Claudio Prandin

dopo un primo romanzo "giovanile" e una lunga pausa di riflessione, ho fortunatamente ricominciato a scrivere. Con i primi entusiasmi e i primi risultati è arrivata anche la voglia di confrontarsi e di proporsi ad un pubblico diverso da quello composto dagli amici.

Bologna

05/01/2004 - 04/02/2004

Nessuno parla di te

 

Ieri

 

Che ci sarebbe stato anche lui proprio non me lo aspettavo. Se lo avessi saputo, certo non avrei accettato. Lo so, l'evento, l'occasione, non sono cose che si ripetono due volte nella vita, anche se … con i tempi che corrono.
Comunque due amici tra i più cari che ho, domani si sposano e io sono tra gli invitati. E questo è normale, con tutto l'affetto che i futuri sposi provano nei miei confronti, con tutto quello che, posso dire senza vantarmi, ho fatto per loro. Non è forse vero che gli ho dato io l'opportunità di conoscersi ?
E' assurdo che al giorno d'oggi un uomo come me non riesca a trovare nulla di credibile per esimersi da adempiere ad un impegno di cui farebbe volentieri a meno.
E se lui pensasse che non ci voglio andare per causa sua ? Se pensasse che ho rinunciato per non incontrarlo, oppure che mi rende invidioso vederlo fare il testimone al posto mio ? Com'è cinica la gente. Sempre pronta a pensare male.
Ho deciso. Domani mi vestirò con il mio abito nuovo, sarò bellissimo, andrò al matrimonio, lo saluterò cordialmente e apparirò agli occhi di tutti come colui che ha fatto conoscere gli sposi e ha perdonato una cattiveria come quella che ho subito io.
Andrò anche a salutare affettuosamente la sposa, dimostrando a tutti quanta felicità provo a vederla felice a fianco di un altro uomo.
Parteciperò al pranzo, ballerò al ricevimento e dimostrerò con quanta eleganza si partecipa a questi eventi.
Alla fine della serata vedremo chi è tra noi due quello che avrebbe fatto meglio a stare a casa.













Oggi


La sveglia interrompe un sogno bellissimo. Così bello e intimo, così mio, che non ho voglia di ripensarci e di riviverlo adesso. La concretezza della quotidianità non si coniuga con la dolcezza di questo sogno, non si sposa con … ma guarda quali verbi utilizza il mio pensiero.
Comunque il sogno appena interrotto lo ripongo nel cassetto del comodino e lo riprenderò questa sera, quando tutto sarà finito e potrò godermelo in tranquillità e solitudine, due care e preziose amiche che oggi dovrò abbandonare per accontentare altri due amici in carne ed ossa. E' il giorno più bello della loro vita; come posso impedire che nel loro ricordo fotografico manchi la mia persona, la mia presenza ?
Apro l'armadio per rimirare l'abito nuovo. Sei bello, mio caro, bellissimo. Poi volgo lo sguardo allo specchio nell'anta laterale, quello alto, quello che mi riflette in tutta la mia altezza. Sei bello, mio caro, bellissimo.
Il tempo però non si ferma per assecondare la mia brama di bellezza. Come quella giornata al Louvre. Sarei stato ancora delle ore a guardare i quadri di Monet, ma i guardiani dei musei, si sa, non hanno sensibilità per apprezzare certe cose e all'orario di chiusura mi hanno costretto a lasciare il museo. Non è incredibile che certe cose capitino, nel 2003, nel XXI secolo ? E sono quasi sicuro di aver anche pagato il biglietto. Oppure era incluso nel viaggio premio aziendale ? Non ricordo ma che importanza ha ? Mi devo preparare e non ho tempo da perdere.
La colazione è il mio pranzo preferito. Latte caldo, caffè caldo, cibi dolci. Non è rassicurante la colazione ? Cibi avvolgenti, morbidi, profumati; come le lenzuola da cui mi sono appena congedato. Come fanno gli americani e gli inglesi a mangiare uova e prosciutto ? Come si conciliano le prime ore di vita dopo la morte temporanea, dopo l'assaggio di letargo, insomma, dopo il sonno, con i cibi salati e puzzolenti ? Nella vita c'è assoluto bisogno di coerenza. La notte è dolce, è tepore, è caldo abbraccio. Così deve essere la colazione.
La pausa pranzo, come la giornata lavorativa deve essere salata e indigesta.
La cena deve essere leggera e promettente, per introdurci nel mondo effimero della notte che precede.
Lavo la tazza nell'acqua tiepida e vado a fare la doccia. Tiepida.
Mentre mi lavo non riesco a smettere di pensare al mio vestito nuovo. Come mi sta bene. Anche la nuova cravatta è perfetta. Credo che oggi più di una persona proverà invidia. No, non io; questa volta.
E forse una certa ragazza, una con belle gambe, che senza presunzione posso prevedere sarà vestita di bianco (anche se credetemi, mai colore fu più fuori luogo) forse questa particolare ragazza, comparando la mia figura, notata di sfuggita tra tutte le altre, ma che tra tutte le altre spicca per particolarissima bellezza, con quella là davanti, sugli scalini, quella che ha uno sguardo che sembra estasiato ma è semplicemente uno sguardo poco intelligente, comparando le due figure, dicevo, forse avrà dei dubbi sulla scelta che ha compiuto e nascerà in lei un piccolo dubbio che piano piano, passo dopo passo, diventerà sempre più grande e sempre più pesante, fino a diventare per lei impossibile issarlo sugli ultimi scalini, impossibile raggiungere il piccolo trono sulla quale si dovrebbe sedere e che la dovrebbe incoronare la reginetta del giorno.
Rido.
Sono sotto la doccia e rido.
Sono felice.
Le cose si sistemeranno, finiranno come avrebbero dovuto cominciare.
Esco dalla doccia e volgo lo sguardo allo specchio di fianco al lavandino, quello alto, quello che mi riflette in tutta la mia altezza. Sono bello, bellissimo.
Nella mia nudità mi sento invincibile.
Mi asciugo compiacendomi nel sentire quanto forti e ben scolpiti siano i miei muscoli. E' un peccato doverli nascondere sotto un vestito; forse anche sotto un vestito bello come il mio.
A proposito, mi precipito in camera impaziente, fremente, impossibilitato a prolungare ancora di un solo istante il momento della vestizione.
Apro l'armadio, dolcemente prendo fuori il vestito, volgo lo sguardo allo specchio nell'anta laterale, quello alto, quello che mi riflette in tutta la mia altezza, e con perizia e dolcezza, mi vesto.
Mi mancano le parole. Chi ho di fronte ? Cosa c'è di più bello di ciò che vedo nello specchio ?
Se penso che ho perso tanto tempo a chiedermi se era o non era opportuno andare a questo matrimonio …
Adesso non ho più alcun dubbio.
Sono armato. Armato e pericoloso. Qualcosa di importante oggi succederà; qualcuno si ravvederà, cambierà programma; qualcun altro si accorgerà, si pentirà, se è onesto (cosa di cui dubito) chiederà scusa.
Oggi è una giornata così perfetta. Peccato persino che finirà.

Mi chiedo se sia meglio chiamare un Taxi o andare in chiesa con la mia auto.
Non ho un'auto di cui essere molto fieri e il Taxi, eh sì, il Taxi conferisce un'aria così elegante. Da qui alla Chiesa non dovrebbe costare molto; così potrei anche dare una cospicua mancia al tassista e permettergli di ringraziarmi ripetutamente. Devo ricordarmi di dargli la mancia una volta uscito dal Taxi. Sarebbe bene che uscisse anche lui, così tutti vedrebbero … Ma che sciocchezze che mi vengono in mente. E' che è una giornata così bella e io sono così felice per i miei due amici.
Mi avvicino al telefono per chiamare il Taxi ma mentre lo sollevo mi anticipa e squilla : "Oh, grazie per la sollecitudine; Via Genova per favore".
"Come dici ?"
"Abito in Via Genova; insomma. Attenderò l'auto in strada."
"Cosa dici, caro ? Sono la mamma".
"Oh mamma cara. Scusa tanto. Come stai ? E' che … ero distratto. Sono così euforico, sai, il matrimonio, te ne avevo parlato, vero ?"
"Il matrimonio ? Proprio oggi ?"
"Sì mamma; perché ? Cosa c'è di speciale oggi ?".
"Oggi è Domenica."
"Lo so mamma. Di solito è il giorno migliore per sposarsi; gli invitati non lavorano, i ristoranti lavorano, ai preti non dispiacerà celebrare la messa, tanto lo avrebbero fatto lo stesso. Lo sai che la gente è esigente".
" Proprio oggi ?".
"Sì mamma. Se fosse stato Domenica prossima che differenza avrebbe fatto ?".
"Non lo so. E' che tuo papà …".
"Papà cosa ? Per lui è sempre Domenica. E' in pensione da cinque anni e per lui ogni giorno è uguale all'altro".
"Non è vero. Oggi ci teneva particolarmente che tu venissi a mangiare da noi".
"Per quale motivo ?".
"…"
"Mamma. Per quale motivo ?".
"Non saprei dire … E' così agitato. Avrà qualcosa di importante da dirti, qualche consiglio da chiederti. Lo sai che conta molto su di te."
"Passamelo"
"Meglio di no : non lo voglio svegliare"
"Come fa ad essere agitato se dorme"
"… Era agitato ieri sera, insomma, sembra quasi che tu non mi creda. In che mondo viviamo se una madre non …"
"Mamma, ti chiedo scusa. Non volevo mettere in discussione …"
"Ah no ? E allora cosa intendevi con tutte quelle domande che sembravano un terzo grado? Sei sempre stato così nei miei confronti, anche quando eri un bambino e poi un ragazzo, sempre pronto a criticarmi …"
"Perdonami mamma, ti chiedo scusa. Ora però ti devo lasciare perché ho chiamato un Taxi, arriverà tra qualche minuto e ho ancora alcune cose da fare prima di uscire".
"Hai indossato il vestito Blu ?"
"No mamma, ho messo quello che ho comprato ieri"
"Perché non hai messo quello Blu ?"
"Perché preferisco mettere quello nuovo. Tra l'altro l'ho comprato apposta."
"Ma quello Blu …"
"Non l'ho messo perché ci tengo molto, mamma, è il mio preferito; me lo hai regalato tu e non voglio che si rovini."
"Ah; che ragazzo attento che sei; come sei bravo. Papà sarà contento della cura che usi alle tue cose."
"Sono contento. Salutamelo e digli che mi dispiace oggi non venire a pranzo da voi. Mi mancherete."
"Anche tu. Ti telefono questa sera così mi racconti com'era vestita la sposa".
"Sai … tornerò tardi e … sarò stanco e … Va bene; ci sentiamo questa sera. Buona Domenica, mamma".
"Anche a te, caro. Ti mando un bacio."

Salgo sul Taxi con l'umore a terra. Mi sono svegliato con la dolcezza di un sogno e mi sono preparato per questo matrimonio a cui tengo tanto, poi è bastata una telefonata …
Ma ora basta; non voglio rovinare tutto, non voglio farmi condizionare.
E' così difficile rimanere impermeabili rispetto all'esterno.
Sempre, sempre il mio umore cambia a seconda degli Input che provengono dal di fuori.
Invidio le persone che trovano dentro di se gli stimoli, la positività, la certezza e la forza di essere felici.
Io ho l'eterno bisogno di acquisire dall'esterno queste sensazioni; dall'affetto degli amici o semplicemente dalla bellezza del sole.
Facciamoci forza.
"Dove la devo portare ?"
Lo sapevo : semplicemente osservando il vestito, o forse grazie al mio profumo, ha capito che sono una persona importante che deve necessariamente andare in un luogo importante.
"Benissimo; è la prima volta che ricevo istruzioni tramite una partecipazione ad un matrimonio".
Elegante. Non trova ?
"E' lontano. Ci vorrà del tempo, forse un'ora."
Addio mancia caro tassista. Tassista caro.
Mentre osservo la città che si esibisce scorrendo in questa specie di televisione di vetro che ho di fianco, penso a come deve essere bello avere come unico problema nella vita quello di far funzionare un apparecchio meccanico e non una vita complessa come la mia.
Benzina, olio, gomme nuove. Quale tipo di problema può mai avere un tassista?
