TUTTO COME PRIMA
Parte prima
Capitolo primo
"No, non cambia. Non cambierà mai nulla".
Il vento si abbatteva sulla quinta colonna della Low Library.
"Tutto era ed è già cambiato. Già l'attimo fatale dell'odio si
sprigiona. Non resta che il fiato impertinente dell'attesa".
Era un monologo noioso dell'uno. L'altro ascoltava disattento.
"Ci saranno solitudini" continuò urlando il primo. "Già! E'
il mondo del crimine che non ci lascia. Noi non possiamo farci nulla. Nulla,
Jimmy!".
Chi parlava si lisciava i baffi sottili grigi con le unghie tirate a lucido.
Urlava a bocca larga. C'era l'impeto del vento sulla quinta colonna e loro
cercavano il punto magico per ascoltarsi. Esseri sbilenchi nella pazzia
della regale Columbia University. Esseri urlanti e soli.
"Quando noi avremo vinto noi stessi", gridò l'uomo piccolo e
secco, "noi arriveremo ad amare l'odio di chi ci sta vicino. Noi
lotteremo contro chi amiamo e dice di amarci". Ci fu una piccola risata
dentro un vento ormai in tempesta. "Non cambia nulla, Jimmy! Non
cambierà mai nulla!".
Il viso dell'uomo che parlava non prometteva grandi cose. Il suo viso si
adattava al fischio irreale del vento.
Alla fine parlò l'altro.
"Cambia tutto se arriviamo ad amare l'odio?" disse con occhi
spenti.
Il vento sbattè veloce sull'Alma Mater. Un vento facile, troppo caldo, che
spezzava le parole dei due nel suo urlo dolciastro.
I visi dei due uomini erano maschere trafitte.
"L'odio è il nostro più caro amico, Jimmy" disse l'uomo minuto,
strappandosi un pelo arricciato. Fischiò contro il vento.
"Così il mondo cambierebbe tutto!". Fu il giovane Jimmy a urlare,
allargando a fatica nel grasso delle guance i grandi occhi. Era
giovanissimo, non più di ventidue anni, e sovrastava l'altro di almeno
venti centimetri.
"Cristo in croce" ribattè il più vecchio con una voce resa
lugubre dal grido della tempesta.
Parlava a scatti e batteva il pugno sul marmo della colonna.
"Sai che fa Cristo sulla croce?" urlò.
Guardò i prati verdi e grigi. Erano laghi che aspettavano l'eternità.
Erano come l'Alma Mater che aspettava la pace. Sordi laghi di anime.
"Grida!" spiegò con impeto. "Grida perché è pazzo".
"Non mi piace cosa dici" lo interruppe il giovane.
"Non piace mai quando si parla di croce" ribattè l'altro.
Tese gli orecchi ai rumori della città. Il vento li copriva.
Il piccolo uomo spiegò:"Cristo grida all'uomo: - Ama chi ti vive
assieme, anche se lui ti odia -". Chiuse gli occhi. Restò piccolo
nella bufera.
"Vuoi dirmi che l'uomo deve essere fatto soltanto di bene?". Il
giovane era rabbioso e girava intorno alla colonna come un topo in gabbia.
Il piccolo uomo riaprì gli occhi e mise avanti le labbra sottili. Faceva
fatica a stare calmo. Gridò: "Cristo è croce e bene". Respirò
forte. Il vento picchiava
forte sui loro visi. Continuò a scatti: "Ogni volta che qualcuno gli
dice: bravo!, un chiodo si pianta sulle sue carni... uno... due... mille...
milioni... miliardi. Questo è il bene del mondo! Una croce di
chiodi!".
Gridò più forte, e la sua voce sorpassò il grande urlo del
vento."Bravo! Bene! Miliardi di "bravo", miliardi di
"bene", miliardi di imposture, di chiodi sulle carni".
Pensò incontro al vento. "No! Tutto cambia e tutto ritorna. L'odio
sarà vinto, perché colui che ama chi gli sta accanto vincerà. Jimmy, è
così!".
