioso, dovrebbe diventare
cuoca, chissà se ci ha mai pensato. La cosa che odio più fare sono i
piatti, Tecla invece li fa con piacere, dice che la scaricano, eliminano
tutto lo stress accumulato durante una giornata di lavoro. Ma nessuno di noi
due ha un ruolo preciso, sessuale intendo, nessuno fa il maschio o la
femmina. Siamo due donne che vivono insieme, la cosa è abbastanza evidente,
niente ruoli, niente etichette, niente "marito" niente
"moglie", solo due vere donne. Lei l'ha detto subito ai suoi che
si era innamorata di me, siamo andate a casa sua, io tremavo, viviamo a
Palermo, la gente è ancora un pò chiusa qui, non come credono alcuni, gli
uomini non vanno in giro con la coppola, non hanno la lupara sotto il letto,
e le donne cazzo, le donne siciliane la ceretta se la fanno! comunque non
possiamo vantare un primato per quanto riguarda la libertà mentale, esiste
gente piena di pregiudizi, gente bigotta, razzista, come da tutte le parti
del resto, ma il Sud resta ancora indietro, non si decide a mettersi a pari
passo con il resto del mondo. Arriviamo dai suoi, mi prende per mano, mi
presenta come la sua fidanzata, quasi svengo, divento rossa paonazza, quasi
bordò, cianotica come in preda a soffocamento. I suoi sorridono, mi
stringono la mano con affetto, hanno reagito benissimo, suo padre le ha
detto "Cosa vuoi che dica, abbiamo gli stessi gusti" ridacchiava
contento mentre lo diceva, io sempre più cianotica, cianotica ma felice.
Sua madre, sorrideva, dopo abbracciandola le ha detto "Ora capisco
tutte quello foto della Dietrich e della Garbo". Tutto qui? Ma io non
ci sto credendo… giuro! Splendido, surreale come un serial tv. Ero
veramente sconvolta, mai visto niente di simile, mai visto niente di più
bello e rassicurante. Tecla continua a dirmi che dovrei fare lo stesso con i
miei, ma non è possibile, anche questo surreale, ma orrendo come una
puntata di "Un medico in famiglia". Mentre la madre di Tecla negli
anni 60 scendeva in piazza a bruciare il reggiseno, mia madre scodellava la
seconda figlia, mentre il padre di Tecla andava in giro con i capelli lunghi
e i pantaloni a zampa, mio padre credeva che i figli dei fiori fossero i
figli dei fiorai, mentre la madre di Tecla si è laureata in Lettere e
Filosofia, mia madre ha preso una laurea breve ma soddisfacente in
stracciacazzologia, mentre il padre di Tecla si fa ancora le canne con gli
amici del circolo letterario, mio padre con gli amici si occupa solo di
Totonero, schedine, e il super gettonato Superenalotto. Mentre la madre di
Tecla è una comunista pazza, mia madre guarda Berlusconi in tv dice che è
un bell'uomo e poi va a votarlo, mentre il padre di Tecla ha il poster di
Che Guevara in camera da letto e canticchia sotto la doccia le canzoni di
Bob Marley, mio padre osanna Enrico Papi e la sua "Sarabanda" e
ascolta da Mario Merola in giù. Vogliamo continuare? Ma si, facciamoci del
male, quando mi sono fatta il primo tatuaggio mia madre non mi ha parlato
per due settimane con il risultato che ne ho fatti altri tre, e mio padre,
non parliamone più, vi prego! L'unica lingua che conosce è il dialetto
stretto, mastica a bocca aperta facendo un rumore infernale, rutta a tavola,
non si lava i denti da quarant'anni e non si è mai fatto una doccia in vita
sua, non è che non si lavi, chiariamo subito che a modo suo è un uomo
"molto" pulito, ma da quando è nato si è sempre lavato pezzo per
pezzo, capite come? Pezzo per pezzo, in altre parole, prima i piedi, poi le
spalle, dopo le ascelle… e così via, un pazzo… un pazzo pezzo per
pezzo. Dice che se si fa la doccia prende un raffreddore, adesso capite? Poi
c'è mia sorella, Flavia, già il suo nome dovrebbe dirvi tutto, la sua
prima aspirazione è avere un fisico perfetto, essere sempre alla moda e
trovare un uomo per accasarsi. L'unica salvezza è Mirko, mio fratello, un
grande. Un giorno è andato da mia madre e le ha detto "Mi piace Tony
Garrani" e lei "Si? Pure a me" "Mamma sono gay".
Tragedia. Ha pianto per un mese, andava su e giù per la casa con le mani
fra i capelli ripetendo "Che ho fatto di male?" e Mirko "Io
che ho fatto di male per avere due stronzi come genitori, eri tu quello che
a scuola chiamavano finocchio, eri tu quello che si vergognava perché amava
le Barbie e costringeva Rachele a giocare con Ken, eri tu quello che
guardava le partite di calcio per guardare il sedere di Cabrini, eri tu
quello che credeva di non essere normale, no mamma, non eri tu, quello ero
io". Mio padre ancora non gli parla, vabbè in realtà non gli ha mai
parlato, mia sorella invece, ogni volta che vede un essere appartenente al
sesso maschile chiede "Non dirmi che ti piace pure quello è un
mostro!". Io vi avevo avvertito, è demente, non esiste altra
spiegazione. Ancora oggi mi chiedo, come abbia fatto Mirko ad avere tanta
forza, ad accettare tutte le stronzate che uscivano dalla bocca dei miei
familiari. Mentre vi ho raccontato tutto questo ho aperto il negozio da
mezz'ora. Riordino, Tecla ancora non arriva, se la prende comoda stamattina,
la chiamo "Ehi, ma che combini?" "Si arrivo, a proposito,
prima che mi dimentico, ha chiamato tua madre" "Si? Che
voleva?" "Stasera siamo a cena da lei" "Come
siamo?" "Ha chiamato per sapere se eri libera" "E tu
ovviamente le hai detto che lo ero" "Lo sai che non so mentire,
così per gentilezza ha invitato pure me" mi accendo una sigaretta
"Mia madre non è mai gentile" le dico "Con me lo è sempre
stata" risponde "Vabbè, allora?" "Allora cosa?"
"Ci dobbiamo andare?" le chiedo "Certo, pensa che ha invitato
pure Mirko" "E Mirko ci va?" chiedo "Si si"
"Allora andiamo anche noi, dobbiamo aiutarlo". Entra un tizio
"Devo lasciarti, è appena entrato un cliente" "Com'è?"
chiede "Com'è chi?" "Il cliente che è entrato?"
"Ma che ne so, che domande fai, sbrigati ti aspetto". Poso la
cornetta, lo guardo, però mica male. "Prego posso aiutarti"
chiedo "Credo di si, devo comprare un regalo per mia madre, sa oggi è
il suo compleanno" Che carino, compra il regalo per la mamma, "Si,
allora, vediamo, intanto comincio col dirti che puoi darmi del tu"
"Si scusa" "Non scusarti, non mi sembra il caso - è
imbarazzato - torniamo a noi, dunque, un regalo per la mamma, vediamo... le
piacciono i cuscini?" chiedo "Da morire" "Bene, allora
sei entrato nel posto giusto, ne abbiamo di tutti i tipi: imbottiti di piuma
d'oca e ricamati a mano". Incomincio a fargli vedere un po' di roba,
gli squilla il cellulare "Scusami" si allontana per rispondere. Lo
osservo, altezza uno e ottantacinque circa, centimetro più, centimetro
meno, spalle larghe, corporatura media, proporzionato, sedere splendido,
capelli nero corvino, ondulati, occhi verdi, naso dritto, bocca carnosa,
denti bianchi, sorriso perfetto, insomma una meraviglia d'uomo. Finisce di
parlare, si avvicina "Posso farti una domanda?" gli chiedo
"Certo, dimmi pure" "Fai il fotomodello?" ride "No,
per la verità ci ho provato, ma ho subito detestato l'ambiente, non faceva
per me, sono un architetto, mi sono laureato l'anno scorso"
"Quanti anni hai?" "27 e tu?" "22" attimo di
pausa. Ricomincio "Come ti chiami?" Oh ma che ho? "Caspita
quante domande" "Si hai ragione, scusa" "No, no, mi
piace" Pure a me! "Mi chiamo Franz e tu?" "Rachele
piacere, scusa la rima ma adoro la musica hip hop" sorride, mi stringe
la mano "Piacere, piacere". Prende tre cuscini, uno per la mamma,
uno per la nonna e uno per la zia, che tesoro! Tutti a punto croce. Incarto
il pacco per sua madre "Mi piace questo negozio, è così
originale" "Davvero? Grazie mille! In realtà abbiamo aperto da
pochi mesi, ma già abbiamo avuto davvero delle grandi soddisfazioni direi…
" in quel momento arriva Tecla, irruente come al solito "Sono
arrivata, adesso il sole può realmente sorgere" dice entrando.
