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  Natalia Milazzo
Natalia Milazzo


Hanno detto di me

Vai al primo capitolo di SicilianiSicilia, guida politically scorrett
(Da Il sole 24 ore, supplemento domenicale, 7 giugno 1998).

Ci voleva proprio. Nel profluvio di edizioni "politically correct" (dove, come già un tempo, non si dice più barba ma onor del mento), ecco una casa editrice minillima che con la collana "Le Guide Xenofobe", dedicata "alle idiosincrasie degli stranieri e ai migliori difetti degli italiani", mette nero su bianco vizi, virtù, tic, educazioni e cafonerie di tutti i popoli del globo. Una saga del luogo comune, del quello che tutti sanno (e che nessuno dice) per una lettura leggera, rapida ed economicamente indolore. Ideale supplemento alle consuete guide turistiche, questo Siciliani. Figli di un dio maggiore di Natalia Milazzo ("nata a Milano da padre siciliano: una doppia iattura difficile da reggere per chiunque") ci introduce con verve e scioltezza nel mondo della sicilianità. Può sembrare che il tutto si lasci attrarre dal macchiettismo da barzelletta (domanda: e se anche fosse?), ma l’umorismo di cui sono condite queste paginette è veramente di quelli che divertono senza irritare. Attenzione, però: l’aureo libretto è zeppo di consigli strautili per chi intrattenga con l’Isola e i suoi abitanti relazioni anche casuali: imperdibile, ad esempio, il capitolo "Fasti, cerimonie e riti", vera guida alle buone maniere che consente di partecipare ai riti più vari (in primis quello matrimoniale) senza fare la proverbiale figura dell’elefante in una cristalleria; preziosi quelli intitolati "Istruzioni per l’uso" e "Luoghi dove lasciare il cuore", guida al turista fai da te che non voglia bunkerarsi nel grande albergo o nel villaggio; gustoso quello dedicato all’enogastronomia.
(Max Bruschi)


Presuntuosi, cioè siciliani
(Da Repubblica, edizione di Palermo, 2 agosto 1998)

Cominciamo con una citazione. "Il siciliano non ha mai fretta. Non perché sappia organizzare con efficienza i suoi impegni. Ma perché non giudica niente tanto importante da scomodarlo. Il siciliano non parla molto. Quando parla, parla soprattutto di sé, conscio che ben pochi argomenti possono essere altrettanto interessanti". Un’altra. "Più che parlare, il siciliano pontifica: qualunque sia l’argomento scelto, la prima frase ha la funzione di demolire l’opinione appena espressa dall’interlocutore, dimostrandogli che non ha capito niente. Dalla seconda comincia la solenne Esposizione Della Verità". Se dopo queste due citazioni qualcuno si è offeso non c’è problema, perché, terza citazione, "elencare i motivi per cui un siciliano si offende non è possibile: praticamente può offendersi per qualsiasi motivo al mondo".Tutto questo, e molto altro ancora, si può leggere nel libro "Siciliani. Figli di un dio maggiore" della collana "Le Guide Xenofobe. Un ritratto irriverente dei migliori difetti dei popoli d’Italia." Non è un’edizione antimeridionale del Mein Kampf, ma un gioiello di (auto)ironia scritta da una torinese figlia di un palermitano che la ragazza ringrazia alla fine della guida perché senza di lui e senza i suoi amici siciliani non avrebbe potuto scrivere il libro. Lei si chiama Natalia Milazzo, 34 anni, giornalista, vive e lavora a Milano. La guida è divisa in una decina di capitoli che affrontano abitudini, vizi e comportamenti che vanno dalla paura di fare brutta figura, al rapporto col sesso, con le istituzioni, il matrimonio, i viaggi. Ne esce un ritratto senza peli sulla lingua, una satira impietosa. Un libro vivamente sconsigliato a un siciliano non dotato di senso dell’umorismo e, perché no, di senso di autocritica. Ecco solo due esempi per dare un’idea su a che cosa si può andare incontro.
Sul traffico. "Per l’automobilista siciliano la precedenza quando si guida è una questione d’onore: fermarsi o anche solo rallentare è un segno di debolezza che semplicemente non ci si può permettere. Piuttosto che fermarsi pochi secondi per far passare un altro, ciascun automobilista è disposto a fracassare la macchina e finire in ospedale".
Sulla capacità organizzativa dei siciliani. L’autrice a un certo punto si domanda: ma come fanno, nonostante tutto, ad avere il telefono in casa, a farsi riparare la tapparella che si è rotta? Risposta:
"Hanno sempre un amico, o un amico di un amico, o un cognato di un amico, piazzato al posto giusto e felice di mostrare tutto il suo potere facendo favori". Ma questo, continua la guida, "spinge talvolta a trattare da amici persone che non lo sono affatto: per esempio un negoziante rimasto senza pellicole indicherà al turista dove procurarsele, raccomandandogli di dire "che lo manda lui, anche se non si capisce proprio perché dovrebbe mandarlo". Ed è qui che Natalia Milazzo si pone un problema quasi sciasciano: questa abitudine a ottenere tutto come favore personale è la causa oppure l’effetto della disorganizzazione generale? Costo del libro, 12 mila lire.
(Dario Olivero)


Siciliani
(Da Segnalibro, Leggere & Scrivere, Rete Civica Milanese, 29 aprile 1999).

