Rocco Del Prete

Sono medico della mutua che ha tanto scritto e che ha da poco superato il mezzo secolo di età.
Però il mio ultimo lavoro, intitolato CENTO DI QUESTI AMBULATORI, Esperienze di un Medico della Muta
(che consterebbe, se trasformato in libro dalla grandezza media, cioè cm. 14 x 22, di circa 200 pagine) meriterebbe,
a detta di quelli che lo hanno letto, soprattutto i miei assistiti, gli onori della pubblicazione. Invece le difficoltà incontrate
per pubblicarlo mi hanno ispirato un altro lavoro, PENSIERI ED INCONTRI DI UNO (DI POCO PIU') DI CINQUANT'ANNI, Girovagando sulla Napoli-Roma...
Ne invio il gustoso inizio.

GIUGNO 2007

Quella fetida latrina di autostrada mi ha detto, senza tanti fronzoli, che gli anni per me stanno passando; per dirla più crudamente, che sto diventato vecchio. Anzi, che vecchio già lo sono...


Mi si dirà: "Ma come, vai in cesso per un tuo bisogno e ne esci invecchiato?". E poi, via con le congetture: "Forse ti sei bagnato addosso? (Hai pisciato storto?, per dirla ancora più crudamente...)". O, ancora: "Hai avuto difficoltà all'inizio oppure ne hai provato dolore?".


Niente di tutto questo. Lo so benissimo che questi possono essere segni di un certo invecchiamento della prostata. Invecchiamento che può anche iniziare intorno ai cinquant'anni (addirittura certi "papaveri" della medicina considerano il cinquantenne, come la donna in menopausa, come pezzi da rottamare, e magari consigliano loro di abbuffarsi di vitamine e di sali minerali, oltre a sottoporsi ad estenuanti esami per sopravvivere...).


Non mi sono né bagnato, né l'ho fatto storto. Anzi, più "scorrevole" che mai. Allora che diamine ha provocato quella sconvolgente rivelazione? Presto detto. Anzi, proprio nel leggere per l'ennesima volta quella scritta che mi ha aperto gli occhi sulla mia ormai avviata vecchiaia, sto correndo il rischio di farmela addosso: /*"GIOVANE SCHIAVO DESIDEROSO DI ESSERE DOMINATO DA ROBUSTO*/* */*CAMIONISTA*/ /*MAX QUARANTACINQUENNE..."*// /Massimo quarantacinquenne! Ecco il punto! Inizialmente, distratto, non ci ho quasi fatto caso. Poi, forse attirato da quel /"max..."/ qualcosa ha iniziato a punzecchiarmi, ad inquietarmi: quella /"maxima" /età l'ho superata ormai da quasi un decennio... Eppure per un altro attimo non capisco ancora cosa mi abbia potuto attirare, stupirmi o addirittura ferirmi... Ma... Ci sono: fuori gioco! Praticamente, sono bello e spacciato: neanche più "buono" per un ipotetico inserimento in un certo "giro"! O, almeno, per incontrare quelli che ho sempre considerato, spesso con pena se non disprezzo, autori di quei messaggi! Ripudiato, per limite di età, da individui che ho sempre commiserato! Ben mi sta! Chi disprezza è disprezzato! Robusto lo sono. Camionista avrei voluto esserlo, anche perché mi piace viaggiare, soprattutto guidare e visitare tanti nuovi posti (come d'altra parte ho fatto da ragazzo sui camion della ditta di famiglia). L'età invece mi frega...


Studi tanto. Magari conosci parecchia gente, scrivi altrettanto parecchio e passi per innumerevoli vicende, e poi è un cesso ad insegnarti qualcosa di fondamentale. A dir la verità, in questo caso, nell'Autogrill di San Nicola La Strada, quei locali li ho trovati molto puliti oltre che igienizzati. Ma perché fetidi? Fetidi forse perché ci è entrato qualcuno prima che non ha digerito tanto bene... Neanche le scritte sono numerose. Anzi, pensandoci bene, quello è l'unico messaggio, sicuramente messo lì da poco, e gli addetti non hanno evidentemente avuto ancora il tempo di cancellarlo.