Rimaniamo in silenzio, si accorge di Franz "Disturbo? Ho forse
interrotto qualcosa?" chiede "Ma dai! Che interrotto…"
rispondo. "E' tuo il negozio?" chiede Franz "Si, mio e della
mia amica" dico indicandola. Tecla mi guarda storto, è la prima volta
che lo vedo, non posso mica raccontare tutta la mia vita ad un perfetto
estraneo, perfetto in tutti i sensi direi, ma sorvoliamo. "Adesso devo
andare, mamma mia è veramente tardissimo" mi dice guardando l'orologio
"Perché? E' da tanto che sei qui?" chiede Tecla in tono
minaccioso "Mah, sarà circa una mezz'ora, la tua amica è talmente
simpatica e gentile che mi sono trattenuto un po' di più per scambiare due
chiacchiere" "Si, peccato che la mia amica sia simpatica e gentile
solo con gli altri" risponde. "D'accordo, io vado, Rachele è
stato un vero piacere conoscerti" "Anche per me". Si
allontana, sta per uscire, si volta "Ci rivedremo presto, adoro questo
negozio" "Passa quando vuoi, noi ti aspettiamo a braccia
aperte" gli dice Tecla, "Faccio finta che il tuo invito sia
vero" gli risponde lui, mi saluta nuovamente ed esce canticchiando.
Tecla non parla da più di un'ora, rompo il ghiaccio "Che c'è? Il
gatto ti ha mangiato la lingua?" "E' stato un vero piacere
conoscerti, si anche per me, è tuo questo negozio, si, mio e della mia
amica, e sottolineo amica" risponde "Ed io lo sapevo, ora magari
gli raccontavo tutto, ma se neanche lo conosco, era troppo gentile, non
poteva essere trattato male, ma poi per quale motivo dovevo trattarlo
male?" "Ma smettila, a chi la racconti, ma se gli sbavavi addosso,
mancava poco e te lo facevi qui, sopra il bancone" "Smettila"
"Smettila tu, è chiaro che ti piace, non fare la stronza con me"
"Senti, il fatto che io stia con una donna non vuol dire mica che sia
diventata cieca, è un bel ragazzo, se ne accorge chiunque, mi pare
oggettiva come cosa!" "Vuoi dirmi che non te lo volevi fare?"
"Ma no! Ma che vai pensando?" "Giura?" "Lo sai che
non giuro mai! Ti ho già detto di no, dovrebbe bastarti…" "Lo
sapevo, ho ragione te lo volevi fare" "Tecla per favore
smettila" "Va bene per questa volta decido di crederti, ma se
quello ritorna smetterà di dire che è stato un piacere" "E basta
vuoi farla finita, ti odio quando sei così gelosa" "E io ti odio
quando guardi gli uomini" "Ora vuoi dirmi che tu non li guardi
mai" "No, io sto con te" "E che cazzo, pure io sto con
te, ma non puoi piantarmi tutto sto casino, era un gran figo lo ammetto, ma
tutto qui, due ore di storie perché sono stata gentile con un cliente, ti
ricordo che la gentilezza fa parte del nostro lavoro" "Gentile è
un conto, desiderosa di uccello è un altro" "Senti mi hai rotto
le palle, statti zitta che è meglio". Lavoriamo tutto il pomeriggio
senza rivolgerci la parola. E' in bagno, da più di venti minuti, come al
solito riesce a farmi preoccupare, vado a vedere che succede, busso alla
porta "Ehi, tutto bene?" la sento piangere, apro la porta
"Che c'è? Perché piangi?" le domando, sta seduta sul water con
una sigaretta in mano "Che hai?" "Mi dispiace" mi dice
singhiozzando, mi avvicino "Non preoccuparti, è tutto passato" le
dico abbracciandola "Lo so che mi comporto sempre come un idiota, ma lo
faccio solo perché ti amo" mi dice asciugandosi le lacrime
"Anch'io ti amo, quante volte devo dirtelo" "Ho paura di
perderti" "Ma perché?" "Tu non sei radicata come me, a
te gli uomini piacciono" mi dice "Ma anche a te piacciono!"
le rispondo "Si ma a te piacciono di più, lo noto da come li guardi, e
allora io vivo sempre una situazione di etera ansia, di etera tensione"
"L'unica persona che mi piace sei tu, basta" ci abbracciamo.
"Ma toglimi una curiosità, come diavolo li guardo gli uomini?"
chiedo "Non lo so, non so spiegarlo, e come se…" S'interrompe,
"Come se?" "Come se volessi sempre farteli" "Ma che
dici?" "Ma non è sempre così, guardi in quel modo solo quelli
carini, mica tutti!" "Non è mai così, non è vero!"
rispondo. Usciamo dal bagno e ci troviamo di fronte Franz "Salve,
scusate il disturbo, ma stamattina ho visto delle candele splendide, sono
venuto a comprarle" "Prego" dico laconica. Lo guardo, sceglie
le candele, e pensare che Tecla ed io abbiamo litigato come le pazze per uno
che ama candele rosa al profumo di vaniglia. Vorrei essere carina e gentile,
ma non lo sarò. Lo guardo, mi vorrei sdoppiare in questo momento, solo per
vedere come lo sto guardando, chissà se lo osservo come una che se lo vuole
fare, ma poi come cazzo sarà lo sguardo di una che si vuole fare un tipo,
come diventano gli occhi? magari succede come nei cartoni animati, solo che
invece di due cuoricini ti spuntano due piccoli piselli. Si avvicina con le
sue candele, sorride, sorride sempre, non lo sopporto, come fa ad essere
sempre così sorridente? Beato lui, la sua vita sarà tutta rose, fiori e
candele profumate! "Quanto pago?" mi chiede "Seimila"
rispondo, mi da i soldi "C'è qualcosa che non va?" mi chiede
"No, scusa… in tutto saranno quaranta minuti che ci conosciamo, e in
così poco tempo tu hai la capacità di intuire che forse in questo momento
dentro me c'è qualcosa che non va" rispondo acida "Scusa, non
volevo essere invadente" "Si, va bene" "D'accordo io
vado, buon lavoro" "Ciao ciao" risponde Tecla, ci guarda, in
silenzio, prende le candele e va via. Tecla sorride "Potevi essere più
carina" mi dice "Mi ha fatto girare le palle, qualcosa non va? Ma
che vuole, neanche mi conosce". Guardo l'ora, le 19:30 "Allora
amore, che ne dici se chiudiamo" le dico "Si, andiamo".
Stiamo in macchina, pronte per andare a cena dai miei, mio dio che schifo di
serata. In sottofondo "Never be the same again" di Melanie C,
stiamo in silenzio, ascoltiamo la canzone, sto pensando a Franz, mi sono
comportata veramente male, poverino, aveva una faccetta da cane bastonato,
odio essere sgarbata, ho aperto un negozio proprio perché amo dialogare con
la gente, ma magari se non fosse così bono non ci penserei tanto, sono
stata una gran cafona, tutto questo per far piacere a Tecla, e poi dice che
non l'amo. "Sei pronta?" "A cosa?" mi chiede "A
vedere i miei" rispondo "Su, non è mica la prima volta che li
vedo" "Si lo so, ma sarà sempre la stessa identica storia, mia
madre ti chiederà se sono fidanzata, mio padre non ti dirà un cazzo come
al solito, e mia sorella Flavia ti chiederà dove hai comprato queste
splendide scarpe" sorride "Ed io risponderò sempre le stesse
identiche cose, dirò a tua madre che sei single soltanto per sfiga, mi
limiterò a sorridere a tuo padre, e dirò a quella rompicazzi di tua
sorella il nome del negozio dove ho comprato le scarpe" "Brava,
bel lavoro, conosci a memoria la parte ormai". Arriviamo sotto casa dei
miei, sto per vomitare, prendo la mano di Tecla "Stammi vicina per
tutta la sera" le dico "Ma dove vuoi che vada, dai saliamo".
Come sempre ci sono le adorabili vicine di casa affacciate alla finestra,
con le loro splendide facce, sempre incazzate e sgradevoli, parlano fra di
loro di malattie e cibo sicuramente, ma appena arriviamo io e Tecla si
ammutoliscono di colpo, ci guardano, mano nella mano, pensate quello che
volete vecchie stronze, tanto pensate bene. Saliamo, mi apre mio padre,
saluta appena, entro in cucina, mia madre mi abbraccia "Tesoro,
finalmente, non vieni mai" "Adesso sono qui, fai della mia triste
vita ciò che vuoi mamma…" rispondo. Saluto mia sorella "Dov'è
Mirko?" chiedo "Ancora non è arrivato, sai com'è tuo fratello,
sempre l'ultimo, il vip della serata" "Mamma, mi sa che guardi
troppa TV, devi smetterla di guardare beautiful, non è costruttivo lo
sai!" le dico "Ma beautiful lo guarda tuo padre!" mi dice.