Io devo gestire il lavoro, la casa, una relazione stabile (anzi, in questo caso, il problema è proprio che non ho una relazione stabile), la vita sociale. E poi questo dannato matrimonio.
"Va ad un matrimonio ?"
"Come lo ha capito ? Non le può essere bastata la mia eleganza"
"Beh, sa. L'esperienza nel catalogare le persone al primo sguardo che noi tassisti sviluppiamo grazie al nostro lavoro, il fatto che è Domenica, la sua eleganza, certo, e poi il dettaglio trascurabile della partecipazione che mi ha mostrato"
"Già !"
"Dall'abito desumo che lei sia il testimone"
"Noooo, cosa dice. Non sono così intimo degli sposi per fare il testimone."
"E' un amico o un parente ?"
"Il loro migliore amico"
"Non capisco"
"Cosa ?"
"Prima ha detto di non essere abbastanza intimo per fare da testimone e poi …"
"Mi sono espresso male : sono uno dei migliori amici degli sposi. Soprattutto della sposa. Un tempo siamo stati molto … vicini, mi spiego ?"
"Certo. Tra gentiluomini non serve una parola di più"
"Ma no. Cosa ha capito. Non pensi che …"
Perché no ? Che lo pensi pure. Che male c'è ? E poi, è mia la responsabilità di ogni insinuazione che nasce nella mente dei tassisti ?
"Sì, in effetti, lei comprende tutto al primo accenno. Si figuri che abbiamo frequentato la stessa classe per cinque anni. Posso ben dire di essere la persona che al mondo la conosce meglio di chiunque."
"A parte i genitori"
"E cosa c'entrano i genitori ?"
"Mah, sono le persone che ci vedono nascere, ci crescono e ci educano"
"E' vero, ma loro non ci considerano adulti o persone, per loro siamo eterni bambini.. La sindrome di Peter Pan in versione Freudiana.
Comunque le dicevo : questa cara ragazza, a scuola, era molto timida e parlava molto poco, soprattutto con noi maschietti; mi segue ?
Presumibilmente aveva timore della nostra … come dire … virilità. Non voglio sembrarle presuntuoso ma sa, io …
Adesso che ci penso con alcuni compagni maschi era entrata molto in sintonia, aveva formato quasi una certa forma di amicizia; dico "quasi", badi bene, non mi fraintenda.
Con me parlava molto poco, però sapevo, come sono sicuro ancora oggi, che fossi il suo preferito.
Per troppa timidezza evitava di rivolgere la parola proprio a me, di cui, se devo dire la verità senza sembrare …"
"Presuntuoso"
"… Appunto, di cui, dicevo, era innamorata"
"E perché oggi sposa un altro uomo ?"
"Eh, le donne. Come si dice ? Chi le capisce è bravo ! Poi, a sua discolpa, sono passati tanti anni. Per me, tra l'altro, lei era solamente una cara amica e forse questo la feriva a tal punto da toglierle il coraggio di parlarmi.
Persino in quei pomeriggi, non molti per la verità, in cui la chiamavo per telefono, era troppo timida per venire a rispondere e faceva dire a sua madre "Oh mi dispiace, non è in casa"
A quell'età, la timidezza …
Vedo che sta sorridendo. C'è qualcosa di buffo o di ridicolo in quello che le sto raccontando ?"
"No. Affatto. E' che lei ha un modo molto efficace di raccontare le cose. Molti clienti si lamentano di noi tassisti perché, dicono, parliamo troppo. Se i clienti fossero tutti come lei, noi non avremmo bisogno della bocca se non per mangiare"
"E dirci quanto costa la corsa"
"Certamente"
Impertinente. Chi si crede di essere ? Se fosse intelligente e sensibile come me non starebbe certo tutto il giorno seduto su quello scomodo sedile per la misera cifra di … vediamo il tassametro. Ah però ! E non siamo nemmeno a metà percorso.
"Per favore potrebbe fermarsi alla fine di questa strada ? Lo so che non siamo ancora arrivati. Sì, prima della fine del portico. Noooo, non davanti al Bancomat, cosa dice. Mi vorrei fermare in quel negozio di … di …"
"Fiori ?"
"Ah, sì, esatto. Proprio il negozio di fiori. Sa, potrei avere l'intenzione di mettere un fiore al mio occhiello ... Sì certo, perché no ? Anche di aggiungerne un altro a questo qui; è così bello. Indossare due fiori all'occhiello è diventato di moda. Comunque si fermi davanti al fioraio, per cortesia. No, non al Bancomat. Bene Grazie. Va bene anche un po' più avanti, faccio volentieri due passi. Mi aspetti laggiù, tornerò tra poco."
Che insolente. Pensa che vada a prelevare perché non ho i soldi per pagare la corsa. E se anche fosse così ? Che male ci sarebbe ? Anzi, per dimostrargli che non c'è proprio niente di male mi fermerò al Bancomat a prelevare.
200 Euro basteranno ? Direi proprio di sì.
Dimentico sempre il codice di accesso … uhm … meno male che ho escogitato un metodo tramite il quale associo ogni numero del codice a qualcosa di importante; dunque : "12" perché è il giorno in cui sono nato, moltiplicato per due. Metodo geniale il mio ! Poi "3" che è la somma dei primi due e poi "45" che è la metà di "Italia 90", l'anno dei mondiali di calcio. Maledetti rigori. Dimmi un po' tu come farei altrimenti a ricordare una simile sequenza di cifre disconnesse tra loro.
Ecco fatto. Con i soldi in tasca un uomo tranquillo diventa ancora più tranquillo.
Però ! Che bella vetrina. E che bell'uomo vi vedo riflesso. He He. Non scherziamo, dai. Questi fiori sono proprio belli. Sono curioso di chiedere alla fioraia di che tipo sono.
Che strano. Come faccio a sapere che dentro al negozio troverò una fioraia donna ? Sono così sessista ? Io che nella vita non ho mai aderito ad alcun "ismo" ?
Entro.
"Buongiorno"
Mi sarei aspettato il suono di una campanella; di quelle che di solito si trovano appese alle porte dei negozi. Forse questo negozio è diverso dagli altri e nasconde delle sorprese. Magari nasconde anche un fioraio maschio che dall'aspetto avrei visto meglio in un forno o in un cantiere.
Fermi tutti. Sento una voce di donna provenire dalla porta aperta là in fondo, nascosta da una tenda, dietro quella grande pianta; porterà al retro del negozio. Forse sta parlando al telefono e non mi ha sentito entrare. Chissà con chi parla. Ma no, non sono affatto curioso. Era solo una piccola curiosità. Ecco. Ho visto un leggero movimento dietro la tenda. Quella grande pianta, vicina alla porta è proprio bella. Mi piacerebbe andare ad annusare l'odore dei suoi bellissimi fiori. Magari c'è il cartellino con il prezzo. Sembra che mi voglia avvicinare alla porta per origliare, ma visto che non sono curioso e che la mia intenzione è assolutamente legittima … vediamo quanto costa la pianta. Mh, sono davvero molto profumati questi ...
"Fidati di me, cara. Ho già avuto modo di spiegarti che noi donne siamo esseri superiori. Siamo più forti degli uomini."
… fiori. Vediamo il prezzo …
"Ti ricordi cosa ci ha detto il mese passato l'istruttrice del corso "Donna Single è bello" ? Ha detto che il cuore di una donna si apre solamente dall'interno, che noi ne siamo le uniche padrone. Mentre ogni donna può trovare la chiave del cuore di qualsiasi uomo. Alcune donne, le più belle, magari, possiedono una specie di passepartout. No, non quella cosa che intendi tu. Lo charme, la bellezza, il fascino per conquistare gli uomini. Ma anche una donna brutta può aprire il cuore di un uomo. Deve utilizzare altri mezzi, sì : anche quello che intendi tu, certo; ci potrà impiegare più tempo, ma se persevera e se … d'accordo, ti ho capito … se persevera ed insiste, dicevo, può riuscire.
Mentre una donna da il suo cuore a chi vuole.
Come dici ? Ha Ha Ha !!! Sei proprio terribile, hai ragione : non solo il cuore.
Aspetta un attimo per favore.
Buongiorno, desidera ?"
"Ehm, chiedo scusa, buongiorno e buona Domenica. Stavo osservando il prezzo di questa bellissima pianta con questi profumatissimi fiori, ma non riesco a capire quanto costa"
"Non è in vendita"
"Ma come ? E questo cartellino che ho in mano ?"
"Lo legga invece di fare finta, mentre ascolta le telefonate degli altri"
"Ma no, cosa dice ? E' che non si capisce bene il prezzo"
"Legga bene"
"Pianta in esposizione, esclusa la vendita"
"Ecco perché il prezzo non le è chiaro"
"…"
"Cara, sei ancora in linea ? Ti richiamo più tardi. E' appena entrato un Signore …"
"Grazie per il Signore"
"… che non comprerà niente ma mi farà perdere tempo; ti devo lasciare. A dopo.
Allora, cosa desidera ? Dal vestito direi che sta andando ad un matrimonio"
"Esatto"
"Si è accorto solo oggi che la sua bella sposa si merita un Bouquet ?"
"No, non scherzi. Non sono io lo sposo. Sono solo … il testimone"
"Oh che meraviglia. Allora vuole portare fiori alla sposa, o ad una damigella?"
"…"
"Se mi dice che i fiori sono per lo sposo, la butto fuori dal negozio"
"Ma come si permette ? Stavo solo ripensando alle cose che ha detto prima al telefono"
"Allora stava davvero origliando"
"Insomma. Ora mi arrabbio. Lei parlava a voce molto alta e qui in negozio c'era silenzio. Ho visto questa bellissima pianta mi sono avvicinato e …"
"Bella pianta, vero ? L'ho piantata io stessa. Ne sono molto orgogliosa. Per questo motivo non la vendo. Prima o poi diventerà un regalo speciale"
"Per chi ?"
"Ancora non lo so"
"E' vero, ricordo : ma "Donna Single" è davvero bello ?"
"E' bello. Ma solo fino ad un certo punto. Conosce il detto "il gioco è bello se dura poco ?" Lo stesso vale per la condizione di "Single"
"Io l'ho sempre pensato per la condizione di "impegnato"
"Anche questo è vero"
"Ma quello che diceva al telefono … il cuore delle donne … il passepartout …"
"Certo che è vero. Non condivide ?"
"Non lo so. Forse sì. Nel momento stesso in cui ho udito le sue parole mi sono sentito oltraggiato ma nello stesso momento ho capito quanto profonde e vere fossero. Però, credo che potrebbe essere interpretato anche come un limite delle donne"
"Cioè ?"
"Cioè : un uomo si può innamorare di qualsiasi donna possieda il passepartout o semplicemente trovi la chiave per arrivare a lui. Ma una donna non si può innamorare di qualsiasi uomo"
"Basta solamente che lo voglia"
"Intende che semplicemente con la volontà lei potrebbe, per esempio, innamorarsi di me ?"
"47… ? No. 48…"
"Cosa sta facendo ? Conta ?"
"No. Cerco di ricordare il numero di telefono dell'istruttrice del corso. Provo a rivolgere a lei la domanda; anche se la teoria lo prevede, credo che sia assolutamente impossibile"
"Lei è fortunata. Sono atteso ad un matrimonio e non ho tempo di offendermi"
"Se lei è solo il testimone, non credo ritarderanno di molto la cerimonia. Lei sa che indispensabili sono solo gli sposi e il prete ? Non lo sono nemmeno i genitori"
"Che cosa ha contro i genitori ?"
"Nulla. Assolutamente nulla. Specialmente se non sono i genitori di mia sorella. Lei sarebbe quindi il testimone ?"
"Certo. Non si vede ?"
"Il vestito, se non altro, è molto bello"
"Grazie"
"Mi fa vedere gli anelli ? I simboli dell'amore sono così romantici e rari da trovare. Si figuri quelli dell'amore eterno"
"Assolutamente no. Ho passato tutta la giornata di ieri a lucidarli; non vorrà che in Chiesa, al momento dell'estrazione dalla custodia, tutti gli sguardi delle persone che saranno concentrati su di me, notino le impronte di un'estranea sugli anelli ?"
"Le garantisco che non li toccherò"
"Potrebbero sporcarsi con … con la polvere del negozio"
"Come si permette ?"
