Meltea
K.
nascevo mentre il sole si situava nel
punto gamma, i Ricchi e Poveri cantavano “Se m’innamoro” e l’equinozio
di primavera faceva sciogliere la neve (di modo che per una volta che ha
nevicato al mio paese non me lo sono potuta godere poiché avevo altro da
fare). Era il 1985 all’ospedale di Empoli. Col tempo sono cresciuta (se
si può parlare di crescita quando si è alti un metro e mezzo), e con me
la voglia di compiere qualcosa di produttivo alimentata da passioni da
passioni assurdamente forti per la musica (John Lennon, Kate Bush, Janis
Joplin, David Bowie) , il cinema (Fratelli Marx) , la letteratura italiana
(Pirandello, Dino Buzzati) e la lingua e letteratura inglese/ americana (Dorothy
Parker, Virginia Woolf, George Orwell, Aldous Huxley). in realtà posso
essere un tipo estremamente poco interessante quando non mi trovo a mio
agio. Ho già una pubblicazione alle spalle, ma non è di questo che
voglio parlare. Intanto a voi questo principio di stream of consciousness,
sperando di potervi offrire altro. |
Confessione di un’inguaribile disordinata
(riguardo all’annosa questione della ricerca della felicità)
Ok, ok, fai mente locale e non farti
prendere dal panico, metti anche una musica rilassante, se vuoi (può
aiutare, può aiutare) rilassati e vedrai che tutto finirà per il meglio…forza,
respira, rilassati…e ricorda, l’ultimo tuo problema è il tempo. L’ultimo.
Problema. D’accordo?
Cristo Santo, fa un freddo cane. Quasi riesco a vedermi mentre mi guardo
intorno. Forse se non ci sto a pensare mi verrà in mente, come le altre
volte, le altre assurde, stupide volte nelle quali l’ho persa di nuovo. (“ma
poi, l’hai sempre ritrovata, giusto?”). giusto, giusto. Che problema c’è?
Vedi forse qualche problema? Ricorda la mamma “Basta cercare, dio mio,
cercare, mettere a posto e la troverai come sempre”. Che tono astioso
aveva al mamma allora, la cara dolce mamma che non riesce e mai riuscirà a
saperlo, ma…MA anche lei ha lasciato un minimo di questa grossa confusione
in questa stanza- e l’avrei strangolata quando veniva e mi diceva “le
cose sono sempre dove le lasci” dio la benedica, povera mamma (“che
confusione del diavolo”)- polvere, polvere, tosse, tosse (“sono
allergica alla polvere”). E inoltre un’altra cosa: trovi sempre le cose
che non stai cercando. Perdo. Sempre. Tutto. Ma questa volta è diverso:
questa è una cosa Importante.
La prima cosa che mi viene da fare…l’ultima volta dove l’ho vista!
Quanto tempo fa? Oh, Dio, Dio, non so, non mi…non mi viene in mente (“
eh no, cara, Deve, Deve venirti in mente!”), forse…forse è tanto tempo
che non la vedo, o almeno così mi sembra, forse da un anno o da più…ecco!
Per esempio, sono sicura che quella volta…dai, ricordi, quando c’era
anche lui…Ce l’avevo quella volta, eccome.
“La vestivo come il paradiso, e la portavo stretta in vita poiché non mi
doveva scivolare via per niente al mondo. non so se lui la notò- i lui come
lui non la notano mai in questi casi, ma a me è bastato, è bastato averla,
almeno credo”
Frena, frena, frena…ma l’avevo veramente?
“più ci penso e più mi convinco di no”
più ci penso più trovo un solo modo di saperlo con precisione. Rischio
qualcosa? (“l’impappinamento”) non rischio niente (“tutututu”)
niente.
“mi chiedevo se tu ti fossi accorto…insomma se tu notavi quella sera che
in me…mi chiedevo se mi avresti aiutato a…no, eh(“NO!”)…ah,
c..credev…ah, va bene(“Non va bene per niente!”) ok…”
(“il rumore sordo della cornetta è odioso quanto la mia rabbia, mi
prenderei a schiaffi”) Peccato. Pensavo proprio che fosse da lui. Non. L’ha.
Neanche. Vista. (“e dio mio mi chiedo come ha fatto a non vederla, e se
non l’ha vista lui come posso fare a vederla io…oh, Signore, Signore
aiutami, questo non è abbastanza, e sto andando nel panico più completo,
la stanza è piena zeppa di oggetti, cose, cose, cose. in Poco. in Tanto.
