Aldo Ardetti

La scrittura è un mondo con il quale ho un rapporto impreciso, vacillante, a volte timoroso, addirittura impari e qualche volta rinunciatario. Poi ho capito che dovevo affrontarlo come un bambino: crescere poco per volta, senza quella fretta che ne ritarderebbe il fisiologico processo, quel ciclo necessario alla sicurezza, per qualcosa di importante. E soprattutto per se stessi.

Sesso romantico itinerante

Ci siamo amati in luoghi improvvisi, inattesi. Ci siamo amati nei luoghi lagunari, sotto un sole che fondeva la sabbia di una spiaggia deserta nei giorni feriali fino a sera quando l'umidità del crepuscolo ci coglieva di sorpresa nel silenzio di una pineta, quando la voce del cuore e del respiro accompagnava il nostro ritmo del piacere col profumo della nostra pelle insieme al latice delle aghiformi, balsamo di rinnovata, perpetua eccitazione. Dentro di te diventavo naufrago nel tuo mare, felice perchè appagato nel vento che avvolgeva e accarezzava e che conosceva i nostri più reconditi desideri, le nostre desiderate passioni, le volute e amate trasgressioni.
Cadde ogni innocenza su quei treni che raggiungevano, nel buio della notte, mete oltre frontiera: chiglie sulla Senna, il Tejo o la Moscòva, la Moldàva di Smetana. Fiumi di parole, degli abbracci e dei baci, degli sguardi complici che ispiravano un sottintesa, implicita libidine.
Fosti vita negli itinerari che percorremmo e mentre ti sussurravo d'amore tu, trasfigurata, rispondevi: "Sì, prendimi senza chiedere e aprimi l'anima. Fammi uscire tutto il bene, tutto il male, tutto il meglio e tutto il peggio di me", mentre il fiato diventava più forte e veloce. Allora i corpi diventavano un'unica figura, corpi avvinghiati con arti come rami che s'intrecciavano: scultura che non avrebbe sfigurato al Museo del Sesso di Pigalle.
Laghi, mari e monti sono stati testimoni dei nostri sentimenti e del nostro piacere: tetti di glicine, siepi di pampini, oasi di palmeti, isole d'erba sulle quali abbiamo lasciato sagome di noi, macchia mediterranea che ci proteggeva dagli uomini e dalle stagioni.
"Amore, quanto di noi su quegli accumuli sabbiosi sovrastati da un promontorio di onice e alabastro!"
I bagni di sesso non ci fecero conoscere tristezze o melanconie perchè i nostri gemiti cancellavano il mondo mentre baciavo le tue labbra vermiglie per assaporarne ogni piega, prima di prenderti, prima di averti tutta perchè nulla era rubato. Mai sazio del tuo corpo anche tra le lenzuola usate dove ascoltavamo musica che scatenava ritmi per poi (s)venire in coro al vicino corpo caldo e sazio, volti, poi, al riposo dopo l'estasi.
Sopravveniva il timore che tutto non fosse che un bellissimo sogno, la sensazione di essere in fila in una biglietteria per prenotare un viaggio che invece stavamo facendo, un viaggio che stavamo vivendo.
Fu una semplice domanda: "Che vogliamo fare?" a iniziare questa storia, col primo bacio in un portone.