Uscendo fuori, noto un camionista, robusto, apparentemente sulla quarantina, vestito come un soldato bosniaco. Che bella l'autostrada! Ognuno ci sta come vuole, è un luogo, spesso internazionale, dove nessuno ti conosce (o quasi)! Non c'è alcuna vicina di casa (nascosta dietro le tapparelle) che ti osserva con disprezzo vedendoti trasandato... Quasi quasi, penso di avvisare quel camionista che nel cesso c'è un messaggio per lui. Ma poi desisto e ritorno dentro a curiosare presso gli scaffali dei libri.


Ma perché mi trovo qui?


È presto detto. Ogni tanto, quando ho tempo, mi avventuro in autostrada. Mi rilassa e mi distrae. Mi entusiasma come un bambino che vada alle giostre. In autostrada mi immergo in un mondo completamente diverso dalla quotidiana monotonia. Sembra di stare in un'altra dimensione. Mi estraneo da tutte le incombenze e gli affanni della vita. Com'è bello stare in un posto dove nessuno ti conosce e tu non conosci nessuno! Fortunatamente, non mi sono mai imbattuto in conoscenti... È fantastico vedere gente di tante nazionalità, mentre pensi che nella campagna intorno, a pochi metri, possono esserci dei vecchi contadini che magari non ci sono mai stati, in autostrada. Anche se sta lì da anni, a portata di mano. Questo è il fascino. Vicino a questa striscia di modernità, che porta verso lontane avventure, spesso ci sono anziani agricoltori dalla pelle bruciata, che non puoi raddrizzare neanche se li metti sotto una pressa, perché chini da anni sotto il sole ed alle intemperie.


Un altro contrasto è rappresentato da quella varietà di prodotti esposti negli autogrill e che in una semplice salumeria non si sognerebbero neanche di esporre... Come prodotti tipici di regioni o anche nazioni lontane, particolarità varie come cioccolati dai gusti più strani, biscotti che non sapevi neanche esistessero, pasta in formati curiosi, e via dicendo. Magari, se li vedi esposti in un negozio in paese, storci il naso. Mentre in autostrada ti accattivano e li comperi. Ti sembra di aver scoperto chissà che, quando stai in autogrill! Cosa curiosa, in questo qua (in prossimità di Caserta sud): mi colpisce il dialetto napoletano parlato dai baristi o dai vari addetti. In un affollamento di persone che fanno trapelare diversi tipi di accenti, sia nazionali che stranieri, sembrano loro gli estranei!


Che bello! C'è chi è affascinato da un suggestivo tramonto, chi da una straordinaria aurora, io sono affascinato dagli autogrill autostradali!


L'autostrada mi riporta a fantasticherie infantili. Questa striscia d'asfalto, che si perde all'orizzonte, rappresenta per me la libertà. Mi fa e sognare mete lontane, mi fa viaggiare con la mente verso l'infinito: penso che potrebbe farmi raggiungere qualsiasi posto al mondo. Senza intralci. E per un attimo immagino di alzarmi con un elicottero e vedere tutto intorno: i contadini piegati nei loro terreni, più in là la maestosa Reggia di Caserta con i propri immensi giardini di straordinaria bellezza, più in basso tanti agglomerati comunali attanagliati da serpenti di lamiere roventi. Da Caivano a Marcianise, da Marcianise a Maddaloni, dappertutto. Così apprezzo ancora di più questa magica striscia che, lucente sotto il sole, si assottiglia sempre di più, fino ad allargarsi di nuovo quando scendo...


In autostrada la noia, la monotonia, sono bandite. Oltre a camionisti appesantiti da giorni e giorni di viaggio e che hanno tutto da pensare al di fuori che annoiarsi, noti fuoriserie che non ti sogneresti mai di vedere in paese, con facoltosi proprietari che sicuramente hanno in testa lucrosi affari e non hanno tempo di annoiarsi. E poi, tante famiglie o numerosi gruppi e comitive che si fermano con fragorosi ed allegri vocari! Sicuramente stanno in gita oppure vanno a raggiungere una tanto agognata meta di vacanze! In autostrada si è sempre in viaggio per lavoro, per affari e, soprattutto, per andare in villeggiatura! Mi sento partecipe: un po' di me va in vacanza con queste allegre comitive...