Già vero, mio padre fra le altre cose è un fan sfegatato di Brooke e
company. Suonano alla porta "Vado io" apro, è Mirko, ci
abbracciamo, è più di una settimana che non lo vedo "Come stanno le
belve?" mi chiede "Bene, sembra, abbaiano ma non mordono"
entriamo in cucina, mia madre gli da un bacio in guancia, mio padre lo
guarda dalla testa fino a i piedi, lo squadra in silenzio, mia sorella alza
la mano in segno di pace, Tecla lo riempie di baci. Ci sediamo, incominciamo
a mangiare, la TV sempre accesa, in sottofondo sempre Enrico Papi e la sua
infernale "Sarabanda", questo programma è una delle cose che mi
ha spinto ad andare via di casa. Nessuno parla, meglio così, a rompere lo
splendido silenzio ci pensa mia madre "Senti Tecla, visto che mia
figlia non mi dice mai niente chiedo a te" "Dica" la
incoraggia Tecla "E' possibile che è ancora sola, io non riesco a
credere che da più di un anno non riesce a trovare uno straccio di
maschio" lo sapevo, sempre la solita domanda idiota, Tecla manda giù
il boccone, beve un po' d'acqua "Signora, cosa vuole che dica,
sfortuna, semplice sfortuna, ancora purtroppo non ha incontrato la persona
giusta" "Ma io non lo so, brutta non è, cretina nemmeno, non
riesco a capire" Tecla sorride. La prima domanda è passata, adesso è
il turno di mia sorella. Certo che per mia madre per avere un uomo basta
essere appena passabile ed appena decente, non è il mio caso, sono carina
intelligente e pure fidanzata, ma mamma, tu non lo saprai mai. Flavia si
alza per prendere il dolce in frigorifero, butta un occhio, scarpe
individuate "Tecla, ma queste scarpe sono bellissime, dove le hai
comprate?" chiede. Tecla mi sorride "Le ho prese sotto casa
nostra, hai presente?" "Si, conosco quel negozio, ha delle scarpe
splendide, devo farci un salto uno di questi giorni". Attenta a non
cadere, penso tra me e me. Mirko sorride "Mamma te lo dico io perché
Rachele non ha un fidanzato" lo guardo, gli faccio di no con la testa
"Avanti" dice mio padre, la prima parola della serata
"Perché arrivo prima io di lei" ridiamo solo io e Tecla. Mia
madre non gli risponde nemmeno, mio padre si accende una sigaretta, siamo
ancora a tavola e lui ci fuma in faccia, si è incazzato per quello che ha
detto Mirko, credo che fumi per smaltire l'ira. La serata prosegue su
quest'onda, più o meno tragica. Io, Mirko e Tecla ci organizziamo per
finire la serata insieme. Bacio mia madre "Ciao mamma" mi prende
per un braccio "Ora te lo trovo io un fidanzato, c'è il figlio della
mia amica…" BASTA! "Non lo voglio un fidanzato"
"Allora che vuoi?" mi domanda, non reggo più, prendo Tecla per
mano "Mamma, siediti!" le ordino, si siede "Non mi sembra il
caso, non adesso" mi dice Mirko, lo ignoro "Mamma, io sono
fidanzata" "Ah si? Non mi dici mai niente! e da quanto?"
"Da un anno" "Perché non me l'hai detto?" mi chiede
"Lo sai con chi sto" "Come lo so? Chi è?" "Mamma
io sto con Tecla" mi guarda, guarda Mirko, guarda Tecla "Che
cosa?" "Hai capito bene" "Smettila, smettila, non fare
la cretina" la guardo "Buonanotte". "Vede io non voglio fare soffrire mia
madre - dico all'analista - lei si crede responsabile dei nostri
orientamenti sessuali". Forse, penso, è mia madre ad aver bisogno
dell'analista. Già m'immagino la scena, lei sdraiata sul letto, con i
piedini senza scarpe che comincia: "Dottoressa, mi aiuti, ho un figlio
frocio e una figlia lesbica, che dice, è colpa di qualcosa che gli ho fatto
mangiare?". Ed io urlerei "Mamma, non sono lesbica!", perché
è vero, non lo sono, io non sono lesbica! ma lei non capisce, non capirà
mai, credo. Stanotte ho fatto un sogno veramente strano,
ero in una villa di campagna, insieme con un casino di gente che, nel sogno
conoscevo, ma nella realtà non ho mai visto. Stavamo tutto il tempo a
truccarci, a farci belle, in continuazione, non facevamo altro. La cosa
strana è che stavano dentro questa villa di campagna, sempre, in
continuazione, il sogno è stato breve, ma intuivo che erano tipo un fottio
di tempo che stavo chiusa là dentro tipo "Grande Fratello".
All'improvviso mi trovo dentro una palestra sotterranea, tipo quelle che
trovi a scuola, con me ci sono tutti i amici, quelli che stavano con me
nella villa di campagna intendo, io ho un piercing sul labbro inferiore,
fatto da poco, infatti mi fa molto male, ho il labbro molto gonfio, ma
riesco ugualmente a sopportare il dolore, infatti non faccio altro che
rigirarlo. Tutto ad un tratto entrano delle guardie del corpo, poi compare
Franz, tutti si mettono ad urlare, io compresa, anche se intuisco di
conoscerlo, entra Tecla presenta Franz come il suo fidanzato. Angoscia. Mi
sveglio. Oggi è il compleanno di Tecla, compie 23
anni, ho organizzato una cena a casa con un paio di amici, dopo a ballare in
un locale carinissimo che mette musica che varia dai 99 Posse, ai Subsonica
per finire con i Prodigy. Le ho comprato il Cd di Platinette "Da
viva" vol.1, una figata pazzesca, impazzirà appena lo vede. Le ho
scritto un bigliettino che dice così: "So quanto ti piace la Platy,
così ho pensato che questo era proprio il regalo per te, ascoltalo con
gioia, e ascoltandolo pensami... tanto lo ascolteremo sempre insieme… ma
tu pensami lo stesso! Ti amo. Rachele" Carino no? Pare di si. Sto
apparecchiando la tavola per bene, suonano alla porta, arrivano i primi
amici, Melissa e Marta, Filippo e Davide, li faccio entrare, saluti e baci.
Suonano di nuovo, apro è Mirko. Continuo a ordinare le ultime cose, suonano
di nuovo, vado ad aprire, Elena ed Umberto. Adesso manca solo Tecla. In
sottofondo i Depeche Mode e la loro splendida "Home". Mi sistemo i
capelli davanti lo specchio, li tiro su, anche se l'impresa è veramente
ardua, ho una montagna di capelli, ma sono splendidi, almeno così
continuano a ripetermi Tecla e Mirko, ma tenerli su tutti insieme è davvero
impossibile, decido di lasciarli sciolti, a volte vorrei tagliarli, arrivano
quasi al sedere, solo che, più li guardo più me ne innamoro, sono
veramente belli, corposi, neri, mossi. Stasera sono proprio carina, se
m'incontrassi per strada penso che... mi piacerei! Anche stasera tacchi
alti, ho fatto questo sacrificio per Franz, quindi per Tecla mi sembra
d'obbligo, ho pure messo la gonna, sono proprio una signorina, ordinata ed
elegante, che carina! Se mi vedesse mia madre impazzirebbe "Finalmente
vestita in maniera decente" esclamerebbe fiera. "Ma che cazzo di
fine ha fatto Tecla" borbotta Mirko "Oh ma che vuoi, sarà dai
suoi" "Merda, ho una fame che quasi svengo". Arriva Tecla,
finalmente, alle 20:45 "Scusate, ma sono dovuta passare da mia
madre". L'abbraccio, la bacio, è mia, stasera lei è la mia donna, ma
non solo adesso, ma anche domani, ed anche domani l'altro, non voglio
passare più notti insonni a farmi male, non voglio più piangere, la bacio
di nuovo, ed ancora, ancora, non ho mai sopportato queste cose in pubblico,
ma sto urlando dentro che lei è mia, che la amo, tutti devono saperlo,
tutti devono avere chiaro in testa questo concetto. "Auguri" le
dico dopo averla distrutta di baci "Grazie". Mangiamo, beviamo,
ridiamo, fumiamo, ancora i regali sono chiusi, con quest'atmosfera
leggermente sconvolta sono sicura che scatterà qualche gioco idiota.
