Il 17 marzo di ogni anno, a partire
dalle prime luci dell'alba, l'isola di smeraldo si colora di un verde ancora più acceso e
tutti quanti, si preparano a festeggiare la più sacra festività irlandese: il giorno di
San Patrizio, patrono dell'isola.
La devozione nei confronti di questo Santo, vissuto intorno al 346 dc, si è concretizzata
solamente a partire dal 1787 a Boston negli Stati Uniti. Qui infatti gli immigrati
irlandesi cominciarono a dedicare questa giornata di festa a Chi aveva cominciato a
diffondere la religione cattolica in quei luoghi e aveva reso così possibile il recupero
di una vera e propria identità. San Patrizio era diventato il loro protettore.
Da allora ogni anno in questo giorno, da Boston a New York, da Mosca a Sidney, da Hong
Kong a Dublino, tutte le comunità irlandesi del mondo si riuniscono per dar vita ad una
vera e propria maratona di danze che dura ben 24 ore accompagnata da musiche, spettacoli e
soprattutto birra che scorre come un fiume per tutto il Paese, anche lei magicamente
colorata di verde.
In quest'occasione in ogni casa e in tutte le strade sono immancabili il tricolore
irlandese e, soprattutto, i piccoli mazzetti di trifoglio, simbolo internazionale
dell'Isola e pianta con la quale San Patrizio aveva cercato di spiegare il significato
della Trinità, attribuendo un significato preciso a ogni petalo.
Non mancano comunque i riferimenti in questa magica giornata a tutti quei piccoli esseri
che da sempre popolano l'isola fatata d'Irlanda: i folletti e i leprocan da
sempre riconosciuti come portatori di fortuna. La leggenda narra che, nel giorno di San
Patrizio, la persona più fortunata possa trovare, nell'eventualità che un arcobaleno
appaia tra le nuvole del cielo, una pentola piena d'oro lasciata dai folletti a titolo di
ringraziamento per il rispetto e la devozione ricevuti durante l'anno.
Quest'anno ho deciso di abbandonare
le grandi metropoli come New York o l'ormai cosmopolita Dublino e di rifugiarmi, per il
giorno di San Patrizio, in una delle contee più selvagge d'Irlanda, la Contea di Cork.
La cittadina di Cork, con i suoi
170.000 abitanti, è la seconda città d'Irlanda ed è ancora attaccata alle tradizioni
più profonde.
Da sempre questa cittadina ha dimostrato una forza estrema per mantenere la propria
indipendenza e vitalità.
Nella prima mattina, la città è
ancora assonnata e avvolta da un tiepido torpore, i festeggiamenti sono infatti iniziati
da venerdì, ma ecco che intorno alle undici le strade cominciano ad animarsi.
Un solo colore troneggia lungo Saint Patrick Street, la strada principale, sulle
guance dei bambini e nei disegni di trifogli, sulle giacche dei signori in meravigliose
coccarde, sui capelli delle ragazze con fiocchi e cappelli: il verde nella sua miriade di
diverse sfumature.
Ed ecco che finalmente, intorno a mezzogiorno, al suono meraviglioso delle ueillan
pipes, la parata ha inizio. E' un susseguirsi di musiche e di colori, dall'arancione
al bianco e al verde, di auto della polizia tappezzate di trifogli che sfilano ai suoni
dei tamburi e dei flauti, di bambini e di ragazzi che, seguendo una perfetta sincronia,
danno vita al gioioso ceili, la tipica danza irlandese.
I festeggiamenti non si fermano qui: tutti i pub di Cork, dal buio e vecchio Mulligans
al più moderno Lobby lungo il fiume si riempiono di gente che vuole soltanto
divertirsi al suono della musica, chi sorseggiando una Murphy, chi un whiskey,
o semplicemente stando a guardare. Anch'io mi ritrovo a festeggiare con alcuni amici
questa giornata che sembra quasi interminabile.
Il sole ha stranamente regnato tra le nubi per tutta la giornata e verso sera, quando la
pioggia comincia immancabilmente a cadere, una sola parola riecheggia ovunque dal più
profondo spirito irlandese: Slaintè, Salute, che è anche il mio augurio per voi
navigatori.