Antekirtt

Ho 28 anni e lavoro in una ditta di informatica, questo per il momento. La mia vita la passo quasi esclusivamente al centro sociale il Molino di Lugano, da quasi quattro anni, quando occupammo uno stabile in disuso, successivamente bruciato dai soliti ignoti, per poi trasferirci in periferia con "l'accordo" del cantone. Ho frequentato il liceo cittadino per poi formarmi a livello informatico come autodidatta, cosa che per adesso mi permette di campare. L'idea di mettermi a scrivere arriva da un'amica, anche se già ci pensavo da qualche tempo, che mi suggerì di sfruttare la mia enorme, a suo dire, fantasia. Il racconto in questione si intitola "errore di sistema", un gioco di parole che fa riferimento al sistema in cui viviamo e ad un crash di sistema che permette lo sviluppo della storia nel racconto stesso. Fino a questo momento, il racconto è stato autoprodotto e messo in vendita al Molino; in seguito spero che sarà visibile ad un pubblico più vasto. Questo è tutto ciò che mi viene in mente.

Per chi fosse interessato all'intero testo (qui vengono proposti i due primi capitoli), mandare una email all'indirizzo: antekirtt@antisocial.com

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Attenzione! Attenzione! Grande flusso d’informazioni dal settore Est! Il cartello appariva come quelle grandi insegne al neon dell’antico mondo; con la differenza che incuteva un certo timore, perché ogni volta che si attivava, emetteva un rumore assordante e molto sgradevole, ma comunque necessario affinché l’efficienza con cui era conosciuto il Servizio non venisse mai meno, come del resto neppure l’impressione che avevano di questo i livelli cui gli erano sottoposti.

Bart non si immaginava nemmeno cosa lo aspettasse in quel particolare nodo di frontiera, abituato in un certo senso ad una tranquilla vita periferica. Era lì da appena un’ora quando il cartello si attivò: mentre i suoi colleghi col camice bianco si affrettavano davanti ai terminali, in una sorta di rito collettivo perpetuato, i componenti il Servizio operativo, di cui faceva parte, si apprestavano ad accogliere il carico, ben bloccati da appositi ganci fissi al pavimento, fucili alla mano. Per questo genere di carico era sufficiente un armamento leggero, come prescriveva il codice del Servizio operativo, RFT n.146 disponibile con un livello operativo da 1 a 10.

Bart era appunto un livello 10 fresco di nomina e la sua esperienza si limitava alla visione dei codici procedurali, secondo il suo livello di appartenenza, e a poche esperienze simulate, gestite peraltro da un server di rete periferica con scarsa potenza di risoluzione sensoriale.

- Bart! Agente operativo Bart!- non fece in tempo a riaversi dal vortice di pensieri che gli martellavano la mente, che arrivò il carico da filtrare.

Era immenso, sebbene non fosse che un cargo S4 e la sua destinazione un pari livello; tutti i dispositivi doganali entrarono in funzione, uno dopo l’altro, in un ordine predefinito e particolare per ogni carico. Per esempio in un traffico di pari livello non venivano confrontate le scansioni antivirali intermedie con quelle doganali, in quanto ciò sarebbe avvenuto nel settore di destinazione.

Bart si ricordò troppo tardi di quanto letto sul manuale digitale a proposito del risucchio provocato da grandi flussi, né fece in tempo ad assicurare nei ganci pavimentali i propri stivali: si ritrovò d’un colpo contro la parete, inebetito e spaventato. E ci rimase finché le procedure di imbrigliamento e di sicurezza non furono completate; non certo per mancanza di solidarietà nei confronti del pivellino, ma perché lo prescriveva il codice del Servizio (CS).

Sembrava di vivere in un sogno per lui; l’adrenalina pompava in continuazione provocandogli una paralisi delle gambe, mentre le immagini gli scorrevano davanti al rallentatore: colleghi impegnati ad imbrigliare l’energia dei dati, ad ancorarli affinché venisse controllata provenienza, destinazione, livello di sicurezza e molti altri parametri che lui, come operativo, non poteva conoscere. L’ordinanza prevedeva che gli operativi completassero l’isolamento della sezione doganale interessata nel minor tempo possibile, per dar modo ai tecnici di completare l’analisi dei dati e di confrontarle con i codici di transito del D, con l’intestazione dei dati stessi e di effettuare l’aggiornamento continuo.