"Giochiamo ad obbligo o verità" propone Melissa "Si,
si" dicono tutti, lo sapevo, sempre questo cazzo di gioco fascista, o
scegli obbligo o scegli verità, sei sempre costretta a fare o dire qualcosa
che non vorresti mai fare o dire. Inizia Tecla, il gioco consiste nello
scegliere una persona e dire come una cretina "Obbligo o verità?"
Se sceglie obbligo devi obbligarla a fare qualcosa di molto stupido, se
invece scegli verità ti sarà posta una domanda molto compromettente a cui
devi rispondere con estrema sincerità, Tecla sceglie Mirko, lui sceglie
verità "Sei ancora innamorato di Fabio?" gli chiede, attimo di
pausa "No, non più" è il mio turno, scelgo Melissa, lei sceglie
verità "Sei innamorata di Tecla?" "No, non più".
Perfetto, la stronza era innamorata di Tecla lo sapevo avrei dovuto
spaccarle la faccia, ma adesso davanti a tutti mi confessa di non esserlo
più, quindi che senso ha provocarle un serio trauma facciale? Non avrebbe
senso se solo io non provassi questa certa antipatia nei suoi confronti,
decido di stare calma, certo che dopo quella sera che è uscita con Tecla
credo che la mia antipatia si sia quasi trasformata in odio, anzi per dirla
tutta credo proprio di detestarla, ma sorrido, riesco a sorridere
ugualmente, come sono falsa, devo ricordarmi di parlarne all'analista, mi
accendo una sigaretta. Il gioco prosegue così, nulla di sconvolgente, fin
quando è il turno di Tecla e sceglie me, io scelgo verità "Hai detto
a Franz che stiamo insieme?" attimo di pausa "No" rispondo.
Non s'incazza, meglio così. Non voglio rovinare la serata, che, nonostante
la presenza di Melissa non sta andando per niente male. Tecla mi ha detto
che sono carina stasera, io le ho risposto che lei lo è oggi giorno, io mi
sto impegnando veramente un casino per far si che questa serata prosegua
serenamente, l'impresa è difficile, ma cerco di farcela, stringo i denti e
continuo a sorridere. Arriva il momento dei regali, tutti per lo più Cd
musicali e libri, per fortuna nessuno le ha regalato il Cd della Platy,
tengo il mio regalo da parte, lo aprirà per ultimo. "E' tu? Non mi hai
comprato nulla?" mi chiede sorridendo "Certo, e adesso che li hai
aperti tutti puoi aprirlo" "Allora aspetta, anche mia madre mi ha
fatto un regalo, vado a prenderlo". Ritorna con un pacchetto in mano,
lo scarta velocemente, non posso crederci... il Cd di Platinette, lei
sorride "Cazzo, non ci credo, è bellissimo sono mesi che lo
volevo". Mi viene da piangere, per la prima volta in vita mia fra la
lista delle cose che odio si è inserita anche sua madre "Allora
tesoro, non vedo l'ora di aprire il tuo" mi dice "Ormai non
importa" "Ma smettila" lo prende, lo apre, lo guarda, sta in
silenzio "Fantastico, un altro Cd di Platinette" dice "Ti
prego non peggiorare le cose" "Dai non fa niente" "Non
capisco come faceva tua madre a sapere che volevi questo Cd" le domando
"Mah, glielo detto un paio di mesi fa, sai com'è mia madre, ha la
memoria di un elefante". Sono veramente in para, sono mesi che cercavo
di fare qualcosa di carino per lei, e una volta che c'ero quasi... arriva
sua madre è rovina tutto. Usciamo, andiamo a ballare, la musica che passa
il Deejay stasera è bellissima, a parte le volte che s'introduce fra noi e
la musica ed urla al microfono stronzate del tipo "Chi non salta è
catanese" oppure "Chi non batte le mani a tempo stasera non
tromba", ed io penso tra me e me, non sto saltando sarò mica catanese?
Vabbè che importa, e poi, non ho battuto le mani a tempo, okay stasera non
si tromba, che faccio avverto Tecla? Ma vaffanculo... Io sono ancora in
para, Tecla mi abbraccia "Ehi, non dirmi che sei ancora giù" mi
chiede "Un po', volevo regalarti qualcosa di unico" "L'hai
fatto, insieme a mia madre, voi siete persone più importanti della mia
vita, come tali era normale che accadesse una cosa simile". Decido di
crederle, così lentamente mi torna il sorriso. Balliamo come le pazze, la
musica stasera è dalla nostra parte. Vado a prendere una birra, mi volto e
appare Franz, si avvicina "Ciao, che bella sorpresa" mi dice
"Che ci fai qui?" gli domando "Ma, ogni tanto vengo, passano
dell'ottima musica, sei sola?" mi urla in un orecchio "No, sono
con Tecla e alcuni amici, oggi è il suo compleanno" "Davvero?
Dov'é? Voglio fargli gli auguri". In imbarazzo totale lo porto da lei,
lo vede, sorride "Franz, ciao" si baciano affettuosamente
"Tanti auguri" urla "Grazie!". Lo presentiamo agli
altri, si avvicina Melissa "Chi è questo?" mi chiede
"Niente, solo un amico" rispondo "Da come lo guardi non
sembrerebbe" la guardo male "Faccio finta di non aver
sentito" "Okkio a te, se molli Tecla ci sono sempre io alle
calcagne" le spacco la faccia, ho deciso! "Senti Melissa, voglio
solo sapere perché ti rode tanto che Tecla stia con me" "Non mi
rode, e solo che a me piaceva molto prima che arrivassi tu" mi dice
"E che cazzo posso farci io se ha deciso di sua iniziate di scegliere
me invece che te?" rispondo "Niente" fa lei "E allora
mollami, mollaci, tutt'e due", ma come si fa ad essere così stronze,
non la reggo più, dopo stasera non voglio vederla per almeno un anno, ma
guardala, sta stronza camionista di merda, non riesco a fermarmi, a
calmarmi, mi avvicino minacciosa "Che vuoi?" mi domanda "Sei
una camionista di merda" "Ma se faccio la grafica" mi
risponde, crede per caso di essere spiritosa? mi allontano, verso Franz.
Stasera è proprio una serata storta, proprio quando stavo per metterlo da
parte ecco che ricompare, balla insieme a Tecla, non devo arrabbiarmi, non
devo, sono tre giorni che non litighiamo, ho promesso a me stessa che
dobbiamo arrivare almeno ad una settimana di pace. La cosa che più
m'infastidisce è l'atteggiamento di Tecla, sembrava odiarlo e adesso invece
sembrano una coppia di vecchi fidanzati. Mi metto seduta, li osservo, li
odio... li amo. Continuo ad osservarli, decido di fare un gioco, per
scoprire chi mi piace di più, partiamo dai capelli, Franz ha dei capelli
splendidi, mossi, corposi, di un nero corvino, Tecla anche lei bellissimi,
neri, lunghi, lisci ma vitali, lucidi. Scendiamo, andiamo agli occhi, Franz
verdi, grandi, espressivi, Tecla azzurri, intensi, sembra quasi che parlino.
Bocca, Franz carnosa, da mordere, Tecla in sostanza pure. Mani, Franz
grandi, perfette, mia sorella Ilaria dice sempre "Mani grandi, pisello
pure" quindi... Tecla, affusolate, curate. Fisico, Franz asciutto,
longilineo, Tecla pure, a parte le tette! Franz, sedere da sballo, alto,
tondo, sodo, verrebbe voglia di morderlo, poi ha due spalle perfette, due
braccia da urlo, due cosce da motociclista pazzo... Oh mio Dio, basta
così... E allora? Chi è più bello? Chi?... Sono entrambi bellissimi.
Adesso Franz balla insieme a Mirko, eh no, vi prego! Tecla si siede vicino
"Che c'è, perché non balli?" mi domanda "No, niente, così…
vi guardavo" "Rachele per favore, non ricominciare, stavamo solo
ballando" "Si, si lo so". Ci mettiamo a guardarlo, ma guarda
come balla, sembra drogato, però si muove bene, molto bene, possibile che
non c'è nulla che non sappia fare? Chissà come sarà a letto, sicuramente
anche lì darà il massimo, raggiungerà la perfezione. Stiamo in silenzio,
lo guardiamo, non diciamo una parola da mezz'ora, lo guardiamo muoversi, lui
fa lo stesso con noi, dieci secondi guarda me, dieci secondi guarda Tecla.
Siamo ipnotizzate, il suo corpo sinuoso ci ha stregate. Fumo una sigaretta
dietro l'altra, sembro un pervertito che guarda un film porno, manca poco e
mi esce la bava dalla bocca. Tecla si alza "Andiamo a casa" mi
dice "Si" rispondo, scappiamo via, e so anche perché l'abbiamo
fatto, perché l'ho fatto, ho paura, ho paura di quest'uomo, non l'ho mai
baciato, non ci siamo mai sfiorati, ed ho paura, ho paura di amarlo.