Tempo. Da dove inizio? Da dove posso riniziare?”)
Pensa ad altro e cogli l’idea di sorpresa, non c’è altro modo…ci sono
libri e dischi là sotto…abbandonata trai libri? forse, forse. (“mah, mi
pare strano”). Anyway…li alzo uno per uno…Ecco, vedi? C’è Dottie, c’è
Dino, c’è Harpo, c’è Aleck…una volta ci siamo trovati tutti insieme,
sapete? Adoro, Dottie, è quasi la mia migliore amica, sapete? Ci tira su di
morale, e poi…e poi quante risate ci siamo fatte insieme…
“tante risate da perdere al memoria. Parlare di niente, fare le matte
mentre la notte ci guarda e la Vergine Trivia ci sorride. Adoro il suo
sguardo e Dottie lo sa”
Tante, così tante da perdere la memoria e nonmisareiaccortaaffatto se l’avessi
lasciata a lei inconsapevolmente…
“Dorothy? Volevo sapere se è da te…eh, cosa? Chi sono?…”
(chi sono? Pensavo lo sapesse. Pensavo lo sapesse meglio di me.”). Infondo
non c’ho mai creduto molto.
Adesso sì, adesso sento che sto per scoppiare in un pianto nervoso orrendo.
Oh, Dio, Dio, dammi un’illuminazione ti prego, bella, lucente, chara…forse
mi stai punendo perché non sono ordinata, vero Dio? Che stupidaggine, oh,
che stupidaggine grossa è stato affidarmela. E adesso sono senza e perdo.
Ho già perso la vista, e sto perdendo l’udito, la gente può chiamarmi ma
non rispondo e quando alla fine di questo tempo…sì, perché c’è una
fine, sapete? È la fine nella quale mi verrà chiesto che cosa ho fatto, un
po’ come il “mostra e dimostra” a scuola, è allora che per provare
che ce l’ho- e che non sono un’impostrice qualsiasi- la devo trovare, ti
prego, ti prego Dio fa sì che la ritrovi, mi serve assolutamente, perché
adesso, oh, adesso non c’è e lo sento, lo sento bene perché questo…questo
è affanno! Affanno puro, come quello che provavo a correre dietro al Sogno…era
bello, sapete, poiché la mattina mi svegliavo serena. Serena…Ascoltate:
Mi addormentavo e mi pareva di essere sveglia. Vado in semi-trance in m
omenti del genere che quasi non mi rendo conto di essere cosciente…che
quasi avrei potuto perderla là…telefono in mano…
“No, non lo farò di nuovo! No, c’ho pensato bene, non può essere nel
Sogno. Il Sogno è illusione, ma pareva di avercela ma ogni volta che ci
mettevo le mani sopra se ne andava via, via da me”
Devo smetterla, devo smetterla. Non devo fare così. Allora: immaginiamo che
una ragazza perde una cosa vitale, importantissima per lei, non si ricorda
niente, né dove l’ha messa né altro…che cosa le rimane da fare?
pensare a dove potrebbe essere! E se pensa ed è ancora più…Nel. Panico.
Sì. Nel. Panico. Più. Totale. Non so dov’è, non o dove potrebbe essere…ed
il tempo scorre, piccola mia, scorre che è una bellezza ed io sto qua a
guardarmi le palme delle mani solo perché sono un’idiota col cervello
sotto i piedi, mentre le altre, oh, le altre con più cervello se la tengono
ben stretta e guardale, guardale come se la stringono insieme al loro uomo (“alla
loro noia”) al loro lavoro (“alla loro insoddisfazione”) ai loro sogni
(“alla loro frustrazione”) alla loro placida idilliaca vita quotidiana (“alla
loro voglia di morire”)
“a questo punto sospetto che ci sia mai stata. Prima, pensavo di vederla
in ogni piccolo segno, in ogni piccolo momento della mia vita, ma adesso…adesso
la vita va avanti e le cose si accumulano l’una sull’altra e la sua
presenza si fa ricordo ed il ricordo si fa lieve, sempre più lieve”
Forse. Non. C’è. Mai. Stata.
(“Suonano alla porta- vado ad aprire, mentre mi tolgo dalla faccia le
ultima lacrime e le mie mani tremano- cerco di farle muovere meno possibile,
se mi dice qualcosa, chiunque egli sia risponderò che tremano dal freddo.”)
ogni volta che suonano alla porta non posso fare a meno di pensare che ella
verrà da me. |