Il libro di Natalia Milazzo è proprio bello. Per una serie di motivi:
1) Non ha pretese di opera letteraria o saggio sociologico, chiede solo di essere letto a mente libera.
2) Nessun appunto è mai banale, superficiale o scontato: anche le osservazioni apparentemente più frivole o quotidiane sono frutto di vera osservazione e amore per la Sicilia e il suo popolo.
3) C'è molta attenzione per l'evoluzione del costume e i cambiamenti, spesso provocati da un'attualità dura e contradditoria: ottimo antidoto alla ripetitività dei luoghi comuni, che Natalia mostra di conoscere ma che ha intelligentemente evitato.
4) La lingua e scorrevole, simpatica, molto precisa e con giusta attenzione all'eleganza; mai sciatta, mai ammiccante... non è poco per un'opera dedicata a un pubblico medio; si legge con molto piacere.
5) Prende di petto tutte le questioni importanti, dalle cortesie domestiche alla mafia: una guida discreta e sicura per occasioni grandi e piccole.
6) Atteggiamento e taglio seri e dritti negli occhi quando serve, più andante e leggero altrove: l'uno e l'altro scelti sempre con consapevolezza.
Non mi sono piaciuti:
1) il piccolo testo a presentazione dell'autrice: artificiale, scioccherello, inutilmente "facile".
2) Se il libro viene maneggiato troppo, la copertina si stacca perché è incollata male. E questo vale per tutti i libri dell'Editore Sonda: non è ora che cambi rilegatore?
In definitiva: brava Natalia! A quando il primo romanzo?
(Luciano Sartirana)


In Sicilia con ironia
(Da Il secolo XIX, 3 luglio 1998)

Prosegue con successo la pubblicazione delle "Guide xenofobe", ritratti irriverenti dei migliori difetti dei popoli d’Italia. Il sesto volume della collana è dedicato ai siciliani, definiti "figli di un Dio maggiore" perché convinti di essere "superiori a molti, pari a chiunque". Natalia Milazzo prende in giro con stile arguto (e sottinteso affetto) questo popolo pigro, orgoglioso, permaloso e ossessionato dal timore di "fare brutta figura".
Naturalmente, però, i difetti sono il rovescio di altrettanti pregi: i siciliani sono generosissimi, ospitali, amici per la vita e pure (il che non guasta) ottimi cuochi.
(Silvia Neonato)


Vai al primo capitolo di MadriGuida (spietata) per capire i mestieri
(da Il borghese, luglio 2000)

Agili, ben scritti, politicamente scorretti e soprattutto divertenti, i volumetti della Sonda (che si accingono a ripetere il successo delle Guide Xenofobe) ci presentano per ora un ritratto spietato di bancari, ingegneri, grafici e… mamme. Già, anche di queste. Magari per la gioia della Federcasalinghe, che agiterà il pamphlet di Natalia Milazzo nelle aule parlamentari a sostegno delle istanze più disparate. Anche mettere al mondo e allevare un bimbo viene infatti oggi considerato un mestiere. Anzitutto perché è quasi sempre conseguenza di una scelta, e non di un obbligo. Secondo, perché la mamma moderna è costretta, durante e dopo la gravidanza, a un durissimo tirocinio professionale, divisa tra ataviche convinzioni (tipo la maglietta della salute) e i risultati della moderna ricerca pediatrica (il neonato deve restare nudo per forgiarsi a tutte le temperature), spesso in contraddizione tra loro (ma le tonsille vanno tolte o no?).
Certo, la professione di mamma è ormai svilita. Al tempo del libro Cuore, un uomo di mezza età poteva "baciare le pagine del suo vecchio quaderno" riconoscendo alcune righe di "elle" e di "ti" tracciate dalla madre, "quando io ero stanco e avevo sonno, santa madre mia!". Oggi le stesse pagine verrebbero sventolate in faccia allo psicanalista e lo stesso uomo, pieno di risentimento, esclamerebbe: "Lo vede? Mi faceva lei i compiti! Ecco perché sono così insicuro!". In ogni caso, fra tutti i mestieri, quello della madre resta forse l’unico indispensabile. Perché, a partire da Eva, è comodissimo disporre di qualcuno cui attribuire, sempre e comunque, tutta la colpa. Almeno secondo gli autori di questi "cattivissimi" libretti.
(Max Bruschi)