Gli studenti salivano e scendevano la grande scalinata bianca. Voci,
colori... vertigini! Ma la mattina di fine inverno era chiara nel vento
dolce di bufera. Tutto il grande mondo di plastica gioiva. Aspettava
qualcosa.
Il piccolo uomo si spostò tutto sulla destra. Tese l'orecchio destro con
sforzo, come se non sentisse ciò che il giovane gli stava dicendo.Poi si
piegò
in due, con l'orecchio sinistro rivolto al cielo. Un mezzo rospo asciutto
con la pelle schizzata di vene azzurre sulla fronte liscia.
Nel vento venivano le voci acide degli studenti. Una grande confusione di
voci.
Il piccolo uomo ancora piegato in due con l'orecchio sinistro in direzione
del cielo, urlò: "Quello di lassù grida più di questo vento. E'
pazzo, quello! Soffre e si sgola". Si tirò su con cautela, ebbe un
moto di sorpresa, sorrise. Ci sentiva da tutt'e due gli orecchi. Eustachio
si era mosso dentro. "Per chi!" gridò più forte.
"Già, per chi?" ripetè il giovane applaudendo
Il vecchio lo guardò di traverso. "Per favore, non fare il
saltimbanco. Il Suo grido merita rispetto" disse.
E proprio in quel momento avvenne qualcosa di grande e di insignificante.
Come se le parole di odio, di amore e di croce sprigionassero l'assurdo
dalle grandi colonne.
Due ombre di uccelli senza proporzioni tra loro piombarono dall'alto. Un
corvo ingombrante, un passero ancora senza coda. Volarono sopra le teste dei
due uomini, gridarono la disperazione e la spietatezza, fecero due giri
intorno alla quinta colonna: il tempo del destino del passero.
Grida di disperazione e di spietatezza. Urla tragiche, urla senza fine.
Terrore. Il corvo volava a gambe tese. Lunghe gambe rapaci. Già gli artigli
affondavano sulle carni tenere del passero. Ci fu ancora una deviazione
disperata del piccolo uccello, poi la sua caduta a terra come morto. Lui
restò immobile. Forse sperò nell'impossibile.
Ma non ci fu miracolo. Il becco del corvo fu spietato, le carni della
piccola vittima furono lacerate. Vinse la spietata vigliaccheria del più
forte.
Il piccolo passero diventò un piccolo mucchio di sudiciume e il corvo levò
in alto trionfante la larva maciullata nel becco.
L'uomo minuto rise della piccola scena scellerata. Tutto avviene. Tutto è
già stabilito fin dall'inizio. Il più giovane guardò in alto con i pugni
serrati. Occhi di odio.
Allora il vecchio soffrì per il giovane. Ma fu per un attimo, poi restò
indifferente a tutto. Il vecchio già sapeva. Milioni di piccole scene come
quella appena vista schizzavano via nell'universo. Segnavano il tempo che
non dà respiro, scandivano le ore dell'inquietudine, proclamavano gli anni
e i mesi della vita e della croce.
Indifferente alla rabbia del giovane e alla sua incredulità, lui trattenne
un riso di scherno.
"L'assurdo della croce. L'urlo della croce. L'urlo di chi sta sulla
croce" disse contro il vento.
"Ma che senso ha?". Il giovane teneva gli occhi larghi di odio.
Il vecchio ascoltò le voci confuse sulla scalinata. Voci del mondo. Lunghi
fischi di vento.Il corvo era scomparso.
"Il bene si manifesta così, Jimmy! Non ci sarà nessuna ricompensa.
Jimmy, credimi!". Quella voce era cupa e profonda. Tra i due non c'era
pace: il vecchio sapeva, il giovane restava annientato dall'odio.
"Bisognerebbe che tutti sapessero" gridò il vecchio.
"Che c'è da sapere" disse Jimmy con rabbia. "Tu non sai quel
che dici".
"La grande truffa, Jimmy! Quel corvo, quel passero... La truffa del
bene e del male".
"Perché?" urlò il giovane.