L'abbiamo lasciato lì con Mirko e il resto della compagnia, lui è rimasto
con piacere, si è subito ambientato, gli altri avranno creduto che siamo
fuggite per finire in bellezza la serata, ma non sarà così, non per me.
Torniamo a casa, guardo l'ora le 4:45, dopo dieci minuti siamo già a letto,
ognuno si volta dall'altra parte, siamo sveglie, lo rimarremo chissà per
quanto ancora, ma non abbiamo il coraggio di guardarci negli occhi, da
stasera qualcosa è cambiato. Mi sa che nemmeno l'analista potrà
aiutarmi. Intanto i giorni passano, inesorabili,
cattivi, veloci. L'ansia prende il sopravvento, in certi momenti mi sento
fuori, fuori dal mondo, da me stessa, fuori dal giro degli uguali, sempre
più uguali agli altri e sempre più diversi da me. Continuo a vedere Franz
senza dirlo a Tecla, continuiamo a vederci, chiamarci, parlarci, guardarci,
ma è tutto qui. Non so più cosa inventarmi per vederlo, e appena lo vedo
la prima cosa che dico è "Non dirlo a Tecla" lui chiede sempre il
perché, ma io non do spiegazioni. Tecla nonostante tutto sembra diventata
più flessibile, meno sospettosa. Del resto io e lui non ci vediamo chissà
che, circa una volta a settimana, anche Tecla ogni tanto esce da sola, va da
sua madre, in questo periodo sta poco bene, così ogni tanto, la sera dopo
il lavoro va da lei. Poco male, quando resto da sola non mi sento
abbandonata, anzi, cerco di prendere il meglio dai miei momenti di
solitudine, metto su la mia adorata musica Rap e mi lascio trascinare dal
vortice dal ritmo incalzante che gira sulle basi, delle volte mi metto a
scrivere un po', adoro scrivere poesie, non sono neanche brutte, mi sa che
qualche volta le spedirò a qualcuno, così, tanto per sapere se sono
veramente belle come penso. Mi piacerebbe pubblicare un libro di poesie,
entrare nelle librerie ed ammirare il mio nome scritto su una copertina
colorata, guardare la gente che lo compra con entusiasmo, andare alla cassa
e informarmi sul successo che sta ottenendo, mi piace sognare, sognare
così, in questo modo, come una bambina che passa i suoi pomeriggi a sognare
il suo principe azzurro. Lo ricordo il mio principe, il mio ideale di uomo,
non era biondo con gli occhi azzurri, ma moro, con gli occhi verdi, non
vestito d'azzurro con quel ridicolo capello di piume, ma con un capello alla
pescatora, in sella ad una bicicletta, invece che ad un cavallo. Accendo la
TV, parlano del Gay Pride, ancora polemiche, una catastrofe di polemiche,
opinioni contrastanti, quest'anno la destra insieme alla chiesa ha
intenzione di non farlo fare, stanno tentando la qualunque per fermare
l'evento, per via del Giubileo, pensano che sia un'offesa, non capisco il
perché, la chiesa mantiene sempre la sua posizione, in altre parole
chiusura mentale radicata, anche il Papa a protestato, affacciato alla
finestra, sta in piedi per miracolo però riesce lo stesso a protestare. E
poi quando sento parlare del Giubileo quasi mi faccio pena, ancora non sono
riuscita a capire con precisione di cosa si tratta, sono tipo
tremilacinquecento giorni che ne sento parlare, ma lo stesso, non sono
riuscita ad afferrare molto, e poi, non c'è uno straccio di essere umano
che mi dica a grosse somme di cosa si tratta, forse nessuno sa bene cosa sia
in realtà. Tutti ne parlano, ma nessuno sa. La chiesa poi, non ho mai
voluto avvicinarmi ad essa, le chiese mi hanno sempre fatto una paura
sconcertante, ma hanno mai pensato a quanti preti gay e suore lesbiche hanno
all'interno del loro "organico", credo che lo sappiano, conoscono
perfettamente certe realtà, ma continuano ugualmente ad andare avanti come
se niente fosse, continuano a mettere i bastoni tra le ruote. Si parla di
oltraggio al pudore, "L'omosessualità è una malattia" ho sentito
dire ieri in TV, credevo che fosse uno scherzo, pensavo che di fronte un
2000 che entrato fiero nelle nostre case, gente così non esistesse più,
quali sono i sintomi dell'omosessualità, spiegatemelo vi prego, esistono
dei farmaci? Cosa c'è scritto al loro interno alla voce indicazioni
terapeutiche? Forse "Questo farmaco cura la frociaggine acuta, corregge
le cecche e li trasforma in veri uomini, impedisce alle donne di diventare
delle scaricatrici di porto. E' sconsigliata la somministrazione ai bambini,
ma se vi accorgete in tempo che la frociaggine sta colpendo anche loro,
somministratelo pure, mi raccomando prima consultare il medico",
andatevene a cagare, tutti quanti, in gruppo, mano nella mano. Spero che si
faccia il Gay Pride, so che Imma Battaglia e il resto della banda
riusciranno a vincerla, ne usciranno fuori a testa alta, sono troppo
intelligenti per uscirne sconfitti, l'hanno fatto ogni anno, è giusto
farlo, perché nessuno vuole capirlo. Tutto sto casino solo perché c'è il
Giubileo. Pensate che finirò all'inferno? Meglio l'inferno che essere come
loro. Mirko ci andrà, un po' per vedere Fabio, un po' per rimorchiare, ma
soprattutto per urlare i propri diritti e far capire a persone, come i
preti, o come mio padre l'orgoglio di essere omosessuale, non vede l'ora di
essere lì, vuole vedere Ambra Angiolini. Mio fratello adora Ambra, in
effetti è talmente carina e intelligente che non capisco come si faccia ad
odiarla, la adoro anch'io! Credo che Ambra sarebbe l'unica donna che Mirko
si porterebbe veramente a letto, quando la vede in TV s'illumina "Io me
la sposo questa" "E' lei la mia donna" continua a ripetere
ogni volta che compare. L'altra sera le ha spedito un e-mail, è un po'
arrabbiato perché ancora non ha risposto, le ha scritto "Ci vediamo al
Gay Pride, appena finito prendiamo un aereo per Las Vegas e ci sposiamo,
fammi sapere se ti va bene" credo che abbia ragione se non gli
risponde. Spero la possa vedere, le ho detto di mandarle i miei saluti. Io
non posso andarci, per via del lavoro, ma sono con loro, lo sanno che sono
dalla loro parte. Io e Tecla non ci diamo un bacio chissà da quanto, non
stiamo insieme da più di un mese, la cosa sconvolgente è che ci va bene
così. Anche Mirko ogni tanto sparisce, spesso si eclissa diventando davvero
introvabile, mi ha chiesto di Franz, ho risposto che è tutto finito,
così... per non farlo preoccupare. Siamo tutti pieni di misteri, segreti,
bugie, pieni zeppi di falsità, riusciamo a stento a guardarci negli occhi.
Mi sono innamorata di uno che non ho mai baciato, un paio di volte ho
provato io a fare il primo passo, ma ogni volta succede qualcosa che mi
impedisce di farlo. Non mi concede nulla quest'uomo, ma non erano le donne
quelle a non concedersi? Mi piace, mi piace così tanto che pur di averlo
vicino rinuncerei ad averlo fisicamente. Purtroppo mi faccio delle seghe
mentali davvero allucinanti, paurose, forse non gli piaccio abbastanza, e
allora, cosa vuole da me? Non riesco nemmeno a sentirmi in colpa nei
confronti di Tecla, non l'ho tradita, ma è come se l'avessi fatto. Io e lei
non parliamo più, non ci diciamo ti amo, non ci diciamo ti voglio bene, non
diciamo scusa, per favore, non facciamo nulla che ci induca a dire certe
frasi. Sembra come se non stessimo più insieme, anche se continuiamo a
sentirci ugualmente unite. E se Franz si innamorasse di me? Che farei, la
lascerei? Avanti, perché non ti fai questa domanda, la lasceresti?
Rispondimi, risponditi, rispondi, la lasceresti? La risposta è… la
risposta forse è si. La colpa di tutto questo non è neanche di Franz, lui
non sa nemmeno che stiamo insieme, ha rovinato tutto senza saperne nulla.