"Intendevo con il polline dei fiori di cui è certamente intrisa questa fertilissima aria. Pensi che la sposa è addirittura allergica al polline"
"Per carità, non insisto, tenga pure nascosti quegli splendidi anelli. Chissà quanto li avrà pagati se ha persino paura del polline"
"Le ripeto che la sposa è allergica"
"Le credo come credo al mio analista"
"…"
"Cosa c'è ? Perché adesso ha quell'espressione stupita ?"
"Prima il circolo delle zitelle impenitenti, poi l'analista. Non le converrebbe spendere i suoi soldi in una normalissima discoteca ? Ci troverà tutti quegli uomini in cerca di una donna che spera di trovare a quegli stupidi incontri privati con stupidi professoroni"
"Esca dal mio negozio"
"Le chiedo scusa; sono stato molto maleducato"
"Esca subito dal mio negozio"
"Mi permetta davvero di chiederle perdono per …"
"Fuori"
"Se le comprassi quella bellissima pianta vicino alla tenda ? E se … ho capito, non gridi, e se le facessi vedere gli anelli del matrimonio ? D'accordo, d'accordo; ma non spinga. Ho indosso un abito molto costoso e perfettamente stirato"
Rientro nel taxi. Sono turbato.
"Per piacere, portiamo a termine questo viaggio"
Il tassista mi guarda per qualche istante e forse capisce che è meglio non dire niente, perché è proprio niente che dice. Avvia il motore e riparte.
Per arrivare alla chiesa impieghiamo altri venti minuti che trascorrono in assoluto silenzio.
Quindi il taxi si ferma ad un semaforo dal quale si vede, ad un centinaio di metri, il piazzale antistante la chiesa dove con orrore scorgo già parcheggiata l'auto della sposa.
Lei ne è già scesa e sta salutando persone sconosciute vestite in modo assai elegante.
"Questa volta non è stata la sposa ad arrivare per ultima. Cosa mi consiglia ? Torno a casa ?"
"Di cosa si preoccupa ? Vada. Magari la lascio qui. Nessuno la vedrà scendere. Si può unire agli altri passando dietro a quegli alberi laggiù, così non si accorgeranno del suo ritardo. Oppure può aspettare che tutti siano entrati in chiesa ed entrare senza farsi notare. Chi potrà sostenere che lei non sia arrivato in orario ?"
"Lei è un tassista saggio. La ringrazio del consiglio ma è meglio che adesso vada e accetti gli sguardi di rimprovero degli invitati. L'unica consolazione è che la sposa non se ne accorgerà"
"Questo sì che è un atteggiamento virile e responsabile"
"…"
"…"
"Visto che ormai siamo diventati amici, al punto che mi consiglia persino come destreggiarmi tra gli ostacoli della mondanità, perché non viene con me al bar che vedo là in fondo ? Le offro un caffè"
"Dato l'importo che vedo sul tassametro, permetta a me di offrire"
"Grazie. Allora accetto"
"Intanto però, mi paga la corsa ?"
"Ah, che sbadato, certo !"
Meno male che ho prelevato. Buona parte dei 200 Euro passano di mano. Come sono volubili e superficiali i soldi. Mi ricordano i gatti : non importa quale sia il loro padrone; lo cambiano con una disinvoltura assoluta. Non vedo in essi alcun rammarico nel dovermi lasciare per approdare in un altro portafogli. Nemmeno una piccola frazione del dispiacere che invece provo io nella separazione.
Traditori.
Approfittatori.
Non sono forse stato una specie di ostetrico ? Li ho visti nascere, venire alla luce, al mondo, dal ventre del Bancomat.
Figli degeneri.
Se i miei figli si comporteranno allo stesso modo, se mi abbandoneranno per andare a vivere con un'altra persona …
Ma a cosa sto pensando ? Se mai avrò dei figli è chiaro che faranno esattamente così, che preferiranno vivere con una persona diversa da me. E io, alla fine, sarò anche contento di vederli andare via, per vederli più felici. Vedere allontanarsi i propri figli può essere fonte di felicità. I soldi … no ! Non è buffo ?
Mentre scendo dal taxi mi rendo conto che anche se sono lontano dalla chiesa e gli invitati nel piazzale sono tutti concentrati a baciare e a salutare la sposa, a dirle :
"Quanto sei bella"
"Oh, ma guarda che bella acconciatura !"
"Desideri figli maschi o …"
qualcuno potrebbe notare un bel giovanotto vestito meglio di qualsiasi testimone, che si allontana e chiedersi
"Coma mai quel bel giovanotto così elegante non viene verso la chiesa ? La sposa è già arrivata. Cosa aspetta ? E adesso, dove sta andando con quel vecchio signore vestito da tassista ? Sta andando addirittura verso il bar. Non si azzarderà a fare la comunione dopo aver bevuto liquori ?"
Quindi decido di mimetizzarmi togliendomi la giacca, lasciandola nel taxi.
"Dopo tornerò a riprenderla"
"Mi raccomando, non la dimentichi. A me comunque starebbe stretta"
Lo guardo con vistosa antipatia, ma non ribatto perché non ho più voglia.
Entriamo nel bar e ordino due caffè.
"Per piacere"
"Normali ?"
Vorrei rispondere "No : buonissimi" e invece rispondo "Sì grazie"
Poi guardo il tassista. Per la prima volta da inizio giornata, lo guardo con attenzione.
Mi ispira simpatia. Bassettino, tarchiatello, con quei baffetti sembra un attore principiante che cerca di imitare Gino Cervi nei panni di Peppone.
He He, perché non lo invito in chiesa ? Chissà che risate se vi troviamo un parroco segaligno con un gran nasone e l'accento francese.
"Perché mi fissa e sorride in modo sardonico ?"
"Come ? Oh, scusi, Pensavo che lei assomiglia moltissimo a Gino Cervi"
"Oh, che bel complimento che mi ha fatto. In effetti me lo hanno già detto in molti. Adoravo i telefilm di Simenon"
"A me ricorda di più Peppone"
"Erano molto belli anche i film che dice lei. Bei tempi quelli"
"Più belli di quelli odierni ?"
"Certo"
"Ma c'era più povertà, meno progresso"
"D'accordo ma eravamo più giovani"
"La felicità è una mera questione di età secondo lei ? "
"Di cosa altrimenti ? Ridarei indietro tutto per riavere vent'anni"
"Non le do torto. La devo salutare. Credo che ormai tutti gli invitati siano entrati in chiesa; devo proprio andare. A che ore finisce il suo turno ?"
"Ma guarda chi si vede ! Ciao bel ragazzone"
"Chi sono le persone che la stanno salutando da laggiù ?"
"Oh no ! Ci mancavano solo gli amici palestrati dello sposo. Appartengono a qualche setta segreta a cui piace rinchiudersi in ambienti puzzolenti a lanciarsi a vicenda ogni sorta di oggetto, purché sia sferico"
"Una squadra di calcetto ?"
"Credo che anche a loro piaccia chiamarla così. Comunque stanno venendo da questa parte. La devo proprio salutare. La ringrazio comunque moltissimo per il passaggio e per il tempo che mi ha dedicato"
"Grazie a lei. Ho passato una piacevole mattinata; e anche molto inusuale. Credo che …"
"Ne riparliamo alla prossima occasione, d'accordo ?"
"Ah, capisco. La lascio ai suoi amici"
"Non sono miei … Va bene, come vuole lei. Un'ultima cosa per piacere : visto che è stato lei a proporlo …"
"Sì ?"
"Non dimentichi di pagare i caffè"
"Ma certo. Arrivederci e buon matrimonio"
"Mh"
"Ehi ! Allora ? E' da tantissimo tempo che non ci incontriamo"
"E' proprio vero. Dove ti eri nascosto ?"
"Ma … sapete … il lavoro … gli impegni quotidiani"
"Chi era l'uomo con cui stavi parlando ?"
"Chi ?"
"L'uomo che era qui con te un attimo fa"
"Chi ? Quello che sta uscendo dal bar in questo momento ?"
"Proprio lui"
"Niente di rilevante. Beveva un caffè di fianco a me e mi ha chiesto l'ora"
"Che strano : ho sentito che stava pagando due caffè"
"…"
"Hey, guardate, sta attraversando la strada. Che camminata buffa. E adesso sta salendo su quell'auto bianca. E' un taxi"
"Si sarà fermato a fare una pausa. Magari sta guidando dalle cinque di questa mattina"
"Poveretto"
"Nessuno di voi immagina quanto guadagnino i tassisti. Se c'è un "poveretto" in questa città, non è certamente quel tassista là"
"Dai, non essere scontroso. Oggi è un giorno di festa. Ci sarà un bellissimo matrimonio seguito da un lauto pranzo. Gratis"
"E poi ai matrimoni si distinguono meglio le donne single da quelle impegnate. Basta attendere il lancio del Bouquet"
"Ed evitare certe brutte figure, vero ? Ha Ha Ha"
"Non sei affatto simpatico"
"Guardate : il taxi sta svoltando l'angolo. E' sparito. Pensate : non lo rivedremo mai più in tutta la nostra vita. A proposito : come mai sei senza giacca ?"
"Senza giacca ? Quale giacca ?"
"Sei senza giacca. Di solito sei sempre elegantissimo, sempre molto attento ai particolari, a che ogni dettaglio del tuo apparire sia perfetto"
"Sei così sicuro che apparire sia più importante di essere ?"
"Tra amici o in palestra no, ad un matrimonio sì"
"Comunque oggi è una giornata molto calda, ho quindi deciso di non mettermi la giacca; comunque se non mi ritenete alla vostra altezza, torno a casa per indossarla"
"Ma no, fai come meglio credi"
"Ragazzi, andiamo ? Prima o poi qualcuno noterà la nostra assenza"
"Vieni con noi ?"
"No grazie; andate pure, finisco il caffè e vi raggiungo"
Non ci posso credere : ho lasciato la giacca sul taxi.
Come faccio adesso ? Non posso andare al matrimonio senza giacca ma non posso nemmeno tornare a casa. Sanno che sono qui; come lo giustificherei ?
Oh, se solo il tassista fosse qui … aspetta un attimo. Che sciocco che sono.
"Cameriere ?"
"Dica"
"C'è un telefono in questo bar ?"
"Laggiù, dietro la pianta"
"Grazie"
Un'altra avventura dietro un'altra pianta. Che strana giornata.
"Pronto, servizio taxi ? Perfetto ! Vorrei chiederle una cortesia : questa mattina mi avete mandato un taxi in via Genova 9.
Alle nove, esatto. Potrebbe rintracciare l'autista ?
Per motivi miei personali !
Ma … ! D'accordo, mi sono dimenticato di dargli la mancia; gli chieda se può tornare alla chiesa dove mi ha lasciato. Sicuramente si ricorderà.
Certo, aspetto in linea"
Gli sposi saranno già allo scambio degli anelli ?
Avranno già detto "Sì" ?
E quel bel signorino che fa da testimone, chissà che aria da sbruffone avrà dipinto in faccia.
"Sì, ci sono ancora.
Oh grazie. Non sa quanto le sono grato. Le ha detto tra quanto ?
Meraviglioso. La ringrazio infinitamente, mi ha salvato la giornata.
Come ?
Sì : non avergli dato la mancia mi secca molto. Mi sarei sentito in colpa fino a stasera. Mi dispiace per lei se non riesce a capire un sentimento del genere.
Si, è meglio; anche io ho molto da fare. Centinaia di persone stanno aspettando me. Arrivederci"
Ah, che sollievo. Forse è la prima cosa di oggi che va per il verso giusto. Ora devo solamente aspettare che arrivi la mia giacca.
"Ha finito di telefonare ?"
"Sì, perché ?"
"Perché dovrei telefonare io. Mi fa passare per piacere ?"
"Oh certo, mi scusi. Ero sovrapensiero. Sa, con tutte le cose a cui un uomo deve pensare, il lavoro, la casa …"
"Le dispiace farmi passare ? Devo fare la mia telefonata"
"Prego, passi pure"
Chissà quale urgenza avrà, vero ? Siamo nel ventunesimo secolo e nessuno ha più tempo né voglia di scambiare due parole con il suo prossimo.
Meno male che laggiù vedo arrivare il taxi.
Senza giacca è un po' freddino. Meno male che gli alberi sono distanti tra loro e non impediscono ai raggi del pallido sole di scaldare la terra. E me.