"Nulla di tragico, Jimmy. Il corvo e il passero sono due ombre venute
dall'alto. Noi le abbiamo viste. Quelli là sparsi - allungò l'indice -,
quelli là che noi vediamo sparsi sugli scalini e nei prati, nulla hanno
visto, nulla hanno sentito. Nulla è stato, Jimmy! Il mondo ruota
indifferente all'infinito". Restò a occhi chiusi. Piccola maschera
spremuta che soffriva a labbra strette. "E su questa indifferenza,
Cristo c'è morto sopra. L'hanno inchiodato lì sopra, Jimmy!".
Quando il vecchio riaprì gli occhi, Jimmy vide un lampo grigio di metallo
fuso schizzare su una pelle pallida. Il tono della voce del vecchio si fece
tagliente."Chi lo schioderà dai sospetti?" gridò. "Urlerò
le tue macerie e le tue macerie saranno la sofferenza del mio silenzio.
Esploderà la mia pazzia e la mia pazzia sarà luce nel percorso del mio
credere. Io urlo la mia umanità con il sangue versato per la certezza
dell'uomo. Urlo la mia furia di esistere, perché il mondo deve sapere che
dentro il mio grido di morte c'è la sua resurrezione. Il mondo deve
conoscere che io amo l'odio per fargli vincere l'odio.Il mio urlo non sarà
eterno finquando il mondo non conoscerà la sua sorte di odio e di
amore".
Il vecchio guardò con dolcezza il giovane."Ma io farnetico, ragazzo
mio!".
"No!" implorò Jimmy.
Ma l'altro restò muto, lo sguardo lontano al di là dei grandi prati, dove
le case dell'abbandono stavano ordinate sotto archi a trifoglio di
cattedrali all'inglese del '300, tipo archi Tudor e abbazia di Westminster.
Colonne, architravi, torri, siparietti, loggioni, cupole, portici. L'ordine
che asfissiava.
Jimmy gridò: "Continua, papà!".
Il vecchio respirò forte. "Vorresti inchiodarti con Lui?" disse
assorto. "Ragazzo, è scomodo stare inchiodato lassù!". Lo
guardò severo.
Jimmy gridò disperato: "Ritorna!".
Il corvo scendeva a picco dalla colonna, le ali morte, il becco
insanguinato, la mandibola e la mascella inchiodate alla lingua. "Ha il
becco incollato" disse il vecchio. "Il sangue del passero gli è
scoppiato dentro e lui non respira più. Morirà".
Era ormai sopra di loro, il corpo rigido, una bomba, un proiettile impazzito
nell'aria. Cadde ai loro piedi. Restò immobile, il becco incastrato nel
sangue.
"Come il pensiero" disse il vecchio. "Come il Suo pensiero
che resta morto lassù".
"Oggi sei triste, papà" disse Jimmy.
Il padre guardò il corvo morto ai suoi piedi. "Non è stata una bella
nascita, la tua" disse, sfiorando l'uccello con la punta del piede.
"Non avevi amore lì dentro". Gli sputò sopra.
Poi mormorò cupo: "E così i Magi vennero dall'Oriente, i pastori
s'incamminarono dalle loro capanne, Erode uccise gli innocenti, e tutta la
terra d'Israele, la Giudea, la Galilea, Nazaret, ebbero la loro luce dal
cielo...
E Giovanni Battista indossava un vestito di peli di cammello, portava una
cintura di cuoio intorno ai fianchi, si nutriva di locuste e di miele
selvatico...".
Guardò i prati, le case, le torri, gli archi, gli studenti che vociavano
gesticolando. Era una lunga storia che si ripeteva all'infinito. E quella
storia non aveva tempo, non c'era inizio, non ci sarebbe stata fine.
Guardò Jimmy. Anche in lui non c'era inizio, e non c'era fine. Sentì la
sua indifferenza tagliargli la faccia. Volle gridare un dolore qualsiasi, ma
restò bloccato da una sofferenza indefinita. Doveva reagire. Così
com'erano tutto risultava inutile nel loro lavoro di tutori dell'omicidio.
Fu assalito da un tremore sussultorio, il grigio degli occhi roteò, il
lungo naso cercò la furia del vento. La voce dell'omicidio gridava chiara.