Non fu un buon inizio per lui. Finito il turno si ritirò nel suo settore a riflettere: pensò all’incidente, al formicolio di uomini visti al rallentatore, alle consolle, al cartello di allarme e ai sorrisini dei colleghi. Decise di staccarsi per qualche ora, come del resto la sua nomina gli permetteva, e si ritrovò nella camera adibita al collegamento totale, un po’ spaesato, nudo e bagnato nel tubo di trasposizione sensoriale.

Ci mise qualche minuto ad abituare i sensi al nuovo ambiente; gli occhi, soprattutto, abituati a colori sfavillanti, si rifiutavano quasi di inviare al cervello messaggi tanto tetri e deprimenti. Bart guardò fuori dalla finestra e vide ancora una volta torri metalliche, contenenti le celle abitative in cui l’umanità trascorreva, in un certo senso, la propria vita. Egli non ricordava di aver mai visto lì fuori: né sul fondo dei palazzi, strisce lunghe orizzontalmente che ricordavano le autostrade del D, né affacciate come lui in quel momento. Aveva accennato all’argomento con qualche collega, prima della nomina, ma questi gli ricordò che non era sua abitudine scollegarsi; non era logico e neppure conveniente poiché rispecchiava il concetto individualistico che dominava il globo tempo addietro. Ma a Bart non dispiaceva ogni tanto scollegarsi, nonostante il tetro paesaggio e le domande più o meno insistenti dei superiori; gli piaceva ma non sapeva spiegarsene la ragione. E la nomina ad agente del Servizio operativo di livello 10 gli permetteva, secondo un’ordinanza piuttosto vecchia e raramente applicata, di staccarsi dal D per un totale di cinque ore alla settimana. Sapeva che al rientro avrebbe dovuto sottoporsi ad una serie d’analisi di diverso genere e i superiori gli avrebbero rivolto delle domande, sempre le medesime, che suonavano così: - per quale motivo è indotto ad interrompere il collegamento sociale con il D? Quali sono le sue attività nel suddetto intervallo di tempo?–

Ma decise di non pensarci, per il momento; si distese sul pavimento della sua cella a scrutarne il soffitto, pensando ad una festa cui aveva partecipato giorni prima.

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La cella di Bart non era diversa dalle altre: stessa disposizione dei locali, sempre due, stesse proporzioni. Il locale più piccolo si affacciava sull’alveare, com’era sarcasticamente chiamato durante il party settimanale delle multineuronali consociate; in realtà erano ben pochi ad averlo visto di persona ed era prassi comune schernire coloro che provavano questa esperienza, ritenuta asociale e illogica. Il pretubo, così era chiamato il locale, offriva un paio di scansie integrate alla parete, sulla destra, in basso; procedendo verso la finestra, un cubo metallico dalle dimensioni di un metro completava l’arredamento standard. Il pavimento era composto da un materiale sintetico di colore marrone; simile a quello del nodo al quale era stato assegnato, pensava Bart, colore a parte. E questo era tutto. In effetti, non c’era nulla di strano poiché il pretubo non era utilizzato quasi da nessuno; se si esclude qualche piccolo incidente di cui si era sentito bisbigliare, che aveva reso necessario il passaggio degli operativi superiori, e pochi altri come Bart, la popolazione intera trascorreva il totale della propria esistenza all’interno del tubo di trasposizione sensoriale, collocato nel cosiddetto locale-vita. Poco più grande del precedente, ma dotato di tutto ciò che serve al mantenimento del corpo umano, il locale-vita conteneva il tubo d’allacciamento sensoriale al D e tutti i collegamenti fisici che permettevano un’ottimale gestione degli impianti di sopravvivenza, d’alimentazione e di riproduzione. Ogni collegamento veniva gestito automaticamente dalla sezione amministrativa del Servizio, che attraverso un apposito software controllava i crediti di tutti gli utenti, accertava eventuali richieste speciali, come quelle di riproduzione, e assolveva un’infinità di compiti indispensabili per il buon funzionamento dell’intero sistema.