"Ben trovato, caro il mio amico tassista"
"Ha lasciato la giacca sul mio taxi, alla fine"
"Eh sì; i miei amici, entrando nel bar, mi hanno distratto e mi hanno fatto dimenticare che l'avevo lasciata nella sua auto"
"Poco male. Fortunatamente non ero andato molto lontano. Ecco la sua giacca. Sa che è molto bella ? Se la centralinista non mi avesse rintracciato sarei stato disposto a dimagrire dieci chili per poterla indossare"
"Grazie; è una giacca molto bella, lo so. Ed è anche molto comoda. Eh sì, molto comoda. Poi vede come mi sta indosso ? Perfetta, con questa foggia così moderna. Ma qui … cosa le ha fatto ?"
"Nulla, non l'ho assolutamente toccata"
"C'è una macchia di sporco, qui sulla manica"
"Le garantisco che …"
"Ma abbia il contegno almeno di stare zitto. Quali scusanti può addurre ? Le lascio la mia giacca nuova nell'auto per dieci minuti e lei me la restituisce sporca ? Quale forma di rispetto voleva dimostrarmi ?"
"Mi ascolti bene : sono tornato qui per restituirle la giacca che si era dimenticato. Le ho solamente fatto una cortesia. Ho capito che lei è una persona egocentrica e scortese, quindi la lascio al suo matrimonio e torno a casa, dove mi aspetta un meraviglioso piatto di tagliatelle. Non sarà buono come quello che mangerà lei al banchetto di nozze ma …"
"La prego si calmi. Se una persona pronuncia tante parole in fila senza nemmeno respirare vuole dire che è davvero arrabbiata. Le chiedo scusa e la ringrazio per avermi riportato la giacca, anche se è … D'accordo, non aggiungo altro. Facciamo così, per farmi perdonare, posso offrirle un caffè ?"
"Un altro ? Ho come l'impressione che non abbia molta voglia di andare al matrimonio"
"…"
"La saluto e le auguro Buona Domenica. O preferisce forse che la riaccompagni a casa ?"
"…"
"D'accordo. Arrivederci"
Ha ragione ? Ho paura di andare al matrimonio ? Di vedere la ragazza che ho amato per una vita, promettere ad un altro uomo di amarlo per tutta la vita ? Di affrontare quel villano che fa da testimone ?
Ma devo proprio farlo ? Chi mi obbliga ? Le convenzioni, le consuetudini ? O forse il rimorso che patirò sapendo che persone che mi stanno aspettando hanno sofferto per la mia assenza ?
Facciamo così : mentre ci penso mi incammino verso la chiesa. In prossimità del portone, qualcuno o qualcosa mi aiuterà a decidere, perché io non so proprio che cosa fare.
Come diceva il principe di Danimarca ? Andare o non andare ?
Senti che bel canto esce dalla chiesa.
Quanta gente felice lì dentro.
Riesco ad immaginare anche le lacrime della mamma della sposa. Che bella donna che era da giovane. Sua figlia ha preso tutto da lei.
Dal portone mi separa solamente il porticato; quanto spazio sarà ? Un metro ? Due ?
Questa colonna che sostiene il porticato è molto bella. Il materiale di cui è fatta è pur sempre cemento, ma è abbellita da splendidi e originalissimi decori : lassù in alto, raggi di luce caldi e confortanti escono da un … che cos'è ? un triangolo ? Che strano. Poi scendendo, vedo angeli paffuti e riccioluti. I loro vestiti alleggeriti dal vento sembrano di carta igienica; assomigliano a dei bambini con delle nuvole al posto dei capelli. Chi mai avrà pensato di scolpire i capelli degli angioletti in quel modo ? Sembrano tanti Sean Penn in Carlito's Way. He He. Sotto gli angeli … gente strana. Hanno tutti l'aureola e delle tonache rigide. A quel tempo o mettevano dei sassi nell'orlo degli abiti oppure li confezionavano di legno. Cadono in modo verticale, senza una sola piega, nemmeno una pence. Bah ! E sotto questa schiera di persone, la figura più alta tra tutte : sembra un vescovo a giudicare dal cappello. Ha un'aria che non avrei mai associato ad un vescovo. Li ho sempre immaginati austeri e seriosi, mentre questo, invece, sorride. E ha due occhi che, sebbene siano scolpiti nel cemento, sono allegri e ti mettono a tuo agio. Alza una mano con indice e medio sollevati : mi benedice; che bel gesto. Mi commuove, mi consola, mi riappacifica. Mi da un senso di appartenenza, mi accomuna, mi rende felice di riconoscermi nella comunità di tutte le persone che sono state da questa colonna benedette. Mi fa venire voglia di entrare in chiesa. Perché no ? Grazie Signor Vescovo ! Seguirò il suo consiglio, ho deciso : entro.
Mi avvicino alla porta, sto per aprirla e succede un miracolo : si apre senza che io l'abbia toccata; mi sono solo avvicinato alla maniglia e la porta si è aperta da sola.
Dietro ad essa ora che è aperta, però, scorgo tanta gente in fila pronta ad uscire. La funzione è finita. Facce sorridenti e felici, forse un pochino sollevate, escono complimentandosi a vicenda per la riuscita della cerimonia. Come se il merito fosse loro.
Ringraziate il vescovo, piuttosto. E' grazie a lui se oggi siamo qui.
Per non farmi investire dalla folla che esce ansiosa e frettolosa … cioè, per non creare intralcio … mi nascondo dietro la colonna, ai piedi del vescovo, completando così la lista delle Santità che parte dallo strano triangolo, passa per gli angeli e si conclude con me attraverso il vescovo e i dodici eroi vestiti di legno.
Appena mi accorgo che, uscendo, le persone oltrepassano la colonna, mi unisco alla folla, mi mescolo al flusso.
Ascolto con curiosità i commenti delle persone appena usciti dalla chiesa.
"Che bella cerimonia, vero ?"
"Oh sì, mamma. E la sposa ? Di così belle non ne avevo mai viste"
"Anche lo sposo però …"
"Sì, certo, per forza : lei è così bella che …"
"Dove passeranno la luna di miele ?"
Fino a che sento qualcuno che mi afferra un braccio.
"Hai recuperato la giacca, vedo"
"Oh ciao; ancora voi"
"Ti è piaciuta la cerimonia ?"
"Moltissimo"
"Anche se ce ne siamo persa una buona metà. Comunque la messa è come un film giallo : la parte importante è sempre alla fine. Se perdi il primo tempo, non importa, puoi sempre gustarti il finale"
"Sai adesso dove si va a mangiare ?"
"Onestamente no"
"Vuoi venire in auto con noi ? Abbiamo un posto libero"
"D'accordo, grazie. Prima però aspettiamo che escano gli sposi, così li salutiamo"
"E baciamo la sposa"
"Certo"
"E i testimoni ? Hai visto come sono belli ed eleganti ?"
"…"
"Facciamo così : aspettiamo che gli sposi escano, lanciamo il riso …"
Il riso. Ho dimenticato di portare il riso.
"… e poi andiamo insieme al ristorante. D'accordo ?"
"Va bene. Grazie."
"OK. Ci vediamo più tardi allora"
Il riso. Ho dimenticato di portare il riso. Si può essere più sciocchi ?
Funerale è Abito scuro + occhiali sole
Festa di laurea è Elegante ma casual (per non apparire vanitoso)
Matrimonio è Max eleganza + riso
Lo sanno tutti.
"Ciao bella bambina, come ti chiami ?"
"E tu ?"
"He He. Sai che sei proprio carina ? Di tutte le bambine la più bella. Non sarai tu la sposa ?"
"Noooo cosa dici. Ho solo nove anni"
"Ma pensa; avrei detto almeno dodici"
"Invece ne ho nove"
"Ce cos'hai in mano ?"
"Riso"
"E cosa te ne fai ? Non lo vorrai mangiare"
"Ma no ! Quando escono gli sposi glielo tiro; porta fortuna"
"Ma tenendolo in mano, in quel modo, non fai fatica ?"
"Guarda che è leggero"
"Con le mani impegnate a tenere il riso come farai quando dovrai grattarti il nasino ? Danne un po' a me, se vuoi. Ti aiuto a tenerlo per quando usciranno gli sposi"
"No grazie. Mi aiuta il mio papà"
"Il tuo papà ? Io non lo vedo"
"Allora piccolina, sei pronta ?"
"Sì papà. Ma quanto ci mettono ? Io sono stanca. Quando arrivano gli sposi ? Mi gratti il nasino per piacere ? Sai che questo signore mi voleva rubare il riso ?"
"Voleva rubarti il riso ? No, cara, non credo proprio. Questo signore di riso ne avrà sicuramente portato. Vero ?"
"Hm … Hm … Guardi … il sacchetto che ho comprato l'ho finito. Con tutti i bambini a cui ne ho dato ! Sa come fanno, no ? Per giocare se lo tirano addosso a vicenda e lo sprecano subito. Io gli ho detto "Bambini aspettate gli sposi" ma loro … He He … sono bimbi d'altronde, no ? Se non li lasciamo sfogare in questi giorni di festa"
"Sono d'accordo con lei. Piccola, dagliene un po' del tuo"
"No"
"Huuuu come sei antipatica. Resti qui; vado da mia moglie e torno. Ne porta sempre quattro o cinque pacchi. Fa a gara con le sue sorelle a chi ne getta di più agli sposi. E' una competizione accesissima. Pensi che se perde, mia moglie passa una settimana con un umore così nero che per sette giorni non … Va bene. Vado a chiederle se ha un pugno di riso per lei"
"No, davvero; non si preoccupi. Non vorrei che perdesse la gara per colpa mia"
"Ha ragione ! Però … vede la ragazza con il vestito azzurro, quella castana, riccia, bruttina …"
"Glielo dico alla zia; glielo dico che hai detto che è bruttina"
"Stai buona per piacere. Quella ragazza è mia cognata; se andasse da lei a rubare un po' di riso … mi farebbe anche un piacere"
"D'accordo. Grazie e Buona Domenica a tutti"
"Grazie a lei"
"Ciao principessa"
"Non saluti questo gentile signore che sta andando dalla zia ?"
"No"
Chissà perché le donne mi trattano sempre così ? Comunque di ragazze bruttine ne vedo molte. Quale sarà la zietta ? Che sciocco : quella castana, bruttina laggiù ha in mano sette pacchetti di riso. Non mi posso sbagliare.
"Salve"
"No. Mi dispiace. So che sembra strano ma non le posso dare nemmeno un pochino del mio riso"
"… Grazie …"
"Mi scusi; vuole del riso ?"
Mi volto e vedo un bel ragazzo … insomma un ragazzo, con del riso in una mano e un'enorme macchina fotografica nell'altra.
"Mi hanno appioppato questa manciata; io preferirei preparare l'esposimetro e la messa a fuoco ma mi servono entrambe le mani : vuole per caso il mio ?"
"Non vorrei approfittare della sua gentilezza"
"Scherza ? Mi farebbe solamente una cortesia. Tra qualche minuto lo avrei buttato a terra"
"Allora … Grazie"
"Grazie a lei. Allunghi la mano. Ecco fatto"
"Hey; dov'è finito il riso che ti ho dato prima ?"
"Hu cara. L'ho dato a quel signore che ne aveva bisogno. Pensavo comunque che tu ne avessi ancora, così intanto gli ho dato il mio"
Faccio finta di non sentire e per non intromettermi nelle questioni di coppia mi allontano con il mio piccolo tesoro bello stretto nelle mani.
"Ciao signore"
"Oh ciao, bella principessa dodicenne. Ancora qui ?"
"Sì. Guarda"
"Hai le mani vuote. Che belle mani che hai"
"Sì ma sono vuote"
"Cosa hai fatto del riso ?"
"L'ho lanciato addosso a quell'odioso di mio cugino. Pensa che si è anche messo a piangere. Ma gli sta bene. Me ne dai un po' del tuo ? La mamma mi ha detto che me ne dava un pugno soltanto; uno e basta; e che non lo dovevo assolutamente sprecare. Ti sembra giusto ?"
"No principessa. Ti do un po' del mio. Ecco. Aspetta l'arrivo degli sposi, però"
"Va bene. Sempre che non incontri prima mio cugino. Ciao"
Che belli i bambini.