L'umanità restava sottomessa alla grande scena madre dell'odio e del bene.
Maschere pazze, furie schizzanti, occhi immobili, paura, odio, omicidio. Lui
conosceva tutto. Non c'era odio nel mondo, ma c'era l'odio in chi predicava
il bene. Lui sapeva. Trent'anni nella sezione Omicidi, adesso conosceva
tutti i dubbi, tutti i sospetti che si celavano dietro l'omicidio. L'omicida
era un cieco nudo che finalmente si era liberato dentro di tutte le
finzioni. La bellezza moriva all'alba, e l'incendio aveva bruciato tutti gli
incubi.
Guardò il figlio. Pensò alla sua giovane anima che avrebbe dovuto
incontrare omicidi per almeno trent'anni. Lo guardò addossato alla colonna
dilaniato dal mostro della vita. Fuggire, mescolare i sogni con la realtà.
Ma in fondo, cosa avrebbe dovuto succedere? Il vento non dava tregua, il
corvo restava immobile ai loro piedi. Il tempo della resa dei conti era
lontano.
Igor Pitt restò grigio nella follia dell'urlo.
Ma dov'era quell'urlo?
Eppure tutti si battevano il petto... ho pregato, l'ho pregata, l'ho
pregato... ho urlato, gli ho urlato, le ho urlato... imprecato, pianto,
implorato... sì, pianto! sì, implorato! sì, sì, sì...
Sì, certo! Ma dov'era quella croce che amava l'odio? Loro si battevano il
petto, piangevano, imprecavano, imploravano, urlavano, pregavano. Ebbe un
moto di rabbia che lo portò sull'orlo della scalinata. Sotto i suoi piedi
viveva il bene, ma l'uomo uccideva.
Dov'era quella croce dimenticata? Dov'era quel Cristo pazzo in croce? A chi
rivolgersi per sapere? Tutte le anime sguazzavano nella melma.
Irrinunciabile follia di un lungo inverno.
Guardò i prati avvolti nella foschia della tempesta. Tutto procedeva. Io
sarò lì, nel silenzio irrinunciabile del mio percorso devastante. Io darò
la vita a chi mi ama... già, a chi mi ama! Era il suo urlo morsicato dai
serpenti....
...Ho pregato, sa! Ho implorato... giurato... pianto... , ma tutto è stato
inutile... .
La mia anima... impossibile!... .
Tutti incominciavano così.
Un'ecatombe di anime! Lui rideva, ma Jimmy non rideva ancora. L'inferno non
era ancora entrato in lui. Che non ti entri mai l'inferno dentro, Jimmy!
Eppure anche tu li senti cosa dicono dopo il loro arresto.
...La mia anima ha sofferto tanto, sa tenente! Ha sofferto l'inferno prima
che uccidessi. Mi creda, tenente!...
Tu, Jimmy, non ascoltare queste voci. Tu fai parte della mia squadra, e la
mia squadra si occupa esclusivamente di omicidi.
...Sa, tenente, il parossismo mi ha talmente oscurato, che proprio non mi è
stato possibile...
Ecco, Jimmy! Qui sta il punto magico... sì, magico! di tutta la faccenda.
Il punto parossistico dell'anima. Tu però non farci caso. Non pensarci su.
Ascolta e dimentica. Arriverà il giorno che capirai questo punto
parossistico.
Che ne sai, tu, del graffio dell'anima. Che ne sai della sua luce. Adesso
non arriva più la luce alle anime. La croce può urlare all'infinito...
anche quello di lassù che ha potere divino. La croce è muta come questa
tempesta che sta per arrivare.
La conosci tu la tempesta?
... Ero un nulla, una nullità. La luce non mi arrivava più... .
La luce, capisci Jimmy? A chi uccide manca la luce della croce.
... Avevo gli occhi pieni di sangue. Il dito del giudizio universale ce lo
avevo nel cervello. La furia parossistica, capisce tenente? Il desiderio
parossistico. L'amore parossistico. La gelosia parossistica.