Ritornando agli scaffali dei libri, mi colpisce un titolo che fa capire che gli autori (mi sembra che siano più di uno) coltivino un sogno o, a quanto pare, ne siano ad un passo, cioè che stiano lì lì per realizzarlo... Ma secondo me lo hanno già realizzato, se si tratta di scrivere, SOPRATTUTTO PUBBLICARE, un libro. Io, dopo aver consultato circa centocinquantasette (sì, leggasi CENTOCINQUANTASETTE) case editrici, per la pubblicazione di *Cento di questi ambulatori*, il mio libro ormai terminato da mesi, sto ancora "combattendo"... E, con rispetto parlando, sbirciando le prime pagine di tale libro, non è che lo trovi di grande interesse. Probabilmente non è il mio genere. Intuisco solo che forse tratterà di balli, di musica e di provini televisivi. Mi domando: come avranno fatto a pubblicare? Come mai il mio lavoro, che in fondo è piaciuto a tanti (e che a tutt'oggi mi domandano quando uscirà in libreria), addirittura quando lo stavo ancora scrivendo, trova tante difficoltà?


Ripeto: come mai? Se una lettura è piaciuta a molti e, se ci fidiamo degli studi statistici, in ogni caso dovrebbe piacere nella stessa percentuale -- elevata -- ad un numero ben più cospicuo di potenziali lettori presenti in tutta Italia, come mai, ripeto, ci sono tante difficoltà?


Mah!...


Mentre mi gratto la testa arrovellandomi in tale ardita riflessione, ho un'illuminazione: tali autori sono strettamente "addentellati" (anzi, sono "intimissimi") con "quelli" della televisione! Soprattutto di un certo tipo di televisione. Ad esempio, da dove "escono" tante garrule giovanissime (e non) che schiamazzano sempre... Me lo conferma anche un commento in copertina. Sembra proprio della conduttrice di tale genere televisivo. Però continuo a grattarmi, non essendo ancora pervenuto alla "rivelazione" totale. Ma è questione di poco. Infatti, le mie idee, dapprima frammentarie, trovano poi il loro incastro definitivo, permettendomi di associare perfettamente le cose. Così mi viene alla memoria un altro scritto che qualche giorno fa ho visto in un "Megastore" di Orta di Atella. Ne ricordo ancora l'inizio: /"Ho/ /pubblicato quindici, forse sedici libri nella mia vita..."/. E, più avanti: /"Lo presentai in televisione e in una serie di incontri mondani..."/.


"Che cazzi di incontri mondani posso avere!", penso in me stesso. Poi: "Che televisione posseggo io per presentarlo...", rimugino. Non posso far altro che pensare alla mia telecamera a circuito chiuso ed in bianco e nero. Allora un'idea assurda: forse avrei potuto registrare, in maniera molto patetica, la mia figura sul marciapiedi mostrando, in primo piano, *Cento di questi ambulatori?!** * Ma poi: a chi farla vedere? Al massimo l'avrebbero vista, durante la "registrazione diretta", i miei figli e mia moglie che, indispettita, me ne avrebbe dette quattro dal citofono, mentre magari da una nostra vicina di casa, che è un po' inquieta, mi sarei buscato addosso un secchio d'acqua sporca, diventando per un attimo una macchia irriconoscibile e grottesca sul monitor!


Ecco la differenza: quel Signore, avendo possibilità, anzi, essendo praticamente di casa (forse sarebbe più esatto dire /il padrone di casa/) nella televisione, ha potuto propagandare i suoi libri in tutta l'Italia, magari ancora prima di scriverli! Invece io, comune mortale, per far conoscere il mio lavoro, non ho potuto far altro che farne leggere, man mano che li scrivevo, dei "pezzi" agli assistiti in ambulatorio, anche per farli divagare nell'attesa... Ricevendo fra l'altro, come gradita ricompensa, il loro entusiastico parere. Almeno prendendo, nonostante tutto e come si suol dire, i classici due piccioni con una fava. La prima fava è stata quella di non far sbuffare i pazienti in attesa, la seconda è stata rappresentata dal loro lusinghiero incoraggiamento a farmi portare a termine tale lavoro.


E, come penso si sarà compreso, essendo quel Signore (con "S" maiuscola perché MOLTO in alto) formidabile addentellato per quegli autori o, meglio, di quel garrulo ambiente -- nel quale addirittura sembra (!) conduca una sua /stretta parente/ --, il gioco è fatto! Tutto quadra!


Ed io volevo, fesso qualsiasi senza alcun addentellato, essere pubblicato! Magari per la mia bella faccia... Ma mi sono guardato alla specchio? Senza "maniglie" e con una faccia /così/...