Natalia
Milazzo
Vivo
a Milano, ma
per vent'anni
ho abitato a
Segrate.
Questo mi ha
lasciato un
inguaribile
complesso
della
provinciale.
Quando entro
nei negozi in
centro, lo
sguardo
glaciale delle
elegantissime
commesse mi
imbarazza.
Arrossisco,
sudo, mi metto
a balbettare e
alla fine
compro
qualcosa di
completamente
inutile e
bestialmente
costoso.
Leggo
di tutto,
senza vergogna
né scrupoli.
Non mi sento
in colpa a
lasciare a
metà un
libro, a
iniziarlo
dalla fine, a
saltare la
prefazione, a
leggere una
pagina sì e
due no, a
rileggerlo
dieci volte, a
guardare solo
le figure, a
inzupparlo
d'acqua
leggendolo
nella vasca, a
lasciare in
vista un
romanzo di
Liala sul
comodino.
Tra
gli autori che
più amo:
Nabokov,
Bulgakov,
Cechov. Credo
che sia
casuale il
fatto che
siano in rima.
Tra gli amori
più recenti,
Yehoshua. Tra
gli italiani
amo
soprattutto
Gadda. Tra i
contemporanei,
forse, tutto
sommato Busi.
La
cosa che mi
piace di più
al mondo è
ridere e le
persone che mi
sanno far
ridere; poi
leggere. Poi
tutto il
resto, tra cui
scrivere,
mangiare,
guardare
dentro un
fiore di
magnolia e
altro, in
ordine
variabile.
Ho
iniziato a
scrivere a sei
anni, ho
pubblicato il
mio primo
romanzo a
dieci
("Una
famiglia
felice",
edito in 21
copie, una per
ogni compagna
di classe,
battute a
macchina dalla
segretaria di
mia madre), ho
finito il mio
primo racconto
decente a 32
(leggilo
subito), ho
pubblicato il
mio primo
libro a 34.
Durante
l'adolescenza
e oltre ho
scritto molte
poesie e vinto
alcuni
grotteschi
concorsi
letterari, che
in seguito ho
preferito
dimenticare.
Ho
un marito
ingegnere, che
disapprova
sistematicamente
ogni mia
iniziativa.
Questo mi
lascia un
margine di
libertà
totale, tanto
è lo stesso.
Quando legge i
miei libri
scuote la
testa in
silenzio e va
nell'altra
stanza a
cercare di
aggiustare il
termostato del
ferro da
stiro. Però
il sabato sera
compra la
pasta di pane
fresca e
prepara
un'ottima
pizza con la
mozzarella e
le acciughe.
Ho
tre figlie,
che crescendo
mostrano un
senso
dell'umorismo
sempre più
spiccato. E
questo mi
ripaga dei
dolori del
parto.
Un paio di volte al mese, se mi
sveglio in
tempo, faccio
la rassegna
stampa su
Radio
Popolare.
Pubblicazioni
- Siciliani.
Figli di
un dio
maggiore.
Torino, editore
Sonda,
Guide
Xenofobe,
2006, € 9,50.
Sfidando
temerariamente
il
pericolo,
ho voluto
raccontare
tutta la
verità
sul popolo
più
permaloso
d'Italia.
Ho deciso
di
scriverlo
quando mi
sono
accorta
che mio
padre,
siciliano,
e i miei
amici
siciliani
erano
assolutamente
identici.
È anche
una
piccola
guida alle
bellezze
della
regione
più bella
d'Italia.
Leggi
subito un
capitolo.
- Madri.
I figli
so' piezz'
e core.
Torino,
editore
Sonda,
Mestieri
socialmente
inutili,
2000, lire
16.000.
L'ho
scritto
come
manuale di
autodifesa
per le
giovani
madri. Ma
può
servire
anche ad
affrontare
la
propria.
Con una
pratica
lista
delle
frasi da
non dire
in
presenza
di gravide
e
puerpere.
Leggi
subito un
capitolo.
- MANZONI
- Più diavolo o più santo?
Torino,
editore
Sonda,
Tuttunaltrastoria, 2003, € 10,50.
Alessandro Manzoni? A scuola ne viene data un'immagine convenzionale e
riduttiva. Sapevate che era del tutto nevrotico? Che la madre, la
volitiva Giulia Beccaria, ancora gli rimboccava le coperte ogni sera
quando aveva cinquant'anni?
Molti ignorano che fu un procreatore insaziabile: stremò a morte la
moglie Enrichetta con dodici gravidanze, una dietro l'altra. Pensavate
che Manzoni fosse un noioso baciapile? Vi rispondo che c'è chi
sostiene che era completamente ateo, che ha simulato per calcolo
diabolico una religiosità inesistente e che I Promessi
Sposi contengono addirittura, nascosto tra le righe, un
controromanzo clandestino, nel quale l'eroe buono è don Rodrigo, la
monaca di Monza è innocente e Lucia colpevole. Tutta un'altra storia,
insomma.
Leggi subito un capitolo.
- CANNOLI E POLENTA. Il Sud visto da nord, il Nord visto da sud. Palermo, Dario Flaccovio editore, 2011, 16 euro
Palermo,
Dario Flaccovio editore,
2011, € 16,00.
"Il mestiere di milanese è difficile e faticoso. Si lavora tanto e si deve mostrare, al tempo stesso, sia di esserne entusiasti sia di non poterne più. Sei non sei entusiasta non sembri neanche milanese, ma se non ti lamenti la giusta dose sembra che non lavori abbastanza.
Anche il mestiere di palermitano è difficile, forse di più. Devi parlare male di Palermo, anche se in realtà la consideri l’unica città del mondo dove puoi vivere. E devi difenderla a spada tratta se appena qualcun altro la critica. Ma se quest’altro invece la loda, allora devi guardarlo dall’alto in basso, soffiare una boccata di fumo di sigaretta verso il cielo, e sospirare: “Già, perché tu non ci vivi”. Ma la situazione più insopportabile è quella di chi è metà milanese e metà siciliano."
Forse bisogna allontanarsi da quest’isola eternamente sospesa tra l’incantesimo e la maledizione, per raccontarla meglio. O magari crescere a Milano, restando però siciliani nel cuore. Una galleria straordinaria di storie lontane eppure vicinissime. Osservate con la paziente e ordinata razionalità assorbita insieme alla nebbia delle albe padane, ma anche con l’affilatissimo senso dell’umorismo che c’è nei cromosomi di ogni isolano (dalla prefazione, di Sebastiano Messina).
Hanno detto di me
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