Eccomi qui, con la mia razione di riso in mano. Non è molto ma può bastare. Quando usciranno gli sposi … certo che a tenerlo in mano … anche se l'estate è appena iniziata … ho una strana sensazione di … umidiccio. Sembra che mi sudi la mano e che il riso assorba tutto diventando una specie di … colla appicicaticcia.
E gli sposi ancora non escono.
Cosa aspettano ? Le firme? Le foto ? Quanto ci vorrà ancora ?
Anche la gente intorno a me comincia a spazientirsi.
La ragazza riccia, bruttina con sette pacchi di riso, guarda torvamente una seconda ragazza riccia e bruttina con altrettanti pacchi di riso che sta civettando allegramente con un ragazzo biondiccio … sì va là … bruttino anche lui.
Chissà per quale motivo la prima ragazza bruttina guarda male la seconda? Per l'approssimarsi della competizione o per l'invidia dell'audacia amorosa dell'avversaria ?
I bambini soprattutto appaiono stanchi. Alcuni cominciano ad avere fame. Altri ad avere sonno.
Le donne sono stanche perché si sono svegliate presto per depilarsi, gli uomini sono stanchi perché si sono svegliati presto per sbarbarsi e depilarsi; poi la doccia, la colazione, il profumo e i vestiti, il viaggio fino alla chiesa (non parliamo poi di certi viaggi verso certe chiese) … insomma, sarà un'ora che aspettiamo gli sposi e siamo tutti un po' stanchi.
Quasi quasi comincio ad andare verso il …
"Ah, eccoti. Noi siamo stanchi di aspettare gli sposi. Quasi quasi cominciamo ad andare verso il ristorante. Vieni via con noi ?"
"Mah … veramente … non si può abbandonare la chiesa prima che gli sposi …"
"Hai ragione ma non escono mai. E' quasi un'ora che aspettiamo"
"Intanto sarà solo mezz'ora, poi non si può …"
"Beh se non ti dispiace noi andiamo. Hai qualcun altro che ti accompagni?"
"Sai che hai ragione ? E' già un'ora che aspettiamo. Vengo con voi"
Lascio cadere il riso e mentre mi incammino dietro al mio nuovo amico cerco di non incrociare sguardi di ragazze bruttine che mi hanno visto gettare per terra quell'immenso tesoro, né gli sguardi severi delle mamme che mi vedono andare via in anticipo.
Salgo in macchina insieme agli amici dello sposo, che conosco solo per aver passato in loro compagnia qualche serata a feste assolutamente dimenticabili. Niente di profondo, insomma. Ci conosciamo appena, direi. Amiamo cose differenti e abbiamo differenti valori. Comunque sono abbastanza simpatici e molto gentili ad accompagnarmi in macchina al ristorante.
Ecco infatti che ci arriviamo.
E' una villa ottocentesca molto, molto bella, con un magnifico porticato rettangolare sovrastato da un bellissimo tetto triangolare arricchito da una bifora circolare. Si chiama bifora ? Rosone mi sembra troppo pretenzioso.
Il giardino, poi, di questa magnifica villa è veramente spettacolare : prato curatissimo, fiori coloratissimi e molto profumati.
La fontana in mezzo al viale d'accesso dona a tutta la villa un'aria da fiaba al punto che non ti stupiresti di veder scendere dalla scalinata, Cenerentola a braccetto con il principe azzurro.
Sotto il porticato sono già pronti dei tavolini con il rinfresco : caraffe piene di liquido verde, rosso, arancione, bottiglie di frizzantino e spumante, piatti stracolmi di antipasti assaggiati i quali, una persona come me (normale intendo, se non altro, per quanto riguarda l'alimentazione, sono un tipo assai normale; per il resto … vabbè, non divaghiamo) assaggiati i quali una persona normale non ha più posto dentro di sé per ospitare i primi, i secondi e i dolci indicati in questo splendido menù che ho trovato su uno dei tavoli. Molto elegante, scritto su carta pergamenata con caratteri dorati.
Forse è Comic Sans. O forse Batang ? Chi lo sa ! Oggi è Domenica e su questi dettagli che mi ricordano il lavoro, non ho voglia di soffermarmi.
Mi soffermo invece a guardare uno stuzzicante piatto di mortadella e Parmigiano e il loro profumo mi ricorda che sono a digiuno da quattro ore.
Mi piacerebbe allungare una mano e …
"Mi scusi. E' tradizione attendere gli sposi prima di iniziare a mangiare"
Con sommo stupore mi accorgo di avere un pezzo di mortadella tra le mie dita. Come ha fatto a saltare dal piatto ? Non sono certo stato io a prenderlo.
"Mi scusi ancora, ma non la può riappoggiare sul piatto dopo averla toccata con le mani. O la mangia o la mette in questo tovagliolino che poi butterò"
Il tono della cameriera mi impone gentilmente di riporre nel fazzoletto che mi porge il pezzo di mortadella.
"Non lo stavo mangiando. Volevo solamente gustare il suo profumo"
"Certo, ne sono sicura. Ma la tradizione prima e le buone maniere poi le impongono …"
E guarda il tovagliolo che regge in mano.
"Non si preoccupi; lo butto via io. Ci sarà un cestino nel parco, vero ?"
"Certo che c'è, ma lo metta pure qui, dove dico io"
"D'accordo, molte grazie, volevo solo …"
"Sicuramente. Ora se vuole fare una passeggiata nel parco si può rendere conto della bravura del nostro giardiniere e imparare la disposizione dei cestini dei rifiuti. Non si sa mai : potrebbe servirle"
E mi congeda con un bellissimo e sarcastico sorriso.
Mi rimprovero da solo quando sento il forte impulso di darle ragione e di andare a fare una passeggiata nel giardino.
In effetti avrei proprio bisogno di rimanere qualche istante da solo, lontano dalla gente, dagli obblighi di cortesia e di forzato atteggiamento che dobbiamo acquisire quando condividiamo il medesimo tempo e il medesimo spazio con persone diverse da noi.
Rifletto che il consiglio di dirigermi verso il boschetto che vedo dietro la villa avrei potuto darmelo io stesso, prima della cameriera, e che quindi, seguendolo, avrei semplicemente ascoltato il mio buon senso anche se espresso dalla voce di qualcun altro, voce senz'altro più bella soave e seducente della mia, certo, ma non per questo più intelligente o saggia.
Decido quindi di seguire il mio consiglio e mi dirigo verso il parco.
Il silenzio, la tranquillità, il tiepido sole di prima estate che filtra tra i rami e lascia godere della fresca e umida aria del boschetto ma che riscalda non appena se ne è stanchi, la passeggiata solitaria, l'aria pulita che entra in me e mi fa sentire meno malato, meno frenetica la vita, meno urgenti gli impegni di domani, tutte queste cose unite alla bellezza del luogo mi donano una bellissima sensazione di allegria, quasi euforia, che potrei paragonare, anche se sarebbe meglio non esagerare, ad un principio, un vagito di primordiale felicità.
Un labile sorriso increspa la superficie quasi sempre immobile del lago salato delle mie labbra.
Un timido guizzo di luce evade dai miei occhi.
Da anni, ormai, rare sono le risate e i momenti felici, quindi credo di meritare questo istante di serenità e cerco di prolungarlo fino a quella panchina là in fondo, sotto quello splendido castagno che la protegge con la sua ombra.
Anzi no, fino alla panchina successiva, proseguendo sul sentiero.
Proseguo sul sentiero e oltrepasso la panchina sotto il castagno.
Arrivo alla seconda panchina e senza alcun disappunto mi accorgo che è rotta. Poco mole, ho voglia di camminare e decido di andare oltre.
Il silenzio è totale e sembra che tutto ciò che ho intorno sia diventato di colpo muto e io stesso sordo.
Sembra impossibile che al mondo esista rumore e che addirittura esista la sensazione del sentire.
E' così bello questo silenzio che smetto di pensare.



Questo è il Paradiso. L'Eden perfetto, prima che Dio creasse Eva, prima ancora che creasse Adamo, perché io, in questo momento non sono un uomo : sono un animale primitivo che non possiede l'uso delle orecchie e usa solamente l'udito ma soprattutto l'odorato per gustarsi l'aria fresca e limpida che lo circonda. Un animale selvatico che indossa uno splendido vestito da cerimonia.
Ecco un'altra panchina. Mi tolgo la giacca e mi siedo.
Da quaggiù la villa appare lontana; sembra quasi che non appartenga a questo luogo, che mi sia preclusa, che io sia un villano costretto a vivere lontano da essa e impossibilitato a godere della sua bellezza e delle sue comodità.
Forse questo è la vera dimensione del progresso ? Scoprire e realizzare tutto ciò che ci permette la nostra intelligenza applicata alla tecnologia per progredire, per migliorare, tenendosi però sempre distanti da questi traguardi, senza farsi travolgere, senza permettere che le modernità diventino più importanti del nostro essere naturali ?
Avere, conoscere, apprezzare e capire questa bellissima villa ma rimanere qui, distante, seduto su questa panchina al sole, in pace, continuando a vivere in modo semplice e rinunciando agli agi, come se la villa non esistesse ?
Avere tutto ma usare il necessario : è forse questo il segreto della felicità?
Il passo indietro che l'uomo ormai non ha più coraggio di fare ?
Ci serve più semplicità.
Adesso basta, però. Mi sto addentrando in discorsi da pausa pranzo.
Dovrei alzarmi e andare a controllare se gli sposi sono arrivati. Ma non lo faccio.
Devo ammettere a me stesso che anche senza di me la festa prosegue in serenità.
E me stesso deve ammettere che non ce ne importa niente, né a me né a lui.
Questa nostra, che poi è soltanto mia, ossessione di essere sempre accettato, di dire sempre le cose giuste, di sembrare sempre simpatico …
Adesso basta davvero !
Sono in pace con me stesso, ho anche chiuso gli occhi per godere appieno del calore del sole.
L'interno delle mie palpebre è diventato arancione, come se al loro posto vi avessero appoggiato delle bucce di arancia.
E se fosse stata la cameriera a venire da me, per avvertirmi magari dell'arrivo degli sposi, mi avesse visto seduto sulla panchina e mi avesse messo le bucce …
Che assurdi voli compie la fantasia quando le lasci un piccolo momento di sfogo. Dai corda all'aquilone e cercherà subito la corrente calda che lo porti più in alto possibile.
E salendo vedo me stesso che da terra tengo il filo.
Poi scorgo la panchina.
E gli alberi che la circondano.
E il boschetto.
Laggiù un paese, guarda, tagliato in due da un nastro dorato : un fiume.
E da quest'altra parte, la villa.
Scendo un po' nella sua direzione.
Vedo il vialetto d'entrata, tante macchine già parcheggiate.
Gli invitati : ci sono tutti (beh, tutti tranne uno, he he).
E gli sposi.
Ma vedo molta agitazione; come mai ?
Si saranno accorti che manco ? Mi staranno cercando preoccupati ?
Che figuraccia sto facendo agli occhi di tutti : un adulto si è perso ? disturba la felicità e la gaiezza che dovrebbero contraddistinguere un giorno come questo.
Che angoscia provo, che imbarazzo.
Come faccio ora ? Devo assolutamente svegliarmi.
A svegliarmi è sufficiente la consapevolezza di essere addormentato.
Il breve sogno mi ha leggermente scosso, ma qualche minuto ancora seduto su questa panchina, mi farà recuperare il solito autocontrollo.
Mi alzo, mi rimetto la giacca e mi incammino senza fretta verso la villa.
In effetti non credo che gli sposi siano arrivati. La mia passeggiata sarà durata al massimo …
In realtà non lo so.
La villa è ancora molto lontana; mi conviene calcolare i minuti che impiegherò ad arrivare, raddoppiarli per considerare l'andata, e aggiungere i pochi minuti nei quali mi sono addormentato. Sì, ma quanti ?
Va bene, fa lo stesso, non è importante.
Ti ripeto che gli sposi non possono essere già arrivati.
Speriamo almeno che sia arrivato qualche altro invitato e non sia costretto ad intrattenermi con la solita "setta del sudore a tutti i costi".
Accidenti. Purtroppo il porticato è ancora desolatamente vuoto.
