Bruno Giuliano

scrivo per divertimento.
I miei racconti trattano di simpatiche canaglie, sempre in mezzo ai guai.

LEZIONE DI MATE

Greco Pierino, Pigreco per gli amici, nonostante il soprannome, non era tagliato per la matematica o forse non gli interessava, come é abbastanza naturale tra gli adolescenti.
I suoi pensarono bene di mandarlo a prendere lezioni private dalla professoressa Costante, amica di famiglia da lunga data. La Costante, Kappa per gli amici, non poteva proprio definirsi una bellezza e sopperiva alla scarsità di fascino intrinseco indossando gonne sufficientemente corte da estrinsecarsi abbastanza in alto sulle cosce quando si sedeva ed accavallava le gambe. Questo avveniva soltanto nel suo studio, poiché prudentemente in classe, un lungo camice nascondeva quest'estrema risorsa.
Da un paio di giorni, ossia dalle sue due prime lezioni, Pigreco aveva intuito il valore incognito tenuto sotto radice da quella gonna ed aveva pensato di installare uno specchietto sulla punta della scarpa memore delle lezioni di fisica ottica. Chiuso nella sua cameretta aveva fatto la prova del nove scartando infine l'idea. Risolse il problema sostituendo la variabile specchio con le scarpe da discoteca, quelle con la punta di lucido acciaio riflettente allora tanto di moda.
Ora era pronto e quando il giorno successivo si sedette dal suo lato della scrivania, non dovette far altro che inclinare il piede di alfa, ruotare la caviglia di beta, allungare la punta di delta X e godersi la vista di un paio di mutandine in cotone. La pur essenziale geometria fu comunque sufficiente a stimolare una crescita lineare del grafico del piacere, la famosa curva "G", ma non si recò in bagno prima del ritorno a casa.
L'indomani, inaspettatamente, le sue manovre periscopiche vennero premiate dalla vista di splendide mutandine traforate ed orlate di deliziosi frattali. La curva "G" s'impennò in modo esponenziale ed egli partì per la tangente, ossia chiese il permesso d'andare in bagno, lì e subito.
Il terzo giorno, l'equazione sotto analisi s'era ridotta ai minimi termini non essendoci più niente ad offuscare la visione della parte aurea, mentre la crescita della "G" divenne asintotica tendendo alle ascisse, al limite della tenuta della patta. La semplice alzata di un dito bastò a concedergli l'uso del bagno dalla comprensiva insegnante.
Il quarto giorno si aspettava ovviamente l'infinito, invece ritrovò la donna in pantaloni. Vacca boia, questo cambiamento di segno non se l'aspettava proprio.
La professoressa lo guardò sorniona e gli disse:
< Esistono anche funzioni discontinue, oggi sono nell'intervallo non definito, ma non ti preoccupare per la provvisoria inagibilità perché le lezioni continuano al piano superiore. >
Ciò detto la professoressa sollevò la maglietta e racchiuse il prospero seno in faccia all'allievo come tra due parentesi tonde.
< Ammira! Questa non é piatta geometria euclidea, qui c'é la quarta dimensione, quella dell'eros. >
Pigreco credette di soffocare mentre lei cercava freneticamente di estrargli la derivata prima, (i pantaloni) e poi la seconda, (le mutande) per ridurlo alla nuda essenza d'una curva orizzontale. (semplificando i termini: lo stravaccò sul sofà) Ma per la media non ponderata tra il quadrato dell'emozione e il cubo dello spavento, la curva "G" dell'adolescente cadde verticalmente tendendo a zero nonostante, anzi, forse proprio a causa della logaritmica azione del donnone. A nulla valsero i tentativi di lei per rielevarlo a potenza ed il ragazzo fuggì lasciando irrisolta l'equazione portandosi via l'indispensabile primo membro.
La matematica lo lasciò andare sconsolata e palpandosi i generosi seni e coscieni, dedusse che non si poteva postulare che Pigreco fosse razionale: sarebbe stata una tipica dimostrazione per assurdo.