Andrea
Benigni
mi piace scrivere sentendo dei brividi, e
sento dei brividi quando riesco a tirar fuori cose che mi sono entrate
dentro dall'esterno. i miei racconti non hanno un tema comune, quindi. né
la mia vita. come scrivo, così vivo, quando sento dei brividi, me li
vivo. altrimenti tendo a vegetare. talvolta vivo per un amore, ma ad oggi,
33 anni, sono ancora single. anche i miei racconti sono molto brevi.
l'unica cosa che dura è il lavoro da ingegnere. ma non mi piace
veramente. ma ho anche spesso fame, quindi il lavoro me lo tengo stretto. |
Vampiri
Il piede è enormemente gonfio. Non il mio, per
carità, quello del signore che sta lì in mezzo, aggrappato saldamente ad
una sbarra del tram, per non sbilanciarsi ad ogni curva e frenata.
Poco prima gli era passato sopra, sopra il piede, un cristone alto e grosso.
Situazione parecchio pesante.
Ma il signore, senza scomporsi e sopportando il dolore da vero galantuomo,
glielo aveva fatto notare con estrema gentilezza, Scusi, leggermente
ticchettava con il timido dito sull'alta spalla del cristone, Scusi, è sul
mio piede…
Il cristone aveva girato la sua macigna testona, facendola ruotare sul collo
taurino, e lo aveva guardato dall'alto verso il basso con notevole
disprezzo. Poi, fissandolo con quei suoi annacquati occhi porcini, ancor
meglio evidenziati dalla totale rasatura del cranio bitorzoluto, con una
soddisfazione che si poteva chiaramente leggere nel ghigno appena accennato
nell'angolo sinistro delle labbra, aveva cominciato a ruotare lentamente la
caviglia come a spegnere una sigaretta.
Il signore era diventato tutto rosso, ma aveva subíto il torto con onore,
senza urla, senza ahia, senza piegarsi a terra e implorare pietà.
Ritenuto soddisfacente il trattamento inflitto, il cristone aveva tolto il
disturbo. E continuava tuttora a leggere i fumetti attorcigliando il pesante
braccio destro attorno ad una sbarra, nel bel mezzo del tram. Per lui, tutto
finito. Probabilmente si è già dimenticato della bravata.
Ma il piede è irrimediabilmente compromesso. Ad ogni fermata, il sandalo
sembra sempre più piccolo, le strisce di cuoio cercano inutilmente di
contenere l'allargarsi della carne che si gonfia e si colora dal rosso alle
più scure tonalità del viola. Il piede pulsa, sembra un rospo che respira,
si gonfia come inspirando aria, cercando di allargarsi là dove le strisce
di cuoio lo permettono, poi espira, rimpicciolendosi leggermente, mostrando
le piaghe inflitte dal cuoio.
È talmente gonfio, ed il cuoio è talmente penetrato ormai nella violacea
carne, che io comincio a temere che prima o poi il piede scoppi. Proprio
come un palloncino. Già m'immagino la scena, i vetri gocciolano pezzetti di
pelle mista a sangue e a liquido giallastro e purulento, le persone escono
in lacrime dal tram con le facce e i vestiti imbrattati, i cronisti
accorrono attirati dal botto. L'ambulanza sfreccia a sirene spiegate con i
medici che cercano di tamponare l'emorragia.
Non succede ancora nulla. Il cristone continua a leggere i fumetti, dando le
spalle al signore che resiste in piedi, persino rifiuta un posto a sedere,
silenziosamente offerto da un ragazzo che timidamente si è alzato e ha
fatto un rapido cenno al signore, cercando di non farsi vedere dal cristone.
Ma il signore ha rifiutato con un altrettanto rapido cenno della testa.
Forse non vuole dare soddisfazione al cristone. Chissà. Forse non vuole
vederselo di nuovo di fronte con quegli occhi porcini a ghignargli in faccia
un "allora? Male eh? Imparata la lezione?".