Madri
(da
www.alice.it/cafeletterario/inlibreria, 4 agosto 2000)

Se tanto si parla di "lavori socialmente utili", spesso intendendo un lavoro precario e mal pagato, una collana delle edizioni Sonda, di cui fa parte il volumetto Madri-I figli so’ piezz’e core, ha nome "Lavori socialmente inutili" e tratta "delle abitudini,le manie, le frustrazioni e i sogni inconfessabili di chi è prigioniero del proprio lavoro". Così è comprensibile che tra questi lavoratori socialmente inutili ci siano i bancari o i grafici, ma appare curioso che ci siano le madri. Forse perché o non si considera un lavoro l’essere madri (questo forse lo pensano i padri) o perché assolvendo a mille compiti (parlando per difetto) molti lo giudicano socialmente utilissimo (soprattutto le istituzioni che tanto contano sull’instancabilità delle donne). Eppure leggendo le pagine del libro e vedendo le varie tipologie di madri qui rappresentate (tutte, nessuna esclusa, si possono riconoscere in almeno una di queste) capiamo come la maternità riesca a trasformare un essere normalmente razionale, dotato di logica e di buon senso, in un essere del tutto diverso che, al di là delle caratteristiche culturali o sociali, almeno una volta nella vita proclama le stesse insensate e inascoltate verità, accecata com’è da quel ruolo sempre meno significativo, sostituito ormai da una miriade di specialisti. Lo psicologo vede pericolosa ogni sua ingerenza nella vita dei figli, il dietologo la considera quasi un’assassina per come nutre la propria creatura (ma quello che si può o non si può dare a un bambino cambia però con la rapidità della luce), gli insegnanti la giudicano responsabile di ogni difficoltà scolastica del figlio che "è poco seguito": insomma, per difetto o per eccesso, la madre è sempre colpevole e purtroppo lei ne è ben cosciente. Con qualche sprazzo di intima ribellione: "chi me l’ha fatto fare?" si dice in un attimo di verità la madre insonne cullando la figlia neonata urlante alle quattro del mattino, e se lo ripete dopo circa sedici anni, più o meno alla stessa ora, quando, insonne, aspetta il rientro della ragazzina (che sta divertendosi follemente con coetanei ugualmente irritati dalle angosce materne) che immagina preda di un bruto e vittima di tragiche situazioni.
(Grazia Casagrande e Giulia Mozzato)


Duemila madri?
(da www.pickwick.it)

Che ci fa ancora la madre nel 2000? Ha radicalizzato tutti i suoi intrinseci difetti e la sua nefasta azione sul mondo senza avvedersi che il suo ruolo è ormai completamente sorpassato oppure è diventata il capro espiatorio di una intera generazione disorientata e incapace di cogliere le giuste cause del disagio?
Natalia Milazzo, alla sua seconda prova comica dopo una esilarante guida xenofoba sui "Siciliani", tocca a ferita aperta l'intoccabile: più in alto della Madre, in particolare nella penisola, rimane solo il Papa. Il rischio grosso, pertanto, è quello del sacrilegio.
Con una scrittura scorrevole, sotto la quale però si nascondono spesso unghie affilate, "Madri" mette sotto accusa la donna-madre ma al tempo stesso la difende, quale essere non conscio della propria inutilità per la società e, in fondo, per se stessa.
Esplicita è la copertina: un tipico quadretto familiare che sfiora la felicità, madre alle prese con un cellulare di cui sappiamo fin dalla partenza che non sa utilizzare, figlie generosamente esibite, ancora gioielli del 2000 come duemila anni fa (ricordate Cornelia la madre dei Gracchi?). La donna/madre ha una vita che si svolge in tre fasi: l'attesa dei figli, i primi anni, la maggiore età (dei figli). In ogni momento ella è, tipico esempio di sadomasochismo, vittima e carnefice di se stessa e degli altri. Qualunque sia il suo stato sociale i dubbi, i personaggi che la attorniano, le modalità dei rapporti con gli altri ripercorrono schemi che hanno millenni di storia sociale e psicoanalitica alle spalle ma che oggi risultano del tutto anacronistici in una società che ha accelerato di più.
La sua inutilità è palese. Chiunque ne sa più di lei, così come siamo istruiti da libri, televisioni, medici, vicini di casa, riviste femminili, e può pertanto giudicarla e sostituirla.
Un manuale minimo della madre, indispensabile alle donne in cerca di esserlo (così sapranno a cosa vanno incontro), ai figli (così sapranno come difendersi) e ai mariti (così sapranno come difendersi pure loro).
(Mauro Pedretti)

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ultimo aggiornamento
aprile 2001