L'incomprensione parossistica. Tutto incompreso. Incompreso quando agivo,
amavo, cantavo, lavoravo, ridevo, piangevo... Perfino quando davo una mano
al mio vicino. Veleni dappertutto. Miseria dappertutto. Buio dappertutto.
Mi vuol dire, tenente, qual era la mia uscita di sicurezza?....
Ecco, Jimmy! Dove sta l'uscita di sicurezza?
... Quanto liquame, tenente! E il sangue marcio nel mio cuore! E l'amore che
non c'era. No, tenente! L'amore non c'è mai stato!
Potevo salvarmi, tenente?... .
Il tenente Igor Pitt si passò le unghie ben curate sui baffi grigi. Jimmy
guardava il corvo morto ai suoi piedi.
- Perché soffro quando guardo mio figlio - pensò Pitt. - E' stato un
grande dono d'amore offerto a Sheila. Tutto ciò che sono stato capace di
offrire a mia moglie. Un grande figlio, alto venti centimetri più di me,
quaranta chili più di me. Un grande, immenso figlio. Adesso lavora con
me... Sì, d'accordo, non usa la psicologia... Ma la psicologia non va più
d'accordo con le giovani leve... Adesso si arresta il colpevole e tutto
finisce lì... Ma va bene anche così! Forse è meglio così! Lo si arresta,
l'assassino, e giù nell'inferno da dove è venuto!.. Il grande vuoto è
già arrivato! Ancora un anno, poi anch'io me ne andrò all'inferno...Gli
assassini muoiono all'alba -.
Jimmy continuava a guardare il corvo morto ai suoi piedi.
Pitt guardò lontano. Laggiù tutto era in ordine, e lui amava quell'ordine,
canto di un lamento sempre uguale. Angoscia. Immutabilità. Sordo urlo.
Disperazione. Qualcuno gridava la sua furia omicida. L'esercito dei senza
nome. Le schegge anonime impazzite. Una terribile confusione. Il caos. Il
grande freddo della spietatezza.
Tutto era in ordine laggiù!
... Ho la sabbia del deserto che mi graffia il cuore, tenente.
Questa sabbia mi brucia l'anima! Mi aiuti lei, tenente!... .
Ma le anime muoiono all'alba.
Pitt guardò il figlio. Anche lui un Angels dell'ordine.
Ragazzo ascoltami: - Non ci sono Angels nell'ordine! - Ascoltami, ragazzo!
Quale percorso di sangue nell'urlo di quella croce? Quale ordine, se la
vendetta non ha pace! 'Tu, fratello dagli occhi pallidi, resta lassù. Ti
prego!'. Dove sta l'inganno nell'ordine di questa grande città? Dove sta la
luce? Quale scampo? Dov'è la tua umanità, adorata città?
Lui, il tenente della Omicidi con più di trent'anni di servizio,
pluridecorato, pluriencomiato. Lui soffriva. Soffriva per quegli assassini
anonimi che s'aggiravano nel quartiere. Cercava le loro anime morte da
troppo tempo. Navigante getta la rete. Navigante non fuggire dal torbido di
te stesso.
... Beati coloro che piangono... quelli che hanno fame...i puri di cuore...
Dio sulla croce aiutami!
... Beati quelli che soffrono persecuzioni per causa della giustizia...
Pitt sorrise.
... Voi, che vi oltraggeranno, e mentendo, diranno di voi ogni male...
Pitt guardò nel cielo la tempesta che veniva. Gli urli degli anonimi
avevano già oltrepassato tutte le colonne della Library. Inutili drammi
urlati nella tempesta.
Immaginò la grande donna della Broadway, i sudati negri del cuore di
Harlem, gli stentati peruviani e gli statuari gentlemen di Amsterdam Avenue.
Un comune destino li teneva stretti, il dramma corale di esseri in perenne
cammino dentro il dolce vento di tempesta.
... Non uccidere il tuo fratello... chi dice 'stolto' al suo fratello, non
se la
caverà dal fuoco eterno...
Pitt guardò la città nella penombra della tempesta. Tutto si oscurava.
Un solo uomo. Uno soltanto! Ma dove trovarlo?
Guardò la città ai suoi piedi.