D'altronde ho sempre avuto un passo molto veloce e non ho dato il tempo agli sposi di sbrigare le formalità burocratiche, ricevere la beneaugurante pioggia di riso, fare le fotografie di rito e arrivare alla villa con tutta la carovana di auto al seguito.
Strano però : hanno già tolto i tavoli del rinfresco. Non dovevano servire gli antipasti ? E' strano anche che sento provenire dall'interno della villa molti più rumori rispetto a prima : passi, stoviglie che sbattono contro piatti, voci e risate.
E' meglio che cerchi un cameriere. Maschio però.
Eccone uno … no, ancora lei.
"Signore ?"
Accidenti
"Signore, ha poi gradito la mortadella ?"
"Io …"
"Perché non si accomoda al tavolo ? Il pranzo è già cominciato. Oh, si è sporcato la manica della giacca. Crede che sia cibo ? Perché abbiamo tutta una serie di prodotti smacchiatori che …"
"No grazie. Non è cibo. In realtà non so a cosa sia dovuta; l'ho sporcata prima di arrivare qui"
"In chiesa, allora ?"
Non ci sono nemmeno entrato.
"Purtroppo prima ancora"
"Che peccato, una così bella giacca"
"La ringrazio. Dove mi posso accomodare ?"
"La sala a destra è già tutta occupata. Sa, è quella degli sposi, dei genitori, delle persone più intime"
"…"
Non ho voglia di spiegare anche a lei quanto io sia intimo, preferisco mi accompagni al mio tavolo.
"Venga nella sala a sinistra, le troverò senza dubbio un posto"
"Hey, dove sei stato ? Vieni a sedere vicino a noi, ti abbiamo riservato un posto"
"Bene, allora la lascio. Vedo che ha degli ottimi amici, molto premurosi"
Non ho nemmeno voglia di spiegarle che non sono miei amici.
"Hm. La ringrazio molto"
"Allora ? Dove sei andato ?"
"Ho passeggiato nel parco. E' davvero molto bello"
"Per quasi due ore ?"
"…"
"Sì, davvero, non arrivavi più. Non che qualcuno fosse preoccupato, eh, non devi sentirti in colpa"
"Due ore ? He he, sapete … è un parco davvero molto ampio e ne ho percorso tutto il perimetro"
"Pensa che hai saltato gli antipasti che hanno offerto fuori e due primi. Tra poco arriveranno gli arrosti"
No ! Odio gli arrosti. Mi costringevano a mangiarli per sette sere consecutive quando venivano a trovarci i nonni dalla Svizzera. Adoravano l'arrosto di mamma e non volevano mangiare altro; io quindi non potevo mangiare altro. Adesso non lo posso nemmeno assaggiare. Aspetterò altre portate.
"Posso avere un sorso di vino ?"
"Sei a stomaco vuoto, fai attenzione"
"Mia mamma ti ha telefonato per dirti che oggi è il giorno dell'incantesimo, che per magia torno ad avere quindici anni e che quindi ho bisogno di un controllore dei miei vizi ? Perché le avevo chiesto di mantenere il segreto"
"Non essere sempre scontroso. Se hai sete e lo stomaco vuoto, il vino non è la cosa migliore da bere. Tra l'altro questo è molto buono e se non si sta attenti si potrebbe esagerare"
"Con il vino non si dovrebbe mai esagerare"
"Scommetto che sei l'allenatore della squadra"
"Esatto. Come lo hai capito ?"
Almeno il vino è buono. E così fresco !
"Hey, vacci piano. Ti vuoi ubriacare ?"
"Permettete signori ? Chi gradisce un po' di arrosto ?"
Ma guardali. Sembra che gli abbiano sventolato davanti agli occhi un pallone da calcio. I loro piatti si sono innalzati a semicerchio intorno alla pentola del cibo come fossero atlete del nuoto sincronizzato. Tutti tesi, alti il più possibile per farsi notare maggiormente dal cameriere. Come tanti piccoli aquilotti nel nido; chi pigola con meno intensità … muore"
"Per lei, signore ?"
"Per me no, grazie"
"Non le piace l'arrosto ?"
"No … è che sono già pieno"
"Tra poco, se vuole, arriveranno i formaggi"
"Grazie"
"Buonissimo questo arrosto"
"Delizioso"
Bevo un altro sorso di vino … sorso ? He he, e mi rendo conto che ho bisogno di andare in bagno.
Come mi comporto ? Indosso la giacca mostrandola a tutti gli invitati in sala perché giudichino la mia eleganza, con il rischio che notino la macchia e da essa giudichino la mia sciatteria ? O la lascio al tavolo ?
Mangio qualche grissino mentre decido e chiedo permesso.
"Il bagno ? Laggiù, dietro quelle piante"
Se cammino senza giacca arrotolandomi le maniche … bravo con questa disinvoltura … penseranno che ho semplicemente caldo.
Con tutti gli sguardi addosso mi sento ad un tempo lusingato e ad un altro imbarazzato. Strano come due tempi così differenti possano essere contemporanei.
Sento in tutta la loro pesantezza le occhiate scrutatrici, analizzatrici e giudicanti delle persone sedute ai tavoli, quindi come se mi dovessi sgranchire la schiena, raddrizzo le spalle per sembrare più alto e sicuro, nel frattempo spio i tavoli vicino a me per interpretare i verdetti, ma ogni volta che osservo, vedo volti di persone che parlano con i loro commensali o che stanno ascoltando o semplicemente mangiando.
O sono molto veloci e molto accorti a distogliere lo sguardo da me, un attimo prima che rivolga il mio a loro, oppure …
Scopro che a guardarmi caparbiamente sono soltanto i bambini che stanchi di stare a tavola cercano in me un diversivo ai noiosi discorsi a cui li sottopongono gli adulti.
Se un giorno mi dovessi sposare, organizzerei un tavolo solo per i bambini, lo metterei in una stanza lontana dai genitori e piena di giocattoli e ordinerei ai camerieri di non servire verdure né arrosti. Solamente primi e dolci.
Vedo nella mia testa tutti i bambini che in questo momento mi stanno fissando annoiati, alzarsi in piedi sulle sedie e applaudire entusiasti, come se avessero sentito il mio discorso elettorale, e invocare a gran voce il mio nome.
Vedo con gli occhi della mia testa che invece continuano a fissarmi annoiati. E lo faranno finché la mia persona non sarà scomparsa dietro le piante e un'altra l'avrà rimpiazzata, riavvolgendo i loro colli nella posizione originale con un movimento stile "Rewind" e facendo ripartire la carrellata cinematografica di cento telecamere, dal tavolo della nuova e inconsapevole comparsa, alla Toilette.
In bagno c'è un nuovo silenzio. E profumo di deodorante al pino verde. Non vorrei scandalizzare i naturisti ma mi sembra di essere tornato in giardino.
Mi fermo qualche secondo davanti allo specchio per riposarmi e osservare con occhio esperto e distaccato l'effetto che ho … che avrei procurato se qualcuno a parte i bambini … insomma, l'effetto che ho procurato in tutta la sala. Punto.
Mi sciacquo la faccia. Ne ho bisogno. Poi entro nella toilette, chiudo la porta e mi sbottono i pantaloni per … occorre dirlo ?
Ho bisogno di fare … ma non mi riesce perché ho bevuto poco; e solo vino.
Questa consapevolezza mi irrigidisce lo stomaco e mi procura una orribile sensazione : non posso stare male proprio adesso.
D'accordo, non ho mangiato nulla ma anche il vino che ho bevuto … erano solo pochi bicchieri.
No, vi prego : là sotto, fate il vostro dovere ! Forse bere un po' d'acqua mitigherà l'effetto del vino. Mi giro verso il lavandino e bevo.
L'acqua fa schifo, sembra uscita direttamente da una cisterna di bronzo arrugginito.
Arrugginisce il bronzo ? Forse l'unica cisterna al mondo di bronzo arrugginito si trova proprio … lasciamo perdere.
L'acqua non mi da gli effetti che desideravo. O forse sì ? Sì, sì : sto un pochino meglio. Sento che mi sta venendo anche la …
"Un attimo per favore !"
"Ah, è occupato, mi scusi"
"Sembrava volesse sfondare la porta"
"Mi scusi, è che … ne ha per molto ?"
"Non credo"
"Bene, perché volevo sbrigarmi. La sposa sta facendo il giro dei tavoli nella stanza accanto alla nostra e se arrivasse … Ecco, sente anche lei gli applausi e i "Baci, Baci" ?"
"Sì"
"Allora è arrivata. Faccia pure con comodo, ripasso dopo"
Non ci posso credere : la sposa. Però non sono ancora pronto a uscire. Ne ho fatta meno di quanta mi senta in grado e preferisco aspettare ancora qualche minuto perché forse … No, dai; non voglio stare male proprio adesso. Ti prego pancia mia, trattieni quel poco di liquido che ti ho procurato. Vuoi un altro sorso d'acqua ? No, scherzavo, scherzavo, non lamentarti così … Meno male, grazie.
Ti sei sistemata ? Direi di sì. Provo a uscire ? Esco.
Prima apro lentamente la porta, poi faccio un piccolo passo per l'uomo fuori dalla toilette. Sto meglio. L'uragano è passato senza provocare i suoi dannosi effetti.
Mi gira la testa. Poco ma gira.
I rumori dall'esterno si sono mano a mano attenuati e poi esauriti e di solito, dopo l'emozione generale … Infatti la porta del bagno si apre e dietro ad essa, vedo una decina di persone che ha voluto aspettare la visita della sposa prima di venire in questo luogo e adesso ha giustamente urgenza.
Mi piacerebbe restare a guardare i visi tirati delle persone rimaste in fila fuori dalla toilette, ma non so valutare se sarebbero un conforto per i miei malesseri o se il mio viso sofferente lo sarebbe per i loro, quindi ripasso attraverso le piante e mi rituffo nella rumorosa sala da pranzo.
Non ho un'andatura molto elegante, tanto che in molti mi osservano con un sorriso tutt'altro che solidale.
Una vecchia signora mi chiede se sto bene, giovanotto; le rispondo che, sì, cara signora, sto bene; ho mangiato molto e credo farei meglio ad andare a sedere al mio posto a bere qualcosa : acqua.
Fortunatamente al tavolo c'è solo un componente della combriccola della fatica. Mi siedo al mio posto, gli sorrido affinché non si senta in dovere di proferire una qualsiasi frase di circostanza, mi verso dell'acqua e ne bevo un sorso. La mia pancia sembra gradire.
Da mangiare, però, non è rimasto nulla. Sono contento che sia sparito l'arrosto, ma un grissino, un pezzo di pane, qualcosa di leggero da sgranocchiare …
"Hai perso la sposa. E' venuta a salutare gli ospiti in sala e abbiamo scattato le foto. Che bella ragazza. E' anche molto gentile. Si è informata sul pranzo chiedendo se ci era piaciuto e poi tutta la sala le ha gridato …"
"Baci, baci"
"Come fai a saperlo ? Comunque la sposa ha baciato lo sposo, perché ovviamente c'era anche lui, e tutti in piedi ad applaudire, lanciare in aria i fiori dei tavoli. Qualche vecchia signora si è persino messa a piangere, mentre quel bambino piccolo nella carrozzina si è svegliato e si è messo a piangere pure lui"
"Che meraviglia. Se non fosse stato per il vino, sarei stato male per …"
"Sei stato male per il vino ? L'allenatore ti aveva detto di …"
"Eh ? No, dicevo così, per dire. Ne ho bevuto così poco"
"Ma eri a stomaco vuoto"
"…" Non ho voglia di spiegare.
"…"
"Cameriere ?"
"Dica; vuole altro arrosto ?"
"No"
"…"
"Però desidererei, se fosse possibile, qualcosa di leggero : prosciutto per esempio o formaggio fresco"
"E' rimasta soltanto della mortadella"
Non ci posso credere.
"Va bene, grazie. Mi porta anche del pane, per favore ?"
"Certo"
"Non hai ancora mangiato nulla ?"
"Poco"
"…"
"…"
"Ma tu, che lavoro fai ?"
"Consulente informatico, e tu ?"
"Studio all'Università"
"…"
"…"
"Ecco la sua mortadella"
"Oh rieccola, cara la mia ragazza. E' da questa mattina che mi perseguita con questo piatto"
"Non ci crederà ma l'ho tenuto apposta per lei. Ho capito che è un amante, un cultore, un appassionato della mortadella, allora ho pensato di prepararle questo piatto extra. Quando ho incrociato il collega e mi ha riferito che un cliente scortese …"
"Come sarebbe a dire scortese ?"