Poi in fondo non fa nulla, non accenna gesti affettuosi, non mi obbliga ad
amarlo. Ecco perché odio le classificazioni, perché non esistono, dopo
essermi messa con Tecla gli uomini non esistevano più, li trovavo insulsi,
privi d'espressione, per me esisteva solo Tecla, ma ogni tanto buttavo gli
occhi su altre donne, ma non ho mai pensato, neanche per un attimo che mi
sarebbero piaciute per sempre, sapevo che avrei potuto innamorarmi
tranquillamente di un uomo, gli uomini sono belli, come le donne, sono belli
entrambi. Vorrei sapere dove sta scritto che le donne debbano innamorarsi
solo degli uomini e viceversa, per favore ditemi se sbaglio, ditemi qualcosa
che sia vicino ad un pensiero logico. Ma la mia non è confusione ragazzi
miei, sono più razionale di molta altra gente, il mio è realismo, Tecla ha
ragione da vendere quando dice "Non esiste persona che sia etero"
cazzo se ha ragione, e non venite a raccontarmi storie, non dite cazzate
pure a voi stessi. Quando affronto questo argomento con alcune persone
idiote che purtroppo sono costretta a frequentare, in quanto vecchi amici mi
viene risposto "Si, hai ragione, anch'io sono per l'amore universale,
ma di tipo spirituale, ecco perché posso affermare con tranquillità di
essere un eterosessuale, a limite posso dirti che dentro me esiste un 10% di
bisessualità, ma un buon 90% è chiaramente eterosessuale" BUGIARDI!!!
Siamo assolutamente in quantità pari 50% l'uno e 50% l'altro, non prendevi
in giro, la bugia uccide, la paura devasta, siete solo un branco di bugiardi
impauriti. Mi dite che non condividete le mie idee ma che le rispettate,
intanto non siete capaci nemmeno di guardarmi negli occhi mentre lo dite. La
fantasia non esiste, ma continuiamo ugualmente a fantasticare, non esiste
persona che sia eterosessuale ma continuate lo stesso a dire che non sia
vero. Io posso innamorarmi di chiunque, mi è già successo e ne vado fiera,
cammino a testa alta, guardo negli occhi la gente, e dico solo la verità.
Amo raccontare bugie, ma con me stessa sono sempre stata leale. Siete solo
dei repressi, continuate a inseguire la libertà, ma mi raccomando siate
sempre pronti a voltare le spalle alle verità. Poco tempo fa ho detto ad
una mia cara amica tutto questo, la conosco da otto anni, mi sembrava giusto
farle sapere chi sono, un pomeriggio l'ho incontrata, abbiamo parlato
tantissimo, ho sondato un po' il campo, sembrava positivo, ho fatto un lungo
respiro e le ho detto "Devo parlarti" "Dimmi" fa lei
sgranando gli occhi "Non sono eterosessuale" rispondo "Sei
lesbica?" chiede preoccupata "Nemmeno" "Allora cosa
sei?" che cazzo di domanda è? Come cosa sono? Un essere umano, ecco
cosa sono. "Odio le etichette, ma se proprio devo marchiarmi a fuoco
posso dirti di essere bisessuale" "Ah si? Bene" risponde
"Devo dirti un'altra cosa" "Cosa, cosa" chiede
"Vivo con Tecla" "Questo lo so già" risponde la cretina
"No, forse non hai capito, io e lei stiamo insieme" "In che
senso?" chiede, allora è proprio idiota "E' la mia ragazza"
"Ah si? Bene" risponde "Non c'è altro che vuoi
chiedermi?" la incoraggio "Sei sicura di quello che dici"
"Certo, che domande!" rimane in silenzio "Sei
sconvolta?" chiedo "No, certo che no, perché dovrei"
"Che ne so", attimo di silenzio "Posso farti una
domanda?" mi chiede "Certo" rispondo "Vi baciate?"
Cazzo sono otto anni che la conosco, e mi accorgo solo adesso che è
veramente scema "Certo che ci baciamo, è la mia ragazza", si
accende una sigaretta "Ho capito, ma fate anche… cioè come
dire..." La interrompo "E' la mia ragazza, si facciamo anche, e...
come dire.. facciamo anche l'amore, capito?" "Si, si, certo"
fa lei. Pensavo di poterle parlare apertamente, invece si è traumatizzata,
la demente si è sconvolta a tal punto che non ha voluto più vedermi. L'ho
chiamata, le ho chiesto il perché della sua scomparsa, mi ha risposto che
ha bisogno di riflettere, che c'è qualcosa che la tiene lontana da me, ma
la cosa peggiore è stata "Sai non è facile, conoscere una persona da
otto anni e scoprire che in effetti è un'altra", sono un'altra?
Davvero? Ditemi ci sono, vi prego, non mi sono accorta del mio cambiamento,
mi guardo allo specchio e vedo solo me stessa, allora mi chiedo
"Scusate, ma dove cazzo è andata a finire quell'altra?" sono
sempre la stessa, sempre uguale, a differenza tua so chi sono. Sei una
grandissima idiota repressa, si, sto parlando con te, sai bene chi sei, sei
l'idiota che andava dicendo di essere libera e aperta, intanto sei scappata
come un fulmine, ti sei mai chiesta il perché, ti sei mai chiesta il
perché di tanta paura? No non l'hai fatto, io lo so perché sei fuggita, ma
so anche che non sei degna di tante risposte. Non preoccupatevi, non siate
agitati, tanto io sono fuori dal giro, ma soprattutto continuate ad essere
così sinceri, tanto rimarrete lo stesso dei gran bugiardi. Tecla rientra,
è l'una passata, si mette a letto, sta in silenzio "Come va?" le
chiedo "Bene, perché?" "No... così". Ascoltatemi bene
miei cari lettori, anche tu, amica cara ascoltami bene, vedi di imparare
qualcosa di utile per una volta, la verità costa cara, ma pagherò questo
prezzo, io e Tecla divideremo a metà. "Come sta?" continuo
"Mia madre?" chiede "No, Franz" rispondo. Rimane in
silenzio "Che ne so io" "Com'era vestito stasera, era
carino?" le domando, si volta, mi guarda, abbiamo entrambe gli occhi
lucidi "Aveva il maglione blu?" le chiedo "No, quello nero
con il collo a V" mi risponde. Ci mettiamo sedute sul letto, mi accendo
una sigaretta, la dividerò con lei, stiamo dividendo l'amore di un uomo,
dividere una sigaretta mi sembra il minimo. "Perché non mi hai detto
che lo sapevi" mi chiede "Potrei farti la stessa domanda" le
rispondo. Le passo la sigaretta, fuma nervosamente "Abbiamo rovinato
tutto" mi dice "Se l'abbiamo fatto significa che volevamo
farlo" rispondo. "Posso farti una domanda?" mi chiede
"Sono d'obbligo le domande in questo momento" "Vi siete
baciati?" chiede "No, mai, e voi?" "Nemmeno"
"Mai un bacio, mai una carezza, niente" "Lo so" mi
risponde "E allora perché abbiamo fatto tutto questo?" "Non
lo so" "Continuiamo con le domande" "Dimmi"
"Lo ami?" chiedo "E tu?" "L'ho chiesto prima
io" "Si" risponde, mi guarda "E tu?" "Si"
rispondo abbassando lo sguardo. Incominciamo a piangere "Lui non ci
ama, questo lo sai?" le chiedo "Si" risponde. "Adesso
che facciamo?" le chiedo "In che senso?" risponde "Noi
due" "Mi ami ancora?" "Non come prima" rispondo
sincera. Rimaniamo in silenzio "Vuoi che vada via" mi chiede
"No, non voglio, sei troppo importante per me, non voglio che finisca
così" Allunga una mano "Amiche?" mi dice, le stringo la mano
"Non è possibile" rispondo. "Dobbiamo parlargli" mi
dice "Si, al più presto", spegne la luce "Senti Tecla, devo
farti un ultima domanda?" "Dimmi…" "E' stato un suo
regalo il Cd di Platinette?" "Si" risponde "Lo
sapevo" "Mi dispiace" "Di che?" chiedo "Di
tutto" "Anche a me" rispondo. Guardo l'ora le 2:15, meglio
dormire, domani si va a lavoro. Mi sveglio prestissimo, ho dormito poco e
male, non poteva essere altrimenti. Guardo Tecla dormire, è bellissima.
Prima quando la guardavo dormire la dividevo in tante piccole parti, dicevo
dentro me, la amo perché ha dei bellissimi occhi, la amo perché ha una
splendida bocca, un naso perfetto, la amo perché è intelligente,
sensibile, ironica, la amo perché riesce a farsi amare in maniera
incredibile. La guardo e mi accorgo di amarla ancora, vorrei guardarla
dormire per i prossimi dieci anni, guardarla e amarla come la prima volta.