... Tutte queste cose io ti darò se prostrandoti davanti a me mi
adorerai...
Dov'era quell'uomo che non si sarebbe prostrato?
Guardò Jimmy. "La città ci aspetta" disse appena. Poi guardò
l'uccello morto. "Lì sta la soluzione!" gridò.
"Ma c'è una soluzione, papà?" chiese Jimmy.
Il tenente disse: "...Signore, se sei Tu, comandami di venire da Te
sulle acque... E Pietro camminò sulle acque...". Non disse altro.
Jimmy guardò gli occhi grigi del padre e non li riconobbe. La tempesta già
oscurava i loro visi. Era così che si diventava uomini di ferro della
Omicidi? Tutto era insolito, quella mattina.
No, non era facile diventare uomini di ferro della Omicidi! Bisognava capire
il camminare sulle acque, capire l'odio, amare perfino colui che stavi per
arrestare.
Jimmy guardò il cielo di piombo. Avevano incominciato a parlare con il
sole. Adesso la tempesta faceva paura. Ma era il corvo morto ai loro piedi
la soluzione, del chiaro e del buio.
Il cielo prese le sembianze del piombo e dell'oro, e l'oro orlò di luce
fosforescente il piombo delle nuvole, e le nuvole si accesero di un fuoco
fatuo che durò l'attimo del mistero. Tutto restò in bilico, e in
quell'attimo nessuno amò, nessuno odiò. Nessuno uccise! Vinse soltanto
l'attimo del mistero.
Poi l'uragano scoppiò. Si fece buio, il vento urlò, i rumori
s'acquietarono, i prati furono stagni grigi, le torri, gli archi e le
cattedrali attesero.
Si accesero tutte le luci.
Finalmente vinceva la natura. L'ansia, la frenesia, i rumori erano
scomparsi. Un fatto clamoroso: la grande città era in ginocchio.
I due uomini adesso sapevano. La tempesta gridava la libertà dell'uomo e
loro accoglievano con gioia le sue frustate sul viso. Nessuno avrebbe più
ucciso. I loro occhi si fecero chiari. Tutto era anonimo.
Era questo il momento magico della grande città? Così ci si salvava? Era
in quell'attimo di anonimo terrore che si celava la salvezza dell'intera
umanità? Forse la salvezza sta nascosta nell'amore impossibile, quando la
tempesta e il caos raccolgono in un unico abbraccio tutti i suoni tragici
dei cuori e l'implacabilità dello stare insieme si tramuta in via d'uscita
di sicurezza. In quell'attimo di amore impossibile tutto è possibile. Pitt
colse nel celeste degli occhi del figlio l'urlo del terrore.
Ma all'improvviso un raggio di sole schizzò dalle colonne. E in quella
purezza di sole, Pitt sorrise al figlio.
Forse i cuori si riconoscevano figli di quella tempesta.
***
Tu, nomade pastore, intreccia le tue lunghe dita sul fuoco della tua sabbia.
Cenere del tuo cuore che urla nel vento, i tuoi rami secchi bruciano nella
notte. Il vento abbassa le palme.
Sabbia rovente negli occhi. Un lampo nel cielo rosa, il tuo canto svapora
nell'immensità. Vola il tuo pensiero. Il tuo sospiro raccoglie i silenzi
del tuo deserto, il candido turbante avvolge i tuoi pensieri fino alla fine
della notte e la tua tunica azzurra si fa sabbia di eternità.
Il cielo non turba i tuoi messaggi di meraviglia. Tutto si fa porpora, il
tuo dio torna.
Pitt pensò al nomade della Mauritania che si scaldava al chiaro del fuoco,
ardente nella notte. Il grande deserto stava attorno a lui, vuoto e immenso.
Era una notte rosa piena di sospiri. Ma ciò che importava al nomade era la
gioia che ascoltava nel suo cuore. Per quell'attimo di riposo prima del
grande balzo dell'alba. Davanti a lui il vuoto urlava, e la sabbia accecava.
Chissà cosa ne è stato di quel cuore? pensò Pitt. E guardò il becco
insanguinato del corvo.
|