Massimo
Tucci nasce nel 1974 in Sardegna, nell'isola di La Maddalena. È passato per Taranto, La Spezia, Milano e Bologna, per poi tornare alla sua isola. Le sue parole sono ironiche e graffianti come il testo di una canzone rock. Per oltre dieci anni ha guidato una band dal nome "Theda Bara". Nel 2002 ha pubblicato una silloge poetica nell'antologia "Madre Mediterranea" (Pagine Ed., Roma). Attualmente si sta dedicando alla pubblicazione di alcuni racconti. |
Il matrimonio di Sorgi
Ciao sono Giacomo da Monopoli ho 29 anni e oggi è
stata una giornata faticosa, ero emozionatissimo perché per la prima volta
facevo da testimone al mio amico Sorgi. Insomma lui si sposava. Lui era più
che emozionato: baciava tutte le madonnine e i cristi che si trovava
davanti, perché non sapeva bene cosa fanno i cristiani in queste occasioni.
Lui come me ha fatto cresima e comunione in 20 giorni grazie a uno zio
militare che abbiamo in comune e l'unica cosa che ricorda, come me, è suor
Caterina e soprattutto i suoi baffi. Lui è molto più stupido di me, io non
capisco cosa ci trovi Elisa, lei è così bella, intelligente, simpatica,
invece Sorgi è solo stupido. Lei dice che si sentiva incompleta come donna
fino a quando non ha incontrato Sorgi, io forse lo so cosa intende, perché
Sorgi ha un cazzo enorme, io lo so perché Sorgi è mio cugino e mi ha detto
Sorgi che tra cugini è normale farsi i pompini. Lo facevamo sempre la
domenica, quando si riuniva tutta la famiglia nelle campagne di Canosa a
casa di zia Teresa per mangiare i suoi ravioli di zucca, che facevano schifo
a tutti ma non si può dire, che facevano venire mal di stomaco, mal di
pancia e poi la diarrea ma non si può dire, come non si può dire che tutti
svuotavano il piatto sotto il tavolo. È per questo che Bobbi il cane di zia
sembrava un bue, e una volta gli si sono girati gli occhi ha vomitato è
morto, era vecchio hanno detto tutti, io e la cugina Giosi lo sapevamo che
aveva solo sei anni, ma non lo potevamo dire. Zio Francesco non voleva che
dicessimo a zia Teresa che sopra l'armadio in camera sua nascondeva i
giornali zozzi e per questo ce li lasciava guardare e non diceva niente a
mamma quando vedeva che ci facevamo le pompe sul suo letto, anche perché
spesso si nascondeva dentro l'armadio e ansimava forte e a me faceva un po'
schifo, come quando si univa a noi la cugina Giosi, che però era una
femmina e le puzzava la figa e non la volevamo mai. A me dava un po'
fastidio leccare il pisello a Sorgi con quello che guardava, cercavo di
dirglielo a zio di levarsi dai coglioni, ma lui mi diceva che era
maleducazione, che non si parlava con la bocca piena, aveva ragione. Insomma
oggi ero lì e Sorgi era troppo agitato, Elisa era in ritardo di tre quarti
d'ora, lo zio Francesco non ce la faceva più, guardava i chierichetti con
la bava e intanto si toccava il bastone, zia Teresa lo teneva a freno con
gli occhi gonfi e il rosario in mano mischiando avemaria e padrenostro a
cose tipo "chi cazzo me l'ha fatto fare se gliela davo al figlio del
sindaco quarant'anni fa non facevo questa fine almeno ero ricca che quello
è entrato in politica ero pure bona mi faceva fare l'attrice aveva detto
sono proprio una stronza mi sa che mi merito questa vita di merda, etc.
etc.". Mia mamma e il papà di Sorgi che poi sono fratelli erano già
sbronzi che era l'ora dell'aperitivo, si erano già scofanati una mezza
dozzina di campari a testa e tutte le tartine del bancone del bar
all'angolo, e regalavano a destra e a manca sorrisi bellissimi, col caviale
e le acciughette incastonati tra i denti. La cugina Giosi rompeva il cazzo
perché le sudavano le mani con tutto quel riso stretto nei pugni, che io le
dicevo "cosa cazzo l'hai levato a fare dalla scatola, buttalo, dopo ne
prendi altro, prima c'è la cerimonia", lei mi dice "ho solo
questo l'ho preso sfuso che costa meno il signor Mario dell'emporio voleva
cento lire per il sacchetto l'ho mandato a fanculo ti denuncio gli ho detto,
lui mi ha risposto brutta troia morta di fame pezzente tienilo in mano
allora e vai a cagare, io non ci posso andare che per pulirmi il culo come
faccio è un mondo di merda, etc. etc.". Solo io intelligente in questa
famiglia. Insomma con tutto questo casino cosa dovevo fare secondo voi?
Dovevo fare qualcosa, Sorgi vagava quasi schiumando. Ho chiesto il lexotan a
zia Carla ma quella isterica se l'era bevuto tutto. Nessun'altra soluzione…
ho preso Sorgi per mano l'ho portato in un confessionale gli ho tirato fuori
il cazzo e ho fatto del mio meglio. Sorgi mi guardava con gratitudine, fin
quando non ho sentito un vociare provenire dall'ingresso della chiesa, mollo
il cazzo di Sorgi ma lui dice "che minchia te ne frega" me lo
rimette in bocca e visto che c'era si abbassa completamente pantaloni e
mutande mi prende due dita della mano e se le mette nel culo, io gli dico
"mi raccomando avvisami quando devi sborrare che c'ho lo smoking del
noleggio", lui mi sposta delicatamente la testa e in quel momento sento
alle mie spalle una voce inaspettata che dice "signor prete io devo
essere sincera non mi sono confessata che un paio di volte in vita mia non
sono mai stata una cattolica convinta ho sempre avuto una visione tutta mia
della religione e un prete non entrava nelle categorie di persone che
consideravo degne di stima ma ora sento l'esigenza di parlarle prima di
salire all'altare mi devo liberare di questo peso… glielo dico di getto
così non ci penso più… l'altra sera mentre provavo l'abito nuziale mi
piegai in avanti per controllare l'orlo del vestito e vidi Giacomo il cugino
del mio fidanzato alle mie spalle, provai un istinto irrefrenabile e lui non
so come lo capì si avvicinò mi alzò la gonna e mi prese lì, da dietro,
come due cani, come in quel romanzo di Moravia… va beh… così come se
niente fosse nel culo ooops mi scusi si può dire culo qui dentro? scusi sa
sono emozionata... ma… mi scusi... ma c'è qualcuno lì dietro?".
Sorgi non riuscì più a trattenersi ed Elisa si beccò la più inaspettata
sborrata in pieno viso della sua vita e disse un po' alterata "ma che
fa mi sputa? ma come si permette? non dovreste accogliere i peccatori a
braccia aperte?", ma mentre si puliva il viso capì che non era sputo.
Non le sembrò vero, guardando attraverso i buchi la scena che si presentava
davanti ai suoi occhi doveva essere simile ai giornaletti zozzi di zio
Francesco solo che era più umida, vera e tridimensionale. Io guardai Elisa
negli occhi... Elisa guardò me... che distolsi lo sguardo... e guardai
Sorgi... che mi guardò... e rivolse gli occhi ad Elisa... |