Il tubo in se stesso variava dal metro e settanta al metro e novanta in lunghezza e misurava un diametro di sessanta centimetri; il suo lato destro, guardando il fondo della camera, riguardava l’apparato alimentare: due tubi di 10 cm di diametro permettevano il rifornimento, sotto forma di un liquido verdastro, che confluiva da una rete di tubi posti nell’infrastruttura dell’alveare. Un altro permetteva di espellere le feci che erano convogliate e poi trasformate in energia attraverso un complesso procedimento di fermentazione.

La parte sinistra comprendeva l’apparato riproduttivo e i sistemi vitali di mantenimento cellulare. Il primo permetteva un collegamento tra il tubo di contenimento vero e proprio e il sistema centrale ; nel tubo, al momento del rapporto sessuale, il controller N si attivava, stimolato dal regolatore sinaptico, e consentiva la fecondazione. I sistemi vitali regolavano tutti i collegamenti sinaptici all’interno e all’esterno del tubo; erano collegati direttamente alla periferica fisica posta all’estremità del tubo e attraverso di essa al D. Il liquido in cui era immerso il corpo fungeva allo stesso tempo da regolatore vitale e da collegamento neuronale; seguendo la direzione dei campi magnetici emessi dalle diverse parti del corpo come autostrade di comunicazione, i regolatori vitali assolvevano varie funzioni: da stimolatori muscolari ad attivatori della circolazione, fino a funzioni cerebrali complesse come il gestore sensoriale di collegamento al D.

La periferica fisica era la porta vera e propria per il collegamento: assomigliava ad un box dalle dimensioni simili alla vecchia scrivania che usava Bart nella sua postazione di lavoro precedente; all’interno le parti metalliche si interfacciavano armoniosamente con le parti biologiche, a sintetizzare in un certo senso la felice interazione tra essere umano e rete dei dati. La periferica aveva il compito di amministrare e di elaborare i dati in entrata e in uscita; di attivare i regolatori vitali secondo le situazioni createsi nel D, a differenza che il soggetto avesse subito o meno determinate pressioni, sia fisiche che psicologiche; di regolare la sopravvivenza alimentare in base al comportamento adottato dal soggetto nella realtà, quindi qualità dell’alimentazione, quantità, definizione dei gusti e stimolazione cerebrale come ritorno d’informazione susseguente a qualsiasi azione svoltasi nel D. Infatti, pensava Bart, la sua fresca promozione comportava tra le altre cose un aumento dei crediti a disposizione e la possibilità di accedere a mense riservate che provocavano una sensazione di piacere maggiore nel mangiare; in altre parole il D attraverso la periferica fisica trasmetteva impulsi differenti agli stimolatori del piacere di ogni soggetto, tenendo conto di molti parametri come la qualità del cibo nel particolare ambiente in cui veniva consumato.

Un’altra funzione specifica della periferica era riservata alla regolamentazione delle funzioni vitali in base ai crediti restanti al soggetto. Per Bart non era in ogni caso un problema, poiché la sua condizione di operativo di livello 10 gli permetteva di vivere senza troppe preoccupazioni; qualche volta avrebbe dovuto rinunciare ad un pasto completo coi suoi colleghi di livello superiore e il suo quantitativo medio di alcalo stimolatore neurologico di piacere (ASNP) non avrebbe dovuto subire cambiamenti sostanziali. Alle mense inferiori, di tanto in tanto, si potevano udire conversazioni su persone che avevano finito i crediti e che svanivano tra atroci tormenti nel giro di un paio d’ore ; in realtà nessuno affermava di aver visto di persona il fatto, sembrava piuttosto una leggenda, ma funzionava egregiamente come deterrente per i livelli più bassi.

Tutte queste informazioni facevano parte della vita di Bart: dall’inoltro del modulo So10786, alla risposta affermativa come candidato idoneo erano passati tre mesi; dopodiché l’introduzione al Servizio e i corsi di abilitazione gli hanno permesso di accedere ad informazioni cui ben pochi possono attingere nel D. In verità già prima dell’incarico Bart aveva potuto vedere le apparecchiature del locale-vita nei pochi momenti di distacco, senza tuttavia capirne lo scopo. Ancora adesso diversi concetti gli sfuggivano, o meglio, non riusciva a visualizzarli. Ma tutto questo durava l’attimo del distacco poiché nel D non ricordava particolari momenti di riflessione.