"… gli ha chiesto espressamente della mortadella …"
"Ma io non gli ho …"
"… ho subito pensato a lei e le ho portato questo piatto. Se lo gusti, mi raccomando"
"Ma non sono stato scortese con il suo collega"
"Sono sicura di no. Buon appetito"
Incredibile. Faccio sempre più fatica ad inquadrare questa giornata. Non so se mi ricorda di più uno stupido Manga o …
"Signorina, per piacere"
"Dica"
"Mi può portare un po' di pane ?"
Mangio poca mortadella ma mi fa sentire meglio. Lentamente il malessere alla pancia e i giramenti di testa si affievoliscono, poi passano del tutto. Aver consumato il pranzo di nozze mi regala quella bellissima sensazione che prova il malato quando sente allontanarsi la causa delle sue sofferenze e quindi i loro malefici effetti.
Sento rinascere in me anche una certa benevolenza concessa a coloro che non hanno problemi gravi da affrontare e che possono quindi fronteggiare gli avvenimenti con spirito positivo e ottimista, al contrario di chi soffre che deve sopportare in ogni attività che intraprende il peso della fatica che essa stessa comporta più il peso delle proprie sofferenze.
Può volare più alto, correre più velocemente, chi da questo secondo peso non è gravato.
Quando gli amici dello sposo, che ormai considero un po' come amici miei, tornano al tavolo, provo infatti una sensazione gradevole data dal piacere di avere vicino persone con cui dialogo volentieri e con cui volentieri trascorro le ultime ore di questa festa di cui fino ad adesso ho goduto ben poco.
"Abbiamo visitato tutte le sale. Ci sono ragazze bellissime a questo matrimonio"
"Davvero ! Non capisco perché quel gruppo di amiche della sposa …"
"Quel tavolo nella sala in fondo ?"
"… sì, quello ! Non capisco perché non lo hanno messo nella nostra stessa sala"
"Forse perché temevano che avremmo fatto troppa confusione, rubando la scena agli sposi"
"Oltre a essere belle sono anche molto simpatiche"
"Avete concluso qualcosa ? Stabilito appuntamenti ?"
"Ha ha, con chi ti credi di parlare ?"
"Certo che abbiamo concluso"
Essendo nata da poco in me la sensazione di benevolenza di cui dicevo, non ha ancora avuto modo di crescere e svilupparsi al punto da permettermi di sopportare la presunzione degli amici dello sposo che anzi mi procurano un nuovo senso di disagio.
"Sapete dove sono gli sposi ?"
"In giro, a fare le fotografie. Vuoi andarli a cercare ? Magari nella sala dove siedono le ragazze ?"
"No. Intendevo semplicemente salutarli"
Mi alzo, indosso la giacca e mi incammino attraverso i tavoli senza una meta precisa. Lo scopo è quello di passeggiare tranquillamente con un sorriso benevolo appoggiato sulla faccia, in modo da apparire socievole nei confronti delle persone che incrocio e che saluto con un "Oh, salve. Mangiato bene, vero ?" e allo stesso tempo rasserenato e sicuro di me stesso.
Infatti ho recuperato quella serenità che posso senza vergogna attribuire alla mortadella che ho gustato poc'anzi e che il breve, per mia volontà, incontro con i miei cosiddetti amici non è riuscita del tutto a cancellare.
L'espressione che ho adottato sembra soddisfare le persone intorno a me che distraendo gli sguardi dalle conversazioni a cui partecipano, notano la mia felice apparenza e subitaneamente, con gesto emulatore, sorridono a loro volta, come a voler sottolineare un'intesa, una comunione tra due persone che, seppur estranee, sanno di aver appena condiviso lo stesso sentimento perché lo riconoscono nel cuore dell'altro grazie ad un identico sorriso, e ne sono liete.
Circondato per la prima volta da visi ed espressioni amiche e consolanti, passeggio in pace con me stesso e con gli altri in cerca degli sposi.
Si sta facendo tardi ed ho premura di ricevere da loro almeno un saluto e dare loro la mia benedizione, scambio obbligatorio per chiunque, come me in questo momento, fosse già pronto per lasciare la festa e aspetti semplicemente il primo pretesto per abbandonarla.
Dal rumore e dalle risa provenienti da quel gruppo di persone di cui si vedono solamente le schiene che si chinano per gustare meglio le prelibatezze che risiedono più in basso, deduco che è il tavolo delle graziose amiche della sposa.
Vedendo però già molti uomini rappresentare il mio sesso e le mie intenzioni, per non aggiungere complimenti ai complimenti e sciocchezze alle sciocchezze, devio verso la porta alla mia destra e esco nel parco assolato e contrariamente alla prima volta che l'ho visitato stamattina, pieno di persone.
"Buongiorno Signora"
"Oh, ciao. Non sapevo fossi stato invitato anche tu"
"E come avrei potuto mancare ? Non dimentichi che sono uno dei migliori amici di sua figlia"
"Ma sono passati così tanti anni dai tempi della scuola. Poi voi due non è che eravate proprio amici; tu eri semplicemente innamorato di lei"
"Io ? Di sua figlia ?"
"Perché, lo vuoi negare ?"
Certo che lo voglio negare. Sono sicuro però che farei un grande sgarbo a questa elegante signora che oggi vede la sua unica e diletta figlia come la più bella e desiderabile sposa del mondo.
"E chi non lo era ? Era così bella ? Tra parentesi mi devo complimentare con lei; è davvero la sposa più bella che si possa immaginare, e lei ha doppio merito in questo : primo per averle donato tanta bellezza, poi per averla saputa confezionare in un abito tanto bello ed elegante"
"Grazie caro; sei sempre molto gentile. Dimmi, sei sposato ?"
"Noooo, cosa dice. E' molto difficile oggi trovare la persona giusta con la quale dividere tutta la vita"
"Mia figlia l'ha trovata"
"Non tutti possiamo vantare tale fortuna. Sua figlia sarebbe perfetta per molti di noi, purtroppo solo di uno può soddisfare i desideri di felicità"
"Vedrai caro che anche tu, prima o poi, se veramente hai la perseveranza di cercare e la forte volontà di trovare …"
"Forse, chissà"
"Ma per caso conosci anche lo sposo ?"
"Sono uno dei suoi migliori amici"
"Ah, adesso capisco perché ti hanno invitato. Dovevi essere nella lista di mio genero. Non ti offendere ma aveva preparato un elenco di persone da invitare che non finiva più. Mio marito ha dovuto discutere per delle ore per fargliela ridurre e solo dopo la minaccia di ingrandire la nostra hanno accettato. Incontrando certi invitati, mi convinco però che non si sono adoperati con la giusta dedizione. Ora ti lascio; ho tanti ospiti da intrattenere; a più tardi"
Qual è il potere che hanno certe persone di esaurire in pochi minuti il tuo buon umore, la tua giusta predisposizione ?
Sono sbalordito. Mi è venuta voglia di andarmene senza salutare gli sposi. Credevo mi avessero invitato perché mi vogliono bene e mi considerano un amico intimo, invece sono solamente un fortunato superstite di una epurazione poco convinta di una lista eccessivamente lunga di invitati.
Così cerco pace di nuovo nel parco. Mi incammino seguendo lo stesso percorso di questa mattina e mi rendo conto di volgere coscientemente le spalle alle persone che rimangono alla villa come a significare una precisa volontà di non guardarli più, di non dedicargli un altro attimo della mia attenzione. Il parco però non è solitario come l'ho conosciuto prima. Vi ritrovo compatta come al solito la congrega del "corri e suda" che accerchiato un gruppetto di ragazze sta perdendo tempo in stupidi e infantili giochi amorosi.
"Eccoti di nuovo; prima o poi ci si rincontra"
"Ciao a voi"
"Vieni ti presentiamo ad alcune amiche"
"Volevo chiedervi … avete già salutati gli sposi ?"
"Noi sì, e tu ?"
"Anche io, così pensavo …"
"Vuoi già andare via ? Non vedi che è presto ?"
Vedo solo che siete in buona compagnia e non avete interesse ad abbandonarla. Credo che buona compagnia per me non ce ne sia in questo posto. Ripensandoci bene, la persona con cui oggi mi sono trovato meglio è quel buffo tassista dalle sembianze "Pepponiane" che in certi momenti si è permesso di trattarmi molto male, ma che alla fine si è dimostrato molto gentile e premuroso.
"Ti va bene ritardare di una mezz'oretta ?"
"D'accordo"
"Tra poco andremo anche noi"
Sono le ragazze a venirmi in aiuto.
"Sai a cosa sto pensando ?"
Come potrei ?
"Che quando abbiamo scattato le fotografie con gli sposi, tu non c'eri. L'hai fatta insieme ai parenti ?"
"…"
"O hai partecipato a quella delle amiche del corso di Yoga della sposa ?" Tutti ridono, anche le ragazze, che probabilmente sono proprio le amiche del corso di yoga della sposa. D'altronde un gruppo di corridori con il pretesto di un pallone si sposa bene con un gruppo di statuine elasticizzate
Si sposa bene, he he, che termini appropriati sviluppa il mio cervello.
"Sapete però che è tardi ?"
Benedetta statuina.
"Cosa dite ragazze, andiamo ?"
"Perché non ci scambiamo i posti in macchina ?"
Oh no, che idea infantile.
"Buona idea. Qualcuna di voi ragazze potrebbe venire con noi e qualcuno di noi …"
"Potrebbe essere comodo, no ?"
"Mah, veramente …"
Tutti mi guardano come se fossi un intruso, un guastafeste, un ospite indesiderato. Capisco che in questa nuova organizzazione del viaggio di ritorno sono un elemento aggiuntivo non considerato e quindi non voluto.
Onestamente non ho voglia di tornare a casa in un'auto mista, dove gli uomini fanno di tutto per conquistare le donne presenti e le donne fanno di tutto per far sembrare difficile e complicata la conquista, e sebbene si siano già arrese ai cacciatori, vogliono prodigarsi affinché appaia nobile e dignitoso il momento della resa e della cattura.
"Non vi preoccupate per me; troverò un altro passaggio verso casa"
"Ma no, cosa dici ?"
"Sì, non pensare che …"
"Ho già deciso, non insistete"
Anche le ragazze cercano di convincermi, forse deluse di non riuscire ad includere anche me in questo fittizio gioco tra guardie e ladri.
Fittizio perché il ladro vero, quando scappa, corre più veloce che può.
"Ho un amico che viaggia da solo. Se vuoi ti porto da lui"
"Volentieri, grazie. A questo punto cari ragazzi, vi saluto"
"Ciao, alla prossima occasione"
"Molte grazie. Ci hai fatto compagnia ed è stato molto piacevole"
"Anche per me. Non abbiamo avuto molte occasioni in passato per conoscerci e stare insieme, ma oggi è stata una bella giornata"
"Vieni a trovarci in palestra, se vuoi"
Non esagerare.
"Mi accompagni dal tuo amico, allora ?"
"Certo"
Dall'aspetto di questa ragazza, che non posso certo definire bella, e se lo fosse gli altri ragazzi non le avrebbero consentito di allontanarsi per fare una cortesia a me che mi sto definitivamente estraniando dal gruppo, mi aspetto che il suo amico non sia particolarmente bello né simpatico.
L'importante è che mi accompagni a casa. Se il prezzo da pagare è una semplice conversazione noiosa, sarà l'ennesima della giornata.
"Sai che il tuo vestito è molto bello ?"
"Grazie; dovrei essere io a farti i complimenti per la tua bellezza; a quest'ora però la stanchezza prevale sulla galanteria"
"Grazie. Ma dico sul serio : a tavola con le mie amiche, quando è arrivata la sposa abbiamo parlato degli uomini presenti alla festa e della loro eleganza; più di una ragazza ha indicato il tuo vestito come il più bello. Anche la sposa, se ricordo bene"
Se ricordo bene la sposa nemmeno lo ha visto.
"Sei sicura che la sposa …?"
