Noche de toros Puntualmente alla 22.15 cominciava il paseo, l'ingresso nell'arena dei toreri, rilucenti nei loro traje de luces. Pochi minuti dopo entrava in scena il primo dei sei tori, che lasciava un bel segno di cornata su una delle staccionate. Il toro, abbastanza forte da rovesciare il cavallo di un picador, toccava a Finito, che dava una buona prova: alla fine gli spettatori, forse con una certa generosità, agitavano i fazzoletti bianchi per chiedere che la presidenza concedesse al torero il trofeo di un'orecchia. Il secondo toro era per Abellan, che ansioso di mettersi in mostra accoglieva il toro con una serie di pericolosi passaggi in ginocchio. L'animale, cresciuto nell'allevamento di Bernardino Piriz, non era dei migliori, ma Abellan riusciva a fargli fare lo stesso bella figura. Raffinato, preciso e coraggioso, anche questo giovane torero era una piacevole sorpresa. L'orecchia concessagli dal presidente era decisamente meritata. E ora veniva il momento del Juli... ma la fortuna non era dalla sua. Il toro, dell'allevamento Saboya, era un manso, uno di quelli che attaccano solo quando ne hanno voglia (quasi mai), e per tutto il tempo galoppano distratti qua e là, impedendo al matador di esibire le sue virtù. Il pubblico reclamava a gran voce "Fuera, fuera" affinché il presidente, come d'uso in questi casi, ordinasse l'ucita del manso e la sua sostituzione con uno dei tori di riserva. Ma il presidente, fischiatissimo dal pubblico, non dava l'ordine, costringendo El Juli a proseguire. In questi casi c'è solo una cosa da fare: con rabbia, delusione e una precisa stoccata, il giovanissimo matador spediva il manso al reparto macelleria. Ora il pubblico urlava di nuovo "Fuera, fuera"... ma rivolto al presidente! Non mi sarei mai aspettata dagli spagnoli una così aperta ribellione al volere delle autorità! Per tutta la prima parte della corrida mi ero chiesta perché il ragazzo dietro di me continuasse a parlare al cellulare, invece di spegnerlo una volta per tutte. A un certo punto l'ho sentito mentre, con un marcato accento andaluso, dava istruzioni a qualcuno a Madrid di andare nel suo appartamento a prendergli un paio di scarpe. All'inizio dell'intervallo il ragazzo, in maglietta bianca e pantaloni scuri, con la barba mal rasata e i lunghi capelli scuri bagnati e pettinati all'indietro, abbandonava il suo posto. Che andasse a telefonare?!? Ma l'intervallo durava un minuto o poco più e, all'inizio della seconda parte, il ragazzo non riusciva a tornare al suo posto. "Rafa" lo chiamava la ragazza minuta seduta al posto accanto, ma lui restava in piedi in cima alle scale e le faceva cenno di aspettare dopo. Tanto il quarto come il quinto toro, per quanto scarsi di peso, fecero fare bella figura a Finito e ad Abellan. Durante l'esibizione di qust'ultimo nell'arena saltò un espontaneo, termine che indica uno spettatore che irrompe nel ruedo nella speranza di fare due o tre passi con il toro del matador. L'uomo, coi capelli grigi e una grezza coperta nerastra come muleta, veniva rapidamente circondato dagli altri toreri e accompagnato fuori prima che si facesse del male. A Finito e ad Abellan furono tributati due orecchie e il trionfale giro del ruedo. Per El Juli era troppo: agli altri tutti i trionfi e a lui niente? Con il sesto toro El Juli si scatenava allora in una serie interminabile e pericolossisima di passaggi in ginocchio, sfidando l'animale, il pubblico e il destino al tempo stesso. Il giovane Julian è noto anche come banderillero e, naturalmente, non poteva rinunciare a mettere di persona le tre paia di banderillas più perfette di tutta la corrida, pur rischiando quasi deliberatamente di essere incornato. Nel confronto alla muleta, la differenza era chiara: se i due toreri precedenti sono bravi, El Juli è un dio. Elegantissimo, temerario, mostrava al pubblico l'essenza della corrida: ballare il flamenco con la morte e riuscire a ingannarla. Dopo un'esibizione straordinaria, El Juli si giocava la possibilità di raggiungere il massimo dei trofei, le due orecchie e la coda del toro, con una stoccata imperfetta che lo obbligava a dare a un rapido colpo di grazia col descabello. Si sarebbe riscattato di lì a qualche giorno a Marbella, esibendosi in una corrida da solo contro sei tori. Ma intanto che si fosse meritato due orecchie era indubbio. Alla fine i tre toreri ebbero diritto al tributo finale: l'uscita dall'arena sulle spalle dei loro sostenitori, cosa che capita assai di rado. E subito dopo i toreri saltavano ognuno sul suo minibus, per correre in albergo, al riparo dalla folla dei fan. Anche se di solito certe ammiratrici trovano sempre il modo di raggiungerli anche in hotel. Come ha dichiarato Abellan in un'intervitsa, nel suo mestiere è inevitabile avere "una bella in ogni porto."
Al Castello di Bellver . . . . continua
|
graf&web&© emmepi |