Alle spalle del cristone, i passeggeri cominciano ad incrociare sguardi
d'intesa; si scambiano occhiate di disgusto, e qualcuno ancor più audace,
forse sentendosi protetto dalla non più tenera età, sussurra un timido E'
una vergogna…, e mi guarda. Io tiro su le spalle come a dire Che ci volete
fare? Denunciarlo?, altri scuotono la testa come a dire Già, che ci vuoi
fare, stai zitto e abbozzi. Sguardi che rimbalzano di viso in viso, e
riaccendono le braci di ricordi mal sepolti.
D'altronde, in questo mondo sovrappopolato, un piede gonfio ce l'abbiamo
tutti. E son ora i propri piedi a cui ciascuno rivolge l'attenzione. Ci sono
piedi extracomunitari, ce ne sono di vecchi e di meno vecchi. Ci sono piedi
di donne, di madri, di uomini adulti e di meno adulti. Ci sono piedi ben
vestiti in comode scarpe nere da giacca e cravatta, piedi ricoperti dalla
stoffa di una calzatura sportiva. E ci sono altri sandali su piedi neri.
Piedi rialzati da tacchi, piedi così diversi tra loro, eppure tutti così
irrimediabilmente gonfi. Piedi che raccontano, nel silenzio dove solo si
sente lo stridere della ruota metallica del tram sulle rotaie, raccontano di
soprusi e di piccole violenze. Ci si possono leggere storie di ordinaria
sopraffazione, di quotidiana sopportazione, di paura. I volti, assorti nei
ricordi, si tendono in mille smorfie, e non è facile deglutire l'amaro che
si riforma nella bocca. Bocconi difficili da digerire. La rabbia repressa
gonfia i piedi, secca la gola, fa venire voglia di sangue.
Il cristone avanza baldanzoso verso l'autista. Chiede qualcosa, poi rimane
lì a fissare la strada.
Ad un certo punto, succede qualcosa. I passeggeri smettono di lanciarsi
sguardi, sono oramai tutti d'accordo. Silenziosamente d'accordo. Hanno sete
di sangue. La sera si copre di buio. Il tram rallenta in una zona deserta.
Il sangue affluisce prepotente alla testa. Un fremito percorre le arcate
dentarie. Le lingue massaggiano le nuove punte dei potenti incisivi. E'
l'ora del pasto.
Tre uomini, giacca e cravatta, si alzano dai loro posti, e si avvicinano
silenziosi al cristone che intuisce qualcosa, accenna a girarsi, ma ha già
sei denti conficcati nel collo che gli succhiano sangue e forze. Il tram
rallenta ancora, nel buio complice. Subito si sente un confuso sbatter d'ali
di pipistrello, tutti si gettano nel banchetto, bisognosi di sangue. Decine
di teste si infilano dove possono per succhiare il poco nettare rimasto
nelle vene del cristone, rannicchiato a terra a volersi disperatamente
proteggere. Ribellarsi è assolutamente inutile.
Rapidamente il pasto finisce, i vampiri ricolmi di sangue si riadagiano
soddisfatti sui sedili, asciugandosi con il dorso della mano le briciole del
pasto.
L'autista apre una porta, il corpo esangue viene buttato giù, in una via
oscura e deserta. Il tram riprende velocità, rientra nelle vie frequentate
della città. I vampiri rilassati sentono i propri incisivi rientrare nella
normalità, e la calma ritornare. Nessuno si scambia più sguardi. L'orgia
è finita. C'è chi si risistema il nodo della cravatta, chi si infila la
camicia uscita dai pantaloni, che si rifà il trucco, chi raccoglie il
proprio bastone per camminare, chi si allaccia le stringhe, chi si rimette a
leggere il quotidiano.
Il tram apre le porte ad una fermata, una giovane coppia entra, timbra il
biglietto, si appoggia al vetro. |