"Ah, no. Ora che ci penso, ha detto che non ricordava il tuo vestito. Non sapeva nemmeno che fossi venuto"
Perfetto. Chissà perché non mi ha notato ? Non sono abbastanza elegante per lei ? Persino il tassista …
"Ma alla fine non si è espressa. Ha detto che in molti eravate eleganti e degni di essere notati"
Forse … Allora …
"Ah, ecco il mio amico. Ti ho detto che oggi ha fatto da testimone ?"
Fermate tutto.
Non è possibile.
Non fatemi questo.
Perché il destino si accanisce contro di me e per mano di questa insulsa ragazza, che anche gli stupidi amici dello sposo hanno accettato di buon grado gli venisse sottratta per un atto di cortesia, mi infligge un tale affronto ?
Che male ho fatto per … ?
"Certo che posso accompagnarti. Ciao, ti ricordi di me ? Sono un amico degli sposi"
Allunga la mano affinché la stringa e sotto il suo sguardo sorridente e quello della ragazza non posso esimermi e … la stringo.
"Certo che mi ricordo di te"
"Che tono rabbioso"
"Perdonami ! Sono molto stanco. E' stata una giornata molto lunga"
"Lo dici a me ? Non avrei mai immaginato che fare il testimone ad un matrimonio potesse essere così faticoso. Si hanno molte responsabilità e molti occhi puntati addosso"
Perché non hai ceduto il posto, allora ? Magari a qualcuno più titolato, per il quale gli sguardi ammiratori non sono affatto un peso.
"Mi ha detto la nostra amica che ti serve un passaggio per il ritorno. Vieni pure con me. Tu cara, ti unisci a noi ?"
Ci mancava anche la ragazza. Spero proprio che rifiuti.
"Volentieri"
Meno male. Almeno non dovrò rimanere da solo con quell'uomo per tutto il viaggio.
"La mia auto è al parcheggio. Avete già salutato gli sposi ? Bene, andiamo"
Camminiamo verso la sua auto in silenzio. Non faccio nulla per migliorare quest'aria tesa e imbarazzante che si è creata mentre il mio autista è concentrato a cercare il luogo in cui ha parcheggiato la sua auto e la ragazza bruttina a cercare nei suoi occhi una traccia di interesse per lei.
"Eccola. Seguitemi"
Saliamo sull'auto. Insisto per sedere dietro, mascherando con la galanteria l'intenzione di isolarmi e di estraniarmi da qualsiasi eventuale discorso essi cominceranno.
In effetti, appena usciti dal parcheggio e imboccata la strada che riporta in città, la ragazza comincia a cinguettare con l'intento di piacere al suo amico che per la stanchezza o forse perché, devo ammetterlo, è un ragazzo molto bello, mantiene sempre una distanza elegante, mai scortese ma inequivocabile, che lascia intendere che non è affatto interessato a lei, ma che lei non comprende.
Allora lui si rifugia in me, cerca di coinvolgermi nel discorso : "Ti è piaciuto il matrimonio ? Hai passato una buona giornata ?"
Come se fosse stato lui a organizzarla e ad avere il diritto di ricevere i complimenti.
"E' stata una bellissima giornata. La villa è stupenda, soprattutto il suo parco. Ottimo e abbondante anche il cibo"
"E gli sposi ? Hai visto com'erano belli ed eleganti ?"
"Sposi così non ne avevo mai visti"
Poi nuovamente cala il silenzio.
Rispolvero e riassaporo i motivi della mia avversione per la persona che sta guidando l'auto, che con un gesto così cortese mi sta riaccompagnando a casa.
E' compassato, neutrale, indifferente, come se nulla fosse stato tra noi.
Finge ?
Ha dimenticato ?
O semplicemente da un peso e un'importanza irrilevanti a ciò che è accaduto ?
Come può essere possibile che solamente io senta una così forte urgenza chiarificatrice e riparatrice ?
Mi domando : è giusto che gli chieda spiegazioni ? Che gli chieda di esprimere il giustificato rimorso porgendomi le scuse ?
Impossibile finché la ragazza è insieme a noi.
Potrebbe sembrare una scusa da parte mia, un pretesto, ma queste divergenze vanno risolte senza la presenza di terze persone.
Soltanto i duelli di cappa e spada richiedono testimoni.
Anche i matrimoni, ora che ci penso.
Ma lasciamo stare i matrimoni. E i testimoni.
Cosa c'entrano con l'oggetto principale di questi miei pensieri ?
Dovrò metterlo di fronte alle sue responsabilità e imporgli di chiedermi scusa.
Sempre che la ragazza bruttina si dilegui.
Dopo un ennesimo periodo di silenzio e qualche semaforo, l'auto accosta e la ragazza bruttina comincia a salutare.
"Ciao" rivolge a me il primo saluto "Ci vediamo alla prossima occasione. Magari ad un altro matrimonio"
Il tuo non credo.
"Certo; senza dubbio"
Poi bacia l'autista testimone, gli accarezza una mano e con gli occhi lo implora di rivolgerle un qualsiasi invito a cena o ad una romantica e costosissima crociera.
"Noi due invece … " esordisce speranzosa.
"Magari ci rivediamo al tuo matrimonio" Scherza lui.
"He he" ride lei.
He he, rido io, ma dentro di me per non essere scortese con lei e non dare una soddisfazione a lui.
"Beh, io speravo di poterti rivedere prima"
"Sai … sono molto impegnato. Facciamo così : ho conosciuto alcune tue amiche al ristorante. Mi hanno lasciato il loro numero di telefono. Al limite chiedo a loro di lasciarmi il tuo e …"
"Va bene. OK ! Pensavo … Comunque d'accordo. Ci tengo : va bene ?"
"Perfetto. Ciao"
Scendo dall'auto e mio malgrado mi siedo nel sedile di fianco all'autista.
"Dove abiti ?"
"In Via Genova"
"E' vicino a casa mia. Saremo a casa in un attimo"
Sono combattuto. Siedo al fianco di un uomo che mi ha fatto un torto, e non so decidermi se affrontarlo e chiedergli le scuse o se devo ignorare ciò che è stato e perdonare.
Se lo perdono però lo dovrò ringraziare per il passaggio. E lui che sa cosa mi ha fatto gioirà doppiamente, sia perché capirà che non ho il coraggio di affrontarlo sia perché mi sarò abbassato a ringraziarlo.
Allora lo affronto !
Ma come fare ? Gli chiedo spiegazioni ? Lo attacco con indignazione e fermezza ? Assumo un atteggiamento di perdono come se in fondo non mi importasse di ciò che è stato ?
E lo affronto adesso ? Così se litighiamo rischio che mi faccia scendere dall'auto lontano da casa ? O aspetto di arrivare, sfrutto appieno la sua cortesia e poi lo affronto ?
"Ti chiedo scusa …" dice lui "… non voglio sembrarti indiscreto o impiccione, ma ho sentito in te … non voglio sbagliare le parole e essere frainteso … ho percepito una sorta di avversione, indisposizione, ma non ho capito se era indirizzata nei miei confronti. Sei arrabbiato con me o soltanto con il mondo intero ?"
Sono sbalordito.
"Hem … " Non so cosa rispondere "Non so cosa rispondere. Sono contento che tu abbia introdotto l'argomento perché credo che fosse doveroso da parte tua assumerti certe responsabilità"
"Non ti capisco"
"No ?"
"No !"
"Non credi di avermi fatto un grosso torto ?"
"Non so di cosa parli"
"Avanti ! Non vorrai che mi scomponga ?"
"Assolutamente no. Ti vedo agitato ma ti garantisco che non riesco a capire quale possa essere il motivo. Mi hanno chiesto se avevo un posto in più per dare un passaggio ad un amico e ho accettato. Ci siamo salutati cordialmente, ti sto accompagnando a casa. Forse sei arrabbiato perché non ti ho presentato la ragazza che era in macchina con noi ? Ti chiedo scusa; non avrei saputo come fare, visto che non conosco il suo nome. La ritengo una ragazza così insulsa che … Non ti arrabbiare, non volevo … se avessi saputo che hai dell'interesse per lei non mi sarei mai permesso … Cosa c'è ora ? Ad ogni mia parola sembri sempre più agitato"
"Quella tua amichetta non suscita in me il minimo interesse. Figurati ! Con tutte le donne che potrei avere"
"Non dubito"
"Mi prendi in giro?"
"No. Perché dovrei ? Ammetto di aver sentito poche persone parlare bene di te … in effetti nessuno parla bene di te. Ma io non ci faccio caso"
"Nessuno parla bene di me ?"
"Per dirti la verità nessuno parla di te"
Sono sbalordito. Non riesco a credere a quello che sento. La sua è solo invidia ?
"Sei una persona sempre molto attenta all'eleganza, all'apparenza. Il tuo vestito, complimenti davvero, lo hanno notato tutti : è veramente bello"
Grazie.
"Ma è soltanto questo che la gente nota di te : quello che lasci vedere, quello che mostri. Con te non si riesce a parlare veramente, a fare un discorso profondo, a capire le tue opinioni. Per chi ti conosce sei solo un bel vestito. Come si fa a parlare di te che consisti esclusivamente in una immagine molto bella ma sempre sfuggente ? Le persone hanno bisogno di catalogarti, oppure diffidano di te"
"Nessuno però ti ha parlato male di me"
"Nessuno"
"Allora perché lo hai fatto tu ?"
"Io ? Mai. Per la ragione che ti ho elencato, nessuno parla male di te"
"Gli amici dello sposo mi hanno riferito che …"
"E tu credi alle parole di quei quattro palestrati ? Mi meraviglio di te, ti credevo più intelligente. Non mi permetterei mai di dire cattiverie alle spalle delle persone. Tanto meno con quei quattro ignoranti che hanno come unico metro dei valori il volume dei loro muscoli e del seno delle ragazze"
"Allora tu … non hai mai …"
"No"
"Allora io … ho sempre …."
"Cosa ?"
"Ho sempre creduto erroneamente che …"
"Cosa ?"
"…"
"Cosa ?"
"Anche il tuo vestito … sai … è molto bello. Un testimone di nozze così elegante … non l'avevo mai visto"
"Perché cambi discorso ?"
"Ti prego. Sono confuso. Mi puoi lasciare qui ?"
"Non vuoi parlare più ?"
"Preferisco di no"
"D'accordo. Lascia però che ti accompagni fino a casa"
Quest'ultima cortesia mi fa sentire ancora più male. Questo ragazzo elegante, gentile, persino bello … l'ho considerato male basandomi su voci sbagliate. L'ho giudicato da un pettegolezzo, accusandolo di essere vile pensando che si fosse servito di pettegolezzi.
L'auto si ferma e ne scendo sconfortato.
L'unica cosa che riesco a dire al mio nuovo e fraterno amico è grazie.
Dovrei chiedergli scusa, porgergli quel rammarico che prima pretendevo da lui ma non ne ho la forza.
E' stata una giornata molto impegnativa e faticosa.
Il ruolo del testimone mi ha … ma cosa dico ?
Lui sorride come per dirmi "Stai tranquillo, comprendo tutto e ti perdono" quello stesso perdono che non gli avrei concesso io.
Chiudo la portiera e osservo l'auto che si allontana.
Ho sbagliato tutto.
Ho confuso tutto.
Ho ascoltato persone che non lo meritavano e ho accusato di crimini mai commessi una persona che allo stesso modo non lo meritava.
Mi sento solo.
Sento fortemente di avere tante persone intorno a me ma nessuna veramente vicina. Ma nella mia solitudine non voglio e non cerco compagnia. Già troppa ne ho avuta, oggi.
Sento l'esigenza di porre un lungo sonno tra me e le prossime parole, pronunciate o udite.
Ma mentre apro la porta di casa il telefono comincia a squillare.
Lo guardo e mi accorgo di odiarlo.
So chi, all'altro capo del telefono attende che io sollevi il ricevitore e parli.
Ma adesso proprio non ne ho le forze.
Stacco la spina e il rumore cessa.
Perdonami mamma; ti richiamo domani.
Mi tolgo il mio bellissimo vestito, lo rimiro … è proprio bello … e lo ripongo nell'armadio facendo attenzione di eliminare qualsiasi piccola eventuale piega.
Faccio la doccia.
Mi sdraio nel mio letto in assoluto silenzio.
Guardo il libro riposto sul comodino indeciso se leggerne qualche pagina o no; penso a tutte le parole che contiene.
Troppe.
Spengo la luce.
Buona Notte !