Amargo! Incredibile! Era il ragazzo seduto dietro di me la sera prima alla corrida, quello che parlava sempre al telefono! Le fotografie apparse sul manifesto e sui giornali non gli rendevano giustizia: dal vivo si rivela molto meglio. Ed ecco di che cosa parlava al cellulare: doveva farsi portare altri vestiti per lo spettacolo e soprattutto un nuovo paio di scarpe da flamenco, visto che il suo guardaroba era misteriosamente scomparso Dunque lo spettacolo della sera precedente era stato annullato e la compagnia stava facendo in quel momento la prova generale. Assistere agli ensayos di uno spettacolo di flamenco è sempre emozionante. Si vedono da vicino la struttura della coreografia, la ricerca della perfezione nei movimenti, e anche il lato umano di coloro che durante lo spettacolo sembrano figure irraggiungibili sul palco. Tra le ballerine della compagnia ho riconosciuto anche qualcuna delle ragazze che stavano intorno ad Amargo... o "Rafa", come lo chiamano loro, la sera prima alla corrida. Bravissima Rafaela Carrasco: molto austera e radicata nella tradizione, tanto che nella seconda parte della alegria si esibiva in una difficilissima coreografia con il manton, lo scialle delle ballerine di flamenco. Straordinaria la compagnia, tutta di giovani: due ballerini, sei ballerine, un cantaor e una straordinaria cantaora, un musicista alle tastiere, uno al flauto e al sassofono, uno alla chitarra e due alle percussioni, i caratteristici cajones. Ma la vera stella era lui, "El Rafa", che sul palcoscenico sembrava alto due metri. Struggente nelle scene a due con Rafaela, brioso nelle coreografie di gruppo, era sorridente e simpatico, ma anche esigente e perfezionista. Quando, sudato, si è sfilato la maglietta restando a torso nudo, per un attimo ho pensato che avesse davvero intenzione di ballare senza niente indosso. In realtà anche la t-shirt arrotolata diventava uno strumento per la coreografia, ruotando nell'aria come un piccolo manton. Le prove finivano quasi alle dieci e trenta. Fuori il pubblico era già in fila, in attesa di entrare. Vibravo all'emozione di parlargli. Mi sono avvicinata al palcoscenico per scambiare due parole e lui, carinamente, cercava di parlarmi in italiano. Forse è solo un'impressione, ma la sua mano sul mio braccio emanava tanta passione quanto il suo flamenco. Rafa ha ventiquattro anni e balla flamenco da quando ne aveva dieci. Abbiamo commentato la corrida della sera prima, abbiamo parlato del grande Antonio Canales, suo amico, con cui anch'io ho seguito degli stage qualche anno fa. Gli ho chiesto quando verrà in Italia e lui ha risposto che deve prima trovare un impresario adatto. Poi mi ha salutato, forse con un po' d'imbarazzo, per correre nei camerini: doveva ancora prepararsi e il pubblico stava già entrando! Gli artisti tornarono in scena alle undici. Visto dopo le prove, lo spettacolo era ancora più bello. Rafa aveva ragione: non ci sarebbe quasi stato bisogno dei costumi, tanto sono bravi. Lui, che sposa perfettamente flamenco tradizionale e danza moderna, è apparso in giacca e pantaloni, con sotto una t-shirt bianca sbracciata. Tocco sexy: si era lavato i lunghi capelli senza asciugarli e quando piroettava su se stesso migliaia di goccioline luccicavano nell'aria intorno a lui. Ay, Rafa... A mezzanotte e trenta, dopo novanta minuti di spettacolo inniterrotto, la compagnia si ritirava, accompagnata da una standing ovation del pubblico. Non concedevano bis, ma io li potevo perdonare: dopotutto ballavano da ore con tanta anima in ogni passo. Lo confesso. Sulla
strada del ritorno ho fermato la Panda su un angolo e ho staccato da un muro uno dei
manifesti dello spettacolo.
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