Le carezzo i capelli, prima lo facevo sempre, le carezzo il viso, apre gli
occhi, continuo a carezzarla, la guardo, non ho smesso di amarla, e solo che
divido il suo amore con Franz. "Ti amo" le dico
"Anch'io" risponde, si tira su "Ti ricordi i primi
tempi?" chiede "Si, io innamorata di te dal primo istante"
"Erano secoli che non mi dicevi ti amo" "Torniamo indietro,
facciamo finta che non sia successo niente" le dico "Sai che non
è possibile" risponde "Lo odio" "Non dire bugie".
Incomincio a piangere "Abbracciami" le dico, mi abbraccia,
incomincia a baciarmi "Basta" le dico "Perché?"
"Non è giusto" cerco di allontanarmi, ma so che non lo farò, ci
baciamo, facciamo l'amore. Squilla il cellulare, è Mirko, rispondo
"Finalmente sei tornato in vita" "Si, sono sparito per un
po', avevo voglia di restare da solo, come va?" mi domanda "Male,
io e Tecla ci siamo lasciate" "Perché?" domanda "Amiamo
un'altra persona" "Chi?" chiede ansioso "Franz"
"Ma se mi avevi detto che non lo vedevi più" "Non era vero,
sono mesi che continua così, una sera me una sera Tecla" "Perché
non me l'hai detto?" mi chiede "Sarebbe cambiato qualcosa"
rispondo "Lasciatelo perdere, non fa per voi" "Voglio
sentirlo dire da lui che non sono il suo tipo" "Fidati di me,
lascialo perdere" "Mirko, vaffanculo" blocco il telefono,
Tecla è sotto la doccia, preparo il caffè, lo chiamo "Ciao"
"Rachele, ciao" "Sei libero stamattina?" gli chiedo
"Si, perché?" "Bene, tra mezz'ora ti aspetto a casa mia,
dobbiamo parlare" "Va bene, sembri preoccupata, qualcosa non
va?" "No, no, ti aspetto, ne parliamo dopo". Tecla esce dalla
doccia "L'ho chiamato" "Che ha detto" domanda "Fra
mezz'ora è qui". Si veste, beve il caffè, mi mette una mano sul viso
"Io vado in negozio, viene lì appena hai finito" "Non voglio
che lui ci divida" mi abbraccia "L'ha già fatto". Mi vesto
in fretta, suonano alla porta, è lui, apro, lo faccio entrare
"Siediti" ordino, si siede "Che c'è?" domanda "Sta
zitto" rispondo, mi accendo una sigaretta, ricomincio "Ti piace
giocare con la gente?" "No, certo che no" risponde
"Invece ti piace, sono mesi che non fai altro" "Non
capisco" risponde, mi avvicino, lo guardo negli occhi "Una sera
io, una sera Tecla, e per cosa poi, per cosa, rispondi" si alza
"Parlare" risponde "Ti sei mai chiesto cosa volevamo
noi?" "Parlare?" "Non solo" "Cosa vuoi da
me" mi chiede "Ti amo" rispondo "Cosa?" "Anche
Tecla si è innamorata di te" "Non credevo che…" Lo
interrompo "E' colpa tua" "Mia?" "Si, tutto
nascosto, tutto misterioso" "Ma se quando uscivo con te non facevi
altro che ripetermi non dirlo a Tecla, non dirlo, uscivo con lei e
continuava a ripetermi non dirlo a Rachele, proprio tu dai del misterioso a
me" "Io e lei stavamo insieme" rispondo "Avete sempre
affermato il contrario" "Lo so" "Ricordi quella volta a
cena, ti ho chiesto se stavate insieme, hai detto di no, la prima volta che
sono uscito con Tecla le ho fatto la stessa domanda, e anche lei ha detto di
no" "La colpa è ugualmente tua" "Dovevate dirmelo"
"Chi ti piace delle due?" domando "Entrambe" risponde
"Chi ami?" "Nessuna delle due" "Sei uno stronzo, un
fottuto bugiardo" "Non vi ho mai promesso nulla" "Ma
smettila!" "Siete voi che non siete state leali, dovevi dirmelo
che stavate insieme" "Avevo paura" "Ma di che? Di
che?" "Avevamo paura cazzo" "Ma di cosa, cosa,
cosa?" "Di perderti". Mi avvicino "Baciami, ti prego
Franz dammi un bacio" "Non posso" "Perché,
perché?" "Come ho fatto a non capire, era ovvio, ma anche voi,
possibile che non capite" "Cosa devo capire" domando, si
accende una sigaretta "Sono gay" risponde. "Eh?"
"Sono gay, gay, gay, sveglia!" "Perché non me l'hai
detto" "Pensavo che l'avessi capito" "Non abbiamo capito
un cazzo invece" "Mi dispiace" "Mai un bacio, mai una
carezza, ora è tutto chiaro" "Non è tutto qui" "Parla,
ti ascolto" "Sono innamorato di un uomo" "Chi è?"
domando, bussano alla porta "Vai ad aprire, è lui" vado, non
voglio aprire, ho paura, una paura matta, apro, rimango immobile, c'è Mirko
davanti a me "Mi dispiace" mi dice "Anche a me"
rispondo. Mirko entra "Nemmeno lui mi ha detto che tu e Tecla stavate
insieme" mi dice Franz "Volevo che lo facessi tu" mi dice
Mirko "Come vedi non l'ho fatto" rispondo "Si, ma mi avevi
detto anche che non vedevi più Franz, che era tutto finito" "Franz
però lo sapeva che continuavamo a vederci" "Non mi sembrava
importante dirlo a Mirko, la nostra storia era cominciata da poco"
risponde Franz "Capisco" "E poi, perché non hai detto a tuo
fratello che continuavamo a vederci" mi chiede "Non volevo
dividerti con nessuno" rispondo. Mirko si accende una sigaretta
"Bene, siamo noi questi, quelli che non fanno altro che dire che la
gente è falsa, che si racconta bugie, siamo noi questi, quelli che non
mentono mai, quelli che non hanno paura di dire la verità, siamo noi
questi, più bugiardi dei bugiardi". "Voglio rimanere sola"
non fanno una piega, prendono le sigarette sul tavolo è vanno via.
Incomincio a piangere, per la prima volta in vita mia mi sono raccontata una
manata di cazzate, falsa con gli altri, falsa con me stessa, proprio io, non
ho detto a Franz la verità solo per paura di essere giudicata, che schifo,
mi faccio schifo, noi, i cosiddetti "diversi" più uguali degli
uguali. Voglio che tutti sappiano chi sono, non ho nulla di cui vergognarmi,
sono così, sono fiera di essere fatta in questo modo, tutti devono sapere
che sono libera, la mia anima è pronta ad essere colpita, non dovrebbe
riportare lesioni, ma vivendo in questo schifo di mondo, sicuramente
riporterà qualche ferita, ma non sarà grave, non più, non per me. Dovrei
essere felice, dopo tanto tempo Mirko ha ritrovato l'amore, Franz e Tecla mi
hanno detto la verità, dovrei essere felice, felice, felice, felice di che?
Tutto è andato distrutto, si è perso senza una ragione reale. Abbiamo
smesso di parlare, abbiamo chiuso la bocca e costretto la mente ad
eclissarci, scomparire e mandare tutto a puttane. Lo avrei voluto quel bacio
da Franz, solo per sapere cosa si prova a baciare un uomo che si ama. Le sue
labbra sulle mie, quelle dannatissime labbra vellutate, morbide, rosee,
l'avrei voluto un bacio da Franz, più di uno magari, passare delle ore
avvinghiata al suo corpo, e baciarlo, baciarlo fino a perdere il fiato,
baciarlo fino a non sentire più i piedi saldi sul terreno, baciarlo fino
alla fine. Ho avuto un paio di fidanzati, ma non ne ho amato neanche uno,
l'unica persona che ho realmente amato è stata Tecla, non avevo mai amato
un uomo, prima di adesso. Amavo Tecla, amavo Franz, amo Tecla, amo Franz,
non c'è differenza, è stato fantastico amarli, tutti e due, come se
fossero dello stesso sesso. L'amore, l'amore, l'amore è un fatto di testa,
non importa il sesso dell'altro, uomo o donna che sia. Ho cominciato fin da
piccola a non avere barriere sessuali, guardavo mio fratello, quando a 10
anni metteva i tacchi alti di mia madre e mi faceva l'imitazione della
Carrà, quando mia madre rientrava e lo trovava così lo riempiva di
schiaffi, lo picchiava e urlava "Le femmine portano i tacchi, tu sei un
maschio, come tuo padre" bell'esempio. Avevo un cane, un bassotto, l'ho
chiamato Nina, ho scoperto che era un maschio, ho continuato a chiamarlo
Nina. Guardo in TV Platinette è la trovo irresistibile, la sua estrema
forza e le sue meravigliose parrucche bionde. Guardo le mie amiche fidanzate
con dei mezzi uomini, con quelli che stanno ore a pomparsi i muscoli in
palestra, quelli che quando per strada vedono una donna con il sedere basso
quasi svengono dallo schifo, si fanno le lampade, si fanno le saune, si
fanno la pulizia del viso, si fanno le donne, anche se vorrebbero tanto
farsi il loro istruttore, ma finiranno così, si sposeranno, mi inviteranno
ai loro matrimoni, ed io andrò, voglio vedere le facce illuse che si
scambiano sguardi, lo sposo adocchierà il cameriere palestrato, e la sposa
ricambierà imbarazzata gli sguardi della cantante d'orchestra, sarà così,
ma voglio esserci, mi verrà da ridere, mi verrà da piangere. Mi guardo
allo specchio "Ciao sono Rachele, ho 22 anni sono eterosessuale"
"Non esiste persona che sia etero" "Si lo so".
