INTRODUZIONE

La mail art, letteralmente, è l’arte postale.

Si è sviluppata nei diversi paesi come strumento per diffondere vari tipi di arte (dalla scrittura alla fotografia alla pittura) che non riuscivano ad entrare nei canali ufficiali di diffusione.

Editoria in testa, si presentava agli autori il problema della latitanza degli usuali mezzi di pubblicazione e pubblicizzazione delle proprie opere. La soluzione era ovvia: diffondere in proprio, utilizzando il servizio postale.

Rientrano in questa che per comodità chiameremo corrente, molteplici forme d’arte, ma soprattutto quella legata alla scrittura. Non si può parlare di mail art infatti, senza fare un breve cenno alla xerox art. Questa, utilizza la fotocopiatrice per la riproduzione dei testi che vengono quindi editi in proprio e messi in circolazione, spedendoli direttamente a chiunque ne faccia richiesta.

La mail art è una corrente elettrica dai contorni non ben definiti, che coinvolge un po’ tutto il mondo: chi entra nel circuito corrisponde con artisti di ogni paese (Usa, Sudamerica, Europa e così via), scambiando opere e soprattutto idee.

La forma artistica che meglio si propone per il circuito è quella della poesia visiva.

Esistono diverse manifestazioni legate alla mail art: mostre, circoli di discussione e festival. E non mancano riviste specializzate nel settore, soprattutto europee. In Italia, purtroppo l’argomento è poco approfondito.

Il circuito dispone di un indirizzario che si rinnova spesso tramite una sorta di catena di S. Antonio: un artista invia un casellario dove ogni destinatario pone un simbolo unitamente al proprio indirizzo e lo spedisce ad un conoscente. Riempito il foglio, questo torna al mittente. In realtà, sarebbe più opportuno parlare di indirizzari, perché sono diversi.

In Italia il fenomeno è legato alla fase di sperimentazione artistica sorta durante gli anni ’60. Soprattutto il "Gruppo ‘63", nel quale spiccano i nomi di Elio Pagliarani e Edoardo Sanguineti, ricercava nuovi mezzi espressivi e la nascita della poesia visiva poneva il problema della semanticità del messaggio, cioè del significato.

L’interpretazione del significato di molte poesie risultava estranea ai suoi autori. Ma l’universalità del messaggio non stava proprio nell’adattabilità del significato semantico a seconda dell’interlocutore del momento? E un messaggio capace di mantenere la propria entropia nel tempo, non la manteneva indipendentemente dalla propria semanticità?

Per questi esponenti l’opera d’arte nasceva dalla complicità di autore e spettatore, o lettore che si voglia.

Negli anni seguenti, si fece sempre più urgente la necessità di far circolare opere, soprattutto poesia, al di là dei canali ufficiali che troppo spesso, erano sottoposti a regole inaccettabili per gli autori.

Ecco allora nascere la mail art che supera il limite geografico, linguistico ed editoriale: unica regola, possedere un francobollo. Ed ecco, autori di diversi paesi, comunicare tra loro, seppur con una lingua differente.

Il significato? Nessuno che fa parte del circuito sottovaluta l’importanza del significato semantico, né la formula vuole porre l’accento sul messaggio e basta. Non conta solo il messaggio in sé, vero è che l’interpretazione dello stesso è diversa a seconda del destinatario. Come dire, la poesia visiva, prima di essere letta, deve essere guardata. Ciò che conta è l’emozione, la sensazione che riesce a suscitare, indipendentemente dal significato.

Come se fosse un linguaggio corporeo, o una specie di metalinguaggio. La mail art è un veicolo per diffonderlo e per parlare d’arte e renderla nota.

E’ una corrente sotterranea che attraversa il mondo in una vita parallela, un circuito per idee libere e arte che può, in questo modo, ritrovare la propria autenticità.



 

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