"Ciao sono Rachele, ho 22 anni amavo una donna, amavo un uomo, ma
quest'ultimo ama un altro uomo" "Non esiste persona che non
ami" "Si lo so". "Ciao sono Rachele, ho 22 anni sono
omosessuale" "No, sai benissimo che non lo sei…" "Si
lo so". "Ciao sono Rachele, ho 22 anni sono una persona che
ama" "Non esist... si, adesso va bene così!"... Voglio un figlio, qualcuno a cui cedere il
testimone, non sarò mai una vera donna se non sarò madre. Poche certezze
ma buone le mie, un figlio è una di quelle poche certezze, bello,
intelligente, uguale a sua madre, sol un po' più incoerente e un po più
presente, aderente alla realtà. Voglio un figlio perché ho tanto da dare,
da raccontare, da insegnare. Voglio un figlio, guardarlo negli occhi ed
essere sempre fiera di lui. Gli farò ascoltare la musica hip hop, lo
porterò con me a ballare, gli insegnerò ad amare gli altri, amerà l'arte,
la musica, la natura, le piante, i cani, il sole, le stelle, la luna,
l'amore, l'amicizia, la libertà la fantasia, la speranza, gli angeli, la
lealtà, il mare, gli uomini e le donne. Gli parlerò sempre, se non
riuscirà a dormire mi metterò al suo fianco e gli racconterò mille
storie, lo preserverò dal male e dalla falsità, dall'oppressione e dal
razzismo, da tutte le forme di crudeltà. Voglio che la sua prima canna la
divida con me, voglio che mi racconti la sua prima cotta, voglio un figlio
tutto per me. Sono egoista, ma voglio un figlio da sola, rimboccarmi le
maniche e crescerlo con orgoglio. Ho visto i miei genitori, mi sono serviti
a qualcosa, non fare mai quello che hanno fatto loro, farò esattamente il
contrario, tutto quello che mi hanno insegnato, purtroppo per loro non mi è
servito ad un cazzo, mi hanno fatto del male, pur non sapendolo, senza
cattiveria, per fortuna me ne sono accorta in tempo. Non farò mai del male
a mio figlio, crescerà sano mentalmente e sicuramente aiuterà sua madre ad
acquistare la ragione. Mi guardo allo specchio, voglio un figlio prima di
diventare vecchia, prima che arrivino le fastidiose rughe contorno occhi. Ho
la sensazione che non riuscirò mai più ad innamorarmi, ho avuto troppo
amore, tutto insieme, mi sarebbe bastato per la vita, prima Tecla, poi Franz,
un amore portato via dal nulla, un amore impossibile. Sarà sempre così per
me, non avrò mai nulla facilmente, dovrò soffrire sempre un po' di più,
pagare cara la mia sincerità. Mi guardo negli occhi e mi trovo ancora
carina, con due occhi espressivi, ansiosi di conoscenza, un bel naso dritto,
un sorriso dolcissimo, sono io, spesso ho desiderato di essere qualcun
altro, mi ricordo da bambina un tema a scuola: "Se potessi cambiare,
chi vorresti essere e perché?" ho scritto che mi sarebbe piaciuto
essere una ballerina, possedere una grazia innata, compiere piroette, salti
che mi permettessero di volare almeno per un attimo, danzare, danzare, non
avere la possibilità di pensare ad altro se non alla danza. Sarebbe stato
tutto più facile, tutto più leggero. Continuo a guardarmi allo specchio,
mi sorrido, sto imparando a volermi bene, dopotutto non sono poi così male.
Vorrei non avere più responsabilità, camminare nuda per la strada, sputare
in faccia alle anziane snob con addosso una pelliccia, camminare, correre
nuda, sorridere e cantare, bere e fumare, piangere e urlare, senza che
nessuno fermi la mia corsa. Mi accorgo che è più la gente che mi fa schifo
che quella che mi piace. Piacere è difficoltoso, piacere a me è veramente
difficile. Tecla e Franz mi piacevano, mi piacciono, ma sono arrivati come
un fulmine, mi hanno colpito, sto andando a fuoco. Non voglio più dare
spiegazioni, poi per chi? Per cosa? Chi sono? La mia analista mi ha chiesto
questo durante l'ultima seduta, si è accesa una sigaretta, ha accavallato
le gambe e mi ha chiesto "Chi è lei?" ed io "Sono
Rachele" e lei "E poi?" "Sono Rachele, credo che per
oggi possa bastare". Prendo carta e penna, scrivo, ho tre messaggi da
recapitare. Cara Tecla E' successo tutto troppo in fretta, non abbiamo capito più nulla, adesso che siamo amiche mi sembra molto peggio di non vederci più. Ci guardiamo negli occhi, quegli occhi che prima in silenzio si dicevano un sacco di cose, adesso invece rimangono senza parole. Doveva andare così, sai che non credo nel destino, ma da qualche parte forse era scritto, in un luogo sconosciuto, dove non è permesso a nessuno leggere. Vorrei abbracciarti, darti l'ultimo bacio, sorriderti e vedere le tue lacrime, sarò per sempre dentro te, con te, insieme a te. Non smettere di sorridere, di crescere, di pensare, di piangere, corri, corri veloce, chissà magari potresti inciampare di nuovo in me.
Caro Franz Non è stata colpa tua, né mia, né di
Tecla, né tanto meno di Mirko, non è colpa di nessuno, non esiste mai un
colpevole, le condanne non mi sono mai piaciute, cerca di amarlo, non farti
spaccare la faccia, sarebbe un peccato veder crollare quei meravigliosi
denti bianchi, continua a leggere Salinger, hai trovato la chiave. Ti penso,
chissà per quanto tempo continuerò ancora a farlo… Ti amo Caro Mirko Sei la mia famiglia, solo tu mi hai dato
l'affetto che volevo, spero di aver fatto lo stesso, continuerò a volerti
bene, incondizionatamente, qualunque cosa succeda, mi raccomando fatti
prestare da Franz "Il giovane Holden" leggilo! Salutami Ambra, se
dovessi sposarla fammelo sapere, fallo sapere pure a Franz, mi raccomando!
Io sono sempre qui, dietro l'angolo, sono la tua famiglia, non ti abbandono,
non mi darei pace se lo facessi, continua a volare, il tuo volo è troppo
alto per essere fermato. Ti amo Metto in valigia le ultime cose, i miei
libri, la mia identità, tutti i ricordi, le fotografie, il mio cuore e la
mia anima, ho aperto il mio cassetto, quello che contiene tutti i miei
sogni, lo porto con me, guardo la mia casa, qui ho costruito, qui ho
distrutto, qui ho amato, qui ho sognato, qui ho pianto, è iniziato tutto da
qui, e adesso da questo stesso identico posto finisce. Guardo la mia
valigia, sul letto, c'è tutto, mi pare, i miei sorrisi, i miei pensieri
confusi, il mio progetto, il mio vero cammino, la mia strada sarà già
tracciata, devo solo decidere da che parte andare, se svoltare o proseguire
dritto, Appoggio le lettere sul lavoro, ci penserà Tecla a consegnarle, vi
amo, tutti quanti, senza di voi la mia vita sarebbe stata uguale a cento
altre vite, ed io amo differenziarmi, ricordate, io sono fuori dal giro.
Piango, le mie lacrime segnano il mio cammino, il mio cuore batte a cento
all'ora, troverò quello che sto cercando, lo so, sono sempre stata
ottimista, asciugo le mie lacrime e mi metto a sorridere, faccio un giro per
la casa, spengo le luci, chiudo le finestre, chiudo il gas, prendo le ultime
cose, la mia giacca, le mie inseparabili scarpe da tennis e "Il giovane
Holden" è ora di leggerlo nuovamente, rattristarmi nuovamente per non
essere riuscita a cambiare il finale, prendo le chiavi e tutte le
meravigliose lettere che mi hanno scritto. |